Andrea Agnelli, ricordati della Telecom

TelefonoEgregio Dottor Presidente Agnelli,
vorrei ricordarLe che nel Tribunale di Milano da alcuni mesi si stanno svolgendo udienze molto interessanti relative ad una questione di tipo spionistico che ci dovrebbe riguardare. "Ci dovrebbe riguardare" nel senso che, ahimè, la vicenda ha toccato anche il calcio, (arbitri, dirigenti, giocatori, ecc). Se non altro sarebbe il caso di sincerarsi di come stanno effettivamente le cose da quelle parti, non Le pare? Capisco che forse qualcuno non sarà troppo d’accordo con questo tipo di iniziative, ma noi tifosi della Juventus siamo di tutt’altra idea.
Colgo la graditissima occasione per ricordarLe una cosetta che spesso mi piace "incollare" nei miei articoli, anche a costo di diventare noioso e ripetitivo; ma "Repetita Iuvant", o meglio, come dico sempre io in questi casi "Repetita Juve".
Dichiarazione di De Biase, Ex Giudice sportivo dello scandalo del calcio scommesse degli anni 80, rilasciata nell'estate 2006:
"Premesso che parliamo di voci che devono essere confermate, direi che l'indagine si presenta piuttosto complessa, perché investe sia la magistratura ordinaria che quella sportiva. Dire che l'Inter non rischia nulla, salvo una multa, significa non conoscere le leggi. L'Inter rischia, anche la RADIAZIONE, in teoria. Inoltre c'è un particolare che sembra essere sfuggito a molte persone che vedo sulle reti delle varie TV parlare a sproposito: la liceità dei pedinamenti.
Non scordiamoci che siamo in un campo ben definito, cioè quello della giustizia sportiva, dove non sempre valgono le regole della giustizia ordinaria. Un esempio pratico: se io, privato cittadino, mi rivolgo ad un'agenzia investigativa, regolarmente licenziata, per far pedinare mia moglie, pensando che abbia un amante, non commetto reato. Queste regole non valgono nella giustizia sportiva: è chiaro che se applico lo stesso concetto, l'unico scopo che mi prefiggo è quello di avere dei VANTAGGI ILLECITI.
Oltretutto pare che, oltre ai pedinamenti ci siano anche delle intercettazioni illegali, a danno di squadre avversarie, direttori sportivi e membri della Gea. Quindi, ripeto, se le notizie verranno confermate, direi che l'Inter rischia, e molto, anche perché tra Inter e Telecom c'è un singolare processo di osmosi: dirigenti, management e membri del CDA dell'una rivestono, a vario titolo, incarichi nell'altra."


Ora, carissimo Presidente Andrea, vanno bene le iniziative di sensibilizzazione nei confronti della Federazione per le questioni che ben conosciamo; va bene attendere il seguito e l’esito del processo di Napoli; ma serve anche partecipare attivamente nel tribunale del feudo longobardo, per capire meglio quali sono i confini della situazione entro i quali dovremmo tutti quanti ragionare. O no?
Che facciamo, quello che è il più importante processo di tutti ce lo vogliamo perdere? Nel caso non lo avesse già fatto, Lei dovrebbe farmi la cortesia di parlare con gli avvocati della Juventus per verificare se si è ancora in tempo per fare qualcosa.
Probabilmente i magistrati e i giornalisti un po' di scivoloni li hanno presi in questi anni, ma la realtà spesso è molto più semplice di quello che si potrebbe immaginare.
Guardi, è tutto molto chiaro, lo sanno tutti, anche le pietre.
E' così chiaro, ma così chiaro, ma così chiaro, ma così chiaro che (fiducioso che Lei ascolterà il mio piccolo e cordiale invito all’attivazione di questa iniziativa) Le voglio raccontare una mia piccola vicenda privata. Così avrà modo di capire meglio quanto è facile…
Alcuni anni fa ho deciso di diventare una spia, così ho frequentato una scuola segreta di spionaggio della Nato. Come è logico che sia, ho imparato innumerevoli trucchi, procedure, strategie, ecc. Quando ho finito il corso, mi è stata assegnata la mia prima missione.
Visto che sono italiano, mi è stato chiesto di andare a Napoli e prendere contatto con una spia di nome Salvatore Esposito, che all’epoca abitava in via Chiaia n. 13 (sì, proprio come gli scudetti dell’Inter).
Per farmi riconoscere avrei dovuto pronunciare una parola d’ordine: "I pomodori sono maturi".
E lui avrebbe dovuto rispondermi: "Allora stendiamo la pasta per la pizza". A quel punto io avrei dovuto consegnargli una grossa busta gialla con dei documenti. All’epoca mi era sembrata persino troppo semplice come operazione, ma la svolsi con la giusta professionalità. Mi recai all’indirizzo di cui sopra, travestito da turista, e scattai molte foto degli scorci di Napoli da varie angolazioni e poi scattai una foto anche ai campanelli del portone. Feci sviluppare immediatamente le foto, dall’altra parte della città ovviamente, e mi accorsi che nelle quattro scale di quel palazzo vi erano ben sette Salvatore Esposito. Così pensai, "Pummarola ladra! La missione è meno facile del previsto...". Il giorno dopo, verso le ore 13 (sì, proprio come gli scudetti dell’Inter), travestito da postino, con un pacco in mano (all’interno c’era la famosa busta gialla con i preziosi documenti), mi recai nuovamente in via Chiaia n. 13 (sì, proprio come gli scudetti dell’Inter). E così, sentendomi molto sicuro del fatto che tanto con la parola d’ordine l’avrei sfangata senza problemi, entrai nel portone e iniziai dal primo Esposito. Tanto uno valeva l'altro... e allora cominciai dal primo. Suonai il campanello, la porta si aprì e apparve un signore di mezza età, magrolino ma con una discreta pancia, con i baffi, in vestaglia, con tanti peli sul petto che sbucavano fuori da una canottiera piena di macchie, (forse una volta era sugo, chissà...), con i pantaloni del pigiama a righe ancora addosso e con delle pantofole di plastica ai piedi. Lo guardai fisso negli occhi per un attimo, poi, porgendo il pacco gli dissi: "I pomodori sono maturi".
Il signore, che fino a quel momento aveva avuto sul viso un’espressione interrogativa, sgranò gli occhi per un attimo, poi sorrise e mi rispose: "Sì. Sì. Allora stendiamo la pasta per la pizza… No grazie, avimm’ già magnàt’. Salvatore Esposito o’ spione: scala C, quinto piano, arrivederci".
Presidente Andrea, non so se sono riuscito ad esprimere chiaramente ciò che intendo, ma spero vivamente di sì.
A proposito, delle volte il destino è così strano che in quella mia avventura incontrai una scala C; chissà che invece una volta tanto non ci sia un po' di giustizia a questo mondo, e qualche simpatico e onesto longobardo incontri sulla sua strada una meritatissima serie C…
Io, da buon idealista, ci spero sempre. E Lei, Dottor Presidente Andrea, per caso è un idealista?