"Non ce la faccio più!"

buffonNon ce la faccio più! ....non ce la faccio! ripeteva con forte accento piemontese la povera Magda, nel celeberrimo film di Carlo Verdone, sfinita dalle continue manie dell’assillante marito Furio.
Non ce la faccio più! è quanto captato dal labiale del portierissimo Gianlugi Buffon durante l’intervallo di Rinascentus-Lecce, catturato e mandato in onda su tutte le tv della penisola italica, segnale che il match in questione si è svolto più negli spogliatoi che sul campo di gioco.
Non ce la faccio più! è la frase ricorrente nel cuore e nella mente di ogni vero juventino, conscio ormai di ricoprire il ruolo di spettatore-vittima di un teatrino la cui messa in scena ormai perdura da quasi tre anni e che, ahimè, sembra non aver fine.

Rimanendo nell’ambito del paragone cinematografico, potremmo dire che il popolo juventino è sull’orlo di una crisi di nervi, in una guerra che vede tutti contro tutti: tifosi contro allenatore, allenatore contro giocatori, giocatori contro dirigenza; in un tourbillon di accuse, recriminazioni, lagnanze, risentimenti senza precedenti nella storia bianconera.
Se da una parte è plausibile la delusione di Trezeguet per essere stato relegato in panchina dopo le confessioni-sfogo ad un giornale francese, dall’altra sono giuste le rimostranze dei tifosi nei confronti dei giocatori accusati di poco impegno; se da un lato è comprensibile la rabbia di Camoranesi dopo una sostituzione, dall’altra è perfino ammissibile la voglia di Ranieri di voler proseguire nel proprio lavoro; se per un verso è giustificabile il nervosismo di Del Piero per l’uscita anzi tempo dal campo, dall’altro sono condivisibili i cori della curva contro la dirigenza.
Ma allora di chi è la colpa? Chi è l’artefice di questa follia collettiva? Chi ha creato, più o meno involontariamente, questo caos in quella che era conosciuta fino al 2006 come una delle società di calcio più organizzate e più invidiate del mondo?

Non di certo dei tifosi, ben 14 milioni, che nonostante tutto sono rimasti vicini alla Juventus, ognuno a modo suo: dall’ultrà più sfegatato che ha seguito la squadra dalle stelle delle indimenticabili vittorie di coppe e scudetti alle stalle delle partite giocate in campetti di sperdute cittadine di provincia; al “topo da biblioteca” che ha passato ore ed ore a rileggersi atti di tribunali nella convinzione che l’uragano che ci ha travolti 3 anni fa in realtà era un venticello alimentato da falsità e menzogne.

Non di certo dei giocatori, loro 3 anni fa avevano la possibilità di andar via eppure sono rimasti! Non come alcuni loro esimi colleghi che hanno preferito sfilare sui palcoscenici della serie A da indossatori di scudetti piuttosto che fermarsi a difendere quanto vinto sul campo, o come altri che hanno scelto di abbronzarsi al sole delle splendide spiagge spagnole anziché rivendicare la propria credibilità di calciatore… evidentemente quelle che noi comuni mortali usiamo chiamare “questioni di principio” devono apparire argomenti privi di interesse nel dorato mondo del pallone!
Certo qualcuno potrà obiettare che Poulsen o Tiago non sono giocatori da Juve, ma la colpa è forse la loro se non hanno le geometrie di un Deschamps, o più facilmente di chi li ha scelti convinto che fossero in grado di non far rimpiangere gli illustri predecessori?

Non di certo dell’allenatore! Che colpe può avere il buon Massimo? (no nessun errore!) Non vi sono dubbi che non sia un novellino: Cagliari, Napoli, Fiorentina e Parma in Italia e Valencia, Atletico Madrid e Chelsea in Europa, coronano una carriera di oltre 20 anni al momento del suo arrivo a Torino!!!
Questo dimostra che chi lo ha scelto ha avuto tempo e modo di valutare i suoi schemi, le sue teorie, il suo modo di leggere le partite, le sue scelte tattiche, la sua capacità di preparare la gara e di cambiare in corsa la squadra all’occorrenza. Ranieri fa bene a non volersi dimettere! E’ un ragionamento corretto il suo: chi mi ha voluto come allenatore conosceva bene i miei pregi ed i miei difetti pertanto, come si è preso la responsabilità di assegnarmi questa carica, deve assumersi la responsabilità di togliermela ammettendo l’errore originario.

Colpa della dirigenza? Sì, per la loro mancanza di chiarezza, competenza e professionalità.
Mancanza di chiarezza. Sono 3 anni che sentiamo parlare di un famigerato “progetto” quinquennale, ma sfido chiunque a spiegarne i connotati! Prima era il “puntare sui giovani”, quindi si smobilita la squadra cedendo campioni affermati a prezzi stracciati, tra cui anche un certo Cannavaro; poi, dopo ben 3 anni, il figliol prodigo ritorna per diventarne parte integrante addirittura come artefice-dirigente, e non solo come pedina-giocatore!!! Oppure dovremmo pensare al buon Fabio come ad un provetto Brad Pitt de lo strano caso di Benjamin Button e che nel frattempo sia improvvisamente ringiovanito?
Mancanza di competenza. Non è un mistero per nessuno che i ruoli fondamentali all’interno della società siano ricoperti da gente poco o per nulla esperta di calcio: era necessario investire della carica di presidente un ex commesso della Rinascente, di assegnare il ruolo di amministratore delegato ad un organizzatore di tornei di tennis, di direttore sportivo al raccattapalle che seguiva le partite a bordo campo e di consulente ad un pallavolista nano? Ok, è solo un’estremizzazione dei fatti! Ma la realtà è che si è deciso di rifondare la società, nel momento più critico di tutta la storia di una squadra di calcio famosa, autorevole e, soprattutto, quotata in borsa, puntando su persone totalmente inesperte! Una scelta, lasciatemi dire, alquanto bizzarra: un tempo la Juve era il punto di arrivo di una carriera, non quello di partenza! Non si va alla Juve per farsi le ossa, si va per portare il proprio bagaglio culturale, per arricchirla con la propria esperienza, non per acquisirla.
Mancanza di professionalità. E’ buona norma per un professionista, in qualsiasi settore lavori, di assumere solo gli incarichi che è in grado di svolgere. Proprio in nome di questa regola di correttezza professionale e alla luce degli stipendi dorati a loro elargiti, mi sembra lecita la richiesta del popolo juventino agli interessati di un profondo esame di coscienza: sono veramente convinti di avere le capacità per poter ricoprire i ruoli a loro assegnati? Altrimenti non sarebbe il caso, in nome di quella già citata “questione di principio”, di dimettersi?? In tal caso un "no grazie, non mi sento pronto per questa carica" sarebbe davvero cosa gradita!

Colpa della proprietà? Inutile dire che, come in ogni campo, le responsabilità sono sempre di chi è al timone perché è colui che ha l’onere ed il dovere di decidere.
La Juventus però non è, e non deve essere, un passatempo gravoso a cui si è costretti a dedicarsi per incombenze ereditarie, ma è un modo di vivere, pensare, agire. L’amore per la Juventus non si impara da nessuna parte, non si trova nei libri di scuola o nelle vecchie cassette dalle immagini in bianco e nero; ma è qualcosa che scopri di avere dentro di te e con il tempo puoi solo far crescere. E’ un qualcosa difficile da spiegare...... la Juve è la compagna della mia vita, soprattutto un'emozione. Accade quando vedo entrare quelle maglie in campo. Mi emoziono anche quando vedo la lettera J in un titolo sui giornali (Avv. Agnelli).
La Juve è un’emozione non una onlus il cui fine benefico è il diventare simpatici ai diretti avversari, accettando passivamente tutto quanto le accade: da assurde sentenze di tribunali sportivi, a giocarsi un titolo disputando la maggior parte delle gare in anticipo, alla sera e nel periodo più freddo; dai giocatori ceduti in saldo (vedi Mutu e Ibrahimovic) alle dirette concorrenti, alle spese folli per l’acquisto di giocatori rivelatesi poi per nulla incisivi; per non parlare dei record regalati a Cagliari (vittorioso a Torino dopo 40 anni) e Chievo (primo punto della sua storia raccolto a Torino), ma anche Lazio, Lecce e Reggina non possono di certo lamentarsi...
Insomma fino ad ora il tanto auspicato da John Elkann "calcio sostenibile" si è tradotto in una raccolta indifferenziata di bidoni e scarti delle altre società di calcio (per la serie in Corso Galileo Ferraris non si butta via niente!) e di regali elargiti a piene mani agli avversari.

Quello che auspicano invece i tifosi bianconeri è di essere guidati da juventini veri fino al midollo come ai tempi dell’Avvocato e del Dottore; è forse chiedere troppo ?
Allora si vinceva o si perdeva (raramente!) ma una convinzione era ben presente in ogni tifoso: “la proprietà condivide le mie gioie e i miei dolori calcistici... in fondo Lassù qualcuno mi ama!