La conciliazione può essere la giusta via

CalabròTuttosport - 21-09-2012

L’attenzione degli sportivi e, segnatamente, dei tifosi della Juventus è in questi giorni focalizzata su un acronimo (T.N.A.S.) conosciuto solo per via mediatica, ma oscuro ai più. Il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport - ecco svelato il mistero - si sta infatti occupando di una vicenda sportiva e disciplinare di primaria importanza, non solo per il futuro professionale di un grande allenatore, ma anche per le sorti della squadra bianconera, impegnata su più fronti agonistici. Non è inopportuno, pertanto, cercare di fornire qualche informazione aggiuntiva, possibilmente con modalità comprensibili per il grande pubblico, che magari faranno storcere il naso ai giuristi puri ed agli altri addetti ai lavori.
Come è noto, dopo aver esperito i due gradi della giustizia sportiva, Antonio Conte ha introdotto il giudizio innanzi al T.N.A.S. ritenendo sommamente ingiusta la condanna in appello alla pena di 10 mesi di sospensione, comminatagli per un solo episodio di pretesa omessa denunzia, riferito ad un incontro tra il Siena e l’AlbinoLeffe. Il Codice dei giudizi innanzi al T.N.A.S. (facilmente reperibile da ogni interessato sul sito coni.it) prevede infatti che questo ulteriore grado di giustizia possa essere utilizzato solo previo esperimento dei ricorsi contemplati dagli statuti e regolamenti delle Federazioni (art. 5). Ciò detto, va rimarcato che il T.N.A.S. è un organo di giustizia arbitrale, vale a dire composto, nel caso di specie, da 3 arbitri prescelti all’interno di un elenco predisposto dall’Alta Corte di Giustizia, tra persone di altissimo livello professionale. A ciascuna delle parti (nel nostro caso, Conte e la FIGC) è consentita la scelta di uno degli arbitri in seno al predetto elenco.
Fermo restando l’altissimo valore professionale di tutti i membri del collegio designato a giudicare il “caso Conte”, credo sia doveroso sottolineare l’importanza della scelta operata da quest’ultimo nell’indicare, quale proprio arbitro, il prof. Guido Calvi (membro del Consiglio Superiore della Magistratura, già Senatore, nonché avvocato di parte civile nei processi per le stragi di Bologna e di piazza Fontana e per l’omicidio di Pasolini). Guido Calvi è, per storia personale ed istituzionale, persona sicuramente non etichettabile nel contesto delle passioni sportive e, pertanto, certamente idoneo ad incarnare la scelta di Conte e della Juventus di ricercare una verità non di parte, bensì il più possibile super partes.
Oggi il T.N.A.S. terrà la prima udienza effettiva, nella quale a norma dell’art. 20 del proprio Codice dovrà procedere al tentativo di conciliazione. Vorrei soffermarmi su questo concetto, solamente per evidenziare come la conciliazione sia cosa ben diversa dal patteggiamento. Quest’ultimo istituto, mal gestito innanzi alla Commissione Disciplinare, pur non integrando per legge una ammissione -neppure parziale - di responsabilità, ha rappresentato agli occhi dell’opinione pubblica una quasi confessione di fatti che, invece, Antonio Conte ha sempre decisamente negato. La conciliazione, per contro, rappresenta uno dei prioritari adempimenti del T.N.A.S. ed è rimessa alla sua iniziativa in ogni momento della procedura (art.6). Il che sta a significare, in parole povere e senza elucubrazioni metagiuridiche, che qualora le parti (Conte e FIGC) dovessero addivenire alla conciliazione ciò non integrerebbe ammissioni di sorta da parte dell’allenatore ricorrente o una resa incondizionata da parte della Federazione, bensì corrisponderebbe al superiore interesse istituzionale a che circostanze certo non provate abbiano ad innescare una infinita battaglia giudiziaria, dagli esiti disastrosi per la credibilità del sistema.
Per utilizzare una metafora calcistica, mentre il Chelsea (leggi FIGC) trovandosi in vantaggio 2-0 si sarebbe sentito penalizzato da una vittoria bianconera al fotofinish, d’altro canto la Juventus (leggi Conte) può certamente ritenersi soddisfatta di aver raggiunto il pareggio, pur rimanendo convinta che una propria vittoria per 3-2 sarebbe stata legittima e, per di più, giusta. La traversa di Quagliarella, invece, sembra voler simboleggiare che anche le riscosse più belle si fermano prima della soglia della felicità piena, pur rimanendo soddisfacenti ed accettabili.
Antonio Conte certamente e fortemente vorrebbe addivenire ad un giudizio finale pienamente ed incondizionatamente assolutorio: io stesso ho auspicato da queste pagine una simile soluzione e ne ho dettagliatamente spiegate le ragioni, tenendo anche conto che il T.N.A.S. potrebbe considerare rilevante la documentazione medica prodotta dalla difesa di Conte a dimostrazione dell’esclusione per infortunio di Mastronunzio e in ipotesi pure disporre una istruttoria testimoniale (art. 21). Come ogni tifoso bianconero, però, ho ancora negli occhi Stamford Bridge, le paure e le gioie di un pareggio che tutto il mondo ha giudicato molto più simile ad una vittoria: che sia questa la retta via?