Torino, città magica

scireaTorino è una città unica... magica, dicono.
La città fa parte (con Praga e Lione) del triangolo mondiale della magia bianca, ed è anche (con Londra e San Francisco) uno dei vertici della magia nera.
L'incrocio di magia bianca e magia nera non può che produrre una magia bianconera!

Inequivocabilmente magica, anche se non solo bianconera, è l'atmosfera che vi si respira (calcisticamente parlando) nella seconda metà degli anni '70. In particolare, nell'estate del 1976.
Nel quinquennio precedente, per la Juve tre scudetti e due secondi posti. Per il Toro un rocambolesco scudetto, fresco fresco, appena conquistato (a spese nostre) a 27 anni di distanza dalla tragedia di Superga. A luglio, l'aria in città è incandescente, e non solo per motivi climatici: i supporters granata continuano a festeggiare. Bisogna comprenderli: sfogano decenni di frustrazioni e di impotenti silenzi, interrotti solo da qualche contestazione per il nostro scudetto del '72 (sono arrivati terzi) e da alcune vittorie nei sentitissimi ed equilibratissimi derby di quegli anni. E' il momento più alto del cosiddetto tremendismo granata: marce di ringraziamento a Superga, fiori sempre freschi sul luogo dell'incidente di Meroni, la curva Maratona più che mai dodicesimo uomo in campo, etc.
E noi? Beh, con fatica ci stiamo riprendendo dallo choc per le modalità con le quali si è conclusa la stagione precedente: per uno juventino, il secondo posto è la più grave delle sconfitte. Ma soprattutto, siamo costretti a subire e a sorbirci i rumorosi (e, per noi, fastidiosi) festeggiamenti dei concittadini che, dopo aver rialzato la testa, sembrano destinati a ripetersi anche nella prossima stagione.
E la nostra campagna acquisti non sembra essere delle più brillanti. Già da un paio d'anni, non c'è più Allodi accanto a Boniperti: è andato ad occuparsi del centro sportivo federale di Coverciano, e colpi geniali come quello di portare alla Juve un Altafini (considerato bollito da tutti) non se ne vedono più.
In quest'estate del '76, addirittura, abbiamo visto partire con dolore uno dei nostri idoli, Pietruzzu Anastasi, andato all'Inter in cambio del trentatreenne (cinque anni più del siciliano) Boninsegna e di un cospicuo conguaglio in denaro. Capello invece va al Milan in cambio del maturo Benetti, uno che nella sua prima esperienza in bianconero (di otto anni prima) non ci ha certo entusiasmati. Se n'è andato anche Damiani. Poi, sono arrivate un paio di riserve, tra le quali un giovane di belle speranze e di bell'aspetto: Antonio Cabrini.
Insomma, è nata una Juve senza regista e senza trequartista... e per di più con un nuovo allenatore, Giovanni Trapattoni (uno dei simboli del Milan di Rivera), quasi esordiente, che va a sostituire il vecchio Parola: la nuova scommessa di Boniperti pare proprio difficile da digerire anche per i tifosi più incalliti.
E' una squadra indubbiamente solida, la nostra: Zoff è protetto da Scirea e Morini, con Cuccureddu e Gentile a presidiare le fasce; Furino davanti alla difesa, Benetti e Tardelli a scontrarsi con gli avversari a centrocampo, Causio a fare l'ala tornante; davanti, accanto a Bettega, il neo acquisto Boninsegna. I rincalzi, peraltro affidabili (gli unici che vedranno il campo, tanto in campionato quanto in coppa), sono: Spinosi, Cabrini, Alberto Marchetti e Gori. Ma ad essere nettamente favorito per la vittoria finale è il Toro.

L'inizio del campionato è da record: l'accoppiata BobbyGol-Bonimba funziona, e sono sette vittorie nelle prime sette partite, mentre i granata ne pareggiano una. Indimenticabile la vittoria in casa del Milan: rossoneri avanti 2-0 dopo un quarto d'ora, risultato finale 2-3, con goal decisivo dell'ex Romeo Benetti. Sensazioni sgradevoli nel derby di dicembre: Graziani e Pulici ci castigano e ci superano in classifica.
Dopo la morte di Ferrini (ex capitano granata), avvenuta un mese prima del derby, si consumano due drammi in casa Lazio: la scomparsa (per una grave malattia) di Tommaso Maestrelli e quella, cruenta quanto assurda, di Re Cecconi, ucciso dal gioielliere cui aveva fatto uno scherzo.
Il testa a testa Juve-Toro continua a suon di vittorie: noi battiamo l'Inter con doppietta dell'ex Boninsegna, ma perdiamo (male) a Roma contro i giallorossi. Ci dividiamo coi "cugini" il titolo di campioni d'inverno con 25 punti... le terze sono già 6-7 punti più indietro.
Facciamo forse meno spettacolo (e meno scena) rispetto a loro, ma la squadra ha qualità, carattere e voglia di vincere: il Trap ama il gioco semplice ma efficace, e i risultati arrivano. In concomitanza con la loro unica sconfitta (anche per loro, è la Roma il giustiziere), guadagniamo un punto di margine e, con quello in cascina, ci presentiamo al derby di ritorno. Il Comunale è un vulcano in eruzione, ma... la madre di tutte le partite produrrà, come spesso accade, uno scialbo pareggio (per 1-1), determinatosi fin dai primi 10 minuti. I granata racconteranno poi di essere stati traditi dall'aver voluto speculare (confidando in successive nostre sconfitte), di essersi accontentati. Balle: è la Juve ad essere avanti in classifica, a controllare la partita e ad accontentarsi di non correre rischi.
Nelle partite successive, non si verifica quanto sperato dai granata: asfaltiamo l'Inter anche a San Siro e otteniamo sei successi e un pareggio, proprio come il Toro. E' scudetto: sui 60 punti disponibili, finisce 51 a 50 per noi. Al cambio di trent'anni dopo (con i tre punti per la vittoria e le 38 partite) sarebbero 94 punti a 90, con la Fiorentina (terza) a 60: anni luce di distanza. E ora tocca a noi, come (fortunatamente e giustamente) accade spesso, festeggiare.

Torino è magica: 94 punti, teste di ca..., direbbe l'amico Giampiero Mughini, e ne avrebbe ben donde. Anche perché, nei ritagli di tempo, i nostri ne hanno approfittato per portare a casa (da Bilbao, quattro giorni prima dello scudetto) la Coppa Uefa, primo trofeo europeo della nostra storia.
Ma è anche l'unica coppa internazionale vinta da una squadra composta da soli giocatori italiani: record assoluto e, dati i tempi, destinato a rimanere ineguagliato. Oggi, semmai, potremmo rischiare di vedere vincere una coppa ad una squadra italiana composta di soli giocatori stranieri... ci auguriamo, e auguriamo al calcio italiano, che non accada.
Risultati incredibili, ottenuti da un gruppo irripetibile. Un gruppo di giocatori che, un annetto dopo, indossando la maglia azzurra in luogo di quella bianconera, darà spettacolo al Mundial argentino: a seconda delle partite, 8 o 9 undicesimi della Nazionale saranno juventini, e porteranno l'Italia di Bearzot a sfiorare la vittoria finale, chiudendo poi, dopo aver sviluppato (a detta di tutti i commentatori) il più bel gioco tra le partecipanti, al quarto posto.

Torino è magica, certo. Ma è anche una città decadente, dove nascono tante cose... e muoiono tante cose.
Torino è stata la prima capitale d'Italia. Torino è la città dov'è nata la Fiat, l'automobile italiana. Torino è la città della famiglia Agnelli. A Torino si è svolto il primo Salone dell'Auto. Torino è la città in cui è nata l'Uri (poi Eiar), oggi Rai. A Torino è nata la Stipel (poi Sip), oggi Telecom. Torino è stata la culla delle prime case di produzione cinematografiche italiane. Torino è la città in cui è nata la più importante società calcistica italiana, la Juventus...
Tutte cose che a Torino non ci sono più: o sono finite, o sono altrove.
Già, e la Juventus!? Che fine ha fatto la Juve?