Il Palazzo delle comari

Abete e PalazziChi dalla rosea si aspettava una riedizione di quanto visto nell’estate di Calciopoli questa volta è rimasto stupito dagli effetti speciali. Alla Gazzetta dello Sport si sono infatti superati. Se nel 2006 le sentenze della Disciplinare erano state anticipate sul quotidiano del giorno stesso, questa volta l’anticipo è stato di ben 48 ore rispetto all’annunciata pubblicazione della sentenza; e c’è stato persino qualche giornalista impaziente che già nel pomeriggio del giorno precedente twittava baldanzoso come uno che la sapeva lunga.

“Bonucci e Pepe assolti, Conte 10 mesi” il titolo principale. Loro, quelli della roseabonda, lo chiamano scoop, quando invece il tutto ha le sembianze di un déjà vu. “Il Palazzo di vetro”, legato a doppio filo con l’omonima rubrica firmata dal giornalista Ruggiero Palombo sul giornale rosa, così sembra più un “Palazzo delle comari” che il palazzo dove si gestisce il calcio italiano. Il meccanismo di passaggio di informazioni che parte dal Palazzo e arriva in una certa redazione dimostra di essere così naturale da far pensare infatti più a un pissi pissi fra comari che ad altro.
Ma rende più l’idea constatare che il flusso di notizie sia tanto collaudato che Palombo, intervistato nel pomeriggio di mercoledì a Radio Radio, si permette di spiegare agli ascoltatori che in quel preciso istante si stanno scrivendo le sentenze, quasi come se si trattasse di descrivere qualcosa che si trova sotto i suoi occhi parlando dal salotto di casa. D’altronde, mi si conceda la battuta, se per il calcio italiano si parla di “giustizia domestica”, in qualche casa si dovrà pur scrivere la sentenza.

Agli autori di cotanto scoop lasciamo pure l’idea di aver fatto i giornalisti nel migliore dei modi. Chi a questo scoop risponderebbe invece con una pernacchia non può non continuare a rilevare il cortocircuito esistente fra gli organismi federali e certa stampa. La fuga di notizie con tanto di sentenze anticipate è l’ennesimo colpo all'immagine di una FIGC senza alcuna credibilità per sentenziare su alcun tesserato se non prima su se stessa.
Inutile aspettarsi che Abete faccia aprire un’indagine sulla fuga di notizie all’origine della pubblicazione anticipata delle sentenze nel caso coincidessero in toto o in parte con quelle reali (ed infatti è andata proprio così, ndr). Ne dovrebbe rispondere lui stesso assumendosi le sue responsabilità. Ma qualcuno se lo aspetta da chi presiede un consiglio che si proclama “incompetente” a intermittenza?
La regolare fuga di notizie è indubbiamente un fatto sconcertante per chi crede che sentenze tanto rilevanti per società, tesserati e più in generale per tutto il calcio italiano, debbano essere custodite nel massimo riserbo e tenute quanto più lontane dai colpi giornalistici di questo o quel giornale fino al momento della loro pubblicazione. Ma viviamo in un Paese in cui i processi vengono svolti anzitutto mediaticamente prima che nelle sedi competenti. Sembra ormai che ci si sia spostati dalle aule dei tribunali direttamente alle riunioni di redazione di certe testate, o per lo meno, che questi due ambienti lavorino in simbiosi.
La commistione sa molto di comunella ed è l’immagine di un calcio italiano al di sotto di ogni sospetto.