Supercoppa: è Ribaltone by Lotito & Beretta. Tevez: Qui per vincere.

News, 28 giugno 2013.   
 
Il Consiglio di Lega scippa alla Juve l'incasso della Supercoppa: i bianconeri non ci stanno e ricorrono alla Corte di Giustizia Federale. Tevez: Sono qui per vincere; Galliani? Ci avrò parlato due o tre volte l'anno scorso. Marotta: C'era una sfiducia spropositata verso di me e il club; aver raggiunto l'obiettivo è ora una grande soddisfazione per tutti noi. Agnelli ha fatto da cicerone a Tevez tra le glorie bianconere del J Museum. John Elkann: Finalmente la Juve ha di nuovo un grande numero 10.
 
 
Supercoppa: A Lotito la sede e anche l'incasso, ma la Juve non ci sta - E venne il giorno della verità, quello in cui, al di là delle regole e a prescindere da esse, si è appreso cui prodest la nuova governance della Lega, dalla ri-elezione di Beretta (che col suo 'dimmi Claudio' ci dava già un indizio non da poco) in poi: la cartina di tornasole è stata la manovra a tenaglia sulla Juve per sottrarle non solo il diritto di ospitare la finale di Supercoppa, ma anche i soldi dell'incasso. Se quella che la Supercoppa si disputasse in casa di chi aveva vinto lo scudetto non era una regola vera e propria, ma una prassi come portato di una delibera di Lega del 1991, che si disputasse addirittura in casa del vincitore della Coppa Italia (che sarebbe lo sfidante dei Campioni d'Italia) non si è mai visto o letto da nessuna parte. E nemmeno era detto che si dovesse andare per forza in Cina, visto che questo non era l'ultimo anno a disposizione per tener fede al contratto stipulato con gli organizzatori cinesi; e visto che la Juve già aveva rinunciato lo scorso anno ad una lucrosa tournée in Nordamerica (cui già si era iscritta) per giocare a Pechino assecondando le giravolte di De Laurentiis; e quest'anno aveva preventivamente messo al corrente la Lega delle sue intenzioni, senza riceverne risposta, nemmeno in senso negativo.
Quanto poi all'incasso, è previsto che, tolto un 10% per le spese della Lega, le due squadre si dividano la posta (quindi 45% a testa). Ma già nei giorni scorsi Lotito aveva cominciato ad intonare una canzone stonata: visto che lui avrebbe voluto andare in Cina dove gli sarebbe stato garantito all'incirca un milione e 800 mila, euro, quello era quanto lui voleva ricavare; in caso contrario minacciava di chiedere i danni alla Juve che si era opposta ad andare in Cina (quando invece avrebbe dovuto prendersela con quella governance della Lega che per mesi aveva dormito sull'organizzazione della Supercoppa): "Chiederò i danni alla Juve e a chi é responsabile di questa storia, mica finisce qui", e anche, riferendosi alla Juve: "È gente che dice una cosa la mattina e poi la sera se la rimangia".
La risposta di una Juve indignata era arrivata, secca e puntuale: "Claudio Lotito ignora evidentemente che la conquista della Supercoppa italiana fa sorgere in capo alla S.S.Lazio il diritto a disputarla, ma non quello ad incassare una somma garantita. Le sue parole  sono offensive, inaccettabili e contrarie al vero".  E ancora: "Dalla conquista della Coppa Italia in data 26 maggio il Consigliere Federale e Presidente della S.S.Lazio, Claudio Lotito, si è abbandonato ad affermazioni che sono progressivamente diventate offensive, inaccettabili e spesso contrarie al vero". La Juventus "ha sempre rispettato i regolamenti e le decisioni della Lega Calcio ed ha manifestato a quest'ultima, tramite lettera agli atti, datata 8 marzo 2013, la propria indisponibilità a disputare la gara di Supercoppa all'estero. Nelle successive Assemblee il tema della Supercoppa è spesso stato all'ordine del giorno ma non è mai stato discusso né tantomeno è stata assunta alcuna delibera al riguardo. Per mesi gli organi della Lega Calcio hanno ignorato la sopra citata posizione della Juventus e da qualche giorno stanno tollerando comportamenti e parole inaccettabili per la vita associativa, oltre che lesivi per la Società".
Oggi l'ultimo incredibile atto del burlesque: non solo si gioca in casa dello sfidante (col pretesto che ha uno stadio più grande e può garantire un incasso maggiore); viene addirittura assecondata la pretesa di Lotito di guadagnare quanto avrebbe guadagnato in Cina, e cioè un milione e 800 mila euro; poi alcune decine di migliaia di euro andranno a ripianare le spese della Lega e le briciole che rimarranno (sarà intorno al mezzo milione di euro se lo stadio sarà tutto esaurito) alla Juventus.
Al di là del pazzesco precedente che si viene così a creare, è un atto d'imperio dei nuovi padroni della Lega, preso nel Consiglio di Lega del quale fa parte Lotito, ma non Agnelli. Ma la Juventus non ci sta, contro questo abominio intende ricorrere alla Corte di Giustizia Federale; e Andrea Agnelli in una lettera al presidente di Lega Beretta spiega che non è in capo al Consiglio la ripartizione degli incassi relativi alle gare di Supercoppa, ma solo la proposta. "Ogni eventuale delibera - scrive il presidente della Juventus - sarebbe in contrasto con i principi dello Statuto-Regolamento della Lega e ne pregiudicherebbe la credibilità e la reputazione". Infatti "la ripartizione delle risorse fra i soggetti partecipanti alle competizioni della Lega" è di competenza dell'Assemblea mentre  il Consiglio di Lega solo "propone la ripartizione degli incassi relativi alle gare di Supercoppa di Lega". "Tale organo - conclude Agnelli - non è quindi competente a deliberare la ripartizione degli incassi della Supercoppa potendo infatti, ai sensi dello Statuto, 'soltanto' proporne la ripartizione. Del resto la disposizione dell'art. 30 dello Statuto attribuisce al Consiglio di Lega le sole funzioni organizzative delle gare di Supercoppa di Lega e a tal fine riserva al Consiglio di Lega la facoltà di proporre la ripartizione. Ogni altra interpretazione si porrebbe in contrasto con le disposizioni degli articoli 9 e 10" dello Statuto stesso".
Ma Lotito fa spallucce: "Dura lex, sed lex. Lo ha deciso il Consiglio che è l'organismo preposto. La Juve fa ricorso? Me lo dite voi, ne prendiamo atto, vuol dire che non è idonea ad accettare i dettami democratici di un organismo nel quale vive".
Beretta,
a suo volta, se ne è uscito con una 'novità': "La sede naturale per la disputa della Supercoppa è Roma". Eventuali proposte alternative potranno essere valutate, premesso che il prossimo anno bisognerà giocare in Cina per rispettare gli accordi con i cinesi. Ha poi aggiunto che la decisione assunta in questo caso dal Consiglio supera la vecchia delibera del 1991 (quella che stabiliva come sede lo stadio della vincitrice del Campionato. Quanto alla querelle Juve-Lazio ha osservato che non si è riusciti a trovare una soluzione condivisa, ma il Consiglio ha votato compatto; non è stata chiamata in causa l'Assemblea perché il parere dell'ufficio legale è stato che tale decisione fosse di pertinenza esclusiva del Consiglio.
 
Tevez: Qui per lo scudetto e il sogno Champions - Carlos Tevez nella conferenza stampa è stato molto chiaro, è venuto per vincere, in una squadra forte: "Sono contento di essere alla Juve. Ho il desiderio di vincere lo Scudetto con la Juve e un sogno di tutti è anche quello di vincere la Champions. So che la Juventus è in un momento di forza, è una squadra forte, questo è il nostro sogno, il sogno di tutti; ma voglio andare piano". E ancora: "La Juventus è stato l'unico club che ha mostrato un vero interesse per portarmi qua e ha parlato con me e con il mio rappresentante per ottenere questo obiettivo. Per quanto riguarda la decisione di venire in Italia, uno perché la Juventus è un grande club e poi perché giocare in Italia è sempre stato un mio sogno, in particolare giocare in questa squadra".
Rimane basito quando gli riferiscono le parole di Galliani ('Carlitos non mi tradirà'): "Voglio essere molto chiaro e molto schietto. Con Galliani ho parlato solo 2-3 volte nella mia vita, l'ultima volta l'anno scorso quando è stato fatto il tentativo di portarmi al Milan".
Ha ben chiaro in testa cosa pensa di poter offrire alla Juve: "Le due cose che posso dare alla Juve sono la mia esperienza e la qualità"."Ai tifosi dico che cercherò di dare tutto, di vincere più cose possibili e di fare uno sforzo straordinario in campo".
E per vincere intende in primis raggiungere obiettivi di squadra,quelli individuali (per es. la classifica cannonieri) vengono dopo: "In questo momento non sto pensando a me in prima persona come capocannoniere, ma penso che a vincere sia la squadra. Se la squadra vince, sarà più facile per me ottenere successi personali".
E con altrettanta lucidità sa qual è la ricetta per entrare in sintonia con Conte, altra personalità di temperamento: "E' molto semplice, il rispetto".
 
I sassolini di Marotta - Il mese di giugno è stato piuttosto difficile per Marotta sul piano mediatico. Dopo le esternazioni fatte a maggio sui possibili top players da mettere nel mirino, dopo il tamtam mediatico su un Conte pronto ai saluti in mancanza di un adeguato rafforzamento della rosa, col tempo che passava, i 'disturbi' (fisiologici) delle rivali  e l'ansia dei tifosi (frutto soprattutto delle delusioni delle passate campagne di mercato, ma anche di un bilancio non a gomme sgonfie come quello delle milanesi, ma comunque da gestire con molta parsimonia) avevano creato intorno all'ad bianconero un alone di sfiducia. Sfiducia che Marotta non ritiene giustificata, come dimostra proprio l'evoluzione dell'affare Tevez, la cui conclusione positiva  "è stata un'emozione che è pari anche alla tensione che abbiamo vissuto in questo momento. Però devo dire che la Juventus, in senso generale, era molto compatta: nonostante  la sfiducia che ci era stata riservata, noi abbiamo agito con un profilo molto basso, ma eravamo certi che avevamo raggiunto il nostro obiettivo e ci siamo riusciti. Devo ringraziare anche Fabio Paratici, Andrea Agnelli, Pavel Nedved, diciamo tutti insieme abbiamo cercato di sviluppare questa strada, siamo riusciti con difficoltà a raggiungerla e certamente per me è un'emozione forte, perché nelle settimane precedenti la sfiducia era spropositata. Sfiducia non è riferito solo alla persona, ma anche al club. La Juventus è la Juventus, è una delle squadre, una delle società più importanti delle mondo e quando approccia una situazione lo fa sempre con grande tempismo, lo fa con grande autorevolezza, sapendo di avere anche davanti  persone, professionisti come può essere il calciatore, il suo entourage e le società controparti che ci accreditano, perché la serietà nostra, la storia di questa società, è un  passepartout importante. Per cui il mio lavoro  è stato facilitato da questo punto di vista, però devo anche dire che eravamo molto ottimisti perché Carlos, attraverso i suoi professionisti, attraverso i suoi rappresentanti ci aveva dato la sicurezza di indossare la nostra maglia a una sola condizione: che si fosse raggiunto l'accordo col Manchester. L'accordo con il Manchester era nell'aria, abbiamo utilizzato il tempo giusto per intervenire, quando siamo partiti per Londra eravamo sicuri di tornare col giocatore ed è una cosa che abbiamo centrato. Quindi l'emozione è stata forte, pari anche alla soddisfazione".
Ora l'entusiasmo della tifoseria un po' lo ripaga: "Non immaginavamo di trovare un entusiasmo così nei nostri tifosi, sia attraverso il mondo mediatico, e soprattutto ieri in occasione dell'ingresso di Carlos in sede per salutare il Presidente. Abbiamo visto sotto centinaia di tifosi e questo è un fatto imprevisto, straordinario e significativo, che celebra il calibro e la caratura di questo nostro campione".
 
Tevez in tour allo Juventus Stadium e al J Museum - Dopo il 'dovere' della conferenza stampa, per Carlos Tevez c'è stato il 'piacere' di visitare lo Juventus Stadium e il J Museum, accompagnato, oltre che dal suo agente Joorabchian, dal presidente Andrea Agnelli, da Beppe Marotta e da Fabio Paratici.
Prima foto allo stadio e poi l'immersione nel J-Musem, dove ha osservato incantato tutte le testimonianze della gloriosa storia bianconera.
Uscito dal Museo, ha di nuovo 'subito' il caldo abbraccio dei tifosi, cui ha lanciato alcuni palloni autografati.
 
John Elkann: E' bello avere Tevez - Anche John Elkann ha manifestato la sua soddisfazione per l'arrivo di Carlos Tevez alla Juventus: ''E' bello avere Tevez. Finalmente la Juve ha un grande numero 10 come la sua storia lo dimostra. Abbiamo sempre avuto dei grandi numeri dieci e questa è una grandissima opportunità per la Juve e rafforza la squadra. E' anche molto bello che un giocatore di quel calibro venga da noi''.
 
La morte di Stefano Borgonovo - Alla fine ha vinto "la stronza", così Stefano Borgonovo chiamava la terribile malattia che se l'è portato via, a soli 49 anni, quella sclerosi laterale amiotrofica che lo aveva ridotto su una carrozzina e non più in grado di parlare se non per mezzo di un sintetizzatore vocale. Ci ha convissuto per quasi cinque anni, nel corso dei quali ha lottato per sé e per gli altri con una Fondazione che raccoglie fondi per la promozione della ricerca scientifica per la cura della SLA. Ora Stefano non c'è più, ma la sua ultima partita non sarà davvero persa se la sua Fondazione e la ricerca scientifica potranno fare progressi significativi nella cura di questo tremendo morbo.

 


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