Metodo Auricchio - La 'combriccola' giocava a calcetto

indagine off sideIl precedente capitolo è stato dedicato alla fantasiosa ricostruzione dei molteplici sdoganamenti di Massimo De Santis, ora volgiamo la nostra attenzione alla teoria che accredita l'arbitro laziale come integrale all'associazione a delinquere, vero punto di riferimento per alcuni giovani arbitri, disposti, pur di fare carriera, ad assecondare i dettami della Cupola, di cui De Santis si sostiene fosse una sorta di "allenatore in campo".
Si tratta di un'ipotesi giudiziaria assai longeva invero, che affonda le sue radici nei primissimi interrogatori dei Pm napoletani, allorquando a testimoniare davanti ai carabinieri si recarono l'allora presidente del Venezia, Franco Dal Cin, e conseguentemente i presidenti di Cagliari e Livorno, Cellino e Spinelli. Dalle dichiarazioni dei tre, prese congiuntamente, gli inquirenti evincevano la possibilità che gli arbitri Gabriele e Palanca, sotto indagine per frode sportiva, nell'ambito di un'indagine sul calcioscommesse, fossero legati alla GEA. Cellino, nello specifico, avanzava, a titolo di sensazione, l'idea di un De Santis figura carismatica che guidava gli arbitri meno esperti in tale direzione.
La delega ricevuta dal Nucleo Investigativo di Roma, dice Auricchio, era per "svolgere accertamenti in merito ai calciatori della società del Messina, ed eventuali loro legami con la società GEA, a eventuali legami della società GEA con alcuni arbitri... in particolare, asseritamente individuati con l'appellativo 'arbitri appartenenti alla combriccola romana'. Ecco, grosso modo, queste le ipotesi di lavoro delegate".
La risposta degli investigatori è un'informativa del 18 settembre 2004. Auricchio dichiara che gli accertamenti hanno riguardato Gabriele e Palanca "accertamenti di tipo economico, sul profilo finanziario dei due citati arbitri... e avevamo svolto degli accertamenti sui calciatori della società del Messina Calcio... e abbiamo effettuato delle assunzioni di informazioni nei confronti di alcuni Presidenti". L'avvocato Prioreschi, controesaminando Auricchio, ha fatto notare che a questa prima informativa non è allegata documentazione, ma solo le dichiarazioni di Canovi, Morabito, Cellino e Spinelli. L'ipotesi che Auricchio formula è "un quadro indiziario, in termini di assoluta concretezza, circa l'esistenza di un gruppo di soggetti, comunque riconducibili a Moggi Luciano, in grado di sviluppare una posizione dominante all'interno del sistema di calcio professionistico". Auricchio ha confermato, rispondendo alle domande dell'avvocato Prioreschi, che le indagini si sono indirizzate da subito verso Luciano Moggi. I media, appena ricevuto il lavoro d'indagine fatto fuggire, ci hanno bombardato con la "combriccola romana", favorendo la sensazione che si trattasse di una cupola nella cupola, con a capo De Santis, organica e al servizio della "compagine moggiana".
Del resto Auricchio nell'informativa dell'aprile 2005 scrive che:

"L'attività d'indagine ha consentito di acquisire elementi che supportano le dichiarazioni rese in data 5 giugno 2004 da Dal Cin, amministratore unico della società sportiva Venezia Calcio, ed in particolare le affermazioni espresse dallo stesso circa l’esistenza di "… un gruppo di arbitri facenti parte della cosiddetta combriccola romana…". Le risultanze acquisite dimostrano, infatti, che l’arbitro internazionale Massimo De Santis ha riunito intorno a sé alcuni arbitri e assistenti capitolini, ma non solo, appartenenti in prevalenza alle sezioni arbitrali di Roma 1, 2 e di Ostia - tra i quali figura proprio Luca Palanca – riuscendo in tal modo a formare un gruppo stabile. [...] Le indagini evidenziano, inoltre, come la posizione che il De Santis con il gruppo di arbitri e assistenti a lui collegati si è riuscito a costruire all’interno del sistema arbitrale italiano, poggi anche sulla commistione con Luciano Moggi. Infatti, un "centro di potere" dalle potenzialità così elevate come quello messo a punto da De Santis, tra l’altro in un settore nevralgico qual è il sistema arbitrale, non poteva coesistere all’interno del "sistema calcio" senza avere legami con Luciano Moggi e la fitta rete di collusioni e commistioni che costituiscono la longa manus attraverso la quale il predetto esercita influenza e pressione sull’intero circuito calcistico, come rilevano le indagini nel loro complesso".

Avete notato il nome dell'arbitro Luca Palanca? Bene, fuori uno, perché su Palanca non è stato trovato nulla, il suo nome non figura neppure nell'avviso di chiusura indagini del 12 aprile 2007.
Sulla combriccola ed i presunti legami con la GEA, oggetto della delega dei pm, Auricchio ha chiesto ed ottenuto di poter intercettare in base ad "un quadro indiziario, in termini di assoluta concretezza", e ci saremmo aspettati qualche prova più tangibile a suffragio delle sue ipotesi iniziali, invece nel processo GEA della combriccola romana non c'è traccia, nessun imputato. A proposito della "concretezza" vedremo che persino il giudice De Gregorio, nel giudizio abbreviato su Gabriele, scrive che le deposizioni di Dal Cin e Cellino "non sono significative ai fini in esame".

La composizione della cosiddetta "combriccola", scrive Auricchio, viene svelata da alcune telefonate "proficue":
"Il 15 ottobre u.s. alle ore 18,32 (vds prog. 416) viene intercettata una proficua conversazione tra Palanca e Martino Manfredi, impiegato dell’AIA, che permette di individuare gran parte degli appartenenti alla combriccola". La combriccola esiste e la prova, per Auricchio, si rafforza tre giorni dopo: "Il 18 ottobre u.s. alle ore 09,59 (vds prog. 500 utenza 335/76...– Palanca Luca) viene intercettata una nuova conversazione che fornisce ulteriori e qualificanti elementi sull’esistenza della combriccola e dei suoi componenti. In particolare, il Palanca riceve una telefonata dall’utenza 392/140**** intestata ed in uso a Ceniccola Enrico... I due inizialmente parlano della consueta partita di calcetto della combriccola prevista per l’indomani, martedì 19 ottobre, e delle difficoltà a parteciparvi da parte del Palanca...".
La combriccola esiste e gioca a calcetto, si incontra "al Forum, un centro sportivo della capitale dove gli arbitri capitolini si allenano ma soprattutto dove quelli del gruppo di De Santis giocano tra loro a calcetto...".
Da chi è composta la "combriccola"?
Auricchio scrive che "dalle conversazioni che seguono, è possibile individuare gli arbitri e gli assistenti che costituiscono il gruppo creato da Massimo De Santis, del quale risultano oltre a Luca Palanca, Enrico Ceniccola, Marco Alessandroni e Paolo Ricci, tutti assistenti della CAN di A e B, Maurizio Ciampi, Sergio De Santis e Manfredi Martino, collaboratore dei desiginatori Bergamo e Pairetto".

Auricchio, come abbiamo visto, sosteneva che un "centro di potere" come la combriccola "non poteva coesistere all’interno del 'sistema calcio' senza avere legami con Luciano Moggi", quindi sarebbe logico attendersi che i suoi componenti siano stati "utili" per il "boss" al fine di raggiungere i risultati prefissati.
In realtà non è così, perché i risultati raggiunti dalla squadra di Moggi con De Santis, come abbiamo visto, sono ampiamente negativi, mentre gli arbitri Gabriele, Palanca e Ciampi non arbitrano mai la Juventus, come gli assistenti Alessandroni e Sergio De Santis. Solo gli assistenti Ricci, tre volte, e Ceniccola, una sola volta, incrociano la Juventus.
Manfredi Martino, collaboratore dei designatori, tifoso milanista e "avvisatore" di Meani sulle designazioni, è per Auricchio un membro della combriccola ma, dopo otto interrogatori come persona informata sui fatti, ascende al ruolo di testimone dell'accusa come unico puntello per la tesi dei sorteggi truccati.
Di Palanca abbiamo detto, zero su tutta la linea, mentre Marco Gabriele è stato imputato di associazione a delinquere e assolto con rito abbreviato, "per non aver commesso il fatto", grazie ad un colpo di fortuna che abbiamo analizzato in un redente articolo. Anche nel caso di Gabriele sono state selezionate ed evidenziate nelle informative due telefonate interpretate come l'intenzione di influenzare l'andamento della partita Roma-Juventus, ed è stata "trascurata" la telefonata alla Fazi che, per sua fortuna, Gabriele ricordava di aver fatto e che, insieme all'sms ricevuto da Bergamo, ha salvato l'ex arbitro e dimostra che il designatore non aveva nessuna intenzione di truccare quella partita.

Nel dibattimento in corso a Napoli, della "combriccola" troviamo solo De Santis, ritenuto uno dei promotori della cupola e Ceniccola, imputato di frode sportiva per la sola partita Lecce-Juventus.
Quali sono le prove d'accusa contro Ceniccola? Tre magliette ricevute in omaggio dalla Juve a fine partita ed una telefonata con De Santis nella quale si lamenta dell'esiguo omaggio e dice "tanto m’ha detto che me le mandano, per questo…", aggiungendo anche la sua versione di un incontro negli spogliatoi, dopo la gara: "stavo del là e stavo a fa la doccia poi è arrivato lui no... Per cui m’ha salutato m’ha detto bravo m’ha detto sei stato bravo m’ha detto èèèèè anzi m’ha detto sei stato spettacolare m’ha detto, gli ho fatto ma secondo lei posso tornà a fa la Juve? È... s’è messo a ride... m’ha fatto voi tornà? …a detto non te voi annà mai da qui ha detto…" (copia/incolla dall'informativa, errori compresi, ndr).
Nelle motivazioni della sentenza del rito abbreviato il giudice De Gregorio riporta questa conversazione e scrive che "La contestuale domanda di questi circa possibili impieghi in future partite della squadra e la positiva risposta avutane assumono valore indiziante circa il potere di Moggi sul settore arbitrale". Luciano Moggi è tanto potente, e tanto contento dell'operato dell'assistente, che Ceniccola non verrà mai più designato nelle partite della Juventus per quel campionato. Una sola partita con la Juve gli vale una imputazione. Sfigato.
Ceniccola nella sua deposizione spontanea ha messo in rilievo che si è voluto evidenziare solo quel piccolo omaggio che arbitri ed assistenti ricevevano da tutte le squadre a fine gara e come, anzi, Milan ed Inter facessero regali di maggior pregio e valore, come i maglioni di cachemire della società nerazzurra (guarda il video della deposizione).

Che la combriccola romana, tanto strombazzata dai media, non fosse uno "strumento dell'associazione" a favore della Juventus lo ha dovuto ammettere Auricchio durante il controesame dell'avvocato Prioreschi il 23 marzo 2010.

Avv. Prioreschi: Colonnello, colonnello, scusi… nella sua prospettiva, recepita poi dal Pubblico Ministero nei capi di imputazione, De Santis era il capo della combriccola romana. Era colui che sistemava…
Auricchio: Che è una combriccola di arbitri, però… una combriccola di arbitri.
Avv. Prioreschi: Eh, ho capito, ma di arbitri in favore Juventus.
Auricchio: Li abbiamo indicati gli arbitri a cui era legato.
Avv. Prioreschi: Eh, ho capito. Ma allora qui, mi pare che il dato tecnico…
Auricchio: Non ci sono arbitri che hanno arbitrato la Juventus, nella combriccola romana.
Avv. Prioreschi: … non ci stanno arbitri che hanno arbitrato…
Auricchio: Non ci stanno, non ce ne sono… Ma, la combriccola romana non è la combriccola di Moggi, è la combriccola romana… per altro un termine non coniato da noi, ma coniato da terze persone in udienza, in assunzione di informazione, quindi noi abbiamo soltanto riportato il dato, non…
Avv. Prioreschi: Quindi, quindi, mi faccia capire, perché io questo per la verità non l’avevo capito… Quindi, la combriccola romana non è legata a Moggi…
Auricchio: La combriccola romana è un concetto completamente differente…
Avv. Prioreschi: … non c’entra nulla con Moggi…
Auricchio: La combriccola romana è un concetto differente, quindi se Lei valuta la combriccola romana è un concetto differente rispetto agli arbitraggi delle partite a favore della Juventus. Cioè non è un fatto automatico, diciamo… la combriccola romana è un gruppo di arbitri…
Avv. Prioreschi: … che non favorisce la Juventus!
Auricchio: Esattamente. Una combriccola… un gruppo di arbitri… no che non favorisce la Juventus… un gruppo di arbitri che stanno, diciamo, che sono amici tra di loro… esatto.
Avv. Prioreschi: Quindi che fanno? Vanno a gioca’ a calcetto…
Auricchio: In questa combriccola romana, il, come dire, il referente più importante della combriccola romana è l’arbitro De Santis, che storicamente è un arbitro, diciamo… e anche sicuramente dalle intercettazioni della prima parte hanno connotato questo suo legame a favore della Juventus in… successivamente registriamo palesemente… quelle due conversazioni che Lei ha indicato di Tosatti sono piuttosto indicative… di un comportamento completamento sdoganante da parte di De Santis.
Avv. Prioreschi: Colonnello, Lei sulla combriccola romana c’ha fatto l’informativa del 18 Settembre 2004 con la quale ha chiesto le intercettazioni mirate… ha fatto le intercettazioni…
Auricchio: Ma scusi, le ipotesi… esattamente… le ipotesi investigative…
Avv. Prioreschi: … si rende conto che adesso sta… il contrario?
Auricchio: Ma no, assolutamente.
Avv. Prioreschi: No?
Auricchio: Ma scusi, secondo Lei le indagini che sono state sviluppate in due anni, sono nate in un modo e dovevano necessariamente morire per come sono nate?
Avv. Prioreschi: Quindi si è sbagliato… quando il 18 Settembre…

Dagli atti noti, le indagini vere non durano neppure un anno, non avendo conoscenza di attività d'indagine dopo il giugno 2005, tanto è vero che non ascoltarono neppure il De Cillis dopo che gli indagati erano stati avvisati. Vero anche che spesso si nasce a Milano e si muore a Napoli, ma ipotizzare legami della combriccola con la Gea e non trovarne traccia tra gli imputati di quel processo che si è avvalso anche del lavoro di Auricchio, come scoprire che la combriccola non favorisce la Juventus, e che non c'entra niente con Moggi, porta inevitabilmente a chiedersi su che basi si fondasse l'ipotesi iniziale per la quale fu richiesta e concessa l'autorizzazione ad intercettare. La sensazione che la combriccola sia stata solo il grimaldello per aprire il portone di casa Moggi è presente anche nei discorsi al bar dello sport.

L'ipotesi iniziale basata sulle deposizioni di Dal Cin e Cellino viene bocciata anche dal giudice De Gregorio, che pure ha sposato diverse tesi di Auricchio copiandone persino gli errori, come nel caso di Dondarini, quando nella motivazione della sentenza il giudice scrive che Dondarini ha annullato un gol al Chievo negli ultimi minuti, come riportato da Auricchio nell'informativa in modo errato, perché si trattava al massimo di un possibile rigore non accordato.
Ebbene, nel motivare l'assoluzione dell'arbitro Gabriele, il giudice De Gregorio non può fare a meno di evidenziare la debolezza delle prove portate dall'accusa e tra queste anche l'appartenenza alla "combriccola":

Pagina 193 delle motivazioni della sentenza De Gregorio su Gabriele: Il PM ha inoltre evidenziato a suo carico informazioni rese da Dal Cin, ex amministratore unico del Venezia e da Cellino, presidente del Cagliari. Il primo dichiarò che un gruppetto di arbitri, Gabriele, Palanca e De Santis, successivamente definiti combriccola romana, erano collegati alla Gea di Moggi.
Il secondo affermò che tutti gli addetti ai lavori del mondo del calcio sapevano che vi era un gruppo di arbitri, cioè Palanca, Gabriele e l'assistente Ceniccola, legati a De Santis; secondo il PM da questo legame nasceva la dipendenza anche con il sodalizio capeggiato da Moggi; lo stesso Cellino parlò di una partita Fiorentina-Cagliari del 2005/06, anno successivo a quello per cui è processo, precisando che Gabriele prima della partita gli disse "...sei già di cattivo umore? Pensa a come lo sarai dopo" e che vi fu un arbitraggio unilaterale e a favore dei viola.
Deve osservarsi che le notizie acquisite da Dal Cin e Cellino non sono significative ai fini in esame, potendosene ricavare al più la sussistenza di un collegamento tra Gabriele e gli altri arbitri romani, peraltro spiegabile con le comuni attività di allenamento e/o normale frequentazione; d'altra parte non può neppure prendersi in considerazione l'affermazione di Cellino circa il dedotto contegno dell'imputato prima del match con la Fiorentina per l'esiguità e l'ambiguità del suo contenuto...

Il 20 aprile 2010 Massimo De Santis ha reso una deposizione spontanea nella quale ha dichiarato, tra le altre cose:

Massimo De Santis: ...Leggo addirittura che l'ipotesi investigativa parte da quella che io avrei costituito: "La combriccola romana". Sarebbe bastato, al colonnello Auricchio, e agli uomini del suo reparto, informarsi, andare in Federazione, acquisire gli atti di come venivano organizzati i poli di allenamento. Sarebbe bastato venire nei punti dove noi ci trovavamo sistematicamente tutti i giorni per fare allenamento agli ordini di un preparatore atletico, allenamenti che ci erano imposti, non erano a nostra discrezione. Bastava venire lì, fare un appostamento, vedere quello che facevamo, quello che dicevamo, e si sarebbero accorti che "la combriccola romana" non esisteva, non saremmo arrivati qui in dibattimento al controesame del colonnello Auricchio... venire qui e sentirmi dire che era un'ipotesi. Che "la combriccola romana" non esisteva. Perché proprio su quello che ha scritto il colonnello Auricchio, in base a questa "combriccola romana", io non sono potuto uscire da casa, Signor Giudice. Allora le indagini, lo stesso nucleo operativo dei carabinieri dove io, per la mia professione, svolsi un tirocinio, mi spiegò che le indagini vanno fatte a 360°, e l'obiettivo delle indagini è la ricerca della verità. Qui, tutto ho visto tranne che la ricerca della verità. Perché se il colonnello Auricchio avesse fatto questo ragionamento, e se avesse avuto l'accortezza di andare a valutare quello che accadeva realmente, nella realtà, io non dovevo aspettare quattro anni per sentirmi dire che 'la combriccola romana' non esisteva, io non sarei dovuto arrivare qui a sentire il colonnello Auricchio dire che in Lecce-Parma io non c'entravo nulla, che in Lecce-Parma i giocatori hanno smesso di giocare. Il colonnello Auricchio mi ha definito "una persona d'alto profilo delinquenziale"! [...]
E io, sentendo quel che diceva Auricchio, ho capito che tutto quello che mi hanno insegnato in 25 anni non serve a niente, che un uomo, un essere umano a cui viene dato il compito di fare un'indagine, di andare a ricercare la verità, può decidere se andare a ricercare in un verso o in un altro. Le indagini vanno fatte a 360°! Qui sono state fatte in un'unica direzione, almeno per quanto riguarda la mia persona. Io non ho un'intercettazione telefonica con il dottor Moggi. Ed è passato da tutte le parti che io avevo intercettazioni telefoniche a non finire! Sono stato prima doganato, poi sdoganato, poi ridoganato, poi risdoganato. Sono in una confusione che forse sarebbe dovuta venire in mente a colui che ha condotto queste indagini quattro anni fa. Mi viene addebitata una scheda telefonica svizzera nel momento in cui io sono sdoganato! Io sono l'unico arbitro con cui la Juventus, quell'anno, perde due partite! Sono l'arbitro che fa parte di quest'associazione! Sono un promotore, e sono l'arbitro che in termini spiccioli arbitra di meno e guadagna di meno degli altri! Io leggo intercettazioni telefoniche di miei colleghi dove c'è chi cambia rapporti, chi dice 'faccio questo', chi addirittura, sento dire, va a cena al buio in un ristorante chiuso.

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