Juve stanca, Totti (graziato) decide

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La Roma vince con merito contro una Juve stanca di gambe e di testa.
Al terzo impegno in sette giorni, gli uomini di Conte gestiscono bene il primo tempo senza però riuscire ad incidere.
Possesso palla, supremazia territoriale ma nessuna occasione degna di nota se non un calcio da fermo di Pirlo parato da Stekelenburg, per una volta in stagione travestito da portiere vero e non da acchiappa-farfalle.
La Roma agiva di rimessa, appariva contratta e impaurita, ma dopo l'intervallo gli uomini di Andreazzoli - ben bloccati e accorti pronti a ripartire, altro che Zemanlandia... - hanno premuto sull'acceleratore.
Nei primi minuti della ripresa la partita è sembrata aprirsi, con due occasioni per parte (Osvaldo e Pjanic per la Roma, Vucinic e Matri per la Juve), ma ben presto i giallorossi hanno esibito una maggior freschezza e rapidità, di gambe e di pensiero.
Alla Juve non è riuscito nulla di simile, ma con un po' di buona sorte un punto si poteva portare a casa ugualmente: senza la prodezza di Totti difficilmente la superiorità romanista sarebbe sfociata in qualcosa di concreto.
Invece decide il numero 10 giallorosso con un gran tiro dai venti metri: per la prima volta un gol di Totti su azione decide un Roma-Juventus.
Il bello è che - splendido gesto tecnico a parte - il capitano romanista non doveva essere su quella “mattonella” al momento decisivo della partita.
Perché Totti doveva essere in tribuna, avendo meritato la doccia già alla metà del primo tempo, quando con una tacchettata criminale aveva rischiato di spaccare il ginocchio destro a Pirlo.
Non voglio fare il piangina, ma la carriera del Pupone è costellata di benevolenze arbitrali, e anche in questo caso, parafrasando Guida, direi che Rocchi “non se l'è sentita” di “rovinare” la partita limitandosi a mostrare a Totti un giallo molto, ma molto generoso.
Il siparietto finale, con il triplice fischio scandito prima dello scadere del tempo di recupero, la dice lunga sulla volontà del fischietto toscano di “congelare” un calcio d'angolo che la Juve non ha potuto battere.
Fra l'incredulità di tutti i giocatori bianconeri, compreso Buffon andato a dar manforte ai compagni nell'ultimo, disperato assalto, diciamo che la decisione di Rocchi non ha voluto sfavorire la Juve perché, se avesse voluto farlo, avrebbe potuto fischiare rigore per un mani di Lichtsteiner qualche minuto prima.
Semplicemente, come altri prima di lui, Rocchi ha risparmiato a se stesso un rischio, cioè che da quel calcio d'angolo potesse scaturire qualche “complicazione” sgradita.
E tutto questo lo dico ribadendo che i giallorossi hanno meritato di vincere per quanto fatto in una ripresa giocata meglio e con più voglia.
In quella che per la Roma era la partita della vita, per quello che vale da quelle parti un incontro con la Juve e per gli avvenimenti delle ultime settimane.
Non perdonerò mai ai dirigenti romanisti di aver cacciato Zeman con dieci giorni di anticipo: perché non hanno ascoltato le “vedove” del boemo (in particolare Paolo Liguori, il quale - straziato - da qualche giorno urlava il proprio dolore sul web) che chiedevano a gran voce l'immediato reintegro del mister pluri-esonerato, l'unico - secondo costoro - in grado di guidare la Roma all'impresa contro la Juventus?
Ci eravamo associati a questo appello, ma purtroppo Baldini e Sabatini non si sono fatti commuovere dall'accorato appello di Liguori e dei suoi sodali.
Liquidiamo la serata storta come un incidente di percorso per tutti, escluso Gigi Buffon, lucido e reattivo nelle poche occasioni in cui è stato chiamato in causa.
Troppo “vuoti” i reduci di Glasgow, troppo statici gli attaccanti fino a martedì scorso così puntuali in zona gol.
Nessun cambio di ritmo, nessun inserimento dei centrocampisti: Pirlo marcato a vista da Lamela e acciaccato in seguito al noto fallo da censura da parte di Totti, Pogba troppo scolastico e non in grado di garantire gli inserimenti che solitamente regala Marchisio.
Quanto a Vidal, è stato davvero lontano dai suoi standard, e quel pallone mal respinto sui piedi di Totti è costato la partita.
Il cileno è il centrocampista che finora ha giocato più di tutti, fossi in Conte gli concederei un turno di riposo.
Asamoah rientrava dopo un mese e mezzo di assenza, e sarà per via della desuetudine al ruolo (in Coppa d'Africa ha giocato centrale) o chissà per quale altro motivo, di certo per la prima mezz'ora non si è capito se fosse stato lui a nascondersi nell'angolo sinistro dell'attacco bianconero o la squadra che, abituata a Peluso e De Ceglie, non si fosse accorta del suo rientro.
I tre difensori centrali sono stati costretti ad inseguire i generosissimi Lamela, Osvaldo e Totti e, anche se occasioni clamorose non ne hanno concesse, col passare dei minuti il divario di aggressività e lucidità fra loro e gli avversari si acuiva in maniera evidente, a tutto vantaggio dei romanisti che trovavano negli spazi il loro terreno preferito.
Non accadeva da nove anni che la Roma battesse la Juve davanti al proprio pubblico, evidentemente era destino che la serie si interrompesse dopo una serie di scoppole memorabili rimediate sia in casa che a Torino.
Non sono preoccupato, Conte e i suoi hanno più di un mese da dedicare al campionato, con la pratica del ritorno col Celtic ormai ridotta a poco più di una formalità, a meno di imprevedibili cataclismi.
Siena, Napoli, Catania, Bologna, prima di andare a San Siro con l'Inter in vista dei quarti di Champions League: questo il calendario dei prossimi 42 giorni.
Non ho dubbi che la Juve possa riprendere a correre da subito.

 

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