La Regola del Vantaggio

scena del crimineLa quinta giornata di campionato evidenzia sui campi di gioco l'applicazione da parte della classe arbitrale di una regola non scritta, ma non per questo non esistente.
La sua legittimità ed effettività scaturisce dalla consuetudine, consolidatasi oramai nel corso degli anni.
Anche se gli arbitri più zelanti sembrano applicarla oltre ogni limite, detta regola trova il suo campo di applicazione principale nei casi più controvertibili, quando l'occhio umano deve farsi soccorrere dall'intuito: la palla è entrata del tutto, il calciatore è stato abbattuto o si lascia cadere, il giocatore è in linea o è in fuorigioco?
Come deve comportarsi il povero arbitro, se non pensare anche alle reazioni che ci potranno essere ad una sua eventuale errata decisione?
Di lui si potrà dire che ha ingiustamente favorito una squadra e danneggiato l'altra, oppure che la decisione era difficile e che comunque l'errore in questi casi è nell'ordine delle cose.
Il problema si sposta dunque dal campo di gioco a fuori, e più precisamente al circo mediatico che sta intorno al calcio.
Supponiamo che le immagini delle azioni soggette a decisioni controverse non vengano oscurate o manipolate e che dalle stesse si possa desumere se l'arbitro abbia correttamente deciso oppure no, cosa succede nei commenti?
Torniamo a Lazio-Juve.
Il commento preponderante è che si sia annullato un gol o, nella versione attenuata, che l'arbitro abbia fermato un attimo prima l'azione, quasi a sottolineare che il suo fischio non abbia avuto influenza nello sviluppo dell'azione. Insomma, un fischio provvidenziale per la squadra che ha subito il gol.
Il secondo corollario è che, non essendo stato commesso alcun fallo, l'arbitro si sia inventato un fallo di confusione, come a dire "Non ci capiva più niente e l'ha sbrigata così". Quindi danno per la Lazio, ma soprattutto scandaloso favore per la Juve.
A nulla serve vedere le immagini e con esse il fallo di Cruz su Legrottaglie, per l'esattezza uno sgambetto accompagnato da leggera spinta, perché lo scandalo resta scandalo per gli annali mediatici.
Bene fece quindi l'arbitro di Genoa-Juve dell'anno scorso a convalidare il gol del Genoa, nonostante avesse già fermato il gioco. Ed infatti allora non ci fu scandalo, ma addirittura i fattucchieri delle moviole si arrabattarono per dimostrare che non c'era stato alcun fischio prima del gol.
E che dire delle espulsioni di Mourinho e di Maddaloni? La disparità di trattamento è giustificata solo per la diversa popolarità dei due tecnici o non c'è forse anche la volontaria evidenziazione in un solo caso di buone ragioni per comportarsi in quel modo, ossia un patito torto, sussistente per lui e ignorato per il collega?
La quinta di campionato ci dice ancora come funziona tendenzialmente questo meccanismo psicologico inconsapevole.
Il fuorigioco di Milito, un metro o poco meno, è un caso difficile da risolvere, se, come accaduto, il giocatore correva velocemente? Diamola per buona, ma da dove nasce la sicurezza che fosse in gioco, se a Marassi in due casi con giocatori fermi o quasi sono riusciti a vedere un fuorigioco inesistente per pochi centimetri e un altro, forse esistente forse no, per pochi millimetri o, se si preferisce, per un pistocchio.
La vicenda ricorda i rigori di Cagliari di due anni fa, dove a momenti stava per fare scandalo il ripensamento dell'arbitro sul terzo rigore farlocco fischiato.
Come allora nessuno grida per Genoa-Juve, buttandola sull'analisi tecnica della partita con elogi alle due contendenti, così volendo sottolineare che il risultato è giusto e non vale la pena stare a disquisire su dettagli, ma figuriamoci cosa sarebbe successo a parti invertite.
Tutto avviene perché solo lo scandalo influisce sulle carriere degli addetti ai lavori e sulle fortune delle società; e, in queste condizioni, è prevedibile quando scandalo ci sarà.
La regola che oggettivamente si tenderà ad applicare è la rimozione preventiva dello scandalo, un vantaggio per (quasi) tutti.