Visti dalla Est - Gatto mammone...

Prima in casa e, per non perdere le sane abitudini, vittoria.
Gradirei però, dopo aver letto i vari forum e lettere al direttore, puntualizzare una cosa. Un concetto che a molti non pare assimilabile: questa è la Juve di Allegri. Volenti o nolenti, da almeno due mesi. Non crediamo di essere irriconoscenti verso la precedente gestione se pensiamo questo: semplicemente, nella gloriosa storia della Vecchia Signora, si è chiuso un capitolo, del quale il Condottiero pugliese è stato uno degli artefici principali, e se ne è aperto un altro, quanto glorioso solo il tempo ce lo potrà dire.
In un calcio dove il solo risultato è giudice supremo con, a fine stagione, valutazioni incontrovertibili (almeno per noi Juventini), dove il campo parla, come ricordava lo stesso Stramaccioni due anni fa, in queste poche partite possiamo dare una valutazione, e riferire le sensazioni a pelle che questa squadra, come un arazzo in fieri, trasmette ai tifosi.
Una Juve gattona sul campo, capace di rallentare i ritmi del giro palla e, improvvisamente, accelerare nelle vicinanze dell'area avversaria con veloci scambi palla a terra o con triangoli sempre indirizzati alla verticalizzazione delle giocate; mentre prima la squadra incarnava lo spirito della bolgia, cercando di girare sempre al massimo e di avvolgere l'avversario di turno con una costanza di mole di gioco, attualmente, forse con la consapevolezza che la condizione fisica non sia ancora ottimale e che gli impegni in questi due mesi saranno pressanti, la stessa in questi due match ha mantenuto il controllo della sfera, permettendosi di studiare l'avversario e capire dove meglio sfondare: se lateralmente a destra come contro il Chievo, oppure centralmente e a sinistra come ieri sera.
Il tutto a immagine dell'allenatore, non più mero manichino come sulla panchina milanista, ma in piedi a dirigere le operazioni di quella che è sempre più sua creatura. Un allenatore sempre più inserito nel contesto Juventus, a cui con molta umiltà si era avvicinato come chi, sebbene già titolato campione d'Italia, dovesse comunque dimostrare alla platea di poter sedere su quell'impegnativa panchina. Un Allegri in grado di richiamare pesantemente Pogba dopo un disimpegno fatto con leggerezza, ma allo stesso tempo di regalare una carezza sulla spalla di Stephan che non aveva fatto in pieno quanto richiesto.
La scelta della formazione ha privilegiato di nuovo un 3-5-2 di partenza che mettesse i tre difensori centrali nel miglior ruolo possibile, viste le defezioni di Barzagli e Chiellini, ma che si è spesso rimessa a quattro dietro visto lo schieramento friulano con prima Muriel e poi Fernandes tra le linee a supporto del solo Di Natale, con Evra lasciato più alto sulla linea mediana. Un centrocampo nel quale il polpo è sempre più dominatore (anche se con i soliti eccessi pericolosi di tecnicismi in zona pericolo) mentre il buon Claudio, premiato da un bellissimo goal, ha mostrato di poter interpretare a proprio modo e con le proprie caratteristiche il ruolo di metronomo.
Ottimo il rendimento di Pereyra: un esordio quasi da veterano, con movimenti sempre in appoggio dei compagni, buona predisposizione alla verticalizzazione e al pressing sul portatore di palla, con le due punte pervase da uno spirito di sacrificio non comune. Le parole per Carlitos sono quasi finite: si sta confermando, in assenza di Pirlo, colui che davvero accende la squadra ripiegando sulla linea centrale e propiziando, con il proprio movimento, la creazione degli spazi per gli inserimenti degli interni. Lo stesso Llorente ha lottato sia per la gloria personale che per i compagni di squadra, e la sua uscita dal campo, con i calzettoni abbassati dopo aver pressato il difensore avversario per l'ultima volta, è l'emblema di un gruppo dove tutti lottano per gli altri, con coesione e unità di intenti.
Un capitolo a parte per Evra, di cui dire esordiente pare lesa maestà, in quanto stiamo comunque parlando dell'ex capitano dello United e attuale capitano della nazionale francese. Condizione fisica non ancora ottimale, ma padronanza della fascia e partecipazione come da anni a sinistra non vedevamo, nonostante Asamoah si sia sempre disimpegnato alla grande. Il ruolo di quinto di centrocampo è ibrido rispetto al calcio a cui era abituato, un calcio di intensità fisica, che tendeva alla verticalizzazione in ogni giocata, e che dovrà un poco limitare visto che da noi si tende a ragionare molto più in orizzontale.
In tutta la serata, che ai più, nonostante il risultato colpevolmente in bilico, è sembrato un monologo a strisce bianconere, anche lo spazio per uno sguardo al futuro, con l'ingresso di Coman e soprattutto di Morata, davvero all'esordio (causa infortunio) in maglia juventina. Il futuro parla di grande fisicità, velocità di base, ma anche di doti tecniche sopra la norma. Questo suggerito da pochi controlli, tocchi di palla felpati, capacità di movimento velocissimo dei piedi negli spazi stretti per giocatori morfologicamente oltre la media.
Parlavamo di primi segnali. Questa tranquillità nel proprio gioco nonostante le assenze (oltre ai difensori di cui sopra, non dimentichiamo Arturo e Andrea Pirlo) e la panchina che permette valide alternative, depongono per una stagione da vivere al massimo. La società, anche e soprattutto nelle seconde linee, pare aver operato bene, ma, come anticipato, sarà il finale della storia a racchiudere la verità..
Martedì inizia la caccia in continente, con il primo step (come più volte ripetuto da Allegri), fondamentale per una Signora che obbligatoriamente dovrà essere in lotta in primavera per un ruolo in Europa da primattrice e non da semplice comparsa di lusso... al ristorante costoso un posto è prenotato, cerchiamo di non disdire in anticipo!