Ladri, vi hanno dato un rigore!!!

Quarto poterePolemica, sempre polemica. Lo sappiamo, la Juve in questo simulacro di sport che è diventato il calcio italiano è un’inaccettabile variabile, un ineliminabile bug di sistema, ma con la partita di Supercoppa giocata a Pechino si è arrivati al parossismo, ad un momento di massima intensità in quel processo morboso che è diventato ormai il giornalismo nostrano.
Veniamo al sodo e agli episodi: il rigore su Vucinic può essere messo in discussione solo da qualche struzzo australiano con la testa sotto terra (avremmo voluto vedere a parti invertite…), eppure abbiamo ascoltato pessime giustificazione da parte di certi commentatori, mai troppo impegnati a celare le loro simpatie e antipatie. A sentire uno di quei cronisti, il napoletano Fernandez sarebbe “intervenuto in anticipo". In anticipo certo, ma non sul pallone.
Tuttavia, se il penalty è sempre storicamente stato oggetto di una lotta d’opinione, ciò che non può essere tema di discussione sono le due espulsioni comminate ai partenopei. Tra il comico e il terroristico il titoletto che il Corriere dello Sport ha dedicato all’episodio relativo a Pandev: “Stefani (il guardalinee, ndr) è lontano ma sente l’offesa”. Come se l’atto del sentire fosse una colpa. Non si mette in risalto il merito di aver udito l’insulto (semmai sarebbe un merito), ma si dà per scontata la malafede dell’assistente (secondo i soliti commentatori poi l’arbitro “poteva anche far finta di non aver sentito”…). Tutto questo non vi ricorda nulla? L’analogia con la vicenda Conte-Carobbio è evidente, con un garantismo però, da parte dei media, al contrario. Non si capisce infatti perché Pandev venga difeso così a spada tratta, se non per una presa di posizione ideologica. Secondo loro Stefani sarebbe l’esponente di una classe arbitrale lercia e gobba, che inventa le cose per convenienza. Pandev, invece, è quello accusato ingiustamente. Ci sono molti motivi per cui Carobbio può essere considerato inattendibile, e nemmeno uno per cui Stefani possa aver agito con dolo. Eppure Stefani non è credibile, ma lo è Pandev.
L’espulsione di Zuniga, invece, viene contestata perché il colombiano, prima di raccogliere due sacrosante ammonizioni, sarebbe stato vittima di due falli non accordatigli. Anche ammettendo l’errore arbitrale in questo caso, ovvero aver omesso di concedere quelle due punizioni, ciò non può comunque giustificare il comportamento del giocatore napoletano: se non si fosse attardato a sbraitare con Lucio e se si fosse esentato dall’atterrare platealmente Giovinco, le sanzioni non gli sarebbero state comminate. Sostenere una tesi diversa sarebbe come dar ragione a chi vuole farsi giustizia da solo (avete mai sentito parole in favore di Zidane contro Materazzi? Eppure era stato provocato…).

Analizzati gli episodi della gara di Pechino, è necessario sottolineare alcune cose molto importanti che, come al solito, sono state sottaciute o completamente omesse dai media nazionali. Non stupitevi, ma se c’è una squadra che, globalmente, deve recriminare questa è la Juventus. Lo dice la storia. Basta infatti guardarsi indietro per rendersene conto: gli ultimi incontri tra i bianconeri e il Napoli hanno visto sempre il medesimo copione, con i ragazzi di Mazzarri impegnati in un gioco duro e ultra-falloso (“caccia all’uomo” l’ha definita Carrera) troppo spesso tollerato o tardivamente punito. La storia recente ci insegna anche che le furberie e le scorrettezze non si sono limitate al campo: è ancora fresca la vicenda dei due “spioni” inviati all’allenamento juventino, così come è rimasto tristemente nella memoria il rinvio “per troppo sole” della gara di andata del campionato scorso.
Se poi vogliamo fare altri passi indietro, basta ricordarsi del rigore non concesso a Marchisio (sullo 0-0) nella finale di Coppa Italia (la Juve si è presentata alla premiazione e nessun giornale si è stracciato le vesti), o dei due rigori inventati da Bergonzi nel 2007, o il gol annullato a Toni da Morganti nel 2011 (i guardalinee, Faverani e Stefani, erano gli stessi della Supercoppa). Volendo andare ancora più indietro nel tempo, la storia di Juventus-Napoli ci ricorda come molti episodi abbiano preso molto spesso una sola direzione: dal gol scandalosamente e inspiegabilmente annullato a Laudrup nella Coppa Uefa 1988-89 (era il 3° minuto, il Napoli avrebbe dovuto segnare quattro gol per qualificarsi… ne avete mai sentito parlare?), ai due gol in netto fuorigioco dei partenopei in Juve-Napoli del 1986/87 (scontro diretto per lo scudetto). Inoltre, prima del rigore concesso in Supercoppa, la Juventus non aveva usufruito di tiri dagli undici metri contro il Napoli da ben vent’anni, a parte un penalty ininfluente sul 3-0 negli ottavi di Coppa Italia nel 2010.
Ora, se vi chiedete come sia possibile che, nonostante tutto quanto esposto sopra, si sia montato tanto scandalo a favore di una sola squadra e a danno di un’altra, la risposta è una sola: è normale. E’ normale perché in questo sistema la Juve non può vincere e, se vince, è perché c’è qualcosa sotto. I media hanno creato un mondo parallelo intorno a questi due capisaldi. Se prima le milanesi erano il patrimonio da proteggere, ora lo sono Napoli e Roma. Da una parte il Napoli dei tre tenori, del vulcanico De Laurentiis e della vittoria in Coppa Italia e, dall’altra, la Roma del “maestro” Zeman, la Roma che, ancora prima di incominciare il campionato, pratica già il gioco migliore di tutti.
Racconta una bugia mille volte e diventerà una verità. Se già il popolo era convinto che la Juve rubasse, ora è ancora più convinto che il Napoli sia a prescindere più forte e meritevole. Se perde è per colpa di qualcun altro. In questo scenario è logico che i lamentanti si sentano giustificati: giocano bene, hanno fatto un gran precampionato, hanno i migliori campionissimi in rosa. Come è possibile che abbiano perso?
Infine, laddove non arriva l’autoconvincimento, si nega l’evidenza: il rigore non c’è, punto. E la dimostrazione più evidente è il modo di protestare di Mazzarri: osservatelo dopo la concessione del penalty (cosa avrà visto da 50 metri di distanza?). Per lui lo scandalo non è come è arrivato il rigore, ma che sia stato dato un rigore alla Juve.

Insomma, siamo alle solite, il problema è come sempre mediatico. E il messaggio, ancora una volta, non può che essere indirizzato verso la nostra dirigenza: caro Andrea, caro presidente, perdoni il tono e il maiuscolo, ma la situazione è DISASTROSA.
Andrea, non commettere lo stesso errore di tutte le precedenti gestioni: non puoi permetterti di snobbare o sottovalutare l’aspetto comunicativo. Gli atteggiamenti permissivi, le dichiarazioni forzatamente signorili e il laissez-faire sono un pericolosissimo boomerang. I dirigenti devono parlare, intervenire, difendersi, citare casi specifici. Se non reagisci, ti calpestano. E’ la verità, almeno in questa giungla che è il calcio italiano.
L’invito è sempre lo stesso: assumete qualcuno che si occupi a tempo pieno di questo. Qualcuno che sappia gli episodi a memoria, qualcuno che li sappia citare al momento giusto, qualcuno che istruisca dirigenti e giocatori su come parlare nelle interviste. Fate una vostra/nostra televisione gratuita su satellite e digitale terrestre, una televisione visibile a tutti e aperta a tutti, dove analizzare gli episodi con le nostre immagini, dalla quale comunicare con i restanti media. Una televisione che possa guidare il tifoso e non solo riempirlo di contentini audiovisivi, una televisione che possa far sentire il proprio peso anche all’esterno. Regolamentate l’ingresso dei giornalisti agli allenamenti e allo stadio, studiate una nuova disciplina nei contatti con i media, fate sentire il vostro peso sui quotidiani (sbagliamo o il gruppo RCS ha qualcosa a che fare con voi?), fate la voce grossa con le tv degli altri (sbagliamo o la maggior parte degli abbonati Mediaset e Sky sono tifosi della Juventus?). Avete una forza fenomenale nelle vostre mani, avete un enorme capitale di immagine e comunicazione che deve essere sfruttato molto, molto meglio di quanto viene fatto ora.
Caro Andrea, se non l’hai capito ancora: i media contano! E noi tifosi siamo stanchi, esacerbati, esausti di questo continuo massacro. Lasciare tutto così com’è sarebbe l’errore più grande.