Lo Juventino perbene

TravaglioIn un certo senso ci era mancato il verbo dello “juventino perbene”, ovvero di “colui che si legge le carte”, sulla società di Andrea Agnelli. La ragione di questo sentimento nei confronti di uno degli “opinion leaders” del movimento contro la squadra degli “11 piemontesi tosti” come ebbe a definirla un giorno l’Avvocato, è presto spiegato: come le dice lui, le argomentazioni da bar sport, mai nessuno dei suoi surrogati riuscirà. Mai e nemmeno lontanamente, anche perché quando le scrive lui si ha spesso la sensazione che a riportarle sia proprio l’autore originale. Questa volta, in un solo articolo, ne abbiamo contate ben tre da dare in pasto al popolino (anti-bianconero) con in più l’immancabile richiamo di comodo alla violenza (“domani inizia un campionato turbolento che, complice la crisi, potrebbe diventare teatro di violenze e intemperanze fra tifosi“) ed una bella letterina a Babbo Natale John Elkann, che per comodità riassumiamo ed archiviamo subito: caro Babbo Natale, io pure pure sarei anche volentieri un tifoso della Juventus, ma c’è un bambino cattivo cattivo di nome Andrea Agnelli che non sorride mai e sempre parla male dei miei amichetti. Non è che potresti fare qualcosa, io con lui non voglio giocare. Io speriamo che me la cavo.

Per non annoiare il lettore, sia perché già proposti recentemente da qualcun altro e quindi ben noti (eh già, succede anche questo, il Travaglio che arriva tardi sulla “scena del delitto”) sia perché addirittura ciclici e già sfruttati a dismisura (ma si sa, la creatività è generalmente risorsa scarsa), e anche perché non rappresentano il tema centrale del presente articolo, le argomentazioni da bar le elenchiamo soltanto, limitandoci a brevi commenti. Ebbene, eccole qua

- “Se condanna Conte in primo grado e in appello - fra l’altro per vicende cui la Juve, una volta tanto, è estranea - è “caccia alle streghe” o, per dirla con Berlusconte, i giudici sono “tifosi ” e “pappa e ciccia” con i testi d’accusa (ma non aveva chiesto di patteggiare su consiglio dei legali della società? S’è mai visto un innocente che patteggia?)” Certo, caro dottor Travaglio, eccome se se ne sono visti. A migliaia, durante la “caccia alle streghe”, efficace descrizione di questo processo, e purtroppo per molti di loro cercare di patteggiare non fu nemmeno sufficiente per evitare il massacro.
- “Se invece gli juventini Bonucci e Pepe vengono assolti in entrambi i gradi di giudizio, il verdetto è sacrosanto e giustizia è fatta.” Mica tanto. Che altri juventini vengano assolti non significa che “giustizia è fatta”. Giustizia sarà fatta solo quando qualcuno spiegherà com'è stato possibile che due giocatori della Nazionale siano stati esposti per mesi e mesi alla gogna mediatica senza uno straccio di prova.
- “Ma quando Boniperti usava Moggi come osservatore, non lo faceva entrare in sede: l’Avvocato lo chiamava 'il nostro stalliere' e mai l’avrebbe promosso non dico direttore generale, ma nemmeno magazziniere.” Moggi il cattivo, un evergreen, come direbbero gli americani, già riproposto in varie salse. Ogni commento è superfluo e ci porterebbe troppo lontano, a indagini a senso unico, a intercettazioni tagliate e cucite e altre porcherie. Per chi però volesse approfondire, le sezioni Farsopoli e Cantanapoli del nostro sito offrono materiale in abbondanza.

E veniamo infine al tema principale di questo articolo. Travaglio scrive: “e quando la Fiat, come quasi tutti i grandi gruppi, fu coinvolta in Tangentopoli, Gianni Agnelli si guardò bene dall’attaccare i magistrati. Anzi disse: [...]“Anche in Fiat si sono verificati alcuni episodi non corretti di commistione con il sistema politico. Credo sia errato e fuorviante pensare che le indagini della magistratura siano parte di un complotto o di oscure manovre politiche”. Si dirà: era pura ipocrisia. Può darsi: ma l’ipocrisia è la tassa che il vizio paga alla virtù. Ora si evade anche quella.

Sospendiamo ogni giudizio sul fatto se le parole dell’Avvocato fossero veramente o meno intrise di ipocrisia, ciò che mi preme sottolineare è come l’autore non preferisca un'opinione genuina. Noi sinceramente preferiremmo sempre la verità, davanti ad un giudice come in un articolo di giornale. E a questo punto ci chiediamo se gli articoli di Travaglio sulla Juventus siano genuini o se in realtà contengano “la tassa che il vizio paga alla virtù”? Non lo sappiamo ma, come Travaglio resta “nell’attesa, e nella speranza, che (Andrea, ndr) prima o poi impari come sta al mondo un Agnelli”, noi restiamo nell’attesa e nella speranza di conoscere un giorno la risposta a questa domanda.