Processo CAF - Seconda giornata, le richieste di Palazzi

Palazzi4 luglio 2006. Paparesta nega il sequestro di Reggio, ma la giornata è segnata soprattutto dalla sorpresa del procuratore Palazzi che formula la richiesta delle pene da comminare. Nei processi ordinari siamo abituati a vedere il pm chiedere le pene alla fine del dibattimento. Palazzi ribalta tutto e, a memoria dei cronisti, non si ricorda un Procuratore Federale che abbia fatto le richieste di pena a priori, prima della discussione. La procedura seguita da Palazzi, pur non irregolare, ha stupito tutti.

Ore 9.35 - LE DIMISSIONI DI BERGAMO. Seconda giornata del processo al calcio e parola al Procuratore Federale Palazzi. Presente in aula anche Antonio Giraudo. In apertura l'avvocato Scalise, difensore di Paolo Bergamo, ha reso noto che il suo assistito si è dimesso dalla Figc: "Paolo Bergamo ha restituito questa mattina la tessera". Bergamo ha chiesto di essere estromesso dal processo: "In base all'ordinanza della Caf di ieri si è dimesso dopo l'instaurazione del procedimento". L'ordinanza, infatti, aveva accolto l'istanza di non luogo a procedere nei confronti di Cosimo Maria Ferri perché dimessosi dopo l'inizio del procedimento, e rigettato quella di Luciano Moggi per i motivi opposti (le dimissioni avvenute prima dell'istruzione del processo).
L'avvocato Scalise aggiunge: "Paolo Bergamo sta subendo una gogna mediatica che va ben al di là della fattualità di questo processo. Un processo dove ci sono molte chiacchiere ma manca l'atto con cui Bergamo, e forse gli altri incolpati, avrebbero commesso i reati di cui sono accusati. Siamo consapevoli che la decisione di Bergamo può essere letta con occhio ambivalente, ma ci teniamo a dire che queste dimissioni non vogliono significare un sottrarsi alle proprie responsabilità. Di fronte all'assoluto rigetto di tutte le eccezioni presentate ieri, in particolare quella riguardante le intercettazioni, riteniamo che sia compresso ancor di più il diritto di difesa. La celerità del procedimento non deve essere assimilabile alla sommarietà".

Ore 9.50 - PALAZZI CHIEDE: RIGETTATE DIMISSIONI. Il procuratore Stefano Palazzi chiede di rigettare le dimissioni di Bergamo: "Le dimissioni in questa fase non possono dispiegare gli effetti chiesti da Bergamo e pertanto vanno rigettate".

Ore 10.00 - LA REQUISITORIA DI PALAZZI. Stefano Palazzi inizia la sua requisitoria nell'aula dell'Olimpico ed ha detto che già oggi formulerà le richieste di sanzioni per i 26 deferiti e i 4 club accusati. Non è mai avvenuto.
Cesare Ruperto precisa che si tratta di richieste provvisorie, modificabili nel corso del dibattimento, quando verranno ascoltati tutti i soggetti rinviati a giudizio.
Palazzi attacca: "Nessuno scherzava, nessuno millantava. Non è possibile una lettura alternativa del materiale raccolto. Non si può dire che i soggetti intercettati scherzassero o millantassero. Lo dimostra la verificazione degli eventi descritti" (si riferisce alle designazioni arbitrali e alle "ammonizioni mirate", ndr).
Palazzi continua: "La ricostruzione che privilegi la tesi dello scherzo e della millanteria è esclusa, in particolare, dalle vicende relative all'operazione di salvataggio Fiorentina. Tra Innocenzo Mazzini e Sandro Mencucci, c'era un vero e proprio patto d'onore. Si tratta di circostanze di straordinaria portata probatoria".
Palazzi poi passa al rapporto tra le società ed il mondo arbitrale: "La sofisticazione di questo sistema si desume dall'intervento favorevole degli arbitri soprattutto nei casi dubbi. Questo va valutato in modo particolare. La maliziosità del sistema si evince dal sistema di condizionamento finalizzata a non creare un'evidenza di favori nell'opinione pubblica. Una condotta anche a livello mediatico che lo stesso Moggi portava avanti. Una condotta che configura l'illecito sportivo perchè si tratta di atti che minano il fondamento dello sport". Palazzi parla anche delle griglie: "Ci sono prove inconfutabili dell'intervento sulle griglie per il sorteggio degli arbitri".

Ore 10.15 - LO "SCHEMA" LAZIO E FIORENTINA. Palazzi parla di "schema" della Lazio e della Fiorentina per ottenere favori arbitrali: "Uno schema che si ripete sempre nelle partite oggetto di contestazione. Vi sono contatti prima della gara tra le dirigenze delle due società e i vertici della Federazione (Carraro e Mazzini, ndr), seguiti da contatti con i designatori. La terza fase dello schema prevedeva il contatto con l'arbitro designato per le gare, dimostrato dalle modalità di azione sia dei due designatori sia del dottor Mazzini". Lo schema si completata, dice Palazzi, con le telefonate di ringraziamento, a fine partita, a chi si era "impegnato".
Palazzi afferma che nel realizzare lo schema le due società e i vertici della FIGC utilizzavano frasi e parole "specifiche", e cita la telefonata Mazzini-Lotito in cui il primo cita la metafora "del cane e della lepre".

Ore 10.25 - ACCUSE A MOGGI E ALLA JUVENTUS. Palazzi definisce la rete di contatti di Luciano Moggi: "Un sistema complesso che aveva come scopo ultimo quello di determinare arbitraggi favorevoli, in particolare alla Juventus". Per la Juventus Palazzi parla di "Due condotte: una a garantire vantaggi alla Juventus, l'altra a intervenire sulla terzietà degli arbitri per conseguire un fine illecito".
Anche qui Palazzi spiega "il sistema" adottato: "C'erano modalità particolari di condizionamento tali da non suscitare reazioni dell'opinione pubblica, e ulteriori condotte proprio a livello mediatico. Era un sistema complesso, che operava attraverso le ammonizioni ai giocatori, gli interventi sulle griglie, i rapporti diretti tra Moggi e arbitri, il ruolo di Mazzini, confermato anche dalle dichiarazioni rese da Cosimo Maria Ferri alla Procura di Napoli".
Due deposizioni, secondo Palazzi, sono importanti: quelle rese dall'arbitro Paparesta e dall'ex segretario Can Manfredi Martino, che "hanno spiegato il ruolo dei designatori nella sensibilizzazione degli arbitri".

Ore 10.30 - ACCUSE A MEANI E AL MILAN. Il Milan viene lasciato per ultimo da Palazzi. Dopo che ha parlato delle pressioni sugli arbitri delle altre tre squadre coinvolte nell'inchiesta, Palazzi passa ai rossoenri e al ruolo di Leonardo Meani, che la difesa del Milan cerca di ridimensionare a "collaboratore esterno". Palazzi precisa: "Meani risulta essere dirigente addetto agli arbitri ed era a pieno titolo tesserato della società Milan. Del tutto irrilevanti pertanto le circostanze addotte per ridurre la portata del suo ruolo. Meani intratteneva rapporti telefonici con gli assistenti degli arbitri". E Galliani? Palazzi lo sfiora: "Adriano Galliani approvava la condotta di Meani".
L'attenzione di Palazzi, però, è concentrata su Meani e sui contatti diretti tra Meani e gli assistenti, come quelli avvenuti dopo Siena-Milan: "La società rossonera aveva subito un torto arbitrale che determina un intervento molto forte nei confronti di Mazzei (allora designatore degli assistenti, ndr), che doveva proporre ai designatore gli assistenti per le gare. Due conversazioni del 17 aprile 2005, molto indicative della condotta posta in essere nel caso di specie, con la richiesta di designare assistenti di fiducia che non avrebbero nuociuto al Milan". Galliani in quella fase non è stato estraneo alle manovre di Meani e Palazzi ricorda che veniva "richiamato da Meani nelle telefonate e interviene in prima persona quando si informa direttamente sull'operato di Meani. Ha quindi violato l'articolo 1". Palazzi prosegue: "Meani esplicitamente invita i due assistenti (per la gara Milan-Chievo) a tenere condotta favorevole al Milan con le stesse modalità esplicitate per un altra società, cioè per i casi dubbi, in cui si gioca il tipo di arbitraggio perché proprio in quanto non evidenti sono modificabili".

Ore 11.40 - LA COMMISSIONE TORNA IN AULA
Alle 10.35 era stata annunciata una sospensione di dieci minuti, che dura, invece, un'ora. Quando torna in aula la Caf rigetta l'istanza con la quale Bergamo aveva chiesto di essere escluso dal processo: "Non risulta - dice Ruperto - che Bergamo si sia dimesso da associato Aia, e dunque non è venuta meno la giurisdizione di questa commissione".

Ore 11.50 - LE RICHIESTE DI PALAZZI. Il procuratore federale Palazzi ha ripreso la sua requisitoria. Queste le richieste alla corte:
. 5 anni di inibizione per Luciano Moggi e Antonio Giraudo;
. per la Juve revoca dello scudetto 2005, non assegnazione di quello del 2006, esclusione dal campionato di competenza, assegnazione al campionato inferiore con sei punti di penalizzazione;
. per Lazio e Fiorentina, retrocessione in serie B con 15 punti di penalizzazione;
. 5 anni di inibizione per Carraro, Mazzini, Lotito, Meani, Mencucci e Diego e Andrea Della Valle;
. per il Milan, retrocessione in serie B con 3 punti di penalizzazione;
. per Galliani 2 anni di inibizione;
. per Bergamo, Pairetto, Lanese e De Santis 5 anni di inibizione;
. per gli arbitri coinvolti Bertini, Dondarini, Rodomonti, Messina, Rocchi e Tagliavento 5 anni di inibizione;
. per Paparesta un anno di inibizione;
. per l'osservatore AIA Pietro Ingargiola, il designatore dei guardalinee Gennaro Mazzei, e gli assistenti Babini e Puglisi, un anno di inibizione.

Ore 12.20 - TOCCA A GIRAUDO. L'ex amministratore delegato bianconero è il primo degli imputati ad avere la parola: "In quest'aula manca una società che ha patteggiato per il caso passaporti. Nel nostro mondo abbiamo visto di tutto, dai Rolex ad altro. Questo è un mondo pieno di faziosità". Giraudo poi polemizza con il presidente Ruperto: "Mi è stato assegnato un peso politico dall'accusa, ma io sono stato solo uno dei 30 consiglieri federali e ho partecipato alla riunioni di Lega senza diritto di voto", e Ruperto replica: "L'incolpato si deve limitare a considerare la sua posizione, tutte le valutazioni le deve lasciare a noi. Se tutti gli altri incolpati si regolassero come Giraudo il processo sarebbe eterno". E, invece, deve essere veloce, molto veloce.
Giraudo prosegue: "C'era una strana coppia di designatori, Bergamo-Pairetto, messa insieme con un patto di sette squadre, dunque tutto nasce da un peccato originale. C'è stata una grande trasformazione in questi anni, dalla sentenza Bosman alla contrattazione del diritti televisivi, fino alle fidejussioni. Abbiamo trovato una classe dirigente inadeguata".

Ore 12.30 - PIROTECNICO MAZZINI. Aveva taciuto sempre, ora Innocenzo Mazzini parla e si sfiora la lite con Ruperto. Mazzini inizia in modo deciso e con forte timbro di voce: "Io devo dire la storia di Innocenzo Mazzini", ma Ruperto gli intima di cambiare tono: "A noi non interessa, avanti così fra dieci minuti Le toglierò la parola". Mazzini dichiara: "Moggi? Lo conosco da molto tempo, è un mio amico e tale resta. Noi parlavamo molto al telefono: come si usa tra toscani polemici, facevamo i doppi sensi. Sono sconvolto dal procuratore, lo sa come funziona il calcio? Io dico di no. Lo sa che ai comitati regionali c'è la fila di gente che protesta per gli arbitraggi? Un dirigente federale deve parlare con le società. Lotito è un fiume in piena, gli dicevo di sì per non essere scocciato. E' un "rompiglioni", ha sette telefonini. I Della Valle avevano gli atteggiamenti critici dei superpersonaggi, come se tutto fosse loro dovuto. Era fisiologico che venissero da me, avevo il dovere di sentirne le lamentele". Sull'incontro con i Della Valle e Bergamo il sarcasmo di Mazzini: "I Della Valle e Bergamo si incontrarono in un luogo segreto. Sì, un ristorante. E l'inciucio riuscì al punto che il giorno dopo la Fiorentina non vinse contro l'Atalanta già retrocessa". La conclusione di Mazzini è in linea con lo spirito da toscanaccio del personaggio: "Io non ho fatto nulla di calunnioso, l'unica cupola che conosco è quella del Brunelleschi. Dal calcio non ho mai preso una lira, in questo mondo ho solo dato, perché amo questo sport. Pensate bene al vostro teorema, prendevo solo un rimborso di 40 euro".

Ore 12.40 - DE SANTIS SI DIFENDE. L'arbitro di Tivoli, che ha dovuto rinunciare ai Mondiali per lo scandalo, si difende dichiarando: "L'unico mio delitto è stato accettare di arbitrare gare di calcio e applicare le regole del gioco senza aver mai ricevuto mai nessuna pressione o nessun condizionamento. Quello che doveva discolparmi l'ho già detto all'Ufficio Indagini ma non ha dato esito. Mi auguro un diverso tipo di trattamento da parte della Caf. Io non faccio parte di nessuna cupola, di nessuna organizzazione. Non ho mai partecipato a cene conviviali con le persone di cui si fa specifica menzione nel deferimento, non ho mai avuto rapporti telefonici se non con le persone istituzionalmente a me previste. Erano gli altri che parlavano di me, e spesso male, anche i dirigenti della Juventus".
De Santis sulla sua richiesta di accettare prove e filmati rigettata, dice: "È ingiusto che Lei non abbia accettato testi o filmati, anche se era obbligo dell'Ufficio Indagini e della Procura andare a vedere quello che abbiamo fatto sul terreno di gioco, perché soltanto così noi arbitri possiamo dimostrare la verità". Per Palazzi è stato un uomo chiave del "sistema Moggi", ma De Santis replica: "Si parla della mia vicinanza alla Juventus, ma nel 2004/2005 io ho avuto cinque direzioni di gara con la Juve, di cui due perse e due pareggiate, come con l'Inter in casa quando ci sono sempre state proteste da parte dei dirigenti juventini. Io ho arbitrato Fiorentina-Milan a quattro giornate dalla fine, una gara decisiva per lo scudetto e per la Fiorentina, che ha perso 2-1. In quell'occasione non è stato concesso un rigore in cui io ho sbagliato. Come si vede non ho avvantaggiato Fiorentina o Juventus, ho fatto l'arbitro di calcio come ho sempre fatto, tra l'altro era la partita prima di Milan-Juve e il Milan aveva tre diffidati, Rui Costa, Seedorf e Nesta, nessuno ammonito".

Ore 12.50 - PARLA PAIRETTO. L'ex designatore nel suo breve intervento dichiara: "Mai e poi mai è stato fatto un sorteggio ad arte. Non mi sono mai permesso di condizionare un arbitro. Spesso ho dato consigli, però Le garantisco che mai e poi mai mi sono permesso di esprimere una sola parola nei confronti di una società, questo glielo garantisco". Pairetto ha assicurato che "i sorteggi erano regolari, c'erano due notai a garantire", e poi ha ricordato la telefonata in cui parla con Bergamo dell'arbitro ideale per Juventus-Inter, secondo lui Collina: "È vero, ho detto che avrei voluto Paparesta e il massimo sarebbe stato Collina, perché era il miglior arbitro italiano. Ma il suo sorteggio è stato casuale, Collina è l'arbitro meno gradito alla Juventus ed era la quinta volta che l'arbitrava, dunque non c'era nessun progetto".

Ore 15.05 - LA RIPRESA DOPO LA PAUSA. Dopo la sospensione, decisa alle ore 13, riprende l'udienza che si protrarrà fino alle ore 18. L'anticipo della chiusura rispetto al previsto è dovuto alla semifinale mondiale Italia-Germania che si gioca in serata.

Ore 15.10 - TOCCA A GALLIANI. Il plenipotenziario del Milan ed ex presidente della Lega dichiara: "Mi sono sempre comportato con lealtà e correttezza nei confronti di tutti. Dopo la partita Siena-Milan, che ci aveva fortemente penalizzato, e che, per un errore arbitrale, aveva creato forti tensioni nei giocatori, telefonai a Meani per sapere se effettivamente aveva chiamato qualcuno per lagnarsi dell'errore arbitrale. Chiedo solo di poter riascoltare questa telefonata". Secondo Galliani la telefonata testimonierebbe la buona fede: "Dispiace che nessuno mi abbia mai chiesto nulla su questo punto".

Ore 15.20 - "CUMPA'" INGARGIOLA. Pietro Ingargiola, osservatore arbitrale, parla del caso Paparesta dopo Reggina-Juventus: "Ero solo uno spettatore occasionale e non sapevo cosa avesse scritto Paparesta nel suo referto. La mia è una funzione esclusivamente tecnica. Io non posso guardare in faccia i miei figli, non posso guardare i 50.000 di Mazara del Vallo, non posso nemmeno fare una passeggiata con mia moglie". Ingargiola racconta delle due telefonate con Tullio Lanese: "Ma io che cosa ho fatto? Non ho omesso niente, non potevo sapere cosa aveva scritto l'amico e collega Paparesta. Ne renderò conto a qualcuno dell'aldilà se ho fatto male a qualcuno. Io sono solo un istruttore, perché mi piace lavorare con i giovani. Ho sfornato decine e decine di arbitri. Ora dopo tanti anni mi sono tolto il distintivo dell'Aia. Mi vergogno".

Ore 15.30 - PARLA MAZZEI. Gennaro Mazzei, designatore dei guardalinee, dichiara: "Meani mi ha telefonato due volte per errori ai danni della squadra rossonera. Io non ho mai tenuto conto delle proteste e delle pressioni. Mi sono sempre comportato lealmente. Mi si attribuisce la designazione di Puglisi e Babini, ciò non è vero. Il tono di Meani era esclusivamente di protesta, per come si sentiva per l'errore subito. Nel corso delle due telefonate ho cercato di difendere l'assistente Baglioni, e Meani non mi ha mai fatto alcuna richiesta diretta. Nel sentire parlare me di rotazione mi ha detto è anche il caso di far ruotare il Puglisi sul Milan, mi parlava di assistenti intelligenti, diceva anche 'non vogliamo regali ma assistenti bravi'". Mazzei prosegue parlando del suo ruolo: "Io lavoro alla formazione degli assistenti e, dietro richiesta esplicita di Bergamo e Pairetto, formulavo bozze per gli assistenti, che venivano riviste sempre da loro. Io avevo indicato Puglisi in Parma-Sampdoria; come riscontrato nella telefonata tra Meani e lo stesso Puglisi. Dopo la telefonata tra Bergamo e Pairetto, è il commissario Bergamo ad effettuare la designazione".

Ore 15.40 - PAPARESTA NEGA IL SEQUESTRO. L'arbitro Paparesta, in riferimento all'episodio del presunto "sequestro" avvenuto negli spogliatoi dello stadio Granillo al termine di Reggina-Juve da parte di Luciano Moggi, dice subito ed in modo chiaro: "Né io, né le altre persone presenti nello spogliatoio di Reggio Calabria hanno avuto alcuna percezione che la porta fosse stata chiusa. La reale portata della protesta è quella formulata davanti all'ufficio Indagini". Faranno finta di non averlo sentito per anni.

Ore 15.50 - RODOMONTI CHIEDE. Pasquale Rodomonti, uno degli arbitri sottoposti al procedimento, chiede: "Spiegatemi cos'ho fatto di sbagliato, ditemelo. L'accusa d'illecito è la più grave e infamante per un arbitro. Io non ho fatto altro che dirigere Fiorentina-Atalanta (fine stagione 2004/2005, ndr). La partita è finita 0-0 e l'unico errore tecnico è stato commesso ai danni della Fiorentina. Ditemi dove ho sbagliato. Io vengo da una famiglia di arbitri: a Teramo ci sono uno stadio e una sezione arbitrale intitolati alla mia famiglia. Ho fatto l'arbitro in campo, nient'altro".

Ore 16.00 - PARLA PUGLISI, MILANISTA DOC. Claudio Puglisi si difende così: "Conosco Leonardo Meani da vent'anni, prima che cominciasse a lavorare per il Milan. Non mi ha mai suggerito comportamenti, tantomeno nella partita Milan-Chievo. Le conversazioni erano semplici chiacchiere tra amici, non c'era nessun motivo di denunciarle".

Ore 16.10 - PARLA TAGLIAVENTO. Per l'arbitro ternano Palazzi ha chiesto il massimo della pena, ma lui si difende evidenziando: "Io non ho mai avuto colloqui, né ho ricevuto pressioni dai designatori. Solo consigli per cercare di migliorare l'arbitraggio. Non capisco il motivo di questo deferimento. Mi trovo in questa situazione solo per essere stato designato per una gara. Speravo di capirlo dal procuratore. Io rimango estraneo da tutto. Volevo solo fare bene quella gara e commettere meno errori possibili. Non posso pensare che la mia carriera viene messa a rischio perché sfortunato a essere stato designato per una gara. Io ero appena arrivato ad arbitrare".

Ore 16.15 - LA JUVENTUS TACE. La società Juventus rinuncia alla deposizione, come riferisce in aula l'avvocato Briamonte, il quale dichiarato che "il legale rappresentante della società bianconera ha chiesto di non essere ascoltato".

Ore 16.20 - CHIUSURA E POLEMICA RUPERTO-DIFESE. L'udienza chiude in anticipo ed il presidente Ruperto annuncia il programma delle fasi successive: domani alle 9.30 si riprenderà con gli interrogatori degli incolpati, a seguire la requisitoria del procuratore federale; quindi, prenderanno la parola i difensori delle società deferite e, successivamente, toccherà ai difensori dei singoli soggetti deferiti.
L'annuncio del programma provoca una discussione i legali degli imputarti e Ruperto, che dice: "Non posso prevedere i tempi dei vostri interventi. Se siete in grado voi di realizzare un programma, fatelo. Poi, però, dovete impegnarvi a rispettarlo. Io posso far parlare un avvocato mezz'ora o un'ora. Oppure, se ritengo che non vengano dette cose pertinenti, posso interromperlo dopo pochi minuti. Sono un magistrato che ha un'esperienza di 52 anni e 3 mesi: se dovessi fissare limiti di tempo commetterei un'ingiustizia. Se volete limitarvi, fatelo a vostro rischio e pericolo. Io sto qui fino a quando c'è da discutere per l'accertamento della verità. Fino a quando non ci ritireremo in Camera di Consiglio, dove rimarremo più giorni, c'è spazio per tutti".

COMMENTI: De Santis: "Ma il Procuratore capisce di calcio?...Doveva studiare le partite incriminate e l'andamento. Solo così possono difendersi gli arbitri. Ho la coscienza a posto, spero possa averla in futuro anche chi, eventualmente, dovesse condannare un innocente. Sono deluso da chi ha svolto l'indagine e fatto le accuse. M'aspettavo volessero accertare la verità e credevo di essermi spiegato con Borrelli. Invece ho visto sentenze in fotocopia. Hanno chiesto 5 anni per tutti. Palazzi ha la smania di condannare. Confido in Ruperto, che ha esperienza".
Gianmichele Gentile, uno dei legali della Lazio: "Per fortuna non è prevista la pena di morte, altrimenti ci avrebbero dato quella. In questo processo non si stanno rispettando le regole e le garanzie dei procedimenti penali. Il procuratore federale ha fatto le sue conclusioni prima di ascoltare le tesi della difesa e inoltre non sono ammessi testimoni. Per quanto riguarda le richieste dell'accusa quello che mi colpisce di più è l'appiattimento delle stesse. Mi aspettavo una capacità di analisi delle singole posizioni che corrispondesse maggiormente a quanto accaduto. Questo mi sembra un grave elemento di debolezza dell' accusa".

MEDIASET SI FA SENTIRE. "Berlusconi jr vuol rinegoziare i diritti tv". In serata si apprende che Mediaset ha chiesto alla Lega Calcio di rinegoziare il contratto degli highlights con una lettera firmata da Pier Silvio Berlusconi due giorni fa. Mediaset rimette in discussione l'accordo con cui l'estate scorsa si era aggiudicata la vetrina domenicale dei diritti collettivi, con un investimento di 61 milioni all'anno fino al 2008. Si parla di non pagare la rata prevista per luglio e a Mediaset preventivano un danno economico dovuto al diminuito interesse se il campionato di A perde protagoniste come Juve, Milan, Lazio e Fiorentina in conseguenza delle sentenze.