Agnelli: La Juve ha tifosi, non clienti. Marchisio: Ibra? Lo accoglieremmo a braccia aperte.

News, 4 maggio 2013.

 

Andrea Agnelli: Noi abbiamo tifosi, non clienti, gestiamo i sogni della gente; da tre anni a questa parte in società è tornato il fermento e la Juventus è tornata grande. Marchisio: Ibrahimovic è un grandissimo campione, un vincente, e noi lo accoglieremmo a braccia aperte. Entrata nel vivo la preparazione dei bianconeri in vista del Palermo. Buffon: Per me giocare nella Juve ed esserne il capitano è un onore.



Andrea Agnelli: Abbiamo tifosi, non clienti, gestiamo i sogni della gente - Andrea Agnelli ieri era a Dogliani, in provincia di Cuneo, dove si tiene (dal 3 al 5 maggio) il Festival delle tv e dei nuovi media; è stato il protagonista dell'incontro "Bianconeri a colori: la Juventus nell'era dei nuovi media", presentato da Daniel Martinez di ESPN, con la partecipazione di Evelina Christillin e dei giornalisti Caressa e Crosetti; nel suo intervento, parlando del valore del marchio Juventus, ha tenuto a sottolineare un principio fondamentale: "Il valore di un marchio si costruisce negli anni, quindi noi ci portiamo dietro una storia e i valori che i risultati della storia hanno creato, quindi prima di andare a corrodere i valori della Juventus, ci vogliono tante partite, tanti anni, anche un decennio, se non due. Il tifoso non è un cliente fedele. Io, prima di perdere i tifosi, devo morire. Posso avere un tifoso critico, posso avere un tifoso molto critico, posso avere un tifoso incazzato, però sempre tifoso della Juventus rimane".
La Juventus ha una storia, ma ha anche un presente, che la ricollega alla sua storia, rinnegando gli errori del passato prossimo, quelli della Juventus smile del post Calciopoli; ed è un presente da 'grande'; "La Juventus è tornata grande perché in società ci sono tante idee, è tornato il fermento. Qualsiasi cosa facciamo, coltiviamo l'eccellenza e per noi ogni luogo dove c'è la possibilità di vivere Juventus è importante, non c'è luogo più importante di altri. E una società sportiva deve metterci qualcosa di più, deve operare 24 ore su 24 sette giorni su sette".
Perché ha una mission esplicita: "Il nostro mestiere è andare in campo, giocare la partita e possibilmente vincere. Io ho sempre avuto un paragone: se per una fabbrica il prodotto finito è quello che va negli scaffali e nei punti vendita, per noi il nostro prodotto è il goal e dobbiamo produrne uno in più dell'avversario per ottenere poi il risultato finale, che è il successo della squadra".
Ma poi c'è tutto il resto: "Il nostro principale prodotto, vale a dire la partita, viene raccontato da terzi: dalle tv, dalle radio, dai giornali. Con gli strumenti attuali però si è aperto un nuovo mondo che ci permette di avvicinarci ai nostri tifosi e per farlo dobbiamo creare contenuti esclusivi da distribuire tra le varie piattaforme. Il tutto con un unico comun denominatore: l’eccellenza. Ogni attività, che sia legata allo stadio, al J-Museum, al College o al web, è una porta d’ingresso nel nostro mondo e dunque va coltivata secondo i canoni della Juventus che, appunto, si fondano sull’eccellenza. Abbiamo le radio che hanno altri diritti. Abbiamo i giornali che ci raccontano con occhio critico. Abbiamo il mondo di Internet, della carta stampata, della televisione. Questi sono i mondi che esistono e continueranno ad esistere, perché alla fine dobbiamo essere raccontati da terzi. Dopodiché, con gli strumenti attuali si è aperto chiaramente un nuovo mondo e questo nuovo mondo cosa ci permette? Non tanto di raccontare la partita, quanto di avvicinarci maggiormente ai nostri tifosi. I nostri tifosi che possono essere quelli che abitano a 5 km. dallo stadio, ma sono chiaramente anche quelli che abitano dall'altra parte del mondo. I nuovi media ci aprono chiaramente questa possibilità, ci aprono un universo completamente diverso. Noi oggi siamo editori delle nostre attività, così come lo sono al tempo stesso i giocatori, così come chiunque sia un attore all'interno del mondo sportivo o in qualsiasi mondo pubblico. Chi ha una funzione, un ruolo. Un direttore di un quotidiano sportivo che ha un account twitter è seguito non tanto per la persona in sé, ma quanto perché è il direttore di un giornale sportivo, e questo amplifica tutti i vari punti di vista, in quanto la cassa di risonanza è immediatamente, potenzialmente globale".
E anche sul versante della comunicazione, esattamente come su quello sportivo, Andrea Agnelli, al suo insediamento, ha trovato macerie: "Da questo punto di vista, noi partiamo dal mio arrivo in società, tre anni fa, dove ho trovato una situazione abbastanza difficile e complessa e soprattutto molto introspettiva. La Juventus guardava molto a se stessa, al passato, ma poco al futuro e che non era presente nel mondo multimediale. Era necessario cambiare l’approccio alla comunicazione. Noi per il mestiere che facciamo abbiamo delle persone che sono più visibili e altre che sono meno visibili. A me piace sempre raccontare un aneddoto, perché è quello che fa la differenza. Io divento presidente nel maggio del 2010 (formalmente il 19, ma mi hanno annunciato il 28 aprile). Il 10 maggio io vado in ufficio di sabato mattina: sprangato! Non avevo accesso all'ufficio della Juventus. Io ho trovato il modo di entrare, non è questo il punto: prima ho scavalcato, poi ho chiamato qualcuno, che è venuto ad aprire la porta. Però questo era 'il sintomo': la Juventus vive sette giorni su sette, 24 ore al giorno. Se sabato mattina è chiusa c'è qualcosa che non va. Un anno dopo, quando assumiamo una persona, gli do appuntamento sabato mattina in ufficio. Vado in ufficio e ci son 30 persone in ufficio. E' diverso: quando uno gestisce specialmente una società sportiva, che gestisce i sogni della gente, deve metterci di più. Se tu non fai questo non riesci. Oggi la Juventus, al netto di essere la Juventus, è un posto divertente".
E poi ha affrontato il tema della comunicazione dei tesserati, i giocatori in particolare, sui social network: "E' per noi un tema molto delicato. sapere come si comportano i ragazzi, cosa fanno e cosa non fanno: è chiaro che se vanno a mangiare una pizza e decidono di raccontare che la margherita è meglio della napoletana sono liberi di farlo. Nella loro vita privata alcuni sono più attivi, altri meno attivi. Quando invece parlano dei fatti della società, qui devono verificare con i nostri della comunicazione perché a quel punto lì parlano sotto il cappello Juventus, non c'è più la libertà di espressione perché rientra all'interno di una realtà aziendale. Poi possono avere le loro opinioni come le esprimono nelle interviste del dopopartita. Ma il problema è che oggi come oggi, se uno scrive una frase, questa viene automaticamente interpretata, bene o male, questo poco importa, perché poi personalmente uno ha una convinzione, che può essere giusta o sbagliata, e c'è la ricerca del consenso non della correttezza dell'informazione e io starei molto attento perché un tweet il giorno dopo diventa mezza pagina di giornale più un servizio televisivo; quindi bisogna stare molto attenti affinché ciò che viene comunicato non venga strumentalizzato".

Marchisio: Accoglieremmo Ibra a braccia aperte - Dopo Chiellini e, soprattutto, Pirlo, arriva anche Marchisio il segnale che Ibra sarebbe il benvenuto nello spogliatoio bianconero: queste le sue parole al microfono di Francesco Cosatti: "Ibra? Basta guardare la sua carriera: ovunque è andato ha vinto quindi è un grandissimo campione e se dovesse arrivare lo accoglieremmo a braccia aperte; credo che potrebbe solo migliorare la nostra squadra, poi se ci sarà qualcosa di vero bisogna vedere poi il mercato e sarà la Società che ci penserà?"
Ma adesso Marchisio pensa solo allo scudetto, vicino ma ancora non acquisito: "Ci manca un punto e sappiamo che a Torino arriverà una squadra, il Palermo, che vuole salvarsi e che quindi non verrà a partecipare a nessuna possibile festa, quindi... Lo incontriamo quando anche è in un buon momento, in cui è appena riuscito a battere l'Inter, quindi dovremo fare molta attenzione". Il fatto che in queste ultime gare stia giocando in una posizione diversa da quella che aveva occupato prima non lo infastidisce: "Nuovo ruolo? Beh, ma come è successo già in altri anni ho sempre fatto più ruoli; quindi anche in questo caso qui mi trovo bene, ma grazie ai compagni e al modo di giocare che si sta integrando bene anche quando cambiano gli interpreti e quindi devo dire che mi trovo bene". E non lo infastidiscono nemmeno le voci di calciomercato che aprirebbero ad una sua partenza dalla Juventus, in caso di offerte allettanti: "Non mi hanno infastidito, anzi riempie di orgoglio sapere di interessamenti, come lo è ogni anno da quando sono alla Juventus, quindi ci sono sempre state voci di una mia partenza, però io ho un contratto lungo con la Juventus e spero di portarlo a termine e anche di rinnovare, quindi.. Poi è normale, come ho sempre detto, che nel calcio mai tutto è sicuro, però l'idea mia è sicuramente quella di rimanere".

Bianconeri al lavoro in vista del Palermo - Penultima seduta prima della partita del 5 maggio, la gara interna col Palermo da cui la Juve e i suoi tifosi si attendono la certezza dello scudetto: una sola seduta quella di ieri, ma molto intensa. Nell'oltre ora e mezza di lavoro, dopo il riscaldamento Conte ha impegnato i suoi nel lavoro atletico e nel torello; poi il cuore della seduta, dove ha regnato la tattica, con i bianconeri a provare e riprovare schemi e movimenti.
Anche oggi si lavorerà di mattina, dopo la conferenza stampa di Antonio Conte, prevista per le ore 10 al Media Center di Vinovo.


Buffon: Un onore essere il capitano della Juve - Oltre ad essere il guardiano della porta e il capitano della Juventus e della Nazionale è anche l'azionista unico della Carrarese Calcio, che milita in Lega Pro, prima divisione, e il cui presidente è la moglie di Buffon, Alena Seredova. Ma, anche se la squadra non naviga in buone acque (è penultima in classifica e nei playoff si giocherà la permanenza nella categoria), i suoi pensieri sono tutti per la Juventus, come ha dichiarato in un'intervista a Tuttonocerina.com: "Il mio lavoro è sempre concentrato sulla Juve: finché gioco sarà così". Alla Carrarese dedicherà i suoi pensieri a giugno e luglio: "È molto importante comunque tra giugno e luglio fare le scelte giuste per quel che riguarda le altre cariche principali, quindi il direttore sportivo, l’allenatore, e per quello che riguarda tutte le altre persone che gravitano intorno alla Carrarese”.
Poi tornerà a pensare solo alla Juve, dove intende rimanere finché sarà Buffon: "Penso che ormai ciò sia chiaro e lapalissiano, sono già 12-13 stagioni, quindi credo che per me sia sempre un onore giocare per la Juve ed esserne il capitano". Idem per la Nazionale: "Spero di poter essere un degno capitano, come dico sempre".


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