Si sbaglia (ma per eccesso), signor Presidente

DerbyNel corso della recente cerimonia che si è svolta per celebrare l’intitolazione a Gaetano Scirea della strada dove si trova lo Juventus Stadium, il presidente della società bianconera ha ricordato che le uniche due squadre italiane ad aver vinto cinque campionati consecutivi sono state proprio le due torinesi.
Il riferimento all’Internazionale è ovviamente chiarissimo, dato che essa solo sulla carta avrebbe fatto altrettanto tra il 2005 e il 2010, ma il primo di quei tornei le fu assegnato a tavolino da un professore universitario suo tifoso, mentre il secondo fu vinto la stagione successiva al termine di un campionato “preconfezionato” che, secondo Rino Tommasi, insigne giornalista sportivo che pure mai è stato tenero con la Juventus (in questo "Ancora calcio... ancora Juventus" ne abbiamo una prova evidente), fu il peggiore della storia del calcio italiano. E ne ha più volte scritto al riguardo: "Campionato sotto accusa", "Vittoria del Milan", "Riflessioni sul campionato").

Trattasi in pratica, rispettivamente, del campionato “dato in segreteria” (il primo) e “vinto contro nessuno” (il secondo), secondo la celebre definizione che ne avrebbe dato José Mourinho quand’era allenatore dei nerazzurri milanesi.
Ciò premesso, mi voglio qui soffermare tuttavia su un altro aspetto, più prettamente statistico, inerente alla serie di scudetti vinti dall’altra squadra di Torino.
Può infatti considerarsi veramente consecutiva una serie di vittorie in una determinata competizione quando essa viene interrotta da un evento eccezionale esterno?
Quel Torino cui Andrea Agnelli ha fatto riferimento vinse infatti il primo campionato nel 1942-43, ma il secondo solo nel 1945-46, data la sospensione forzata per un biennio dell’attività sportiva nazionale in seguito ai notissimi eventi bellici e politici dell’epoca.
Tra il primo e il secondo scudetto di quella serie vi fu quindi una pausa forzata di due anni.
Ora, è chiaro che il discorso del presidente intendeva porre l’accento sul fatto che tutti e cinque vennero comunque vinti solo ed esclusivamente sul campo e su ciò nulla quaestio.
Ma, ripeto: a livello prettamente statistico può ritenersi comunque consecutiva quella serie di cinque scudetti vinti, malgrado quell’intervallo di tempo?
Nelle statistiche individuali solitamente non si tiene conto delle edizioni a cui il singolo non ha partecipato, soprattutto se per causa di forza maggiore.
Ad esempio, nel tennis si riteneva che il primato di vittorie consecutive nel torneo di Wimbledon appartenesse a Rod Laver, che tra il 1961 e il 1970 vinse 31 incontri, senza però avervi potuto partecipare dal 1963 al 1967, perché esso non era ancora Open (cioè aperto ai professionisti).
Poi Borg fece indiscutibilmente meglio, vincendone ben 41 dal 1976 al 1981 senza alcuna interruzione.
Allo stesso tempo il celebre atleta americano Edwin Moses rimase imbattuto nella corsa dei 400 metri ad ostacoli alle Olimpiadi dal 1976 al 1988, senza però aver potuto partecipare a quella del 1980, dato il boicottaggio deciso dagli USA contro Mosca, città dove si svolse quell’edizione, la capitale dell’Unione Sovietica che aveva invaso qualche mese prima l’Afghanistan.
Nei casi citati la manifestazione sportiva però ebbe luogo, a differenza di quello in esame.
C’è tuttavia un particolare non da poco, che è giusto rilevare visto che la questione principale verte proprio sulle vittorie e i trofei conquistati sul campo: se è vero che il torneo 1944-45 non si disputò affatto, nella stagione precedente ebbe comunque luogo un campionato sotto l’egida della Federazione. Esso fu vinto dallo Spezia (allora denominato per motivi legati alla guerra in corso 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia), formazione che allora era in serie B (sic!), che vinse il girone finale a tre squadre battendo sul campo dell’Arena di Milano per due a uno, in un’epica partita, proprio il Torino, il cui attacco tutto italiano, rinforzato per giunta da Silvio Piola (!), è stato probabilmente, tra quelli nazionali, il migliore della storia: Ossola, Piola, Gabetto, Valentino Mazzola, Ferraris II. Un attacco talmente forte che Piola venne “retrocesso” a mezz'ala e Loik a mediano!
Quel campionato non fu riconosciuto ufficialmente come tale dalla Federazione, nonostante per tutta la durata del suo svolgimento nulla lo lasciasse immaginare, tant’è vero che la decisione contraria fu presa dalla FIGC solo circa tre settimane dopo che la squadra ligure lo aveva vinto.
Ma il 22 gennaio 2002, benché a distanza di 57 anni e mezzo da quella straordinaria impresa sportiva, la Federazione riconobbe finalmente come “autentico” quello scudetto, attribuendolo alla società ligure, seppur solo a titolo onorifico, ma dandogli un valore moralmente superiore, quanto a spirito di sportività dei calciatori che lo vinsero, a quello degli altri scudetti “normali”, date le difficilissime condizioni esterne in cui venne conquistato, e concedendo perciò allo Spezia di fregiarsi di esso in modo permanente sulle proprie maglie da gioco, come narra un bel libro di Calzia e Rabajoli, intitolato non per caso “Lo scudetto per sempre”.
Come si vede, non è mai troppo tardi per fare giustizia e soprattutto perché una Federazione cambi idea e modifichi certi suoi provvedimenti…
Ad ogni modo, considerato che il Torino che fu battuto sul campo era in sostanza quello campione d’Italia dell’anno prima (con in più Silvio Piola – come già ricordato - e Luigi Griffanti: il primo fu il capocannoniere sia della squadra che del torneo, il secondo era il portiere che aveva giocato da titolare le ultime due partite della Nazionale italiana prima che il conflitto la obbligasse ad una pausa triennale), che a quel campionato parteciparono quelle che erano sicuramente le squadre italiane più forti del momento (come testimoniano le classifiche dell’anno precedente e di quelli successivi) e che il tutto si svolse sotto la direzione delle autorità federali dell’epoca, ritengo sia giusto affermare che anche il Torino abbia in realtà vinto 4 campionati consecutivi (e che, tutt’al più, andò molto vicino a vincerne sei).
Se qualcuno obiettasse che quel campionato non fu disputato a girone unico, si può infatti facilmente replicare che allora non dovrebbe valere neppure il campionato 1945-46, visto che anche quello non si giocò secondo quella formula e che pure ad esso parteciparono formazioni di serie B.
In conclusione, direi proprio che l’unica squadra ad aver vinto senza alcun dubbio cinque campionati consecutivi sul campo è la Juventus, che ci riuscì dal 1930-31 al 1934-35.