La polpetta degli “stregoni” – 15 anni dopo

AgricolaRelazioni pericolose. Così potremmo definire “un preparatore atletico olandese, Henk Kraaijenhof, e un medico di origine argentina gravitante in Spagna, Guillermo Laich, quest'ultimo [...] personaggio molto chiacchierato e criticato, soprattutto dalla stampa sportiva” (Sentenza N. 5412/04, Tribunale di Torino). Due “stregoni” definiti tali, o almeno così riporta il solito ben informato (quando si tratta di cose di procure) giornalista Marco Travaglio, dall’allora presidente del CONI Mario Pescante durante un colloquio avuto con il pm Guariniello in seguito allo scoppio dello scandalo relativo alle dichiarazioni sugli abusi di farmaci nel calcio rilasciate da Zdenek Zeman, prima a 'Il Messaggero' poi a 'L’Espresso', nell’estate del 1998.
Chi ha vissuto per anni e anni in prima persona di dubbi e situazioni paradossali, bombardato mediaticamente da un processo pieno di bizzarri teoremi e conclusioni parziali e con il colpo di scena di una prima condanna e successiva assoluzione, sa benissimo cosa sia stato il processo penale scaturito dalle accuse di Zeman. Noi questo argomento l’abbiamo già ampiamente trattato: una vicenda che, nella combinazione tra attacco mediatico su larga scala basato su chiacchiere e dicerie che nascono nell'ambiente del calcio, e in quello stesso ambiente trovano il loro nutrimento, e pubblici ministeri che formulano accuse di frode sportiva utilizzando le maglie larghe e l'interpretazione non univoca della legge 401/89, ricorda un po’ Farsopoli.
Tornando in tema, Agricola “avrebbe fatto meglio a lasciar perdere” i contatti con queste due persone, questo scrive nella sua sentenza il dott. Giuseppe Casalbore, giudice di primo grado del successivo processo per abuso di farmaci contro la Juventus ed i suoi dirigenti. Per quale motivo questo suggerimento dell’illustre giudice? Dev'essere stato probabilmente un consiglio per non incorrere nel rischio di vedersi infangati dalle solite chiacchiere e critiche “soprattutto dalla stampa sportiva”, perché dal punto di vista legale “privi di consistenza probatoria appaiono i rapporti tra la Juventus con i suindicati consulenti Locatelli, Laich e Kraaijenhof, poiché in questo caso ci troviamo di fronte a semplici congetture” (Sentenza di Appello nel caso Juventus, pag. 188, ISSN 1825-6678, Vol. II, Fasc. 1, 2006). Ed in effetti sui quotidiani sportivi e non, tanto per cambiare La Repubblica su tutti, già nell’immediato delle frasi di Zeman uscirono molte di queste dicerie, che finirono quasi per spalleggiare il boemo e dare un supporto mediatico alle sue tesi. Anche successivamente questa storia è stata riproposta in varie salse ed è entrata nell’immaginario collettivo grazie anche a svariati giornalisti, anche di grido, come Gianni Minà che lascia trasparire una certa delusione per l’assoluzione in appello, o come Roberto Beccantini de La Stampa all’indomani del caso dell’austriaco Walter Mayer: quando affrontano in un modo o nell’altro il tema doping, tendono a richiamare il caso dei due consulenti, insinuando il dubbio di possibili pratiche proibite legate al doping volute dalla Juventus e dai suoi dirigenti di allora.
Si dice che il tempo sia galantuomo. Essendo quei fatti risalenti a quasi 15 anni fa, ci aspetteremmo qualche novità in merito alle presunte pratiche dopanti di questi “oscuri” personaggi. Andiamo dunque a vedere che ne è stato dei due dato che, vista la loro reputazione, prima o poi saranno stati presi per forza con le mani nel sacco. Le bugie di solito hanno le gambe corte e la lotta al doping si è fatta negli anni sempre più spietata, arrivando a colpire persino grandissimi personaggi e/o i loro allenatori in tutte le discipline, da Schwazer a Contador, includendo nella lista anche casi controversi come quello di quel Lance Armstrong che recentemente ha deciso di rinunciare a difendersi dalle accuse dell’anti-doping americano. Certo, tanto deve essere ancora fatto nella lotta al doping, ma possibile che due personaggi di cui erano già “note” nel ‘98 le “deviazioni dopistiche" in tutti questi anni non siano stati ufficialmente messi con le spalle al muro in un qualche scandalo, che ne so, magari proprio in Spagna, dove esercita il Dr. Laich: come, ad esempio, l’Operacion Puerto, che ha coinvolto tra gli altri il famoso medico Dr. Fuentes e i ciclisti Jan Ulrich e Ivan Basso? Niente? E l’Operacion Grial che ha colpito Garcia (oro Europeo 5'000 metri) e i ciclisti Roberto Heras e Oscar Sevilla? O l’Operacion Galgo attorno a Pascua, allenatore di grandi successi dell’atletica spagnola e della vincitrice del Mondiale 2009 dei 3'000 siepi, la “lepre” Marta Dominguez? Nemmeno lì? Ma com'è possibile? Non il benché minimo collegamento, come confermato dal medico stesso, che non venne nemmeno ascoltato come persona informata sui fatti. Eppure La Repubblica in modo quasi scientifico si fa in quattro per trovare una qualche associazione tra il caso doping del momento ed il medico e non perde poi occasione per ricordare che il medico stesso era stato in rapporti con la Juventus. L’articolo di Eugenio Capodacqua, in particolare, si affanna a raccontare, citando a sua volta proprio Gianni Minà, anche il caso del dottore Robert Kerr, con il quale il Dr. Laich avrebbe collaborato negli anni ottanta, evidentemente facendola franca anche in quel caso: e il Dr. Kerr è reo-confesso di “aver 'aiutato a volare' con metodi non corretti mezza Nazionale nordamericana alle Olimpiadi di Los Angeles dell'84". Diabolico e furbo il dottor Laich.
Anche Henk Kraaijenhof, preparatore atletico/psicologo specializzato in gestione dello stress, e i suoi atleti non ci risultano essere mai stati formalmente implicati in questi ultimi 15 anni in vicende di doping. Professionista stimato ed apprezzato, se dopo la Juventus ha collaborato con personaggi importanti come la tennista Mary Pierce, oltre alla Nazionale olandese di hockey e alla Federazione inglese di rubgy; inoltre lo ritroviamo interpellato anche da KPMG nell'indagine commissionata dalla Comunità Europea per far luce sulle cause socio-economiche del doping. Le cronache invece raccontano di alcune interviste in cui aveva definito la liberalizzazione del doping "la soluzione meno dannosa" e forse anche queste hanno contribuito a creare la fama di persona dalla dubbia moralità. Certo però che per uno che pratica attività dopanti illecite con il rischio di finire in galera rilasciare quel tipo di interviste è un modo tutt’altro che furbo per passare inosservato. Molto diabolico anche il sig. Kraaijenhof. In ogni caso non ci addentriamo oltre su questo terreno, visto che in questo contesto non ci interessa discutere del reato di opinione. Ricordiamo però come Kraaijenhof abbia la tendenza ad avere opinioni forti ed esprimerle in modo rumoroso e senza paura, arrivando recentemente persino a scrivere al presidente del CIO Jacques Rogge una lettera aperta, in cui critica la corruzione diffusa nel comitato olimpico, con l'aggiunta dell'accusa di ipocrisia nell'essere durissimi contro gli atleti che sbagliano ed invece troppo indulgenti nei confronti di loro stessi.
Se pensiamo ai tanti medici 'compromessi' scoperti negli ultimi 20 anni, a cominciare da Conconi per finire alla Operacion Galgo, fino a prova contraria ci risulta difficile credere che un medico ed un preparatore atletico di discutibile fama già nel 1998 in 15 anni di attività non siano mai incappati in un errore. Molto strano. Ma il giornalismo d’indagine nostrano, sempre il solito nel dir la verità, racconta che, essendo un signore sporco e reo-confesso, per la proprietà transitiva anche un altro signore deve esserlo per forza, perché lo conosceva. E allora, davanti a cotanto sentimento popolare, chi siamo noi per poter affermare che questi due signori sono innocenti?! Accentratori o meno, questi non potevano non sapere, pardon, dopare.