I soldi per catturare i casalesi? Spesi al Bar Sport

Intercettazioni140 milioni di euro: a tanto ammonta il debito dello Stato nei confronti di Research Control Systems, Area e Sio, le tre aziende fornitrici di servizi e strutture per le intercettazioni telefoniche ordinate dalle Procure di buona parte della Repubblica. E guarda un po', le tre aziende quei soldi li vogliono, tutti ed entro il 1 dicembre 2008, a tal punto da inviare una missiva al Ministero della Giustizia, che suona categorica: «Permanendo questa situazione del blocco dei pagamenti i nostri servizi non potranno più essere garantiti a partire dal 1° dicembre».
Cosa avverrebbe dunque a partire da quella data? Semplicemente di intercettazioni, in almeno il 70% delle Procure, e nella quasi totalità delle Procure antimafia, non se ne potranno fare. A grave detrimento delle indagini in corso nei confronti della criminalità organizzata e del terrorismo islamico. Una bella notizia per il clan dei casalesi, per la 'ndrangheta, per qualsiasi reale e operativa associazione a delinquere.
Gli amministratori delegati delle aziende creditrici riferiscono dei loro colloqui con il debitore: "La sola cosa che ci pare di aver capito negli incontri avuti a Roma è che si tenderà a stabilire un budget per le spese di giustizia.".
Molto bene.
Come successo ai tempi dei ddl proposti da entrambi gli ultimi governi, ancora senza seguito, la prima preoccupazione dei giornalisti nell'esporre questa problematica, è quella del "bavaglio a Travaglio". Sia mai che non si possa cianciare di peccati e peccatucci dei famosi. Rilevanza penale o meno. La libera informazione prevede come corollario vagonate di affari privati altrui, magari di dubbia moralità, ma lontani dall'illegalità? Assolutamente sì, è la risposta di quegli addetti ai lavori ertisi a sentinelle morali della Nazione. Questa dunque la giustizia e l'informazione in stile "reality show" a cui siamo approdati.
C'è che, finalmente, abbiamo capito che, non fosse altro, costa. E costa tanto.
Dicono: sì ok ma con le intercettazioni abbiamo messo in galera Provenzano. E scoperchiato il sistema di Moggi, come dice il Corriere.
Diranno, sono sicuro che lo diranno, che lo Stato non spende abbastanza per la giustizia. Oh, se lo diranno.
La Procura di Napoli, che mi sembra abbia piena e indiscussa giurisdizione su un territorio interessato dalle attività di quel genere di associazione a delinquere che uccide, estorce, contrabbanda, spaccia droga e fattura come una multinazionale qual'è, ha per due anni intercettato, spendendo una bella sommetta che va a incidere su quel debito morattiano dello Stato, i componenti di una presunta associazione a delinquere che nulla di quanto elencato sopra ha mai fatto, per altro non comprendendosi come abbia potuto esercitare la propria giurisdizione su fatti che sono avvenuti in tutt'altre sedi.
Eh già, perchè se l'indagine progenitrice quella sulle scommesse aveva di fatto il suo centro nel capoluogo campano e limitrofi, l'inchiesta figlia con Napoli non aveva nulla a che spartire. Non si capisce pertanto perchè, dopo aver raccolto la deposizione di Dal Cin, testimone (che non ha visto niente, ma ha solo sentito dire, secondo le sue stesse parole) che da il via alle prime intercettazioni talmente affidabile da essere descritto come un trentennale aggiustatore di partite dal testimone che darà il via al secondo giro di intercettazioni, la Procura di Napoli non abbia trasmesso gli atti ad altra Procura, dato l'evidente difetto di giurisdizione.
Vedremo se il GUP, che sarà sollecitato in merito dai difensori di Giraudo nella prossima udienza del rito abbreviato, saprà mostrare più buon senso.
Inoltre la Procura di Napoli ha ottenuto continue proroghe alle intercettazioni, non assolutamente motivate da atti che anzi mostravano un'assoluta insufficienza di elementi probatori, come risulta dalle parole di un non meglio identificato inquirente a Repubblica.
Per spendere ancora meglio i soldi dei contribuenti, i Pm napoletani, a rinvii a giudizio già richiesti, hanno ritenuto di dover intercettare ancora Luciano Moggi, non trovando nemmeno un'ipotesi di reato e ottenendo l'autorizzazione a procedere grazie alla testimonianza di un signore che si vantava di avere, 20 anni prima, partecipato alla combine di alcune partite, cercando di farsi pagare il suo silenzio davanti alla giustizia sportiva dal Napoli, ottenendo, per colmo, il diniego di Moggi, sopraggiunto alla guida del club l'anno successivo.
Il risultato? Un'ipotesi di reato a consumazione anticipata, ossia un reato che sfugge alle naturali categorie di causa/effetto cui ho sempre fatto riferimento per comprendere il mondo. Un reato, anzi un'ipotesi di reato, che perciò non comprendo.
Raccontata in breve la storia di questo processo, se oggi ci troviamo a pensare che la caccia ai Casalesi debba trovare una battuta d'arresto per mancanza di fondi, fondi spesi per amenità di questo genere, l'auspicio di un budget ben regolamentato per le spese di giustizia è una vera e propria battaglia di civiltà.
Oppure facciamo gli applausi a Beatrice e Narducci, e lasciamo perdere.

Inoltre, leggo un'ulteriore curiosa notizia. Alcuni buontemponi tifosi del Lecce, evidentemente non paghi di avere assisitito tra il 2004 e il 2005 al famoso spettacolo offerto da Zeman, hanno citato in giudizio Moggi e De Santis per i danni morali ed economici derivanti dall'aver assistito a partite aggiustate. E i poveracci sono dovuti andare pure lì, neanche fosse il circo Barnum.
Ora, non vedo come si possa procedere a un processo che ha come fondamento un'assunzione assolutamente non verificata nè confortata da alcun atto definitivo di giustizia ordinaria. Quanto agli atti di indagine, in quanto i fatti si accertano nei processi, la prima partita in questione, Lecce-Juve, è stata accantonata in 5 minuti anche dalla giustizia sportiva. La boiata del boemo per cui la Juve sarebbe stata avvantaggiata su un terreno ai limiti dell'impraticabilità non merita il commento di nessuno, se non di qualche suo apologeta leccese, appunto. Unico torto nell'occasione: la Juve fu arbitrata da De Santis e, caso più unico che raro quell'anno, vinse.
L'altra partita è uno dei miti di Calciopoli: De Santis che ammonisce 6 giocatori del Parma, in modo fraudolento, per evitare la loro presenza in un eventuale spareggio e indirizza la partita su un improbabile 3-3. Non essendo finiti sotto inchiesta per questo Paparesta, Collina (ovvero gli arbitri delle altre 2 gare che hanno determinato lo spareggio), e sopratutto quegli onestoni del Bologna, che della cosa si sarebbero dovuti avvantaggiare, non saprei che altro dire. E sopratutto non avendo gli inquirenti collegato le indagini su questa partita a quelle su Udinese-Milan pur svolte, collegamento tra le partite Sampdoria-Bologna e Udinese-Milan evidente in quanto si competeva per l'accesso in Champions, lasciamo che gli asini raglino.
Ma siccome la Juventus sembrerebbe, anch'essa, citata in giudizio, veda di difendersi come si deve, evitandoci la beffa di vedere risarciti i tifosi del Lecce perchè col campo bagnato non si doveva giocare. Dopo Collina e la partita di Perugia, sarebbe un'allucinante pena da girone dantesco.

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