E vissero tutti felici e contanti

rigore NapoliRicordo, ai tempi della scuola, questo mio compagno di classe, figlio di amici di famiglia, affetto da una certa mitomania nei miei confronti. Ora, pur essendo l'individuo prossimo all'ottusità, la madre si era convinta che i suoi insuccessi scolastici fossero dovuti alla mia nefasta influenza. Pur che io a scuola andavo bene, e se ogni tanto beccava un sei era dovuto alla mia magnanimità di passacarte.
Lo costrinse così ad abbandonare la postazione vicino a me e ad appostarsi nei primi banchi, dirimpettaio dei professori e libero da ogni male. Passato circa un mese, effettivamente i suoi risultati ebbero un certo leggero miglioramento, abbastanza per la di lui madre per sventolare di fronte alla di me madre un presunto mio comportamento corruttivo delle coscienze. Mia madre, è naturale, non la prese sul serio.
La verità era che il figlio era diventato un ignobile leccaculo.
E non avendo la necessaria intelligenza per sapersi barcamenare tra i diversi orifizi, a fine anno fu anche bocciato.
Amen.
Ora vi spiego che c'entra.
Immagino l'abbiate sentito, che nelle ultime due settimane non si dice altro.
"Ma quant'è bello questo campionato, che in testa c'è il Catania, e non sai mai come va a finire, che gli arbitri adesso sbagliano in buona fede.".
Parole di Preziosi, De Laurentiis, Pulvirenti, naturalmente sposate in pieno da dirigenti federali, arbitrali, e giornalisti sempre sul pezzo.
Piccolo appunto per gli smemorati: nel 2001/2002, piena Era Moggi, alla nona giornata il Chievo stava avanti di 4 punti sulla seconda, alla tredicesima era ancora primo. Così come, in otto misere giornate, negli anni bui dell'Era Moggi, hanno assaporato l'aria fresca dell'altissima classifica Atalanta, Udinese e parecchie altre. Non è cambiato assolutamente niente. Come sempre, come tutti sanno dalla notte dei tempi, i veri valori vengono fuori quanto meno sulla media distanza. Perciò all'ottava giornata, meglio stare zitti, che a fine anno si corre il rischio di essere bocciati. Come il Verona di Malesani, tanto per ricordare, o come il mio amico. Quanto al Verona di Bagnoli e il sorteggio integrale, icone del moralista tout-court, gli arbitri sono scelti ancora insindacabilmente dal designatore amante delle abbuffate nel Lodigiano.
Tanto basterebbe per confutare il ridicolo argomento.
Oppure, come sempre, basterebbe ricordare la sentenza della Corte Federale: nessuna partita truccata.
Ma andiamo avanti, che ci divertiamo. I personaggi.
Enrico Preziosi, fresco di patteggiamento davanti a Tribunale della Repubblica per bancarotta fraudolenta del Calcio Como - 23 mesi -, condannato dalla giustizia sportiva a 5 anni per illecito sportivo per la combine Genoa-Venezia, non è esattamente persona da prendere sul serio quando prende a moraleggiare.
Aurelio De Laurentiis, personaggio di gran classe - memorabile la litigata con Vanzina a cui voleva imporre in un cinepanettone la presenza di Monica Lewinski intenta a fare del suo meglio in seggiovia - e di sani principi, che col vecchio sistema non ha niente a che fare. E nemmeno col nuovo. Fatto è che, come racconta Marco Liguori, "la società presieduta da Aurelio De Laurentiis è controllata al 100% dalla Filmauro. Il 90% di quest’ultima è detenuto da Romafides, fiduciaria del gruppo Unicredit (che secondo la relazione sulla gestione al bilancio 2007 sarà fusa in Cordusio Fiduciaria), che scherma il reale intestatario. Il Napoli ebbe nel 2004 una linea di fido dall’istituto bancario per 32,1 milioni (rimborsata per 25,1 milioni al 2006/07) per l’acquisizione dei marchi e trofei dal vecchio Napoli fallito."
E, ad esempio sappiamo, che il presidente della Covisoc, Bisoni, è anche vicepresidente di Unicredit Private Banking. Fossi in lui, mi sentirei garantito anch'io.
Quanto al progresso morale del calcio, De Laurentiis è uno che, a seguito delle bravate criminali dei suoi ultras, ha sostenuto che "la responsabilità oggettiva è obsoleta", e certo chiudere le curve è contrario allo spirito del calcio. Per risolvere il problema, un cero a San Gennaro.
Simile impostazione è anche quella di Pulvirenti, presidente del Catania, che in più può contare su un ds delicato come Lo Monaco che, in un italiano stentato, discetta di "bastonate sui denti". Lo stesso che, dopo la morte di Raciti, prese l'irrevocabile decisione di lasciare il calcio.
Non è difficile, insomma, comprendere la socializzazione con il sistema, di questi presidenti, espressione di quella nuova classe media del calcio, con sede nelle grandi città, che dal 2010 si strafogherà dei soldi dei diritti tv, garantiti in gran parte dagli abbonamenti tv dei tifosi juventini.
Oramai manca soltanto il Bari di Matarrese, e lo scalpo del Chievo. Poi potranno anche bloccare le retrocessioni, con buona pace di una meritocrazia, forse più in dubbio ora di prima.
Un altro paio di note, infatti.
L'Udinese in testa alla classifica, e dati i risultati dello scorso anno, forse meno casualmente di altri, è sempre guidata a livello sportivo dal ds Pietro Leonardi. Le liste di proscrizione affitte durante Calciopoli dicevano che lavorava solo perchè nell'orbita Moggi. Due anni dopo, senza Moggi, sta ottenendo, anno dopo anno, risultati strepitosi, frutto di un mercato oculato che va a cercare giovani talenti a poco prezzo per poi rivenderli ottenendo vere plusvalenze e quindi ricominciando da capo. Una filosofia non certo nuova, ma che sempre paga, se sostenuta dalla competenza.
Più che di quello che è cambiato dopo Calciopoli, sarebbe meglio quindi parlare di cosa non è cambiato: chi lavora bene, gli stessi di prima, ottiene ottimi risultati.
L'ultima nota è molto succinta: andate a spiegarla a De Rossi, Mexes e compagnia bella, la storia degli errori non strumentali. Noi abbiamo già dato, rigorosamente (2 rigori) anche a De Laurentiis.