Il più grande attaccante straniero della nostra storia

trezeguetPer celebrare un campione così, un articolo solo non basta...

Trezeguet, 10 anni della nostra storia

Claudio Amigoni

Mi accorsi di lui in una serata di Champions League.
No, la Juve non c’entrava ancora, anzi sì, ma solo perché il risultato di quella serata avrebbe condotto Lui e la squadra del suo destino ad incontrarsi per la prima volta.
Era la primavera del 1998, si giocava l’andata del quarto di finale di Champions League fra Manchester United e Monaco e il favoritissimo United di Alex Ferguson, non ancora Sir ma prossimo a diventarlo (accadde dopo il “Treble”, poco più di un anno dopo), venne costretto sull’1-1 da un gol di un giovane dal nome francese ma dalla pelle olivastra che tradiva origini esotiche.
Un destro secco all’incrocio dei pali senza pensarci troppo, uno di quei tiri che non lasciano scampo ai portieri. Mi documentai, scoprii che l’autore di quel gol era un centravanti che oltre confine chiamavano “Bati-France”, perché il modello al quale si ispirava, lui, di passaporto e nazionalità francese ma di cromosomi argentini, era ovviamente Batistuta.
Poi arrivò il trionfo Mondiale e, pur senza essere titolare, il numero 20 in blu lasciò il segno sul tabellino dei marcatori. Era, quella, una Francia imbottita di caraibici, armeni, algerini, baschi, kanaki, africani, argentini…
L’appuntamento con la storia per il numero 20 in blu era solo rimandato di due anni: il 2 luglio del 2000, a Rotterdam, più precisamente al minuto 13 del primo tempo supplementare, innescato da Robert Pirès, il centravanti con la testa rasata si produsse in un movimento rapido e improvviso, un sinistro al volo potente e preciso, la palla in fondo alla rete.
Lo chiamavano “Golden Goal”, o “Sudden death”, “morte istantanea del gioco”, per dirla all’americana.
Partita finita, Francia campione d’Europa, Italia sconfitta in rimonta, Zoff dimissionario in seguito ad un caso divenuto di rilevanza politica.
Qualche giorno prima di quel “golden goal”, il numero 20 in blu aveva firmato il contratto più importante della sua carriera, quel contratto che lo avrebbe legato ad un’altra maglia, la numero 17 della Juventus, per più di dieci anni.
Un legame fatto di alti e bassi, gioie e dolori, entusiasmo e incomprensioni, momenti attraverso i quali il centravanti che “quando gioca segna sempre…” ha, diciamo così, trovato il tempo di segnare 171 gol, cifra che nessun attaccante straniero ha mai raggiunto nella storia della Juve.
Sono passati tanti anni, eppure sembra ieri che il giustiziere dell’Italia zoffiana mise piede nel nostro campionato, inizialmente con lo stipendio e l’impiego da “riserva di Inzaghi”, uno status presto abbandonato alla fine della prima stagione, conclusa con un bottino di 14 gol in campionato più uno in Champions League contro il Panathinaikos.
Non male per una “riserva”.
La seconda stagione fu quella della consacrazione, lo scudetto del 5 maggio con relativo titolo di capocannoniere resta uno dei momenti più belli e significativi del decennio juventino, e una delle firme più importanti fu sicuramente quella di Trezeguet.
Da quel momento David entrò di diritto nella galleria dei grandi attaccanti della Juve, fino a diventare numericamente il quarto marcatore in assoluto.
Altri tre scudetti, compresi quelli del biennio capelliano, un altro centinaio di gol (15 anche in serie B, dove fu costretto a rimanere nonostante le intenzioni di fuga), un ritorno ai vertici della classifica dei marcatori a braccetto del compagno di reparto abituale (Del Piero) fino alla duplice operazione alle ginocchia e il declino della considerazione che l’ambiente iniziò a mostrare da quel momento nei suoi confronti.
Lui intanto continuava a buttarla dentro, quando gliene veniva data la possibilità.
Tante gioie, tante battaglie indimenticabili, parecchi guai fisici e qualche delusione, anche cocente. La più dura da digerire è stata sicuramente la notte di Manchester, con annesso rigore fallito, con la Coppa più sognata finita altrove, l’unica casella vuota di una carriera indimenticabile e piena di trionfi sia col club che con la Nazionale, almeno fino all’arrivo di Domenech coi suoi sproloqui astrologici.
Ora si cambia, si volta pagina, è il momento di dire grazie e salutare, chiudere la carriera al sole e al mare della Spagna, nella città d’origine della moglie Beatriz.
A noi mancherà anche un’altra Beatriz, la mamma scatenata e tifosa cui il figlio dedicava sguardi e baci per festeggiare ogni gol.
Ciao David, ad uno come me che non ha ancora quarant’anni viene un po’ il magone pensando che un capitolo lungo un quarto della propria vita, della propria passione calcistica, è finito.
E’ nella logica naturale delle cose, ma permettetemi di provare molta nostalgia per il passato e un minimo di preoccupazione per il futuro.
Un futuro sul quale pende un interrogativo: il record di Sivori è resistito più di 40 anni, quanto aspetteremo prima di vedere qualcuno superare Trezeguet?


Adiós y buena suerte campeón

Alberto Puccini (aka Pucciogoal87)

29-08-2010 - E’ un giorno molto triste per me. David Trezeguet ci ha lasciato. Del Neri non è Capello e non ha telefonato, Marotta ha voluto risparmiare una frazione della spesa sostenuta per comprare i Pepe, i Martinez e i Quagliarella. Coloro che guidano la nuova Juventus hanno deciso che Amauri e Iaquinta valgono più di Trezeguet e che possono fare a meno dell’attaccante più prolifico della storia della Juventus. Credo che se ne pentiranno presto.
La prima volta che vidi giocare David fu a Torino il 1° aprile del 1998 quando la Juve di Zidane travolse il giovane Monaco di Tigana per 4-1 nella semifinale di andata della Champion’s League. Ero al Delle Alpi quella sera, ma non conoscevo il giovanissimo Trezeguet e onestamente non ricordo la sua prestazione; però nel preparare questo breve commiato ho trovato in rete il goal che il ventunenne David segno all’Old Trafford un paio di settimane prima e che consentì al Monaco di presentarsi a Torino al cospetto di una grande Juventus. Qualcuno avrà raccontato di quel giovane centravanti francoargentino a Moggi, che lo ingaggiò a sorpresa durante gli Europei del 2000. David segnò, già da bianconero, il golden goal che costò il titolo all’Italia dei fenomeni Toldo, Nesta e Cannavaro. Dall’estate 2000 a ieri David Trezeguet è diventato l’attaccante più prolifico della storia bianconera. Più prolifico anche di Del Piero, perché ha una migliore media nel rapporto goal/partite, seppure il contributo dei calci di rigore sia risibile se paragonato a quello del capitano. I rigori non sono la specialità di David, che ne ha falliti un paio importantissimi, quello di Manchester e quello di Berlino... Per me fu un grande dispiacere in entrambi i casi. David ha segnato goal in tutti i modi, mi piace ricordarne uno splendido all’Udinese (numero 44 della sequenza in calce), uno in rovesciata al Real Madrid, quello decisivo con il Milan, ma anche i più recenti con Torino, Inter, e Bayern Monaco. Non deve essere stato facile per David essere messo in discussione tutte le estati, sempre inserito nella lista dei partenti, e poi ripartire con le giuste motivazioni a lottare per un posto da titolare con gli Amauri e gli Iaquinta, non deve essere stato facile quest'ultima estate essere considerato un costoso rottame da scaricare insieme a gente come Grosso, Tiago e Almiron, lui che anche nell’ultima stagione è risultato, nonostante l’infortunio che ne ha limitato l’utilizzo, il secondo miglior realizzatore della Juventus (dietro a Del Piero) e con una media goal partita superiore a quella di Amauri. Mi piace pensare che il Trezeguet calciatore se ne sia andato dalla Juventus di sua iniziativa (avrebbe potuto pretendere che la Juventus onorasse il contratto), stanco di essere messo in discussione nonostante dieci anni da fenomeno, e che l’uomo David abbia scelto la nuova destinazione per amore della moglie. Dopo dieci anni se ne va un calciatore che ha segnato 171 goal in 320 presenze (media 0,53 goal/partita), quarto marcatore all time dietro soltanto a Del Piero, Boniperti e Bettega e davanti a gente del calibro di Sivori, Baggio e Platini. A Torino non si sentirà più il famoso coro: “Trezeguet, Trezeguet, quando gioca segna sempre Trezeguet...” ora tocca a Del Piero, Iaquinta, Amauri e Quagliarella non far rimpiangere Trezegol. La pressione è tutta su di loro e su chi ha deciso di disfarsi di David, non vorrei essere nei loro panni, l’asticella fissata da David è piuttosto alta, il suo ricordo sarà assai ingombrante. I risultati del campo non mi interessano più dal 2006 ma, in attesa che la verità su Farsopoli restituisca al campionato italiano la credibilità perduta, in questi anni mi sono parzialmente consolato ammirando le gesta degli ultimi eroi della mia vecchia Juventus. L’anno scorso è mancato Nedved, quest’anno Trezeguet, ora la mia Juventus non c’è proprio più. In attesa che ritorni son già diventato un simpatizzante dell’Hercules Alicante, mi guarderò qualche partita in streaming e son sicuro che vedrò qualche magnifico goal. Adiós y buena suerte campeón.

I goal di Trezeguet

100 goal Trezeguet - Parte 1
100 goal Trezeguet - Parte 2
100 goal Trezeguet - Parte 3
Trezeguet Best Goals