Le ragioni di una crisi annunciata

scena_crimineAnalizzare le ragioni dell’attuale crisi della Juventus può sembrare ai più opera complessa.
Tale difficoltà, come sempre, nasce dalla circostanza che i media si soffermano esclusivamente e superficialmente sul presente dimenticando, in assoluta mala fede, quanto accaduto nell’estate 2006.
All’epoca, infatti, una delle squadre più forti d’Europa fu smantellata e gli artefici di tale disastro erano difesi ed incoraggiati dal 99% dei giornalisti italiani. I vari Giovanni Cobolli Gigli, Secco, Blanc, Tardelli e Montali venivano considerati i nuovi e simpatici artefici di una rinascita morale e sportiva. Nessuno, ovviamente, rammentava che i suddetti erano soggetti sprovvisti di esperienza e capacità. Il progetto SMILE era prioritario anche perché gli interessi di mamma FIAT lo imponevano. E’ palese, dunque, che dopo quattro anni di simile gestione i risultati siano disastrosi.
Addossare tutte le colpe, pertanto, agli attuali dirigenti è semplice, ma si rischia di continuare a perseverare in un atteggiamento autolesionista.
Fino a quando non si dichiarerà guerra all’intero sistema calcio italiano per l’immane danno arrecato alla squadra ed ai suoi milioni di tifosi non si riuscirà mai a trovare una via d’uscita.
Guerra che, è bene ricordarlo, andava dichiarata nell’estate 2006, difendendo e confermando, senza se e senza ma, Moggi e Giraudo. La difesa dell'operato dei propri dirigenti era l’unica strada seria da intraprendere. La FIGC andava aggredita minacciando anche l’abbandono di tutti i campionati italiani. Inghilterra, Germania e Spagna avrebbero fatto ponti d’oro per vedere la Juventus disputare un loro campionato. Al tempo stesso l’italico movimento calcistico si sarebbe ritrovato orfano del suo vero motore economico quale è, appunto, la Juventus.
Un campionato italiano privo della Juventus sarebbe paragonabile ai tornei scozzesi o svedesi.
I giornali sportivi venderebbero milioni di copie in meno e tutte le squadre mediopiccole verrebbero private dell’incasso fondamentale della partita disputata in casa contro i bianconeri.
Per non parlare del danno economico che subirebbero le PAY TV come SKY e MEDIASET PREMIUM.
Nell’estate 2006, invece, si preferì affidarsi ai presidenti con il doppio cognome ed agli organizzatori di tornei di tennis e, cosa ancor più grave, si decise di sputare nel piatto nel quale si era mangiato fino al giorno prima. Il risultato di tale scelta è un ridimensionamento sportivo ed economico di dimensioni bibliche.
Oggi non serve più investire danaro e sperare in una rinascita. Occorre fare quello che non fu fatto allora ovvero chiedere, in tutte le sedi, la rivisitazione della farsa del 2006 e scoperchiare il vaso.
Sbattere i pugni sul tavolo e chiedere con forza rispetto per la storia è la strada obbligata. Magari minacciando, appunto, l’abbandono del campionato sponsorizzato dall’azienda di Tavaroli e mandando a quel paese l’enorme massa di pennivendoli che vivono a sbafo sulle disgrazie di Madama.