Gente come noi: Rangers Supporters Trust

stadioContinua il nostro viaggio in Europa, alla ricerca di quei gruppi di tifosi che, come noi, reclamano che sia ascoltata la propria voce, la voce di chi, al di là delle logiche finanziarie e di potere, sostiene davvero il sistema calcio sia dal punto di vista economico che da quello della passione, la voce di chi non vuole che la propria squadra venga considerata come un asset finanziario di un gruppo economico, sacrificabile quindi in nome di questo genere di logiche, come accaduto alla Juventus nel 2006.
E' la volta dei tifosi di una delle squadre più importanti del continente, i Rangers di Glasgow, un club con un grande bacino di pubblico, una storia molto significativa, e quindi con un enorme potenziale di sviluppo, che si trova invece a fare i conti con lo stato misero dei suoi conti, una situazione economica precaria che ha fatto scattare in piedi i tifosi, i quali, attraverso il loro Trust, vogliono contribuire attivamente al risanamento e a uno sviluppo che vada in direzione opposta a quello che ha portato alla presente situazione. Delle iniziative per partecipare alla gestione della squadra e di molto altro, abbiamo parlato con Stephen Smith, presidente del Trust.

Stephen, cominciamo spiegando ai nostri lettori l'attuale situazione finanziaria dei Glasgow Rangers.
Il club ha più di 35 milioni di euro di debiti, con Lloyds che ora agisce al posto dell'azionista di maggioranza, Sir David Murray. Murray possiede più del 90% delle azioni del club e le sue aziende devono rientrare di più di 400 milioni di euro quest'anno (2009), con zero possibilità che questo possa effettivamente succedere. Questo è il motivo per cui ora la banca siede nel consiglio d'amministrazione e il club non ha un euro da spendere o investire. Negli scorsi 18 mesi l'unico giocatore ad arrivare ai Rangers è stato Jérôme Rothen, preso in prestito dal Paris Saint Germain.

Chi è il responsabile dell'attuale situazione, secondo voi?
La risposta ovvia è Sir David Murray, più di ogni altro. Non c'è alcun dubbio che sia stata la sua gestione del club a portarci qui. Comunque, altre persone sono incolpabili: il consiglio di amministrazione condivide una grossa parte della colpa e credo che anche noi, come tifosi, abbiamo contribuito a questo "casino" indirettamente, lasciando che succedesse.

Avete preso posizione sostenendo che i tifosi sono stati deliberatamente mantenuti all'oscuro riguardo a questioni fondamentali riguardanti il futuro e la sopravvivenza stessa del club e avete scritto una lettera aperta al Lloyds Banking Group perché rispondesse alle vostre domande su queste questioni. Quali erano queste domande?
1) Qual è la posizione di Donald Muir nel Board e quanto prende da Lloyds. 2) Quanti altri club scozzesi sono indebitati con Lloyds e che ruolo ha la banca in questi club. 3) Se i Rangers vengano considerati da Lloyds un'azienda a sé, o come parte del gruppo Murray. 4) Quando i tifosi saranno consultati e coinvolti nel determinare il futuro della nostra squadra. 5) In caso di cessione del club chi è il referente: Lloyds Banking Group o David Murray.

Avete ricevuto risposte?
Abbiamo sollevato tutte queste questioni all'assemblea generale il 7 dicembre, ricevendo le solite, inadeguate risposte da politici. Uno dei nostri obiettivi nel porre queste domande era che la banca e il consiglio di amministrazione sapessero che noi siamo a conoscenza di quello che sta succedendo. Volevamo inoltre avvertire Lloyds che se avessero continuato a fare ostruzione o se avessero giocato una qualsiasi parte nello spogliare delle sue risorse il club, avremmo chiesto a tutti i tifosi di boicottare la banca e i loro prodotti. Cosa che, per ora, non abbiamo ancora fatto.

Ora state parlando di ingresso dei tifosi nella proprietà del club. Perché pensate sia l'unica soluzione possibile?
Non vogliamo semplicemente passare da un proprietario ricco e senza alcuna responsabilità verso di noi a un altro. L'approccio dell' "unico proprietario" ha portato il club sull'orlo della bancarotta due volte negli ultimi sei anni e, nella nostra visione delle cose, è economicamente insostenibile. Immaginate se la FIAT o la Famiglia Agnelli domani andasse in bancarotta. Quale sarebbe il futuro della Signora? Il tifo per i Rangers è enorme e globale e se riusciamo a coinvolgere una larga parte del tifo in una soluzione per il problema odierno, democratizzando di fatto il club, possiamo assicurare che gli attuali "casini" finanziari non succederanno più. C'erano più di 200.000 tifosi dei Rangers a Manchester per la finale di UEFA nel maggio 2008: abbiamo bisogno che una buona parte di loro partecipi per risolvere i problemi del club.

Qual è il vostro piano per entrare nel Club?
Nel breve periodo il nostro piano consiste nel lavorare con tutti i gruppi organizzati di tifosi dei Rangers e con chiunque sia disposto ad accettare che il tifo debba essere una parte determinante nella soluzione di lungo periodo alla crisi attuale. Come Trust, stiamo mettendo a punto, naturalmente in ossequio alle leggi del Regno Unito, uno schema che consentirebbe ai tifosi dei Rangers di investire denaro per l'obiettivo di breve periodo di salvare il club, e per quello di medio periodo di trasferire il 25% almeno delle quote nelle mani dei tifosi. Il Trust ha cominciato le sue attività nel 2003 ed è parte di una rete nazionale (SupportersDirect, ndr). Tutti i club nel Regno Unito hanno un Trust, e alcuni piccoli club in Inghilterra sono gestiti e posseduti dai Trust. Questo è anche il nostro obiettivo, sin dall'inizio. Potranno essere dieci mesi o dieci anni ma noi continueremo ad andare avanti per questo, usando tutti i mezzi a nostra disposizione.

Dite: "Il nostro obiettivo è di conquistare cuori e menti della vasta comunità dei tifosi dei Rangers che cercano una guida e una direzione". Come pensate di raggiungere questo obiettivo?
Abbiamo iniziato quest'avventura nel 2003, con mezza dozzina di persone riunite in un pub di Glasgow. Per sei anni abbiamo costantemente dimostrato le nostre buone intenzioni, i nostri principi morali e politici, difendendo i tifosi da coloro che, tra i media e la politica, li attaccano senza alcuna ragione.
Il nostro principio basilare, sottoscrivibile da ogni tifoso ragionevole, è: i fans dei Rangers dovrebbero avere una voce e una quota all'interno della loro squadra di calcio. Stiamo lavorando con gli altri gruppi che vogliono salvare il club e cambiare come le cose sono state gestite finora. Siamo molto flessibili, con la volontà di ascoltare la nostra gente e l'unica ambizione di voler rappresentare la voce dei tifosi normali e per bene. Siamo naturalmente preparati e volenterosi a collaborare e negoziare con chiunque condivida i principi e gli obiettivi del Trust.

Quali obiettivi avete raggiunto fino ad oggi?
Probabilmente sono troppi per farne una lista, uno che riteniamo importantissimo è essere riusciti a bloccare l'operazione già pianificata di sale and lease-back (vendi e poi riaffitta) dell'Ibrox Stadium, cinque anni fa. Oggi, un nostro grande successo è stato quello di dare grande rilevanza a questa battaglia per il possesso dei Rangers da parte dei tifosi. Ora come ora, non è possibile pensare che i tifosi saranno ignorati, come è successo negli ultimi 20 anni.
Inoltre abbiamo dimostrato che la grossolana caricatura che i media fanno dei tifosi dei Rangers è totalmente sbagliata, e continueremo a combattere questo genere di giornalismo che continua ad attaccarci.

Circa un mese e mezzo fa, avete organizzato questa conferenza "Gerspride", per discutere del tema dell'azionariato popolare. C'erano Jens Wagner dell' Hamburger SV (Amburgo) e David Palomar dell'Espanyol a raccontare i modelli tedesco e spagnolo di proprietà del club da parte dei tifosi. Parlaci di quello che è emerso. C'è una lezione per i tifosi di tutta Europa?
La lezione per i tifosi è che sei tu a dover essere il cuore pulsante del club e non solamente un consumatore pagante. I temi principali sono stati democrazia interna, responsabilità e trasparenza verso i tifosi, ma anche responsabilizzazione e credere nel proprio lavoro, come far sì che una semplice idea, con un largo seguito, diventi realtà. L'Amburgo è un club di grande successo con un fatturato di 139 milioni di euro all'anno, ed è posseduto e gestito dai propri tifosi. Così come lo sono il Barcelona, l'Espanyol e molte, molte altre grandi squadre in Europa. Se può funzionare da loro, perché non dovrebbe da noi?

Abbiamo letto della proposta, ormai abortita, per i due club di Glasgow, l'Old Firm, di raggiungere la Premier League inglese. Questo significherebbe per i Rangers aumentare considerevolmente gli introiti da diritti tv. Cosa ne pensi? Molti dicono che i Rangers hanno un grande potenziale ma inserito in un ambiente assai poco competitivo e remunerativo...
Non penso che questo succederà nei prossimi cinque anni almeno: perché un club inglese dovrebbe invitare ed avere come competitori due squadre con 45.000 abbonati, stadi più grandi e un seguito più numeroso di tutti gli altri eccetto il Manchester United? I Rangers, molto presto, sarebbero antagonisti dei vari Aston Villa, Tottenham Hotspurs e Manchester City, per un posto europeo; né noi né i Celtic saremmo club da zona retrocessione.
Questo potrebbe succedere solo nel caso che diventi vantaggioso dal punto di vista finanziario anche per le squadre inglesi, ovverosia quando i milioni dei diritti tv andassero a diminuire, ma non è questo il caso ora.

Quest'anno le performances dei club scozzesi in Europa sono state molto negative. Non pensi che questo possa essere un trend difficilmente invertibile, senza l'accesso a un mercato dei diritti tv più ampio?

E' vero, la stagione è stata senz'altro negativa, ma non credo che questo diventerà inevitabile o che sia solamente dipendente dai diritti tv. Solo due stagioni fa, ad esempio, i Rangers hanno disputato una finale europea. Le squadre portoghesi, ucraine, olandesi, si sono tutte comportate meglio nell'ultimo periodo, e questo è dovuto a scelte migliori nello spendere, al lavoro sul vivaio, al professionismo in ogni settore: variabili altrettanto importanti dei diritti tv.

Noi siamo grandi sostenitori del fair-play finanziario, varato da Platini. Cosa pensate del lavoro del presidente UEFA e delle sue proposte per il futuro del calcio?
Il Trust supporta la campagna UEFA per il fair-play finanziario: la mia visione del calcio europeo è quella di un Frankenstein, dove il gap tra i super-ricchi e i club minori si allarga ogni anno e distorce la vera competizione. Prima che cominciasse la Champions League tutti noi avremmo potuto predire che nelle prime otto sarebbero arrivate Chelsea, Manchester United, Barcelona, Real Madrid e Bayern Monaco, e che una di queste squadre vincerà la competizione. Tutto quello che riduce queste distanze, in Europa e a casa, dove i nostri due club sono sempre tra i favoriti per la vittoria del campionato, dovrebbe essere benvenuto da chi ama davvero il calcio.

Come può il calcio rimanere uno sport ma anche diventare un business di successo, dove le squadre effettivamente abbiano un profitto ogni anno, secondo te?
Credo che questo possa succedere solo nel caso che il fair-play finanziario funzioni con successo, i soldi provenienti dai media vengano più equamente distribuiti e ai club sia impedito legalmente di spendere più, diciamo, di una minima percentuale di quanto incassato.