Arbitri o cavalli?

arbitroIl 10 aprile 2005 l'assistente arbitrale Claudio Puglisi, giunto ormai al capolinea della sua carriera arbitrale, chiama l'addetto agli arbitri del Milan, Leonardo Meani, per avere un colloquio diretto con Adriano Galliani al fine di ottenere un posto in veste di dirigente all'interno di qualche commissione arbitrale, magari insieme a Pierluigi Collina, dichiarandosi un uomo della sua scuderia, e ricevendo la piena approvazione di Meani che proclama:“Anzi meglio, dato che conosci l'andazzo!”
Ora, i pubblici ministeri di Napoli hanno proseguito, per anni, a cercare cupole e combriccole e noi, invece, abbiamo scoperto addirittura le scuderie! Ho sempre associato il termine 'scuderia' alle gare di Formula Uno o agli ambienti ippici, ma che ne esistessero addirittura di arbitri non l'avrei mai immaginato.
Se per scuderia debba intendersi un gruppo di arbitri che facevano un gioco comune di squadra con a capo Pierluigi Collina, è lecito ipotizzare che a farne parte potessero essere gli stessi interlocutori più assidui di Meani: Messina, Rodomonti, Copelli, Contini, Puglisi, Ambrosino, Ayroldi Stefano (che portava il figlio alle gare del Milan vestito da giullare rossonero) e chissà quanti altri; altro che combriccola romana: in base a quanto dichiarava lo sbandieratore Puglisi, pare che esistesse una scuderia milanese (o meanese che dir si voglia)!
Sorge spontaneo ripercorrere, a questo punto, le designazioni degli arbitri del “nuovo calcio pulito” e provare a verificare quali criteri siano stati adottati per rendere trasparente la gestione arbitrale dell’ex campionato più bello del mondo.
Nella stagione 2005-06 (dopo che, con grosso stupore di molti, il solitamente impavido Giancarlo Abete, allora Vice Presidente Vicario della Figc, in pieno svolgimento del campionato 2004/05, aveva annunciato ai microfoni della RAI l’allontanamento dei designatori Bergamo e Pairetto, delegittimandoli ufficialmente agli occhi di arbitri ed organi di informazione) si torna ad un singolo designatore, Maurizio Mattei, accantonando il sorteggio e riabilitando la designazione vera e propria. Il finale di quel campionato verrà stravolto dallo scandalo Calciopoli, ma risulta interessante analizzare le scelte fatte in quella stagione dall'ex arbitro marchigiano. Partiamo dall'utilizzo di De Santis, arbitro candidato a disputare i Mondiali in Germania ed elemento di punta, per quella stagione, della classe arbitrale italiana: viene designato quattro volte per il Milan e tre per la Juventus, mentre per l'Inter una sola volta, come se qualcuno avesse posto un veto; l'arbitro Domenico Messina viene abbinato per ben tre volte al Milan (chissà, forse era ben gradito?), mentre una sola volta alla Juventus; l'arbitro Racalbuto viene scelto quattro volte per partite della squadra bianconera ed una sola volta, invece, per le due squadre milanesi (anche in questo caso sembra che qualcuno avesse posto un non gradimento). Da segnalare, inoltre, l'impiego per partite dell'Inter di alcuni, allora, giovani arbitri quali: Rizzoli, Morganti, De Marco, Tagliavento e Mazzoleni, a discapito degli arbitri con maggiore esperienza, alcuni dei quali resteranno coinvolti nello scandalo Calciopoli al termine della stagione.
L'anno successivo, 2006-07, siamo in pieno periodo di commissariamento della Federcalcio da parte dell'ex dirigente interista Guido Rossi: a fare il designatore viene riesumato Cesare Gussoni. Questo campionato vede l'assenza della Juventus, retrocessa in serie B, e molte altre squadre costrette a partire con in groppa numerosi punti di penalizzazione. Da notare anche per questa stagione sportiva l'utilizzo dell'arbitro Domenico Messina in via preferenziale per il Milan con quattro gare arbitrate; le gare della squadra nerazzurra furono arbitrate principalmente da direttori di gara non coinvolti nello scandalo: Saccani, Morganti, Rizzoli, Banti, Damato, Giannoccaro, Bergonzi, De Marco e Stefanini. Sull'utilizzo di alcuni fischietti si sollevano perplessità cui non è semplice dare una risposta: per quale motivo l'arbitro Ayroldi viene impiegato quattro volte in partite del Milan ed una sola volta in quelle dell'Inter? Perché Morganti e Banti vengono designati due volte per l'Inter e mai per il Milan? E’ lecito presumere che a parità di caratura di due grandi squadre debba corrispondere un’omogenea distribuzione degli abbinamenti degli arbitri, allorquando si ricorre ad una designazione diretta, o no?
Nella stagione successiva ha inizio il triennio Collina: in questo caso le difformità nell'utilizzo degli arbitri per squadre dello stesso livello risultano ancora più evidenti: dando dimostrazione che l'ex direttore di gara anche come designatore è stato un fuoriclasse!
Partiamo dalla stagione 2007-08: Dondarini può arbitrare il Milan (3 volte) e mai l'Inter; Tagliavento viene associato tre volte a gare dei nerazzurri ed una sola volta a quelle di Milan e Juve. Morganti viene limitato nell'utilizzo per le partite dell'Inter (avrà telefonato Meani?), mentre viene impiegato diverse volte per tutte le altre squadre di vertice; Rocchi sembra non gradito al Milan (2 sole designazioni), mentre dirige per ben 5 volte la Juventus e 4 volte l'Inter e la Roma.
La stagione successiva proseguono gli impieghi non omogenei degli arbitri e così Saccani fa 4 volte il Milan e mai l'Inter! Rizzoli dirige addirittura 6 partite del Milan, al contrario di Tagliavento che lo arbitra una sola volta, mentre verrà impiegato 4 volte in gare della Roma e 3 volte in gare dell'Inter e della Juventus. Anche De Marco probabilmente risultava particolarmente gradito al Milan, essendo stato dirottato per ben 4 volte su gare dei rossoneri, al contrario della Juventus che se lo vedrà designare una sola volta. Che tre soli arbitri abbiano diretto quasi un intero girone della squadra rossonera non può non considerarsi un capolavoro!!
Anche per la stagione 2009-10 l'ex arbitro migliore al mondo non termina di stupire con le sue designazioni: Morganti torna ad arbitrare copiosamente l'Inter (4 volte) e poco il Milan (2 volte) e la Juventus (una sola volta); Tagliavento arbitra ben 7 partite della Roma, mentre Orsato nessuna, eppure entrambi vengono equamente suddivisi tra le altre tre sorelle (Milan, Inter e Juventus)... forse qualcuno aveva pensato che, essendo di Schio, potesse avere cattivi propositi leghisti contro la capitale ladrona? Anche il fiorentino Rocchi viene impiegato per ben 6 volte con la squadra giallorossa, mentre Rizzoli e Damato la dirigono 5 volte; anche in questo caso quasi un girone e mezzo affidato a quattro soli arbitri: quasi l'ottava meraviglia!! Bergonzi arbitra tre volte ciascuno le due squadre milanesi e mai la Juventus; Brighi risulta poco gradito all'Inter (viene designato una sola volta), mentre arbitra 3 gare del Milan e 2 della Juventus.
Qualcuno adesso si starà chiedendo: dove voglio arrivare? Ve lo spiego subito. Io son certo che disponendo dei mezzi che hanno utilizzato i pm di Napoli (intercettazioni, informatori ed il materiale residuo - le intercettazioni smarrite - del processo ancora in corso) sarei in grado di creare uno scandalo “Calciopoli” per ognuna delle stagioni summenzionate.
Purtroppo nel calcio pullulano i conflitti d'interesse: con banche che posseggono quote di diverse società e nello stesso tempo hanno proprio personale negli organi di controllo federali, con gruppi economici, direttamente collegati a società professionistiche, che nello stesso tempo risultano sovvenzionare gli organi di controllo tramite sponsorizzazioni; oltre ad intrecci di interesse economico tra i vertici dello sport e presidenti di squadre e tra i gestori di piattaforme televisive e le restanti società.
Le regole che sovrintendono lo sport sono deboli e facilmente calpestabili e la giustizia sportiva ha più volte dato prova di usare pesi e misure diverse a seconda dei protagonisti. Vi è una sola via d'uscita da questo impasse: regole chiare che contrastino questi inopportuni intrecci (come prevedeva, tra l’altro, il Rapporto Arnaut), organi di vigilanza esterni e massima trasparenza sull’attività di gestione della politica federale.
Il sistema arbitrale a partire dalla nomina del doppio designatore ad oggi continua a peccare troppo per scarsa trasparenza. Ammesso che l'autonomia arbitrale non possa spingersi fino alla totale indipendenza del settore (la Fifa impone che resti interno alle singole federazioni sportive mondiali), l'unica strada che consentirebbe maggiore autonomia dalle influenze delle società si intravede nell’assegnare pieno potere di controllo alla base arbitrale (tramite i presidenti di sezione) nell'eleggere sia il presidente dell'AIA (come previsto nello Statuto Federale), sia anche i designatori dei quattro organi tecnici principali (CAN, CAN B, CAN PRO e CAN D) tra gli arbitri benemeriti che si rendano disponibili a candidarsi, rendendo nota già l’intera commissione, con cadenza biennale. Fondamentale, inoltre, che sia i compensi degli arbitri sia eventuali contratti legati alla carica di presidente o designatore vengano stabiliti prima delle elezioni, al fine di evitare le tristi questue di denaro dei singoli nei confronti dei vertici federali, che altro non sono che i rappresentanti delle Leghe e delle altre componenti tecniche. Per rendere tale riforma maggiormente gradita alle rispettive Leghe si potrebbe, inoltre, prevedere una formula che preveda il mancato assenso della maggioranza delle società di ogni singola Lega ad una determinata elezione a seguito di valida motivazione, che verrebbe giudicata in seno al Consiglio Federale.
Tutto questo ovviamente per evitare che le società professionistiche possano effettuare pressioni (o spinte, per restare in tema con qualche famosa telefonata tra Meani e Galliani) per avere uomini di fiducia all'interno delle commissioni di designazione e che a fine stagione si organizzino pranzi e cene tra arbitri e dirigenti di società al fine di trovare una sistemazione in qualche commissione arbitrale.
Gli arbitri, in base a fasce di merito e di anzianità, dovrebbero essere, preclusioni permettendo, equamente designati per tutte le società del campionato, evitando veti pubblici o segreti; se poi tali designazioni avvenissero per sorteggio o per scelta diretta diventerebbe secondario, a patto che i designatori fossero realmente indipendenti dalle società, altrimenti c'è sicuramente da rimpiangere il sorteggio a griglie.
Nel calcio attuale, checché ne dica il Presidente dell'AIA, Marcello Nicchi, la sudditanza esiste, nel senso che un arbitro che vuol fare carriera è cosciente che sbagliare a favore di una grande è sicuramente meno rischioso che sbagliare contro una provinciale: sarai più facilmente designato per le partite ove giocano le big del campionato e, avendo maggiore visibilità e gradimento, aumenterebbero le possibilità di crescere sia qualitativamente che economicamente: se non sei in malafede, nei casi dubbi è più facile fischiare a favore di una "big" che contro ed anche lasciarsi maggiormente condizionare dalle proteste di determinati giocatori; nel caso opposto si rischia di fare la fine dell'arbitro Russo di Nola, che, dapprima etichettato come di sinistra direttamente dal premier Silvio Berlusconi, anche se in forma ironica, dopo la sconfitta del Milan a Cesena e la successiva sconfitta della Roma a Brescia, è stato impiegato quasi esclusivamente in gare di seconda fascia per il resto del girone d’andata (domenica finalmente torna a dirigere una gara di prima fascia, Palermo-Fiorentina): in questo caso mi sembra che la teoria, enunciata da Nicchi, sul futuro impiego dell'arbitro Morganti (dopo gli errori in Palermo-Juventus), non sia stata correttamente applicata!
Se per questo, una sorta di sudditanza psicologica esiste anche nelle menti di alcuni designatori che, anche se è prassi ormai da anni consolidata, hanno l’abitudine di effettuare il “varo” di un giovane arbitro con una delle big del campionato, designandolo sempre quando queste giocano in casa. E’ vero che in teoria un Milan-Cesena dovrebbe risultare una gara più abbordabile, in termini di gestione, rispetto ad un Cesena-Milan, ma in un’ottica di equità tra tutte le società partecipanti allo stesso campionato, se l’arbitro Davide Massa, dopo aver fatto il suo esordio in Serie A in Fiorentina-Lecce (gara, peraltro, terminata 1-1 e dimostratasi poi non così semplice), venisse riproposto, ad esempio, in Brescia-Inter alla decima giornata di ritorno, questo sarebbe un bel gesto contro eventuali sudditanze psicologiche.
Inoltre, la scelta di emulare il calcio inglese, lasciando molto correre il gioco ed evitando di fischiare ogni minimo contatto, pur ammettendo che rende lo spettacolo decisamente più piacevole, rischia di trasformarsi in un boomerang in questo finale di campionato. Questo metodo di arbitraggio aumenta sensibilmente la discrezionalità dell'arbitro (che è poi quello che in realtà tutti vorrebbero limitare) e ciò potrebbe innescare ulteriori polemiche, suscettibili di rendere l'ultima parte del torneo particolarmente rovente. Per fortuna la Domenica Sportiva, adesso che non c’è più Moggi, ha deciso di abolire la moviola e le uniche analisi sugli episodi controversi son quelle di Gianni Ippoliti che settimanalmente si diverte (si spera ormai solo lui) ripetendo la storia della rimessa laterale invertita del 1932…


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