Non toccate la vera Juve

RanieriAddio sogni di gloria. La sconfitta col Palermo spegne tutte le velleità bianconere di scudetto, se mai ci sono state.

Il gol di Cassani, giovane primavera regalato da Secco e Blanc al Palermo per meno di due milioni di euro, chiude in anticipo la stagione che conta, lasciando un pò l'amaro in bocca e un briciolo di insoddisfazione.

Insoddisfazione che siamo certi non trasparirà sui volti degli attuali dirigenti, il cui obiettivo era, come dichiarato da Ranieri, la coppa Uefa.
Traguardi ambiziosi, per dirigenza ambiziosa. Dirigenza da serie A. Metà classifica di serie A, per dirla tutta, per giocarsela con Catania, Udinese e Sampdoria.
O forse no. Forse i maliziosi siamo noi. Si mettano d'accordo però quando si tratta di impostare le strategie societarie, e ci risparmino proclami dell'ultimora dettati soltanto dall'entusiasmo, come se stessero dirigendo un provinciale qualunque. Così come si mettano d'accordo prima con l'allenatore, quando decidono di investire su giocatori dalle caratteristiche particolari come Tiago.

A proposito di Ranieri, al mister da 800 mila euro a stagione, che in questi giorni è stato confermato in pompa magna proprio come accadde con Didier Deschamps la scorsa stagione di questi tempi, facciamo i nostri migliori auguri.
Restiamo convinti che se Lippi, ovvero mister 4,5 milioni di euro a stagione, decidesse di diventare un pò meno ricco, probabilmente la prossima stagione il buon Claudio si ritroverebbe come Deschamps a lamentare il fatto che la società non lo ha capito.

Ognuno ha le sue convinzioni, ognuno le sue aspirazioni. A Torino si dicono soddisfatti di un allenatore che mantenendo un profilo basso e cercando di non creare alcun tipo di imbarazzo alla società accetta di allenare per un contratto molto simile al minimo sindacale per una società che ambisce a traguardi importanti. Non chiamatelo aziendalista. Non chiamatelo morto di fame. E' un professionista che ha capito benissimo che aria tira in corso Galileo Ferraris e ha colto la palla al balzo. E l'ha fatto molto bene, gestendo una rosa fatta di campioni attempati in maniera esemplare, senza scontentare nessuno ed evitando, con una preparazione molto soft, la marea di infortuni che lo scorso anno ha colpito una Juventus fisicamente a rischio. C'è di che essere soddisfatti, viste le premesse.

Di lui però non sono soddisfatti i tifosi, così come non lo sono i giocatori che fino all'ultimo, anche a Palermo, ci hanno creduto e hanno lottato per la Vecchia Signora. Grazie.
Almeno ci avete provato, almeno non vi siete mai tirati indietro.
Il miracolo terzo posto è frutto esclusivo della vecchia Juventus, quella vera. Quella di Del Piero, di Zanetti e Buffon, di Trezeguet, Nedved, Chiellini, persino di Legrottaglie.

Tutti giocatori scelti, ad eccezione di Del Piero (comprato da un allora lucidissimo Boniperti), dalla vecchia dirigenza.

Una squadra che era stata costruita per dominare, che risorta dalle sue ceneri ha avuto la grinta e la forza di giocare un ottimo campionato, nonostante sia stata privata di campioni di caratura mondiale. E che ha saputo umiliare i bauscia di turno in casa loro, a dimostrazione che passano gli anni, passano i Guido Rossi, ma le grandi squadre restano, così come le mediocri.

Se ne renda conto anche Lippi, che ha paragonato questa Inter alla sua Juventus. Quella Juventus giocava quattro finali di Champions. Questa Inter, la Champions dopo i quarti la vede con Sky.
Quella era la Juventus e, anche se la finale vinta sia stata solo una, non può essere minimamente avvicinata all'armata Brancaleone che a maggio non arriva dal 1970 circa.

Noi siamo altra cosa, nonostante tutto. E diciamolo pure, nonostante gli idioti che ancora ci credono truffatori o le pecore che chiedono scusa.
Allora giù le mani dalla Juventus. Quella vera. Quella che ha sempre lottato per vincere, quella dei giocatori che hanno accettato la serie B, quella che vuole vendicare un'ingiustizia, quella dei veri tifosi, che mettono il cuore prima del portafoglio.

E' una squadra incompleta, con molti difetti, ma il carattere e la grinta, la voglia di lottare e di dare il massimo, l'ambizione e la fame di vittoria, la rendono ancora e sempre la squadra più grande d'Italia.
Se ne rendano conto quei dirigenti di serie B, che puntano alla coppa Uefa, al quarto posto, e a giocatori di seconda fascia.
La squadra c'è. La grinta, il carattere, l'orgoglio, l'onore non sono morti. Imparino da loro, imparino dalla nostra storia.

Alla Juventus serve una dirigenza vera, che abbia la volontà e la capacità di investire gli oltre 100 milioni di euro messi a disposizione da tifosi azionisti e proprietà per garantire quei colpi che facciano, anzi faccino, la differenza.

Chi non è all'altezza, se ne vada.