Che intendeva dire il presidente?

blancL’intervista rilasciata dal presidente (nonché amministratore delegato, nonché direttore generale) della Juventus Jean–Claude Blanc nel corso della sospensione natalizia del campionato è stata oggetto di numerosi commenti e critiche, anche da parte di questo sito.
Tuttavia mi è parso che nessuno abbia focalizzato la propria attenzione sull’esempio pugilistico citato dal dirigente francese riguardo alla bellezza dei ritorni nello sport: la vittoria di Muhammad Alì su George Foreman a Kinshasa, grazie alla quale il primo riconquistò il titolo di campione del mondo dei pesi massimi.
Si è spesso rimproverato a Blanc di non saper nulla di calcio e perciò mi sono chiesto se il paragone da lui operato sia stato del tutto casuale o se dimostri un po’ di conoscenza della storia di un altro sport, potendosi – in quest’ultimo caso – attribuire determinati significati reconditi alle sue parole. Credo infatti che quanto più ampia sia la cultura sportiva di un dirigente sportivo, tanto meglio sia per la società in cui egli opera e comanda.
Sull’incontro Foreman – Alì è stato scritto moltissimo, ma – come sempre capita in casi come questi – si è fatta più letteratura che cronaca o storia (basti pensare all’opera di Norman Mailer ed al film dal titolo “Quando eravamo re”, distribuito molti anni dopo). Dal canto mio mi limiterò a raccontare brevemente come e perché si giunse a disputare quel match.
Alì in realtà era tornato a combattere già alcuni anni prima (nel 1970) e l’otto marzo 1971 incontrò per il titolo colui che moltissimi consideravano un mero usurpatore, “Smoking” Joe Frazier, che era diventato campione in sua assenza. Dopo un incontro a dir poco fantastico, uno dei più belli del XX secolo, Frazier sconfisse Alì ai punti e riuscì pure a mandarlo al tappeto nel corso dell’ultima ripresa. Il primo ritorno di Alì non fu quindi felice, tant’è vero che quando gli riuscì di battere Foreman, il 30 ottobre 1974, a distanza di quattro anni dal suo ritorno sul ring e dopo diciassette incontri disputati (di cui due perduti), la maggioranza degli esperti di boxe rimase sorpresa. Il match Foreman – Alì in realtà non fu nulla di eccezionale, ma è indubbiamente passato alla storia per vari altri fattori: l’ambientazione (si disse che esso mise Kinshasa sulla carta geografica, essendo prima ignota ai più), l’orario di svolgimento (le quattro del mattino), la personalità e gli stili opposti dei due protagonisti (entrambi dei grandi campioni), l’esito sorprendente. Da un punto di vista prettamente tecnico – sportivo si deve considerare molto più importante e clamoroso il ritorno sul trono dei pesi massimi dello stesso Foreman, avvenuto ben vent’anni dopo!
Detto ciò, passo alle considerazioni finali.
Blanc ha detto che le storie più belle dello sport sono quelle che parlano di ritorni, ma spesso questi ultimi hanno esito fallimentare e danno vita alle storie più tristi, non solo dello sport. Cito soltanto, per restare in ambito pugilistico, Joe Louis che venne umiliato da Rocky Marciano e lo stesso Alì, che provò a tornare ancora dopo essersi ritirato, perdendo in maniera indecorosa contro Larry Holmes nel 1980 (non per niente fu l’unica sua sconfitta prima del limite). Passando ad altri sport faccio solo due nomi che rappresentano due miti viventi: Bjorn Borg e Diego Armando Maradona, le cui prestazioni dopo i loro ritorni all’attività agonistica furono a dir poco deprimenti (e trattandosi di miti sono state rimosse in fretta dalla memoria collettiva). Si potrebbe comunque sostenere che Blanc abbia voluto riferirsi ai casi (minoritari) di ritorni fortunati (mi vengono in mente quelli di Alain Prost e di Michael Jordan).
Ma il punto cruciale secondo me è un altro: il paragone tra Alì e la Juventus è pertinente soprattutto perché “il labbro di Louisville” perse il titolo a tavolino a causa di vicende del tutto extra – sportive. Nel 1967 infatti egli venne privato della licenza di pugile perché si rifiutò di prestare servizio militare per gli U. S. A. in Vietnam. Pagò, per quell’obiezione di coscienza, un prezzo sportivamente altissimo poiché – a venticinque anni – era all’apice della sua carriera, che gli venne bloccata per più di tre anni. Il miglior Alì resta senza dubbio quello precedente alla sospensione forzata. Egli non ha mai rinnegato quella scelta, anche se dentro di sé probabilmente ha covato un po’ di rimpianto per ciò che avrebbe potuto dare e mostrare in quel periodo di forzata inattività (inferiore comunque al rimpianto degli appassionati di pugilato per ciò che avrebbero potuto ammirare). Certamente però ha sempre ritenuto di essere stato vittima di un’enorme, gravissima ingiustizia e lo ha sempre pubblicamente manifestato.
Mi domando: Blanc avrà pensato anche a questo quando ha fatto quel paragone? Mi rispondo: non lo so, ma il fatto che abbia poco dopo definito la stagione trascorsa in serie B dalla Juventus come una straordinaria avventura vittoriosa atta a far guadagnare simpatia alla squadra e alla società mi fa supporre di no. Sono certo però che la maggioranza dei tifosi juventini spererebbe che la risposta fosse: sì.