Il derby, una partita dal risultato sempre incerto. Come ogni altra

cairoNella settimana del "derby d'Italia", pubblichiamo un interessante articolo che un lettore ci ha mandato qualche tempo fa. L'avremmo tenuto volentieri per un'altra occasione, ma il destino cinico e baro per quest'anno ci ha privato del derby della Mole.

Le vittorie della Juventus nel derby torinese e della Lazio in quello romano della stagione trascorsa mi danno l’occasione di scrivere alcune riflessioni in merito ad uno dei numerosi miti (non tutti innocui) del calcio italiano: quello secondo cui il derby è comunque una partita senza pronostico, il cui esito cioè sfugge a qualsiasi previsione razionale. Questa credenza, dura a morire anche perché assai rafforzata dai mezzi d’informazione, è chiaramente smentita da un’approfondita analisi dei risultati delle gare stracittadine.
Le città italiane ad aver avuto due squadre in serie A sono cinque: Roma, Milano, Torino, Genova e Verona. Il derby di quest’ultima ha una storia molto breve, ma il suo bilancio di perfetta parità (quattro vittorie e tredici reti a testa nei dieci confronti totali, di cui solo due nella massima serie) si presta a confermare le conclusioni che trarrò.
Nella tabella seguente riassumo i risultati degli altri quattro derbies, elencandoli in ordine cronologico inverso (cioè dal più recente al più vecchio) e distinguendo le partite totali da quelle di campionato a girone unico (ossia dal 1929-30). Tra parentesi è indicato il numero delle gare giocate.


derby / bilancio vittorie / pct. vittorie / bilancio vittorie / pct. vittorie


Sampdoria – Genoa / 34-23 (99) / 34,34-23,23 / 24-16 (69) / 34,8-23,2

Roma – Lazio / 58-45 (163) / 35,6 -27,6 / 44-34 (132) / 33,3-25,75

Milan – Internazionale / 106-92 (270) / 39,26-34,06 / 47-54 (150) / 31,33-36

Juventus – Torino / 90-74 (224) / 40,18-33,03 / 59-34 (134) / 44,03-25,36


DERBY DI GENOVA

In quasi 63 anni di storia del derby di Genova i doriani ne hanno vinto più di uno su tre, i rossoblu meno di uno ogni quattro. Ciò vale anche per gli incontri di campionato, mentre in serie A il bilancio genoano è ancora più magro (11 le vittorie su 53 gare, contro le 19 della rivale: è infatti questo l’unico derby dei quattro principali che talvolta abbia avuto luogo in serie B). Ciò non deve sorprendere: il palmarès della Sampdoria è nettamente migliore di quello del Genoa, avendo vinto uno scudetto e quattro Coppe Italia contro nulla, dato che l’ultimo campionato conseguito dal grifone risale al 1923-24 e l’unica coppa nazionale al 1936-37, mentre la società doriana nacque solo nel 1946. Nei 26 tornei di serie A a cui hanno partecipato insieme, soltanto quattro volte il Genoa si è piazzato meglio della Samp. Inoltre i rossoblu sono stati molto più spesso in serie B (33 campionati contro i 10 dei blucerchiati), finendo anche in due occasioni in serie C (una però a tavolino). Passando all’attualità, nel 2007-08 le due gare di campionato sono terminate con una vittoria della Sampdoria ed un pareggio, mentre l'anno scorso il derby sono stati entrambi vinti dal Genoa: indovinate quale squadra si è classificata meglio nel 07-08 e quale l'anno scorso (a tal proposito rilevo che nel 2008-09 il Genoa ha raggiunto un obbiettivo storico: non finiva un campionato di serie A davanti alla Sampdoria dal 1976-77).


DERBY DI ROMA

A Roma la prevalenza della squadra che reca il nome della città è un po’ meno netta di quella appena esaminata, ma abbastanza chiara (da notare la maggiore incidenza dei pareggi nelle gare di campionato). Essa peraltro si fonda soprattutto sul cospicuo vantaggio accumulato nei campionati di serie A disputati prima della sospensione causata dalla seconda guerra mondiale, quando la Roma vinse 15 partite su 28 (più di una ogni due!) contro le sole 5 della Lazio. In quel periodo la Lupa vinse il suo primo scudetto e terminò davanti ai biancocelesti 10 volte su 14. Anche in questo caso è di maggiore pregio il curriculum della squadra dal bilancio migliore: uno scudetto e cinque coppe Italia in più ed un solo campionato di serie B disputato contro undici. Nel campionato dell’unica sua retrocessione la Roma perse entrambi i derbies, mentre nei cinque tornei in cui tal sorte toccò alla Lazio i giallorossi furono sconfitti una sola volta su dieci. Circa l’attualità, faccio riferimento agli ultimi tre campionati, che apparentemente smentiscono quanto sto sostenendo, poiché il loro bilancio è di tre vittorie a due per la prima squadra capitolina ed un pareggio, nonostante la Roma si sia sempre classificata meglio (peraltro ciò non è ancora certo per il campionato attualmente in corso). Anche qui c’è una spiegazione logica: l’inferiorità della Lazio non è stata netta. Infatti nel 2006-07 la Roma giunse seconda e la Lazio terza (quarta se non si tiene conto delle varie penalizzazioni inflitte in partenza dalla Federazione Calcio), mentre l’anno scorso i biancocelesti, alla fine dodicesimi, calarono nel finale proprio dopo aver vinto la stracittadina di ritorno, forse perché principalmente interessati in quel periodo alla Coppa Italia, di cui stavano per disputare le semifinali.


DERBY DI MILANO

Il derby di Milano è certamente quello più blasonato. Qui, ancor più che in quello appena esaminato, la società nata dopo l’altra sfrutta il dominio esercitato nei campionati a girone unico precedenti alla sospensione. Le 15 vittorie dell’Ambrosiana - Inter (così allora si chiamava la seconda squadra di Milano) risalenti a quegli anni contro le sole 4 del Milan (una su sette!) fanno sì che i nerazzurri, in evidente svantaggio nel computo di quelle totali, abbiano un bilancio migliore in campionato. Essi ottennero tra l’altro 10 vittorie e 7 pareggi nei primi 17 incontri disputati, che è tuttora il primato assoluto di partite consecutive senza sconfitte per una compagine in un derby. Ebbene, l’Ambrosiana - Inter vinse in quel lasso temporale tre campionati, una Coppa Italia, giungendo inoltre 4 volte seconda (tre di fila) e superando i “cugini” nella classifica finale 11 volte su 14, mentre il Milan restò a bocca totalmente asciutta. Dal dopoguerra la sfida diventò molto più equilibrata e la prevalenza del Diavolo da allora si spiega con il maggior numero di campionati vinti (14 a 10) e di migliori piazzamenti (32 a 26). Circa l’attualità, nel campionato di due anni or sono vinto con un nettissimo distacco, l’Internazionale si aggiudicò entrambi i derbies, fatto che non capitava dal 1981-82 (guarda caso il torneo dell’unica retrocessione sul campo dei rossoneri e a conferma dello straordinario periodo di trionfi da loro vissuto dopo), mentre in quelli dell’anno scorso e di ora, che hanno visto il Milan molto più vicino ai nerazzurri, ciascuna compagine ha vinto una gara a testa.


DERBY DI TORINO

Eccoci infine al derby più antico, che è anche quello che più sembra supportare il mito. In sintesi: una delle sue due protagoniste, il Torino, nettamente più debole dell’altra, proprio in occasione di questa partita si trasformerebbe, trovando risorse ed energie incredibili, tali da portarlo a competere alla pari o quasi con la rivale bianconera, grazie al cuore, alla grinta, al carattere ecc. ecc., facendo i valori agonistici strame di quelli tecnici. Cominciamo dando un’occhiata alle cifre. La Juventus ha vinto, all’incirca, una stracittadina ogni due e mezzo di quelle totali ed una ogni due e un quarto di quelle di serie A. In entrambi i casi si tratta già della più alta percentuale di vittorie in tutti i derbies delle varie città, ma mai come in questo caso è importante distinguere i due computi. Madama ha infatti dominato in diversi periodi il campionato italiano, ma solo dopo la creazione del girone unico: perciò le vittorie totali del Torino sono più del doppio di quelle riportate nelle sfide di Serie A, la cui percentuale è superiore (di poco) solo a quella del Genoa, che tuttavia può ovviamente vantarne una molto maggiore di pareggi. Nel conto totale i granata possono giovarsi, ad esempio, delle 11 gare vinte sulle 15 di campionato giocate prima della Grande Guerra (la Juventus invece se ne aggiudicò appena 2, una ogni sette e mezzo!).
La convinzione che i granata possano dare comunque del filo da torcere ai bianconeri si fonda tuttavia anche su fatti meno lontani nel tempo. Analizzerò pertanto alcuni periodi significativi ed altri casi in particolare, notando per il momento che molto probabilmente la percentuale di vittorie juventine sarebbe ancora maggiore se si fossero giocate delle partite nei vari anni in cui il Torino era in serie B, mentre la Vecchia Signora vinceva scudetti e varie coppe internazionali.
Nel quinquennio 1930-35, quando la Juventus conquistò cinque campionati consecutivi, il Torino non vinse mai il derby. Per la precisione, la serie favorevole a Madama durò fino al 1935-36 compreso: 9 vittorie e 5 pareggi. Nei cinque campionati in cui il Torino retrocedette tra i cadetti la Juventus realizzò due volte la “doppietta” (vinse cioè entrambe le partite di campionato), ottenendo due dei risultati più netti in suo favore (5-0 nel 1995-96 e 4-0 nel 2002-03) e perdendo una sola partita su dieci (proprio come la Roma contro la Lazio e sia i bianconeri che i giallorossi si aggiudicarono comunque l’altra gara di quei tornei). Per contro, il dominante e tanto glorificato Torino del periodo immediatamente successivo alla fine dell’ultimo conflitto mondiale non riuscì a prevalere negli scontri diretti del campionato vinto per un solo punto (una vittoria e due reti per parte nel girone finale 1945-46, perfettamente identico fu pure il bilancio nel campionato Alta Italia di quello stesso anno), mentre l’unica “doppietta” la realizzò nel 1948-49, l’anno in cui la Juventus ottenne i risultati peggiori (quarta e sconfitta ben dodici volte).
Negli anni Settanta del ‘900 la Vecchia Signora vinse altri cinque campionati, ma il bilancio nelle stracittadine fu negativo: 8 vittorie per il Torino contro 4 in 20 gare di quel decennio. Come si spiega? Innanzitutto con il fatto che in quegli anni il Torino non fu di gran lunga meno forte della rivale cittadina, dato che vinse uno scudetto ed una Coppa Italia, giungendo pure tre volte secondo dietro alla stessa Juventus (in due occasioni ad un solo punto da essa), nonché due volte quarto. Ma soprattutto perché quel Torino era formidabile in casa. Questa è, a mio parere, la principale ragione del bilancio suddetto, dato che già allora le due formazioni torinesi giocavano da parecchio tempo nel medesimo stadio. Nella tabella qui sotto riporto i dati relativi alle partite casalinghe di quegli anni giocate dai granata.


periodo (competizione) / gare totali vinte (pct.) / pareggiate / perse


1970-71/1979-80 (Serie A) / 150 94 (62,6) / 45 / 11
1970-71/1979-80 (Coppa It.) / 32 21 (65,6) / 10 / 1

1975-76/1977-78 (Serie A) / 45 38 (84,4) / 7 / 0
1975-76/1977-78 (Coppa It.) / 9 6 (66,6) / 3 / 0


Il Torino stabilì inoltre, nell’anno dello scudetto, il primato assoluto di vittorie casalinghe per i tornei a 16 squadre: 14 (consecutive tra l’altro) su 15. Delle undici sconfitte del decennio in campionato tre furono opera della Juventus, che ottenne anche due dei sette pareggi nei tre tornei in cui i granata non persero alcuna gara in casa (nell’uno e nell’altro caso nessuna altra squadra seppe fare meglio). Considerando come interne anche le stracittadine giocate in teoria fuori casa il totale delle vittorie in quel triennio salirebbe a 40 su 48 (e a tre quello dei pareggi juventini). Da rilevare che soltanto altre due squadre, in 77 tornei di serie A, sono riuscite a mantenere l’imbattibilità casalinga per tre campionati consecutivi: la Juventus 1932-33/1934-35 e il Torino 1946-47/1948-49. In tutti quegli anni esse vinsero sempre lo scudetto. Dato che ciò non riuscì invece al Torino di cui sto trattando, ritengo che sia stato – in proporzione al suo rendimento esterno – la squadra italiana più forte di sempre in casa, cioè quella che più di ogni altra è riuscita a modificare in meglio il suo rendimento grazie al fatto di giocarvi. Non dimentichiamo che in essa militarono per vari anni gli stessi calciatori, i quali diedero luogo - come i loro più celebri colleghi bianconeri di allora - ad un ciclo. Non per caso nella rosa dell’Italia che partecipò al Mondiale del 1978 in Argentina vi erano ben sei granata (da notare, a proposito, che i tre pareggi in Coppa Italia del triennio 1975-1978 furono tutti ottenuti senza quei giocatori, che erano già partiti per il paese sudamericano, nella fase finale dell’edizione 1977-78). Quando quel ciclo raggiunse l’apice, nel biennio 1975-1976, il Torino si aggiudicò 4 derbies consecutivi, accumulando lo scarto decisivo. Occorre poi segnalare che, essendo come detto in quegli anni i campionati formati da 16 squadre ed essendo vietato l’acquisto di giocatori stranieri, c’era molto più equilibrio, in cima alla classifica e non solo, un equilibrio inimmaginabile oggi, ragion per cui la supremazia che si poteva marcare era molto meno netta. Non credo perciò a quanto da parecchi detto e ripetuto fino alla noia, e cioè che la Juventus soffrisse all’epoca in maniera particolare la stracittadina, etichettata da qualcuno addirittura come partita stregata.
Venendo all’oggi, il Torino non vince il derby da più di 14 anni (l’ultima sua vittoria risale al 9 aprile 1995). In questo arco temporale, il più lungo in assoluto senza sconfitte (riguardante cioè tutti i derbies delle cinque città), il dominio della Juventus è stato schiacciante: ha vinto 8 partite su 12, tre delle ultime quattro, segnando il triplo delle reti che ha subito (24 contro 8). In ben tre occasioni ha prevalso all’andata e al ritorno e da 6 partite la sua porta è inviolata (l’ultima rete del Torino fu realizzata il 24 febbraio 2002). Ciò è accaduto innanzitutto perché i granata hanno trascorso circa metà di questo tempo in serie B (sette campionati), retrocedendo tre volte nonostante la serie A fosse diventata da tempo a 18 squadre. Anche quest’anno, come durante i due precedenti, lottano per la salvezza, in campionati peraltro ulteriormente ampliati nel frattempo a 20 squadre e con sole tre da retrocedere. Il distacco in classifica tra le due compagini è abissale e nella rosa del Torino manca un giocatore – bandiera (essendo i più “fedeli” Rosina e Stellone, che vi stanno giocando per la sola quarta stagione consecutiva).


COMMENTO

In conclusione può ricavarsi la regola seguente: per vincere tutte e due le partite di campionato occorre quasi sempre che il divario di forza tra le due formazioni sia palmare. In caso contrario il bilancio “annuale” può essere in pareggio, ma è molto improbabile che sia comunque favorevole alla squadra più debole. Naturalmente possono capitare delle eccezioni, legate a situazioni contingenti di vario tipo (assenze di giocatori importanti, momenti di forma fisica scadente o eccellente, ecc. ecc.). Un esempio è dato da quanto accadde nel 1994-95, quando il Torino, undicesimo alla fine, realizzò la “doppietta” contro la Juventus poi campione d’Italia e che da allora non ha più perso: ambedue le sconfitte furono di misura, nella gara d’andata Ravanelli sbagliò il suo unico rigore su dieci calciati in serie A, vi furono marchiane topiche difensive dei bianconeri che, più in generale, scesero in campo con una presunzione quasi luciferina, un errore che spesso si paga caro, nello sport e nella vita.
Non penso che quanto scritto farà cambiare idea a molti. Del resto nel calcio conta parecchio l’opinione dei tifosi ed a loro riesce molto difficile rinunciare al sogno del derby quale partita dal risultato mai scontato. Ribadisco comunque che non sostengo certo l’esatto contrario, ossia che l’esito di ogni stracittadina sia sempre e comunque prevedibile. Talvolta essa può essere davvero magnifica e memorabile, ma come ogni altra gara dello stesso livello. Il derby sarà sempre una partita completamente diversa dalle altre solo nella mente (e ancor prima nel cuore) dei tifosi.