La Procura di Napoli e il senso della misura

giustizia e mediaOccorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana.

Giovanni Falcone, Magistrato


Ieri, 29 Marzo Anno Domini 2008, il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Napoli Giuseppe Narducci, ha svelato una verità sconvolgente che, se provata, indurrà gli storici a riscrivere la storia d’Italia degli ultimi vent’anni.
Secondo il pm napoletano esisteva (e chissà forse ancora esiste…) una pericolosissima organizzazione che fondeva (o fonde?) le peculiarità di due accolite criminali esistenti in Italia: la Mafia e la Loggia Massonica P2.
Per chi non ha buona memoria ricordo sommariamente che la P2 era una loggia massonica segreta che aveva come fine quello di sovvertire l’ordine costituzionale italiano e, in definitiva, far evolvere la Repubblica Italiana in senso autoritario.
Sulle organizzazioni mafiose, che tengono prigioniere intere regioni della nostra disgraziata nazione, inutile soffermarsi, tutti sappiamo quelli che sono i loro fini e i loro metodi: mantenimento e crescita del loro potere per ottenere enormi ritorni economici tramite l’omicidio, le stragi, il ricatto, lo spaccio della droga e di armi, l’usura, le infiltrazioni nelle istituzioni democratiche locali, la gestione dello smaltimento illegale di rifiuti altamente pericolosi (in quest’ultimo settore è specializzata proprio l’organizzazione criminale di stampo mafioso radicata in Campania.), ecc.

A questo punto è facile capire la gravità delle affermazioni di Narducci: siamo tutti in grave pericolo, in emergenza democratica e di sicurezza; in Italia esiste un organizzazione che fonde le “peculiarità” della Loggia P2 e delle organizzazioni di stampo mafioso.

Ma quale sarà questa organizzazione così pericolosa?

Lasciamolo spiegare al PM Narducci: “L’organizzazione criminale facente capo a Moggi è stato qualcosa di più e di diverso, ricorda più un associazione segreta, che fa del vincolo della segretezza il suo dato essenziale, le cui finalità non si esauriscono nella commissione di uno specifico reato. E che esercita un condizionamento delle Istituzioni Pubbliche…”, inoltre il nostro rincara la dose dicendo che l’associazione moggiana ricorda anche: “i profili di un associazione di tipo mafioso”.

Senza voler fare della retorica, e tenendo comunque in considerazione il fatto che il pm rappresenta (solo) la pubblica accusa ci sembra che le “pietre di paragone” utilizzate da Narducci siano quantomeno esagerate. Come si può paragonare, nell’ipotesi che sia mai esistita, un’organizzazione che ha come fine quello di indirizzare il risultato di alcune partite di calcio, ad uno dei più grandi drammi nazionali come è la mafia?
Come si può paragonare Moggi allo stragista Totò Riina, quando uno al massimo ha rinchiuso, in un impeto d’ira, un arbitro in uno spogliatoio (nota bene lo stesso Paparesta ha negato di essere stato rinchiuso nello spogliatoio dello stadio di Reggio Calabria), e l’altro ha fatto uccidere e sciogliere nell’acido degli esseri umani e non ha esitato a far saltare in aria un intero tratto di autostrada pur di uccidere un magistrato onesto e coraggioso?

A voler essere magnanimi dobbiamo comunque dire che Narducci ha perso un occasione per tacere e quindi evitare di cadere nel ridicolo. Certi paragoni non arrecano offesa né a Moggi né alla Juventus, bensì alle famiglie dei tanti che nella lotta alla mafia hanno perso la vita.

Un ultima considerazione: nella inchiesta denominata Calciopoli e condotta in maniera valente dai pm napoletani vi sono, in effetti, dei punti oscuri che rimandano a personaggi e circostanze in qualche modo paragonabili ad associazioni con finalità segrete del tipo P2.
E addirittura a personaggi legati a episodi che hanno visto la tragica scomparsa di persone che lottavano contro la mafia.

Il giornalista di Repubblica, Giuseppe D’Avanzo, paragona alla Loggia P2 quella organizzazione interna a Telecom Italia che spiava l’intero gotha politico-economico nazionale (detto per inciso anche la Juventus s.p.a). Bene, tale organizzazione era guidata da Giuliano Tavaroli, tra l’altro capo di quel CNAG che per conto della procura di Napoli ha intercettato le utenze di Luciano Moggi e degli altri “associati” alla “cupola calcistica”.

Inoltre, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Arcangioli che ha contribuito a redarre i famosi verbali delle intercettazioni che “inchiodano” la “cupola moggiana” è attualmente indagato presso la procura di Caltanisetta per aver fatto sparire, subito dopo la strage di via D’Amelio, l’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino.

Noi siamo naturalmente garantisti, e questi due personaggi sono innocenti fino a prova contraria, ma ci permettiamo, sommessamente, di consigliare maggior prudenza ai pubblici ministeri, dal momento che i “collaboratori” dei quali si sono avvalsi paiono non essere esattamente persone al di sopra di ogni sospetto.