L'ora dei ricorsi contro il grande bluff

Giustizia TARAnno domini 2006, mese di agosto, giorno 24.
La Juventus F.C. deposita il ricorso al Tar chiedendo, nelle 50 pagine articolate in due parti, la riammissione della squadra nel massimo campionato nazionale e il risarcimento, ai danni della Figc, di circa 70 milioni di euro (in caso di serie A) e di circa 130 milioni di euro (in caso di serieB) per il trattamento di disuguaglianza ottenuto dalla società stessa nei processi di giustizia sportiva.

Anno domini 2006, mese di agosto, giorno 31.
Il CdA della Juventus ha deliberato all'unanimità di ritirare il ricorso presentato nei giorni scorsi al Tar del Lazio. Tale decisione è stata presa, secondo il presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli, per il bene delle persone che sono vicine alla Juventus, della Juventus stessa e dell'intero mondo del calcio.
La società ha inoltre ribadito la piena fiducia negli organi di giustizia sportiva e la volontà di collaborare in prima linea per il miglioramento del calcio italiano.

Facciamo un ragionamento e, con il senno di poi unito a quello che avevamo in "mano" in quei giorni su processi e sentenze, diciamo che le eventuali frodi sportive avrebbero avuto fondamento se si fosse provato che le partite erano truccate.

Scriveva Enzo Bucchioni del Quotidiano Nazionale il 14 aprile 2007:
"La giustizia sportiva, la peggior giustizia possibile per gli accusati, ha comunque accertato che non c’è stato alcun illecito sportivo eppure la Juve è finita in B, soltanto Fiorentina, Reggina, Milan e Lazio hanno pagato più o meno duramente. Numerosi dirigenti prima messi alla gogna, poi sono stati quasi scagionati. Gli arbitri (escluso De Santis e non si capisce il perché) tutti assolti.
Ora, con la fine dell’inchiesta di Napoli ci risiamo. Ma i processi sportivi sono stati celebrati con i documenti della stessa procura di Napoli. E nel leggerli aumentano le perplessità. Anche noi abbiamo sorteggiato gli arbitri a Coverciano e le cose non andavano come descritto dai giudici. Vien da sorridere al solo pensiero che la straordinaria Juve di Capello avesse bisogno di far squalificare Mesto o Simone Inzaghi. Con tutto il rispetto. E’ curioso scoprire che Paparesta chiuso in uno spogliatoio per punizione da Moggi (ammesso sia vero) in realtà è un arbitro-Juve. Neanche Fregoli. Lo stesso vale per Bertini di Arezzo. Ha favorito i bianconeri (0-0) contro il Milan nel 2004? L’anno dopo i rossoneri vinsero 3 a 1 e fu la Juve a urlare contro lo stesso arbitro toscano. Troppe cose non tornano. Per credere nella giustizia e nel lavoro dei giudici, dalle carte dell’inchiesta ora deve saltar fuori qualcosa di più concreto di un’ammonizione o di un rigore negato."


Trascorsi due lunghi anni dall'estate del 2006 non si è avuto un solo straccio di verità o di prova nei confronti di persone fisiche e/o della società Juventus ma, nonostante questo, quell'estate la società di Corso Galileo Ferraris, che in un primo momento aveva fatto leva su quel ricorso che le avrebbe potuto restituire dignità e trofei, ritirò in fretta e furia le 50 pagine del ricorso depositato presso il Tar del Lazio.

Se corruzione fu, basandosi sempre su di un condizionale d'obbligo, non solo ci fu il danneggiamento della società stessa, dei consumatori e di tutti coloro che gravitavano allora in quell'ambiente ma, principalmente, il danneggiamento economico dei piccoli azionisti che detenevano le quote di una società sportiva come la Juventus che era, ed è ancora, quotata in Borsa.
Nella legislatura italiana esiste una legge, 287 del 90, che all'articolo 2 cita le intese restrittive della libertà di concorrenza ed esistono apposite autorità, come la CONSOB, che hanno il dovere di vigilare sulle questioni poste in essere.
Identico discorso va riflesso in sede di Comunità Europea.

Ma se di tutto quello che si è appreso sui mezzi di informazione da due anni a questa parte, su tutto quello che si è potuto leggere ed informarsi (per chi ha realmente voluto capire) sulle sentenze e quant'altro sia emerso dagli organi di giustizia sportiva sia stato tutto ma nulla che si avvicinasse solo minimamente al termine corruzzione e/o frode sportiva allora il discorso cambia, stando attualmente al nulla di fatto che nelle varie sedi di competenza in cui si è discusso di tutto ciò.
Sia in termini di immagine, dignità e trofei (Juventus), sia in termini economici (azionisti), il danno è stato di proporzioni immense.
Inutile ricordare che cosa successe in Borsa in quei giorni, inutile ricordare cosa rimase in mano ai piccoli azionisti della società. Inutile ricordare lo smembramento dell'intero parco giocatori della squadra. Inutile ricordare l'enorme perdita economica della società con la retrocessione in serie B e l'allonatanamento dalle competizioni europee.
Quello che rimase fu solo cenere, dopo il rogo acceso in primis dai media e, successivamente, alimentato dal vento di una giustizia sportiva applicata da una corte creata per l'occasione. Furono calpestati il principio giuridico del "giudice naturale", quello del diritto alla difesa, furono compressi i tempi stessi delle difese, non furono ammesse prove a discarico. Anche se si trattava solo di giustizia sportiva rimane una ferita per chi crede nei principi della giustizia. Da quel giorno molti hanno creduto un po' meno nella giustizia in generale.
Quel ricorso avrebbe dovuto e potuto riportare in alto la storia di una società e degli uomini che l'avevano portata a livelli intercontinentali.

Anno domini 2008, mese di maggio, giorno 15.
A distanza di 21 mesi, in sede di Tribunale Amministrativo del Lazio saranno discussi l'annullamento del lodo arbitrale ai danni della Juventus, presentato da GiuLeManiDallaJuventus e l'annullamento dell'assegnazione dello scudetto 2005/2006 all'Internazionale Milano F.C. presentato dall'Ego di Napoli dell'avvocato Di Monda e dal comitato DifendiAMOlaJuve.
Possiamo tranquillamente dire: finalmente!
Forse è arrivato il giorno della rivincita, forse è arrivato il giorno in cui potrebbe esserci una giustizia giusta. Forse è arrivato il giorno che avremmo dovuto vivere, con maggiori possibilità di successo, due anni orsono quando, per dovere nei confronti della storia bianconera, dei suoi 14 milioni di tifosi e dei propri azionisti, avrebbe dovuto essere confermato quel ricorso.
Da garantisti ci affidiamo a chi dovrà sentenziare delle semplici carte in cui è scritto quello che l'ex giudice De Biase definì un aborto giuridico, espletato allora dalla giustizia sportiva.
Visti gli esiti degli ultimi ricorsi al TAR del Lazio di De Santis e Moggi non ci dovremmo fare, però, troppe illusioni. Ma il mondo della giustizia non finisce con il TAR del Lazio e potrebbe continuare con il ricorso al Consiglio di Stato ed, eventualmente, alla Corte Europea.
Niente e nessuno potrà restituire i campioni persi per strada, l'affronto di una serie B, la perdita delle competizioni europee per due anni, il danno economico a cui sono stati sottoposti i piccoli azionisti, ma crediamo fermamente che di fronte al Paese intero che in ogni piazza, in ogni bar, in ogni strada ha associato il nome della Juventus al nome "ladri", possa e debba essere resa giustizia.
Le Associazioni e noi perseguiremo tutte le strade, effettueremo tutti i passi possibili perchè la dignità possa essere restituita, soprattutto agli occhi degli altri. Dignità che nessuno di noi ha smarrito, perchè tutti coloro che non hanno mai creduto (con tanto di sentenze alla mano) all'ingiustizia perpetrata nei confronti della Juventus sono ancora qui, perchè nella mente e nel cuore portano, da quell'estate del 2006, un solo pensiero: NOI NON DIMENTICHEREMO MAI!
 
 

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