La coesistenza competitiva: racconta Babini

arbitroL'interrogatorio di Fabrizio Babini, l'ex guardalinee romagnolo coinvolto nel processo sportivo di Calciopoli per i suoi rapporti con l'addetto agli arbitri rossonero Leonardo Meani, e qui nei panni del testimone, ripete uno schema già osservato durante l'interrogatorio dell'assistente Copelli, altro guardalinee della "batteria" degli amici di Meani.
Il pubblico ministero interroga il testimone per comprendere se le chiacchiere scambiate con l'amico Meani, in cui spesso e volentieri si maligna sul potere della Juventus e del suo manager Luciano Moggi, abbiano reale fondamento oppure, come già per Copelli, siano da derubricarsi a "sparate" tra amici.
Il compito di interrogare il testimone sulle possibili implicazioni del legame con il Meani spetta invece ai legali di Moggi, intenti a dimostrare la liceità e la diffusione di molti dei comportamenti ascritti all'ex direttore sportivo della Juventus, oltre al carattere fortemente competitivo dell'ambiente in cui i dirigenti sportivi e gli arbitri operavano.
Babini è personaggio loquace e innegabilmente simpatico che, senza tentennamenti, racconta le meccaniche della propria associazione, secondo il suo punto di vista.

Uno sbadiglio di troppo
L'amicizia con Leonardo Meani è rivendicata come ventennale e cementata dai pasti consumati al ristorante lodigiano del Leo durante le trasferte lombarde.
Sei anni da internazionale, undici in CAN A e B, raccontano una carriera tutto sommato coronata da buon successo. Con un neo: dal novembre 1999 (Juventus-Milan 3-1) mai più gli toccò in sorte la Juventus in campionato. Il guardalinee forlivese, però, ammette di essere stato designato addirittura per una finale dei bianconeri, quella di Coppa Italia del 2002 contro il Parma.
Durante il suo ultimo anno di carriera, la stagione oggetto di indagini, decide, secondo le sue parole, di togliersi la curiosità e domandare al responsabile degli assistenti Gennaro Mazzei il motivo della sua esclusione dalle partite della Juventus. La risposta di Mazzei è, nella sua opinione, secca e precisa: "Per la Juventus devi chiedere a Pairetto".
Interessante il fatto che Mazzei considerasse Pairetto il referente della Juventus, nonostante, come desumibile da molte telefonate, e in particolare dai resoconti dell'incontro al Divino Amore tra la Fazi e Bergamo, la fiducia dei dirigenti juventini nell'amicizia di Pairetto fosse decisamente malriposta.
Babini riteneva, al tempo, la vicinanza di Pairetto alla Juve equivoca, in quanto in occasione delle partite di Champions League della Juventus, era solito andare a vedere la partita con la famiglia in tribuna d'onore. Insomma, al riparo dagli sguardi indiscreti, con centinaia di telecamere a riprenderlo.
Babini mostra un certo rancore nei confronti del designatore piemontese, allorché ricorda la sua esposizione al pubblico ludibrio, durante una delle consuete riunioni professionali, per essere stato ripreso dalle telecamere a sbadigliare durante un posticipo. Un affronto insopportabile e irrispettoso della sua lunga carriera da parte di Pairetto, secondo il romagnolo, e che portò anche a un'esclusione per 4 turni.

"Capitava l'esatto opposto"
Sul metodo di selezione, tiene a precisare che, insieme a Contini, Puglisi e qualche altro - nomi corrispondenti casualmente ai guardalinee amici del Leo -, si riteneva assistente dall'ottimo rendimento e benvoluto da molte squadre, ma non dalla Juve, spesso impiegato per delicate sfide salvezza e altre partite "difficili", insomma, ma che non coinvolgevano i bianconeri. Riteneva invece graditi alla Juventus Consolo, Mitro, Griselli e Calcagno, tutti guardalinee di cui è però costretto ad ammettere l'assoluta bravura e professionalità.
Controinterrogato dall'avvocato Trofino, finirà per ammettere che, data la per lui inesplicabile esclusione dai match della Juve, in lui sorse una certa antijuventinità ("uno lo diventa anche se non lo è"), viva quindi nella stagione oggetto delle indagini. Ammette con sincerità anche che i designatori ne erano probabilmente al corrente, giustificando indirettamente la loro scelta di escluderlo nelle partite della stagione 2004/2005.

Dossieraggio? No, curiosità
Ingressi dei dirigenti negli spogliatoi: nulla di strano, saluti e cordialità, c'è chi lo faceva prima come Moratti, scaramantico, chi dopo come Sensi, che si lamentava sempre quando perdeva. Lo faceva, negli stessi termini, anche Moggi, accompagnato da un uomo identificato come "Il Fornaio" e così noto, secondo il Babini, nell'ambiente.
Viene fatta ascoltare quindi una telefonata tra Meani e Babini, in cui, per l'appunto, si maligna su colleghi vicini alla Juventus. Meani, inoltre, chiede il suo aiuto per mettere in relazione arbitri e ammonizioni preventive: in evidenza si mette il comportamento di Bertini, definito diabolico.
Dossieraggio? No, dice il Babini, reperivo questi dati su internet, pubblici per tutti; era una sua curiosità, sostiene, e non una statistica per un dirigente. Nega la relazione tra alcuni arbitri ritenuti "juventini" e ammonizioni preventive: dallo studio effettuato da lui, a volte capitava l'esatto opposto.
Ridimensiona, inoltre, con sicurezza le maldicenze su Bertini: non voleva intendere nulla di male.

"Se uno viene tagliato fuori, rimane poco a galleggiare"
Così riassume mirabilmente le meccaniche interne all'AIA, dove in molti cercano un riferimento esterno, nei dirigenti delle società, per indirizzare al meglio la propria carriera e proteggersi dai molti nemici. E' un mondo, quello arbitrale, dove la concorrenza è spietata, la delazione un metodo diffuso di screditamento e si deve stare attenti ad ogni parola e davanti a chi la si dice.
E' un mondo, si desume, dove accuse e maldicenze spesso sono inventate per carrierismo e un vaso di terracotta non si vuol trovar costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro.
Prioreschi incalza il testimone: risponde Babini che i rapporti con gli ufficiali di gara erano consentiti e in quel mondo del calcio assolutamente normali. Ma non si faceva niente di male, aggiunge.
Consolo, Mitro e Griselli erano vicini alla Juve? No, precisa, la facevano spesso, tutto qua.
E gli assistenti graditi al Milan? Il Milan gradiva gli assistenti bravi. Ma anche Consolo, Mitro e Griselli lo erano? Certo... Poi tende a correggersi: Meani preferiva Stagnoli, Puglisi (che, sì, era un tifoso del Milan) e lo stesso Babini, anche per i rapporti amichevoli e le guasconate che combinavano insieme. Figurarsi, dice Babini, che una volta abbiamo rinchiuso Gattuso nel bagno mentre sosteneva l'esame antidoping... Goliardia, insomma.
Ed è credibile, ci mancherebbe. Ma come mai allora delle presuntissime telefonate, di cui mai si conoscerà il contenuto, dovrebbero fornire la base per un'accusa di associazione a delinquere?

Milan-Chievo
Breve passaggio su Milan-Chievo, partita che costò una squalifica sportiva per 3 mesi al Babini, per omessa denuncia, e fu considerata un illecito dalla giustizia sportiva. La famosa partita in cui Meani consiglia di stare su da una parte e rimaner giù dall'altra. Babini non ci sta, mentre Puglisi, secondo la giustizia sportiva, sì. Prioreschi contesta al Babini, che ha appena sostenuto che "arbitrare il Milan è sempre un piacere", il grave disagio e imbarazzo provato quella volta, come risulta dalle intercettazioni.
Effettivamente, rileggendo le intercettazioni, mentre il Meani si compiaceva di avere ottenuto designazioni a lui gradite (Paparesta arbitro - Babini e Puglisi assistenti), il Babini dice che "bisognerebbe rifiutarla quella partita lì", mostrando tutto il suo imbarazzo per la spiacevole situazione, secondo lui di pubblico dominio. Babini ha infatti arbitrato la sua ultima partita proprio con il Chievo (contro l'Atalanta) e il fatto che ritorni ancora contro la squadra scaligera, e per di più in compagnia del Puglisi, noto per le sue simpatie, gli sembra un oltraggio al pudore.
Ricorda però di aver arbitrato con correttezza, sbandierando un fuorigioco contestatissimo a Crespo, non ricevendo alcuna rampogna del Meani.

Il tavolo di Collina
Interrogato dall'avvocato di Meani, ricorda alcune delle amicizie del ristoratore lodigiano, tra cui l'attuale designatore Collina e, in genere, gli arbitri che gravitavano attorno a lui.
C'era molta confidenza - non una setta, tiene a spiegare - tra gli assistenti facenti parte del cosiddetto "tavolo di Collina" a Sportilia. Allo stesso desco, utile se non altro per capire le attuali simpatie del designatore, stavano, nel tempo, Collina, Treossi, Tombolini, Morganti, Puglisi, Contini, Babini, Galvani, Bazzoli, e il celebre Ceccarini.
Ricorda anche l'ottimo rapporto tra Meani e l'ex presidente dell'Inter Giacinto Facchetti, un'amicizia coltivata assiduamente, tanto che i due giocavano a tennis ogni settimana, una volta anche alla sua presenza. Cita una statistica, sua passione evidentemente, relativa alla stagione 2003/2004, che per la verità non appare molto significativa. Ventotto i guardalinee con più di 10 presenze: 17 di questi arbitrano la Juve, 22 il Milan e 24 l'Inter. Una distanza certo non siderale.

Conclude un po' amaro e risentito verso il niet della Juve, che ha per altro ampiamente giustificato nel controesame, ma appassionato nel ricordare i bei giorni in cui arbitrava.
Una testimonianza utile che, ancora una volta, e anticipando la clamorosa svolta di Coppola, racconta l'ambiente arbitrale per quello che era: non certo asservito a una Cupola, ma ricettivo a tanti stimoli quante le squadre di potere erano.