Ritorno sulla Terra

Ranieri e BlancEra una Juventus in pompa magna quella che si presentava a San Siro, tra pronostici onirici e una retorica solitamente riservata ad altre piazze. Dal sognatore Cobolli al maneggione Ranieri, tutti concordi nel definire la gara complicata ma ampiamente alla portata della Juve. E lo era, stando agli ultimi risultati, solo che l’Inter dello specialissimo allenatore Mourinho (che stasera ha guadagnato credito per rimanere su quella panchina a vita, e non è detto che sia un male…) aveva preparato la settimana con meno clamore di quanto invece avessero fatto dalle parti di Torino.
Una novità assoluta, persino Moratti, che non dormiva abituato com’era a prendere sistematicamente schiaffi da queste maglie, ha tenuto il profilo basso: viceversa dalla sponda bianconera sono partiti proclami poco consoni alla proverbiale discrezione sabauda. Sensazioni, ma la preparazione della gara nei giorni scorsi a nostro parere aveva già fatto drizzare le antenne. L’Inter ha vinto perché l’ha meritato, e per un tifoso juventino riconoscere questo costa caro, ma siccome noi non siamo come loro (gli interisti, si intende), sappiamo rendere onore a chi ha voluto di più la vittoria. Perché di questo si tratta: voglia, grinta e carattere, le armi tradizionalmente nostre, stasera le hanno sfoderate loro. E non aggrappiamoci al rigore su Marchionni (netto, identico a quello altrettanto netto concesso da Collina nel 2002/03 a Camoranesi), proprio perché noi non siamo uguali a loro.
E’ l’atteggiamento generale che ha fatto la differenza. Una Juve messa in difficoltà dall’avversario, che l’ha pressata e che arrivava prima sulle palle vaganti, una Juve sicuramente penalizzata dall’immediata uscita del Tiago di questi tempi (Marchisio positivo ma con caratteristiche molto diverse dal portoghese) ma comunque priva di quell’aggressività che l’ha contraddistinta nel periodo del filotto, che stasera inevitabilmente si interrompe.
La fame, la grinta degli uomini in nerazzurro è stata superiore alla nostra, dove hanno tradito i senatori, da Del Piero e Amauri (sovrastati dai marcantoni nerazzurri) a Nedved (impalpabile), a Camoranesi (entrato come grimaldello finale e invece sostanzialmente nullo). L’Inter ha vinto una partita di squadra, senza grosse individualità in evidenza, lo dimostra il fatto che il gol sia scaturito da un episodio strambo, dove il protagonista è un cosiddetto “operaio”: Muntari, che decide una partita ampiamente avviata allo 0-0. Il fatto che Muntari realizzi un gol surreale, con Manninger che, fosse stato un minimo più attento, avrebbe addirittura potuto evitare la segnatura, non fa altro che aumentare la rabbia originata da una gara giocata con sufficienza. E che Ibrahimovic, tanto prezioso sul piano della manovra quanto sciagurato in fase conclusiva, continui a recitare il suo personalissimo copione di non decisivo nelle gare che contano, non fa che aumentare il rimpianto. Meglio Adriano (ed è tutto dire...), sempre fastidioso per la nostra coppia centrale nella quale brillava Chiellini (sono le sue partite, per definizione), decisamente meno Legrottaglie, impreciso in alcune occasioni.
Ranieri dichiara nel dopo partita che “non è stata la solita Juve”: quanto sia merito dell’Inter e quanto demerito nostro lo vedremo nel tempo. Ma il fatto che l’allenatore dica che la squadra è parzialmente mancata fa pensare quanto possa essere difficile vincere qualcosa con un allenatore e una società non abituate a gestire i momenti importanti. Serata trionfale per l’Inter, che per la seconda volta in dieci anni batte la Juve in campionato, quando c’è in ballo qualcosa di concreto, e il pubblico nerazzurro (tribuna con combriccola “onesta” compresa) festeggia come se avesse vinto la Champions League.
E’ una battaglia persa, non ancora la guerra, ma è una battaglia persa meritatamente. Ne prendano coscienza a Torino, e facciano tesoro della cosa. Non è compromesso nulla, ma il dato oggettivo è che oggi l’Inter è superiore alla Juve. Più sulla mentalità che sul resto, mentre alla vigilia del campionato si pensava che il divario fosse molto più ampio. Torniamo sulla terra, e restiamoci.
Noi siamo questi, le giocate in punta di piedi e la puzza sotto il naso lasciamole ad altri.
 
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