Zaccheroni e la puzza di fregatura

zaccheroniAlberto Zaccheroni è il nuovo allenatore della Juventus. Il tecnico romagnolo è uscito vincitore dal ballottaggio con l’ex gloria bianconera Claudio Gentile e sostituisce l’esonerato Ferrara (che resta in società con tutto il suo staff, alla faccia del risparmio sul risicato budget…). Zaccheroni ha firmato un contratto che lo legherà alla Juventus fino a giugno con opzione per l’anno successivo “legata ad obiettivi”. C’è odore di fregatura, altro che Benitez! Seguiamo con attenzione le vicende di Manuel Pellegrini a Madrid, e non sia mai che a fine stagione la bacheca del “Bernabeu” resti sguarnita: sicuri che le sirene madrilene lascerebbero insensibile uno come “Rafa”, che da quelle parti ci è cresciuto?

Zaccheroni è il sesto allenatore formalmente a libro paga in quattro anni di Newventus, dopo l’interregno di Capello (durato lo spazio di qualche settimana), l’anno di Deschamps (chiuso da Corradini), l’era Ranieri e il fresco esonerato Ferrara. Sei tecnici: per vedere così tante facce diverse sulla panchina della Juve in precedenza c’erano voluti la bellezza di 30 anni, sia pur con due ritorni (Trap e Lippi). Un altro segnale di come dopo 109 anni di Storia la dirigenza abbia svoltato verso una “storiella”. Nel pomeriggio Zaccheroni ha diretto il suo primo allenamento in assoluto dal febbraio del 2007, quando concluse (con l’esonero) la sua esperienza al Torino. La carriera dell’uomo di Cesenatico, partita dalle realtà regionali (Cesenatico, Riccione, Boca San Lazzaro, Baracca Lugo) ha toccato il Venezia di Zamparini, un esonero al Bologna post fallimento (il primo di Gazzoni Frascara) e l’impresa di Cosenza (salvezza e addirittura ambizioni da grandi con 9 punti di penalizzazione comminati a campionato in corso): quest'ultimo capitolo aveva attirato le simpatie di Pozzo, che portò Zaccheroni a Udine dove, grazie alla filosofia ispirata al 3-4-3 con interpreti adeguati, i friulani ottennero il terzo posto (miglior risultato di sempre per il club) nella stagione 1997/98. L’anno dopo arrivò lo scudetto, con il Milan campione più modesto di sempre, con poca qualità (Weah, Boban e Leonardo) e molti “peones” (Guglielminpietro, N’Gotty, Sala, Helveg, Ayala…). Quel Milan è stato il primo “al risparmio” dell’era Berlusconi, che non amava il tecnico (famosa la battuta sulla stoffa buona e il sarto inadeguato), secondo alcuni anche a causa delle opposte idee politiche dei due. La convivenza terminò nel marzo del 2001, anche se la rottura si consumò di fatto qualche mese prima nella versione europea della “fatal Verona”, ad Istanbul dove, in una serata autunnale il Milan di Zaccheroni, fino a pochi minuti dal termine in vantaggio contro il Galatasaray di Terim, in un colpo perse sia la qualificazione alla seconda fase di Champions League che l’accesso alla Coppa UEFA. Da allora, per Zaccheroni solo impegni da subentrato: nell’autunno del 2001 subentrò a Zoff alla guida della Lazio, conducendola in Coppa UEFA malgrado l’1-5 subito nel derby romano e contribuendo, lui tifoso interista, all’estasi bianconera del 5 maggio 2002. Cragnotti per tutta risposta assunse Roberto Mancini, coincidenza che si ripeté a vantaggio dello jesino anche due estati dopo, benché Zaccheroni, chiamato a sostituire Cùper, avesse portato l’Inter in Champions League: ciononostante, e malgrado le ripetute conferme dell’allora presidente nerazzurro Facchetti, fu messo alla porta. Da allora l’impegno con il Toro, finito, come detto, con un esonero.

Resta da capire cosa possa fare in quattro mesi un tecnico abituato a lavorare con uomini con caratteristiche che alla Juventus attuale scarseggiano. Ipotizzare una difesa a tre con gente da sempre avvezza alla difesa a quattro sembra utopia, e l’importanza degli esterni in grado di fare la doppia fase è basilare: sapranno Grosso (o De Ceglie) e Salihamidzic (o Camoranesi), alla loro età e nelle loro condizioni di forma, supportare adeguatamente difesa e attacco? Quanto alle punte, un posto è di Iaquinta (quando rientrerà: ma quando rientrerà?) e, garantito che Amauri/Trezeguet si giocheranno il ruolo al centro, si prospetta un dualismo (almeno mediatico) Diego-Del Piero per il terzo posto utile. Uno schieramento simile appare perlomeno rischioso, c’è da sperare che le valutazioni di Zaccheroni prescindano dal dogma tattico che lo ha reso famoso. Anche se questa soluzione, come ampiamente previsto, puzza di ennesimo ripiego.