Mercato. Il punto sulla difesa - Retrospettiva

RanieriL'acquisto di Amauri e l'avvio di serie trattative per un centrocampista di qualità tecniche e organizzative, individuato nel basco Xabi Alonso e nel romano Alberto Aquilani, hanno rappresentato la prima risposta degli uomini di mercato bianconeri alle richieste del mister Ranieri per una rosa ampia e competitiva per il doppio impegno della stagione a venire.
A una strategia pianificata per quanto riguarda il reparto centrale e offensivo, cui probabilmente mancherebbe soltanto l'individuazione di un futuro sostituto per Pavel Nedved, si contrappone una sostanziale incertezza per i destini del reparto difensivo, arricchito per ora con il solo riscatto a parametro zero del cartellino di Olof Mellberg, svedese dell'Aston Villa, e il rientro alla base di Paolo De Ceglie.
Troppo poco per un reparto privo di un grande giocatore di livello internazionale e quindi inadatto per la competizione europea oppure abbastanza per un gruppo che nella stagione in corso si è dimostrato tra i migliori della serie A? Andiamo a vedere: una breve retrospettiva stagionale per comprendere pregi e difetti dell'attuale reparto.

LA RIVOLUZIONE NASCE DALLA NECESSITA'

Il blocco difensivo immaginato in sede di mercato dalla dirigenza bianconera nella stagione precedente si è presto dimostrato inferiore alle aspettative. Incentrato sulla coppia centrale Andrade-Criscito e sui terzini Zebina e Chiellini, il reparto difensivo ha clamorosamente sbandato nelle sue prime uscite in campionato. A Cagliari, in casa con l'Udinese e a Roma, la difesa titolare ha mostrato i suoi difetti, già evidenziati nelle amichevoli estive. Priva della necessaria personalità la coppia centrale: inesperto e da formarsi fisicamente il giovane Criscito, inadatto al ruolo di leader il pur esperto Andrade, timido nel raddoppiare e nel prendere in mano la guida del reparto, limitandosi ai compiti di marcatura. Sulle fasce uno Zebina nervoso e fragile dal punto di vista caratteriale e un Chiellini grintoso, ma disattento ai compiti difensivi, tanto da rimediare una figuraccia contro il folletto Foggia, non garantiscono il necessario rendimento.
La difficile sfida all'Olimpico contro una Roma in grande forma segna il turning point della stagione. Dopo il vantaggio iniziale, la Juve subisce il gioco in velocità della Roma e si fa sorpassare con due goal. Il secondo goal firmato da Totti viene esemplificato come manifesto delle perplessità sino ad allora suscitate da Criscito. Il tagliafuori al limite del regolamento con cui il capitano giallorosso si libera del giovane napoletano e va a insaccare ingigantisce le mancanze di Criscito: troppo leggero fisicamente e non fornito della malizia necessaria al difensore di una grande squadra. La pensa così anche Ranieri che nell'intervallo lo lascia negli spogliatoi per far posto a Legrottaglie, cambio già avvenuto a Cagliari che segna la nuova fiducia accordata al pugliese, in estate diretto verso il Besiktas e rimasto a Torino solo per sua volontà, misticamente espressa.
Criscito però non è il capro espiatorio dello scarso rendimento difensivo: le necessarie imputazioni devono essere riconosciute ad un Andrade che non copre la posizione come dovrebbe e abdica alle sue responsabilità di guida e più in generale a una squadra che tatticamente non garantisce la copertura necessaria e subisce troppo il gioco avversario, spesso in difficoltà ad uscire dalla propria metà campo.
Il grave infortunio occorso nel secondo tempo ad Andrade, la cui tenuta fisica era per altro fortemente in discussione in quanto reduce da terribili infortuni, completa la frittata ma in qualche modo impone la rivoluzione a Ranieri che è intelligente nel cambiare.
Perso Andrade e sfiduciato Criscito, l'allenatore romano si affida a Legrottaglie e porta al centro della difesa Chiellini, già sperimentato in quella posizione da Deschamps. Sulla sinistra spazio a Molinaro, a cui la critica rivolge tiepida accoglienza. La nuova difesa si mostra presto più solida, aiutata da un centrocampo composto quasi totalmente da interditori che assicura una buona copertura: Zanetti e Nocerino abitano il centro, Salihamidzic, molto prezioso tatticamente, sostituisce l'infortunato Camoranesi. Ranieri comprende pregi e difetti di Legrottaglie e anzichè chiedergli un continuo lavoro di marcatura a lui palesemente inadatto, gli consegna le chiavi di guida del nuovo meccanismo studiato per "alzare" la squadra: una tattica del fuorigioco scientificamente applicata per tutta la partita. La grande personalità, unita alla fisicità e alla reattività, dell'altro centrale Chiellini fanno segnare il cambio di rotta: migliora sensibilmente il gioco aereo, grazie ai centimetri in più in dotazione alla nuova coppia centrale e migliora la coesione del reparto, grazie alla velocità e alla grinta del difensore toscano, abilissimo ad anticipare e raddoppiare.
La tattica del fuorigioco unita a una difesa che finalmente si fa valere negli anticipi sugli avversari contribuisce al cambiamento del gioco degli undici: abbandonato il gioco di rimessa, la Juventus ora occupa stabilmente la metà campo altrui, grazie anche al prezioso lavoro di Molinaro che se da un lato desta enormi perplessità per i suoi piedi poco educati dall'altro si dimostra grande valvola di sfogo per il gioco, grazie alla sua puntualità negli inserimenti e alla sua abilità nel gioco senza palla.

LA QUADRATURA DEL CERCHIO?

La Juventus guadagna in difesa ma certamente perde in creatività e gioco. Il centrocampo studiato per proteggere la difesa è privo della necessaria qualità: Salihamidzic e Nocerino assolvono con impegno ai doveri tattici ma in fase propositiva latitano decisamente. I doveri tattici impongono inoltre a Ranieri di abbandonare l'idea del tridente accarezzata a Roma. La Juve è ora solida dietro ma priva di un gioco offensivo: la coperta è corta e si susseguono partite di scarsa qualità, come ad esempio il derby con il Torino. Si dimostra inutile il tentativo di riciclare Palladino come esterno offensivo, il ragazzo ha le qualità ma non il passo per incidere in quella zona, e disastroso ogni tentativo di utilizzo di Tiago come alternativa di qualità a Nocerino.
In più la tattica del fuorigioco spietato mostra qualche volta il rovescio della medaglia. Contro squadre di qualità basta un errore per essere puniti. Così Ranieri mette in scacco l'11 di Mancini per l'intera partita ma basta un errore di Grygera per consentire a Cruz di metterla dentro. Errori simili capitano anche con la Lazio e con il Torino di uno sciagurato Recoba: errori suscettibili di pregiudicare una partita. La difesa inoltre mostra qualche pericolosa caduta di tensione, come al Tardini dove imbarca collettivamente in più di un'occasione.
I continui infortuni occorsi a Zebina, intanto, consegnano la fascia destra alternativamente al ceco Grygera, dal rendimento altalenante, e, in una versione più offensiva, a Salihamidzic, prezioso in quanto a corsa ma disattento nell'applicare le tattiche difensive.
Il salto di qualità lo offriranno l'acquisto tardivo di Sissoko e il recupero del giocatore più importante per questa Juve, Mauro German Camoranesi. L'oriundo è la chiave: maturato e responsabilizzato, non si propone più soltanto come esterno dal grande dribbling, micidiale nell'uno contro uno e pregevole nel crossare, ma come vero e proprio regista esterno, fulcro del gioco e ispiratore delle azioni offensive bianconere. Non solo la squadra con lui trova immediatamente il gioco perduto, ma il suo ingresso non altera gli equilibri difensivi, assolvendo con grande perizia ai compiti di copertura. Il gigante maliano invece spodesta immediatamente Nocerino dal mezzo, assicurando copertura ma sopratutto un ritmo più alto di gioco.
Seppur in ritardo, Ranieri trova quindi piano piano la quadratura del cerchio: la Juventus ha gioco e solidità difensiva. Ma spesso lascia sul campo punti importanti. Troppi per una squadra che ha sempre avuto nel suo DNA il cinismo e la capacità di rispondere al massimo nei momenti importanti. Le sconfitte con Palermo e Fiorentina (in casa) sono esemplificative e al di là di qualche episodio sfortunato, rimettono in discussione la qualità dell'assetto difensivo. Grygera è sempre discontinuo: trova prestazioni convincenti sia in difesa che al cross, come contro il Genoa, ma in un contesto di mediocrità: scolastico nel proporre gioco, disattento nel compito difensivo. Molinaro sembra in involuzione: sempre più sporadici e imprecisi i suoi cross, litiga troppo spesso con il pallone e soffre gli uno contro uno avversari oltremodo. Legrottaglie sembra vivere sugli allori di una giustamente celebrata rinascita: timido nel raddoppiare e nell'imporsi, raramente cerca l'anticipo, spesso si nasconde nelle situazioni scabrose. La critica lo risparmia in quanto non si espone a figuracce, ma il suo apporto è in calo. Chi invece non ha paura di esporsi a figuracce è Chiellini che tiene in piedi il reparto difensivo con la consueta grinta e personalità, rivelandosi un cardine della nuova Juventus.
La squadra comunque c'è, fa gioco, il centrocampo assicura filtro alla difesa e proposte creative. Il rammarico è la mancata sinergia tra la qualità di gioco espressa e i punti effettivamente portati a casa. Una sorte di sindrome Roma? Gioco troppo dispendioso fisicamente che non garantisce dai cali di tensione oppure effettivamente una difesa che nel lungo periodo non riesce ad assicurare un rendimento costante per mancanza di qualità?
La squadra ha tenuto per ben 26 giornate consecutive il terzo posto, segno effettivo di una certa continuità di gioco, ma anche di palesi mancanze per fare il salto di qualità. I blackout offensivi nel periodo migliore della stagione si sono verificati nel derby di ritorno e nella vigilia del big-match con l'Inter, a Empoli. Tutto sommato, data la specificità dei match, non paiono indicativi. I problemi difensivi invece si sono palesati negli scontri decisivi per compiere il salto di qualità, contro squadre ben attrezzate offensivamente, e forse vogliono dire qualcosa di più.
Andiamo a vedere cosa manca al reparto e se gli innesti già preparati siano una risposta efficace.
 
continua con l'articolo "Mercato. Un occhio al futuro".