Tutto il calcio minuto per minuto compie 50 anni

radio10 gennaio 1960, un freddo e grigio pomeriggio di gennaio, in programma un evento sempre importante per chi vive di pane e calcio: San Siro ospitava l’incontro clou della giornata, tra Milan e Juventus, il diavolo scudettato affrontato dalla zebra in testa alla classifica, lanciata verso la conquista del suo 11° scudetto: e non era una zebra qualunque, era una zebra col pedigree firmato da Omar Sivori e John Charles, una zebra fattasi belva da 92 goal in 34 partite: l’attesa era grande, ma quel giorno lo stadio si trasferì nelle case di milioni di cuori bianconeri: nasceva ‘Tutto il calcio minuto per minuto”, e il big match di San Siro ne fu la splendida vetrina inaugurale. E bianconero fu il goal che battezzò la trasmissione, quello del vantaggio della Juve, realizzato da Gino Stacchini: l’esultanza mise a repentaglio l’incolumità dei divani di casa, già più roventi di una tribuna. La magìa si ripetè in occasione del goal del raddoppio, anche questo visto con gli occhi della fantasia: Liedholm aveva dovuto ricorrere alle maniere forti per fermare quel folletto del Cabezòn: punizione! Cervato bucò la barriera milanista: e tutti abbiamo ‘davvero visto’ Ghezzi raccogliere quel pallone in fondo alla rete.
Così è cominciata una storia lunga mezzo secolo, una storia di partite godute quasi come allo stadio, con le familiari, mitiche voci di Nicolò Carosio, Nando Martellini, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Andrea Boscione e tutti gli altri. Avevano un pregio, tutte queste voci: sapevano ricreare lo stadio dovunque, in casa, nelle vie della città, al parco, davvero dovunque: attraverso le loro parole, anche un’azione magari abbastanza insignificante si trasfigurava in un’impresa eccezionale, una goduria: “Menichelli vola imprendibile sulla fascia”, e si vedeva davvero ‘Menico’ sfrecciare in una discesa lampo da una parte all’altra del campo. Perché i cambiamenti del tono, che ora accelerava, ora si impennava, e poi urlava, davano il ritmo all’azione, ci facevano zigzagare con i nostri beniamini verso la porta avversaria, ci facevano imprecare con loro per un’opportunità mancata e con loro saltavamo entusiasti per un pallone in fondo al sacco. Non interpretavano la partita in base alle loro ‘sensazioni’, ai loro ‘desiderata’, in perfetto stile ‘Caressa-Bergomi’, ricreavano l’evento sportivo, svolgevano un servizio e regalavano un piacere. Dolce, se la nostra squadra aveva vinto, amaro, se aveva perso. Indimenticabile la frase di commiato della trasmissione, dettata dallo sponsor. “Se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock, se ha perso, consolatevi con Stock”. Consolatevi???!!!!! Ma mai sarebbe stato possibile. Quando la Juve aveva perso, non c’era liquore al mondo che poteva lenire il dispiacere o indurre l’oblìo, la serata era irrimediabilmente rovinata…. In attesa di gioire la domenica successiva, al suono delle voci amiche.
Huskylover

 

Oggi ricorre il cinquantesimo anniversario della nascita della trasmissione radiofonica più popolare nella storia italiana: "TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO". Avrei decine di ricordi da citare, alcuni piacevoli, altri meno. Il ricordo più bello che ho, legato a questa trasmissione, risale ad un Roma-Juventus 1-2 del marzo 1983 quando, tornando dalla consueta visita domenicale ai nonni materni ascoltavo "Tutto il calcio..." da un modesto transistor Philips dalla sintonia incerta, stante il veto posto da mio padre all'installazione di un impianto autoradio fino alla soglia dei sessant'anni, forte di una convinzione secondo la quale: "Autoradio uguale vetri spaccati, radio rubata, disastro". Vabbè... Perciò il mio compito consisteva nell'ascoltare le partite da questa radiolina (a volume rigorosamente basso) seduto sul sedile posteriore, col groppo allo stomaco e le mani che si raffreddavano per la tensione (succede ancora oggi, anche se da qualche tempo sono un pochino più "tiepido"), comunicando a segnali con un distratto padre tramite lo specchietto retrovisore, tentando di sfuggire alle ire di una madre irritata perché il "distratto" marito alla guida perdeva di vista la cosa più meritevole di attenzione che la logica di un non tifoso suggerirebbe in quei momenti: la strada.
Ricordo che Ameri intervenne per segnalare il gol del vantaggio romanista (autore Falcao). Che avesse segnato la Roma era chiaro dal primo istante del collegamento: una caratteristica di "Tutto il calcio..." era proprio quella di farti capire ancora prima dell'intervento del telecronista chi avesse segnato. Come? Semplice, bastava valutare l'intensità del boato del pubblico; assordante nel caso di gol della squadra di casa; sostanzialmente silenzioso quando a segnare era la squadra ospite.
Il segnale che il ragazzino con la radiolina mandò allo specchietto fu negativo, e dal posto guida partì la solita imprecazione non riproducibile...
Mancava circa mezz'ora alla fine e l'Olimpico, campo principale per quella che doveva essere la partita scudetto, veniva privilegiato rispetto agli altri campi in termini di minutaggio in onda, a parte il solito, prolisso Ezio Luzzi, cui il big-match (???) della serie B doveva sempre sembrare più importante di una finale mondiale, a giudicare dalla cronica lunghezza dei suoi interventi.
Ma, Luzzi e il timore di riascoltare nuovamente quel boato nefasto a parte, i minuti a disposizione per recuperare si accorciavano a velocità supersonica e la cosa più terribile e allo stesso tempo eccitante era non sapere nulla di ciò che accadeva alla tua squadra.
Avremo avuto qualche occasione? Come stavamo giocando? Avranno ammonito qualcuno, espulso qualcun altro? Ci avranno negato un rigore, annullato un gol per un fuorigioco inesistente? Che miracoli aveva compiuto Tancredi, oppure era toccato a Zoff tenere in partita la Juve?
Fantasticavi, passando istantaneamente dall'euforia alla depressione, immaginando chissà quali scenari. Ma la realtà era che non sapevi assolutamente nulla. Una cosa che nel mondo di oggi, dove le partite vengono trasmesse in diretta tv e vengono riproposte anche 5/6 volte la settimana non è lontanamente pensabile.
Finalmente, a una manciata di minuti dalla fine, in collegamento diretto venne decretata una punizione per la Juve, da una distanza poco lontana dal limite dell'area di rigore romanista. Trattenni il respiro, pensando che quella era la "mattonella" preferita dal Re, "Le Roi" Michel, fino a quel momento abbastanza deludente secondo i commenti di Ameri. "Parte Platini, tiro... RETE!". La radio ammutolì, l'Olimpico tacque; mi agitai subito, partì un calcio sullo schienale del sedile di mio padre che voltò di scatto la testa verso il sedile posteriore mettendo a dura prova le coronarie di sua moglie.
Fu solo l'antipasto di quello che successe un paio di minuti dopo, quando il silenzio dell'Olimpico all'apertura del collegamento di Ameri fu ancora più esaltante, preludio all'annuncio del gol di Sergione Brio "che batte Tancredi di testa su cross da destra di Platini". Indimenticabile.
Poi il campionato per la Juve finì male, e negli anni successivi iniziò il declino della radio: cominciarono a proliferare trasmissioni televisive che raccontavano le partite dal video, con gli inviati allo stadio oppure sfruttando le telecronache delle radio locali o lo stesso "Tutto il calcio...", fino all'avvento della tv commerciale che avrebbe stravolto il calcio bello di una volta, quello delle partite in contemporanea alle 14 d'inverno, alle 15 in primavera e autunno e, nei momenti più caldi, eccezionalmente alle 16.
Però, forse perché mi ricordano l'infanzia, mi mancano quei pomeriggi domenicali passati in macchina, in casa o a passeggio, dove molti adulti per mantenere un minimo di contegno facevano finta di nulla, ma in realtà cercavano di avvicinarsi a chi invece, fregandosene della buona educazione, circolava con l'inseparabile radiolina all'orecchio..
Clau71