Juve-Milan 2002: il capolavoro tattico di Lippi

Era il 10 novembre 2002 quando Juve e Milan si affrontarono alla nona giornata del girone d’andata. In classifica i rossoneri occupavano il secondo posto, a tre lunghezze dall’Inter capolista, e precedevano i nostri di un punto. Il posticipo della domenica tra le due compagini però, offriva una ghiotta occasione per ricucire lo strappo con i nerazzurri che nell’anticipo del sabato erano stati sconfitti per in casa per 2-1 dall’Udinese. Entrambe venivano da due vittorie: il Milan contro Reggina e Udinese, mentre la Juve aveva conquistato i 6 punti in una doppia trasferta in Emilia. Prima a Modena e poi a Piacenza era riuscita a vincere con il risultato di 1-0, sfruttando in entrambi i casi due giocate individuali; a Modena era toccato a Del Piero risolvere la partita entrando a partita in corso, mentre a Piacenza era stato Nedved  a trovare il gol vittoria, anche lui entrando a partita in corso. Due vittorie arrivate al termine di prestazioni molto scialbe, in cui Lippi aveva praticato un massiccio turn-over in maniera pressoché scientifica; e la cosa sarebbe risultata particolarmente favorevole proprio nella sfida contro il Diavolo, quando in campo scesero sei giocatori nuovi rispetto al match precedente.
Di fronte due squadre che erano  ricche di campioni, allenate da due grandi mister come Lippi e Ancelotti, ma con due modi completamente differenti di interpretare la partita. Si diceva che fosse la Juve dei lottatori, dei guerrieri come Nedved, Davids, Montero, facendo così passare molto spesso in secondo piano la grande qualità di questi giocatori: una squadra che badava molto alla sostanza e poco alla forma. Il Milan nato nell’estate del 2002 invece veniva descritto come la forma più alta  della tecnica calcistica: Ancelotti aveva riportato Pirlo nel ruolo di regista davanti alla difesa (come già era successo con Mazzone a Brescia), affiancandogli Seedorf e mettendogli davanti Rui Costa con uno tra Rivaldo e Schevchenko a supporto d’Inzaghi.
Fortunatamente per noi, Lippi era tecnico capace non solo d’imporre una filosofia ed un'organizzazione di gioco ben precisa, ma anche di capire laddove poter cambiare qualcosa per poter mettere in difficoltà l’avversario. Capì infatti che il terreno fertile del Milan erano i ritmi bassi e la possibilità di effettuare una fitta rete di passaggi. La tattica fu da subito chiara: grande ritmo e pressing tremendo sui portatori di palla rossoneri per puntare poi su velocissime ripartenze affidate all’estro di Nedved e Del Piero; e sembrò la mossa giusta, visto che dopo cinque minuti  proprio  Del Piero era stato anticipato in uscita da Abbiati, mentre Nedved aveva sparato uno dei suoi soliti tiri a lato. All’8’ Pirlo controllava male un passaggio di Maldini nella zona centrale del campo, su di lui subito Tacchinardi in anticipo e la Juve con pochi tocchi arrivò in porta: Nedved, Del Piero  intelligentissimo ad aprire per Di Vaio che, tutto solo, poteva accompagnare il pallone in porta per il gol dell’1-0. Ci si attendeva il bel gioco del Milan, ma la partita fu spettacolare per merito dei nostri, sempre pronti a ripartire con azioni entusiasmanti. Anche il 2-0 arrivò su azione di rimessa: addirittura da calcio d’angolo. Ancora Pirlo perdeva il pallone al limite dell’area, su intervento di Iuliano (notare nel video che c’erano altri due compagni pronti a triplicare la marcatura), il quale scaricava immediatamente per Nedved; perfetto poi l’assist di Del Piero per Thuram, con il pallone a passare tra Maldini e Kaladze. Per il francese sarebbe stato il suo primo e unico gol in bianconero. La Juve diminuì la pressione solo nell’ultimo quarto d’ora, subendo però il gol che avrebbe potuto riaprire la partita: fu Pirlo a trasformare un rigore causato da un fallo di mani di Birindelli. .
Nella ripresa ci si attendeva un Milan disposto a tutto. E Ancelotti tutto provò per mettere a posto la squadra: puntellò la difesa con Costacurta, la fascia sinistra con Serginho e giocò la carta Shevchenko. Niente da fare. La Juve presidiava bene tutte le zone del campo senza concedere spazi,  costringendo il Milan a far girare il pallone continuamente alla ricerca di un Inzaghi che, in mezzo ai quattro difensori bianconeri, non si faceva vedere.
 
La squadra di Lippi di contro non riusciva a chiudere la partita: ad ogni ripartenza i bianconeri mandavano in tilt il Milan che si salvava, al 32', con Abbiati a respingere un tiro a botta sicura di Nedved, e al 34', quando Del Piero alzava sulla traversa da buona posizione. La partita terminava così con un punteggio che nascondeva il reale divario visto in campo nei 90 minuti.