27 ottobre: la vera Juve sta tornando

Assemblea Juventus 2010L'Assemblea Azionisti di Juventus Football Club, tenutasi mercoledì al Centro Congressi del Lingotto, era un'occasione speciale per capire quanto l'atmosfera in casa Juve fosse cambiata rispetto al passato.
Chi scrive ha partecipato alle ultime due precedenti edizioni, caratterizzate dalla presenza del presidente Cobolli Gigli, di Jean-Claude Blanc, di Alessio Secco e della loro corte.
Assemblee semplicemente deprimenti nelle quali l'impressione di navigare a vista era palpabile, e alla fine della giornata tristezza e sconforto erano compagne fisse del viaggio di ritorno verso casa.
La domanda più frequente era sempre la solita: "Ma cosa abbiamo fatto per meritarci una roba simile?"
Questa volta è stato diverso, c'era curiosità ma anche tensione per capire come sarebbe stata la prima assemblea da Presidente per Andrea Agnelli.
Non c'é nulla da fare: sarà per il cognome che porta, sarà per quello spiraglio di luce che le sue esternazioni di questi mesi hanno aperto in questo quadriennio (poco) bianco e (molto) nero, ma la figura di Andrea Agnelli riesce a coagulare attorno a sé entusiasmo e voglia di ristabilire i conti col passato.
La gente juventina ha voglia di essere capita e ascoltata, e Agnelli prende subito la parola per dare inizio ai lavori con un "Sono orgoglioso di essere qui in questa veste", che appare più che mai convinto e sincero.
Penso che sarebbe troppo facile e retorico richiamare l'esempio di suo padre: troppo diversi i tempi, troppo diverso il contesto nel quale il giovane Presidente è chiamato ad agire.
La "patata bollente" che il suo algido cuginetto John gli ha messo in mano è davvero incandescente e difficile da maneggiare, ma lui, Andrea, ha un vantaggio: la gente gli vuole bene.
Gli vuole bene perché da lui ha ascoltato le prime parole e verificato i primi fatti concreti da quattro anni a questa parte; gli vuole bene perché si concede con semplicità e naturalezza alla folla; gli vuole bene perché non arriva scortato da quattro guardie del corpo, non si piazza a sedere in prima fila per rimanervi imperturbabile per pochi minuti, giusto il tempo per far scrivere ai giornali che sull'asset Juventus la coesione familiare è totale.
In realtà John Elkann, ché della Juve non gliene frega nulla, nemmeno si ferma ad ascoltare la relazione del direttore finanziario Bergero, e se ne va quasi subito, senza ricevere applausi, guardato con sospetto e indifferenza dai rappresentanti di un popolo col quale non riesce a stabilire (e con molta probabilità nemmeno gli importa) una parvenza di feeling.
Arriva il tempo degli interventi degli azionisti in merito alla discussione relativa all'approvazione del progetto di bilancio, e arriva la sorpresa (negativa) riservata dal Presidente alla platea, ovvero la limitazione del tempo a disposizione di ogni relatore: 7 minuti.
Mugugni in sala, in molti per l'occasione (l'unica concessa in un anno) avevano preparato articoli minuziosi e circostanziati e la cosa, inutile negarlo, viene accolta con fastidio.
Il Presidente replica a più di un azionista: "Sette minuti è il termine che abbiamo stabilito, per questa prima parte ci sono 23 interventi previsti, più le risposte e le vostre repliche di tre minuti"
Cozzolino interviene: "Sette minuti, come il tempo di permanenza di John Elkann in questa sala!", ulteriore dimostrazione dell'interesse dell'Ingegnere Gestionale per quella "cosa" chiamata Juventus.
Piano piano l'atmosfera si scalda, tutti cercano di contenere i loro interventi nei limiti di tempo imposti anche se lo sforzo di sintesi cui sono costretti a ricorrere gli intervenuti viene spesso disturbato dal solito Marco Bava, che si sovrappone all'azionista di turno.
In questo frangente Vittorio De Simone riesce a riportare un minimo di coesione fra i presenti perché, sollecitato da una voce dal fondo (l'azionista Barbieri, un tipo molto genuino cui ci accomuna l'insonnia ormai quadriennale...) risponde ad un "Non è cambiato niente!" con un perentorio: "Io gli voglio dare fiducia, si chiama Agnelli!".
Nell'angolo della sala, nelle prime file, Franzo Grande Stevens ascolta fino alla fine dell'assemblea, con uno sguardo indecifrabile come quello ostentato dal suo (ex?) protetto che da tempo aveva lasciato l'auditorium.
Lui, Carlo Barel di Sant' Albano e il giovane pupillo dello studio Grande Stevens (Michele Briamonte, cooptato nel cda con Marotta, l'acclamatissimo Nedved e il Dott. Mazzia, al rientro) sono stati testimoni di una giornata mai così densa di echi calciopolari e, di riflesso, di una necessità quasi "fisica" di tutela mediatica della Juventus, della sua immagine e dei suoi tifosi.
Calciopoli, la ferita mai rimarginata, invece di cicatrizzarsi sanguina sempre di più e il "sentimento popolare" alla rovescia manifestato dal tifoso juventino non accetta rese e non accetta che i conti col passato vengano considerati chiusi.
La difesa dell'onore della società e della sua gente è un'esigenza cui Andrea Agnelli non può essere insensibile.
Il Presidente lo sa benissimo, e scalda l'ambiente mandando un segnale a tutti: tifosi, concorrenti e media, dichiarando che "Se da Napoli dovesse essere dimostrata la correttezza dell'operato dei nostri vecchi dirigenti, faremo tutto il possibile per ottenere la riassegnazione dei due scudetti 2005 e 2006".
Parole che non avevamo mai sentito pronunciare da nessun altro dirigente juventino in questi anni, parole che fanno scattare un applauso ancora più forte quando Agnelli ribadisce la propria "stima nei confronti di Luciano Moggi, stima manifestata sia personalmente che pubblicamente, e non verrà mai meno" e addirittura "l'affetto verso Roberto (Bettega, presente in sala e visibilmente commosso dalla standing ovation tributatagli) che è sempre uno di noi ", precisando però che le stategie societarie attuali sono incentrate su Marotta, la cui figura sarebbe conflittuale con i due grandi ex.
Chi esce attaccato e sconfitto da quest'assembea è invece il barbuto Blanc, apparso smagrito e teso, costantemente sottoposto al fuoco di chi gli ha chiesto conto del suo stipendio inversamente proporzionale ai risultati ottenuti; della sua reale capacità di reperire sponsor all'altezza del blasone della Juventus (il francese non ha voluto rivelare il corrispettivo che pagherà lo sponsor Balocco) e della sua auspicabile partenza da Torino per altri lidi "visto che la sua nota abilità gli consentirebbe di trovare facilmente un nuovo impiego di prestigio..." (cit. Cozzolino).
Permettetemi di segnalare l'intervento dell'amico Ghelfi: nessun dato, nessun copione scritto, nessuna tensione.
Solo un lucido, breve e romantico ricordo d'infanzia legata alla prima Juventus del Dottore, quella di Charles e Sivori, fino ai giorni nostri, auspicando che fra 15 anni i nipoti che i figli avranno la bontà di regalargli possano gioire di una grande Juventus targata Andrea Agnelli.
L'assemblea è terminata nel tardo pomeriggio, e, a posteriori, la scelta di porre un limite temporale agli interventi si è rivelata azzeccata, anche se per la prossima volta sarebbe meglio comunicare preventivamente la decisione agli azionisti.
Il momento dei saluti ha avuto una gradevole appendice: la consegna della targa da parte dei rappresentanti di Ju29ro.com a Pavel Nedved, visibilmente emozionato e straordinariamente disponibile a concedersi al bagno di folla.
Bentornato Pavel, in molti (praticamente tutti...) ti hanno chiesto, scherzando ma non troppo, di indossare la divisa da gioco e scendere in campo sabato sera: tu hai risposto a tutti quanti più o meno: "Non ce la faccio più come prima...", sorridendo, abbassando gli occhi ed arrossendo.
Pavel, preferiamo fidarci della riflessione del tuo Presidente-amico, che alla domanda: "Che effetto le farà avere Nedved in cda? Non teme l'irruenza dei bei tempi?" ha ironicamente risposto con una battuta: "Di sicuro non si siederà vicino a me".
Grazie Pavel, grazie Andrea, e forza Juve!
Sempre e comunque.

Ju29ro.com, incontro a assemblea2010

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