La stella di Boniek. A chi la diamo? Vol. 3

stellaVade retro, Zibì. Una sommossa popolare come nemmeno ai tempi di Stankovic dato per bianconero: decine di petizioni per impedire che una delle 50 stelle che "accenderanno" il nuovo stadio, dedicate ad altrettanti campioni della nostra storia, venga assegnata al polacco, colpevole di averci odiato troppo, da quel dì che se ne andò.
Chi al suo posto, però? Quale eroe dimenticato, più di tutti, merita quel posto d'onore?
Una discussione ancora più caotica e appassionata: ogni juventino ha il suo. E siccome noi Teamster siamo tanti, ci siamo prestati al giochino e, uno per uno, abbiamo acceso la nostra personale Stella, sperando di rappresentare tutte le opinioni. Diteci la vostra su Facebook!


Pippo contro Pippo (Antunello Del Lago) - E adesso magari ve ne uscite che Pippo Inzaghi sarebbe un simbolo del Milan. Voi state parlando di quello bello e pulito, campione straordinario, grande opportunista, professionista leale, sempre dalla parte del Mister, amico dei compagni, altruista, che è tutto per la squadra, corridore senza sosta che trova sempre il momento giusto per scattare sulla linea del fuorigioco (ma in gioco!) e buttarla dentro, quello vittorioso ad Atene, autore di due goal stupendi, che non sarà Van Basten con i piedi, ma insomma. Pippo Inzaghi il campionissimo senza età.
Io parlo invece di quello gobbo, che correva ingobbito appunto, sgraziato, brutto, con il labbro rotto, che hanno fatto bene a spaccarglielo, egoista, prepotente, sempre in fuorigioco (ma non glielo fischiano, ladri!), che segna solo di culo, quello che fotte i goal sulla linea a Del Piero e che esulta come un invasato, contento di averglielo fottuto. Quello che si butta e gli danno il rigore (ladri!). Quello che, in pratica, stava sul cazzo anche a Madre Teresa. Gobbo vero. Dalle stelle alle stalle, peccato.

Platini gliel'avrebbe data (Fabio Elia)- Sarà perché da ragazzo vedi le cose in un'ottica diversa, sarà perché in quei tempi si giocava un altro calcio a cui sono rimasto affezionato, un calcio in cui anche un sammarinese era ancora un esotismo irresistibile. La stella a Massimo Bonini avrebbe tanti significati, primo fra tutti il non aver fatto rimpiangere da subito un grande mediano come Beppe Furino. Indimenticabile quel caschetto biondo che scorrazzava instancabilmente in mezzo al campo in una squadra leggendaria come quella. Un serio professionista, recordman del recupero palloni. Ha vinto tutto: dalla Coppa Campioni alla Coppa delle Coppe, dalla Coppa Intercontinentale a diversi scudetti, dalla Supercoppa Europea alla Coppa Italia. Non certo una comparsa, seppur poco appariscente: indubbiamente uno dei protagonisti di quella squadra che fece la storia bianconera. Non credete sia più che sufficiente?

A Boniek con l'asterisco (Crazeology)- Devo ammettere che sono in grande imbarazzo dopo aver letto le proposte avanzate, tutte molto buone peraltro. Però. Però. Però. Io sono convinto che la Juventus f.c. deve essere superiore a certe cose. Sì, lo so che Boniek da diversi anni non si comporta come tutti noi Juventini vorremmo... Ma non è un buon motivo per cancellare quanto di buono fatto per il club ai suoi tempi. Magari, semmai, si potrebbe mettere sotto il nome una specificazione. Un po' come l'asterisco della carta intestata di casa Juve inaugurata da Blòn e Cobolli. Ecco, questo sì, mi piacerebbe. Che ne so... "ZBIGNIEW BONIEK *Abbiamo fatto finta che te la meritavi...". Forse però, a pensarci bene, diventerebbe difficile inserire sulla stella un testo così lungo. Proviamo qualche altra soluzione: "ZBIGNIEW BONIEK". Allora, che ne dite? Bella eh!!! Vi piacerebbe più ironica magari? Proviamone un'altra: "ZBIGNIEW BONIEK??????". Dai, ancora una: "BONIEK NISBA". Va bene, se non vi piace neanche questa allora fate quello che vi pare.

Agli esclusi (Andrea Del Mare) - Non mi piacciono queste americanate, come quella sciocchezza di ritirare la maglia di un giocatore simbolo quando smette di giocare. Pensate se avessero ritirato la numero 10 dopo Sivori. Non avremmo visto Platini o Del Piero con quel numero magico. Lasciamole agli altri queste "trovate". Cinquanta stelle, poi, possono bastare per le milanesi ed avanzano per le romane, ma per una squadra come la Juve, che ha vinto 29 scudetti e contribuito alle fortune delle varie Nazionali, sono davvero poche. Pertanto, visto che sono rimasti fuori nomi meritevoli di stare in quel piccolo firmamento di stelle, e visto che devono essere solo cinquanta, beh, la cinquantesima stella più che a Boniek la dedicherei a tutti i quei giocatori, che non sono nell'elenco dei 50, ma che hanno dato comunque il loro contributo a rendere grande questa società. Una bella stella con scritto solo "50 sono poche".

Quel giudice a Berlino (Salvatore Cozzolino) - Qualcuno obietterà che lo dico solo perché è un concittadino. Invece credo davvero che nei 50 dovrebbe starci perché altrimenti sarebbe l'unico Pallone d'oro, tra quelli vinti dai nostri giocatori, a non esserci. E non credo sarebbe una cosa tanto normale. E' scappato via nel 2006? Certo, ma Fabio Cannavaro è anche quello che, unico, ha avuto il coraggio di dire in faccia a tutti che non rinnegava niente e nessuno, salvo poi ritrattare sotto ricatto. E allora lo scugnizzo dovrebbe proprio esserci, perché quel Mondiale lui lo giocò anche per dimostrare a tutti che lui e la Juventus avevano vinto sul campo. A chi pensa che solo due stagioni sono poche per rimanere nella storia juventina, rispondo che quelle due stagioni valevano da sole una carriera, per un giocatore che fin dal primo giorno in ritiro sembrò aver avuto la maglia bianconera cucita addosso da sempre. Ecco quindi che il suo ritorno nel 2009 fu un errore gravissimo, non commesso da lui, bensì da chi ebbe la ridicola illusione che fosse ancora la magnifica carrozza del 2006. E invece l'incantesimo era finito ed era diventato solo una bellissima zucca. Due soli anni magici, per una stella che vale tutta la vita.

L’ala della prima stella (Carmen Vanetti) – Occorreva mettere le ali alla Juve, per consentirle di volare nel firmamento a cogliere la prima stella; detto fatto: Gino Stacchini, ambidestro romagnolo tutto velocità, imprevedibilità, inventiva, dribbling e finte si rivelò, proprio quell’anno l’uomo giusto, al posto giusto, l’ala in grado di far volare Sivori e Charles verso lo storico emblema. E non dovrebbe perciò mancare, accanti ai due grandissimi, chi li ha fatti librare verso la gloria, restando poi fedele alla maglia per dodici anni. Gino Stacchini, calciatore moderno, anche nel modo di vivere la vita, con la gaiezza della sua terra: uno dei primi giocatori a popolare le pagine non solo dei quotidiani sportivi, ma anche dei rotocalchi rosa, uno tra i precursori dell’abbinamento calciatore più velina, l’allora emergente Raffaella Carrà.

Il primo degli estrosi (Nicola Negro) - Maledetto tempo che passi e dimentichi il mito di un irripetibile Renato Cesarini sotto il cielo di altre cinquanta stelle. Cesarini è stato un fuoriclasse davvero. Arrivato dall’Argentina nell’estate del 1930, fu subito protagonista assoluto della Juventus del quinquennio bianconero con 128 presenze in campionato e 44 reti. Cinque scudetti (1930-1935) su cinque campionati per un’artista della vita e del pallone come non ce ne sarebbero più stati. Sbarcò a Genova facendosi largo con tre ragazze e una chitarra a tracolla come un divo, perché il è stato uno che la tavoletta della vita l’ha pigiata fino in fondo, fino a quell’ultimo minuto che anche sul campo l’ha consacrato mito con una “zona” tutta per lui. “Charlie Chaplin ha fatto ridere e piangere nel cinema come lui nel calcio” scrisse l’inimitabile Vladimiro Caminiti, perché certe stravaganze parlavano in fondo di un uomo dal cuore grande sempre e comunque, anche negli eccessi consumati che ne avevano arrochito e addolcito la voce. Dopo cinque campionati vittoriosi se ne tornò in Argentina a scoprire talenti e a far da pigmalione a un certo Omar Sivori. Gli raccontava una splendida favola italiana chiamata “Juventus” tanto che il giovanissimo Omar se ne innamorò. E siccome anche la sua vita è stata un po’ una favola, Cesarini alla Juventus ci tornò da allenatore proprio insieme al Cabezòn nella “Juventus del Dottore”, quella che schierava anche Charles e Boniperti, guidata da un presidente ragazzino di nome Umberto Agnelli. Arrivarono puntuali altri successi, scudetto e coppa Italia. Ma come fa a non brillare più la stella del sotto il cielo bianconero?

Il ragioniere dei 91 (Andrea Locatelli) - Non può mancare una stella per il perno del centrocampo della Juve di Capello. Una squadra che nel biennio 2004-2006 ha portato a casa due scudetti strameritati, ingiustamente revocati dalle sentenze sportive di Calciopoli. Una stella che avrebbe quindi un forte valore simbolico, ma non solo. Emerson, fortemente voluto da Capello e arrivato a Torino dopo un'estenuante trattativa, ha infatti contribuito in modo determinante alla conquista di quei due scudetti: il Puma non era un giocatore appariscente, ma era un brasiliano atipico che combinava doti da straordinario cacciatore di palloni con la qualità tecnica che caratterizza tutti i giocatori sudamericani. Se ne è andato a malincuore da Torino nel 2006 e non è più tornato al top, condizionato dagli infortuni. Una stella al Puma sarebbe una stella a quella straordinaria Juve, la squadra dei "91 punti teste di c..." (cit).

Un doppione di lusso (DavideBiancoNero) - Ho riflettuto a lungo ma, elenco ufficiale alla mano, ho dovuto notare che tutti i miei preferiti hanno già il loro posticino su di una bella stella lucida e dorata.
Mi balza all'occhio però un dato: stelle Platinum esaurite, stelle Gold esaurite... chi sarà mai questo campione, così amato, così adorato, tanto da essere l'unico ad aver già vista terminata addirittura la disponibilità delle targhe dorate? Domanda quasi retorica, dal mio punto di vista. Parlo naturalmente di Alex, il capitano. Capisco che non sarebbe corretto per gli altri campioni e che ogni settore debba avere il nome di un calciatore diverso, ma io proporrei una seconda stella proprio per lui, Alessandro Del Piero. I motivi sono, almeno, un paio: intanto la società si assicurerebbe la vendita di tutte le stelle attorno a quella principale, con un introito economico considerevole. E poi, forse non parliamo del giocatore tecnicamente più forte di tutti i tempi, né del fenomeno che ha segnato più goal nella storia del pallone. Un uomo, però, un campione che, nel calcio moderno, ha dimostrato di essere così legato alla maglia e ai suoi tifosi, così vincente (inutile ricordare tutti i trofei), così decisivo (checché se ne dica), da avere stracciato ogni record possibile ed immaginabile nella storia di una delle squadre più gloriose del mondo... beh, meriterebbe anche questo piccolo, ma significativo riconoscimento.