Zac: Siamo fuori dalla Champions, e la colpa è di tutti

News, 2 maggio 2010.

Zac si arrende: la colpa è di tutti. Benitez si allontana da Liverpool. Moggi: Andrea Agnelli, mio grande amico; la Juve dovrebbe mandare in fallimento la FIGC; Romy Gai è la fine del mondo. Da Cannavaro un sì ad Andrea. Zac spera ancora. Diego si giustifica. Benitez non conferma, ma non smentisce.

Zac: Siamo fuori dalla Champions, e la colpa è di tutti - Adesso Zaccheroni si è dovuto arrendere: la Juve è matematicamente fuori dalla Champions e la sua missione, stando a quanto aveva dichiarato all'inizio della sua avventura, è fallita. Ora Zac, i microfoni di Sky, fa una disamina della situazione che ha portato a questo 'fallimento': "Non ho mai detto che è tutta colpa degli infortuni. Gli infortuni c'erano anche prima che arrivassi io. Al primo posto metto quello che ho sempre detto, la scarsa condizione di quelli che hanno dovuto giocare, quello non ci ha consentito di proporci con brillantezza, poi sicuramente il non poter allenare la squadra perché in Europa League si gioca ogni settimana, e dopo gli errori li hanno commessi i giocatori, ma sicuramente qualcuno lo ha commesso anche l'allenatore". Oggi, a suo dire, la squadra ha dato quel che poteva: "Diciamo che la partita oggi l'ha fatta la Juve che ha giocato contro una squadra che in casa si è fatta valere con chiunque, hanno perso il Palermo e l'Inter qui, loro erano motivati, volevano conquistare il punto che consentiva loro di salvarsi e ce l'han fatta. La Juve ha fatto la partita, ha rischiato anche la beffa alla fine con Maxi Lopez, abbiamo rischiato di perdere. La brillantezza arriva anche da una condizione mentale oltreché fisica, devi avere una classifica che ti gratifica". Richiesto di un parere su cosa, a suo parere, occorrerebbe cambiare perché la Juve possa ripartire, nella prossima stagione, col piede giusto, dice: "Io ho il contratto fino al 30 giugno, è un problema della società, però dico che tantissimi cambi non servono, sicuramente qualcosa manca, come alla Juve anche alla altre squadre. Tolta l'Inter anche le altre anno lacune. Però io non cambierei tutto. Il regista non è indispensabile, l'Inter non ce l'ha il regista classico. Credo che nell'allestimento di una squadra bisogna mettere punti fermi nella spina dorsale, partire da quelli, in base alle loro caratteristiche poi completare l'organico. È impensabile che una squadra possa cambiare ogni volta che non va bene tutto l'organico. Questi giocatori li ho con me da tre mesi, anche se non li ho potuto allenare come avrei voluto. Per caratteristiche io non cambierei tutto. C'è il rischio che qui alcuni giocatori vengano bocciati poi te li ritrovi altrove che fanno benissimo".

Benitez si allontana da Liverpool - La stampa britannica, riportando le dichiarazioni di Benitez nella conferenza stampa pre-Chelsea, mette in evidenza le accuse che l'allenatore spagnolo formula nei confronti dei dirigenti del Liverpool: parole pesanti, che sembrano allontanare sempre più Benitez dai Reds: "A suo tempo ho deciso di firmare il nuovo accordo perché la squadra era buona e mi avevano detto che c'erano soldi da spendere per rinforzarla. Poi però le condizioni sono cambiate" In passato ho già lasciato il Valencia per lo stesso motivo, perché la società aveva cambiato le condizioni. La nostra stagione è stata brutta. E io spero che le cose cambino in futuro. Ma per ora non voglio parlarne, perché non so che tipo di treno potrà passare. I giocatori hanno i miei stessi rimpianti - ha concluso - lo so perché è tutto l'anno che parlo con loro".

Storico trionfo per il Twente - Si festeggia a Enschede per il primo scudetto nella sua storia dell'FC Twente, guidato dall'inglese Steve McClaren, che si riscatta così dopo il disastro dell'eliminazione dagli Europei della Nazionale dei Tre Leoni. L'unico precedente per il club dell'Overijssel era la vittoria negli anni Venti dello Sporting Club Enschede, una delle due metà che hanno poi formato il Twente negli anni Sessanta. I Tukkers hanno conquistato l'Eredivisie dopo una lunga cavalcata, prima in testa seguiti dal PSV, poi a rincorrere il club di Eindhoven, infine di nuovo in testa, ma con l'Ajax a rincorrere. Con 86 punti, 27 vittorie 5 pareggi e 2 sconfitte, i rossi di Enschede hanno preceduto i lancieri di solo 1 punto, seppure la differenza reti fosse nettamente in favore del club di Amsterdam. Più ottantasei (106 goal fatti, 20 subiti) per la squadra di Jol, guidata dalle 35 marcature in 33 partite del capocannoniere Luis Suarez, e solo + 40 (63-23) per i ragazzi di McClaren. Grande protagonista il 24enne costaricano Bryan Ruiz, miglior marcatore con 24 reti: al suo esordio in Eredivisie il centroamericano è stato determinante, dimostrando confidenza in tutti i ruoli dell'attacco, come punta, esterno e rifinitore. Al solito importante il contributo di uno degli uomini simbolo della squadra, il centravanti svizzero-congolese Blaise 'Nkufo, alla settima e ultima stagione in Olanda: 12 goal prima di partire per Seattle, dove concluderà la sua carriera.
Ottimo il rendimento anche del 20enne folletto slovacco Stoch, in prestito dal Chelsea: 10 reti e tante belle giocate. E' stato lui a suggellare l'ultima vittoria, quella di oggi contro il NAC Breda, aperta al solito da Ruiz: 2-0 il finale. Da ricordare anche l'altro esterno Theo Janssen e il rendimento regolare della difesa guidata dal brasiliano Douglas e dagli autoctoni Wiesgerhof, Ronnie Stam e Brama.
Per l'Ajax rincorsa inutile e sesto anno senza scudetto: per un periodo così lungo senza vittorie in campionato bisogna tornare all'immediato dopoguerra. La squadra vista quest'anno però, ben organizzata e con un'età media molto bassa, è destinata probabilmente a far bene di qui a un lustro, potendo assorbire anche eventuali cessioni. Cosa che non è avvenuta per il PSV che ha mollato il colpo, quando costretto a vendere il centravanti serbo Lazovic, a febbraio inoltrato, allo Zenit di Spalletti: una mossa certo intempestiva che ha spezzato le gambe alla squadra.

Moggi: Andrea Agnelli, mio grande amico - Luciano Moggi è intervenuto a 'Tutti pazzi per la Juve' su Radio Erre2 per dire la sua sulle novità in casa Juve. Ha innanzitutto salutato con entusiasmo l'annunciata nomina di Andrea Agnelli a presidente della Juventus: "E' sicuramente un bene della Juventus. Resta il fatto che Andrea è un mio grande amico. Il futuro vedremo quello che è anche perché io voglio capire bene la mia situazione visto e considerato che a Napoli sta andando tutto benissimo". Richiesto di un parere su cosa dovrebbe fare ora la Juve, visto che la Lazio, ad esempio, ha deciso di chiedere i danni alla Figc: "La Juventus dovrebbe mandare in fallimento la FIGC. Comunque è già tanto che la Juventus stia preparando il ricorso per la revoca dello scudetto dell'Inter: questa è già una vittoria perché prima non ci pensavano neppure. Se le cose sono fatte con giustizia, certamente l'Inter non merita lo scudetto degli onesti. Meriterebbe un altro scudetto: quello con la 'd' davanti". Dice però che i tifosi devono aver pazienza: "Attenzione, la nomina di Andrea Agnelli è soltanto la nomina di uno che capisce di calcio, cosa che non c'era prima. Però la nomina non va in campo a giocare: deve essere rifatta una squadra totalmente nella testa e nei muscoli dei giocatori. Non è che si possa pensare nei miracoli nell'immediato. Sicuramente Andrea nel futuro farà certamente bene perché è l'unico che sa di calcio". Lui ha lottato e continuerà a lottare, e la situazione ora comunque è migliorata: "Io ho lottato fino ad ora per me e per la Juventus e per quelli che hanno lavorato nella Juventus. La soddisfazione che c'è adesso è che la Juventus farà l'esposto in federazione per la revoca dello scudetto. E se fa l'esposto per la revoca dello scudetto all'Inter, è evidente che non parla bene dell'Inter e quindi coincide con quello che ho detto io fino ad ora". E si augura che abbiano fondamento le voci che vogliono un ritorno di Romy Gai in orbita Juve: "Romy Gai sarebbe un elemento prezioso perché è quello che ha dato un input notevole al commerciale della Juventus. E' una cosa che secondo me dovrebbe avvenire perché già si ricomincerebbe a parlare di una Juventus che comincia a cambiare le valvole se non il motore. Certamente chi c'è ora al settore commerciale, cioè quel tale Fassone, non è che ha dato dei risultati eclatanti se non delle chiacchiere. Romy Gai al posto delle chiacchiere faceva i fatti: quindi ci sarebbe da mettere Fassone a fare il segretario di Romy Gai e Romy Gai a capo del settore. Se ci fossi io sarebbe così. Bisogna considerare l'utilità per la Juventus perché bisogna mettere gente valida e mandare a casa quelli che non vanno. Nella vita bisogna essere abbastanza grevi nella sostanza perché non si può avere un carattere timido per portare avanti un'azienda: se c'è una cosa che non va, anche se uno lo fa malvolentieri, mando a casa questo per metterci uno migliore. Nel caso Fassone-Romy Gai: Romy Gai al posto di Fassone è la fine del mondo".

Da Cannavaro un altro sì per Andrea – Il futuro con Andrea Agnelli piace anche a Fabio Cannavaro, che in un’intervista a ‘La Stampa’ non si dice affatto stupito del cambio al vertice: “Per niente sorpreso. L’avevo conosciuto sei anni fa e si vedeva che aveva grande passione. E poi la Juve fa parte della sua storia: dovrà ricostruire, cercando di accorciare i tempi. Questa Juve non è da demolire, vanno fatti cambiamenti, ma ci sono stagioni in cui tutto ti va male”. Ma non è pentito di essere tornato alla Juve: “Per niente pentito. Anzi, sono stato felice di aver ritrovato vecchi compagni e molti amici. Ho sempre dato il massimo. ma non è bastato. C’è il grande rammarico per questa stagione di alti e bassi, di obiettivi falliti e di un allenatore esonerato, che è anche un amico, e per questo l’amarezza è stata ancora più grande. Poi l’eliminazione dalla Champions e dall’Europa League. Colpa di tutti, la responsabilità va divisa in parti uguali”. Per il futuro non crede ad un ritorno di Capello: “Sta bene in Inghilterra e sa che lo stare all’estero ti dà qualcosa di più”. E gli piace assai Benitez: “Mi piace molto, un allenatore a 360°. Ci ho giocato contro, ed ero così curioso che chiesi di lui a Dossena, in Nazionale”. E sul suo futuro dice di voler continuare a giocare, di non sentirsi “bollito”, solo “più esperto”. Dove non lo sa ancora: “Altre offerte non le ho neppure prese in considerazione, ho un pre-contratto con la Juve, ma è anche giusto che dopo un’annata così una società possa voler cambiare”. Ha anche un’opzione da dirigente, ma la scrivania può aspettare, a meno che l’Italia non rivinca il Mondiale: “Se lo rivinciamo smetto del tutto all’istante”. Su Calciopoli e sul fatto che finalmente la Juve abbia deciso di presentare un’istanza al riguardo: "Mi fa piacere che la società abbia preso posizione. Quello che pensavo delle telefonate lo dissi già nel 2006. Che era un brutto vizio. Di molti”.

I ventidue per Catania - Per la sfida di campionato di domenica pomeriggio a Catania, ritorna Felipe Melo dopo aver scontato la squalifica. Restano non disponibili Chimenti, Grygera, Sissoko, Giovinco e Trezeguet. Questi i 22 bianconeri convocati da Alberto Zaccheroni: Buffon, Manninger, Pinsoglio; Caceres, Chiellini, Cannavaro, Grosso, Zebina, De Ceglie, Legrottaglie; Felipe Melo, Salihamidzic, Marchisio, Camoranesi, Poulsen, Marrone; Candreva, Diego; Iaquinta, Del Piero, Amauri, Paolucci.

Zac, nonostante tutto, vuole sperare ancora nel quarto posto - Nella conferenza della partita di Catania, Alberto Zaccheroni dice di non voler lascia nulla di intentato per raggiungere un improbabile, almeno per ora, quarto posto; per questo si aspetta dai suoi una buona prestazione, in linea con i progressi che afferma di aver notato nelle ultime gare: "Mi auguro che la Juve dia un seguito a quanto fatto vedere nelle ultime partite, a cominciare da quella col Cagliari, ma anche a quella che con l'Inter che, anche se abbiamo perso, è stata positiva a livello di prestazione. Poi col Bari è cresciuta ancora. Mi aspetto, quindi, un'ulteriore crescita. Poi non so come sarà il risultato. Affrontiamo una squadra che sta preparando la partita al meglio. Sono andati in ritiro, c'è il silenzio stampa e c'è grande concentrazione. Il Catania, poi, quando gioca in casa si esprime ai livelli migliori. Io mi sono occupato di tenere alta la concentrazione. Il risultato della Samp ha ridotto le possibilità per il quarto posto, ma noi non molliamo. Noi il nostro lo dobbiamo dare fino alla fine. Ci siamo allenati bene, anche quelli che hanno lavorato a parte. Io ancora ci spero al quarto posto. E anche i ragazzi lo sanno. Come ho già detto, non molliamo fino alla fine". Richiesto di un suo parere sulle reazioni della squadra all'annuncio che Andrea Agnelli sarà il nuovo presidente risponde: "Non è che ho chiesto un'opinione, un parere ai giocatori, ma è chiaro che quando arriva un riferimento nuovo c'è sempre un'attenzione maggiore. Sicuramente questa nuova figura, importante, vicina alla Juventus, è stata accolta bene. Si vede dall'espressione dei giocatori. Ma poi penso sia normale: vedere che la Famiglia si stringe maggiormente vicino alla squadra è un messaggio chiaro, che la Juventus ha ambizioni, che la Juventus vuole fare molto meglio di quello che ha fatto ultimamente. I giocatori? Tutti si mettono in mostra per restare alla Juve, sia chi ha il contratto in scadenza sia chi ne ha uno lungo. Loro sono consapevoli di questo. E lo vedo dall'impegno massimale durante gli allenamenti. Il rischio poteva essere lo scollamento, ma non è così".

Benitez non conferma, ma nemmeno smentisce - Rafa Benitez, in un'intervista al tabloid inglese 'The Sun', non conferma le voci che lo vorrebbero lontano dal Liverpool, in particolare alla Juve. Ma nemmeno nega. Del suo futuro dice solo: "Conosco molto bene il futuro. Voglio vincere contro Chelsea e Hull (i prossimi avverdari dei Reds, ndr)". Del futuro a lungo termine, però, al momento non vuol parlare: "Al momento non posso parlare del futuro a lungo termine, perché penso che dobbiamo concentrarci sulle altre partite che mancano. Ho deciso di rifiutare le offerte arrivatemi lo scorso anno è per i tifosi e per un anno ho lavorato molto duramente, cercando di fare del mio meglio e vedremo cosa succederà in futuro, perché ora è il Chelsea il futuro”.

Le giustificazioni di Diego. Il trequartista brasiliano parla degli obiettivi residui di questa annata negativa, sia per lui sia per la Juve, a Tuttosport: "La Juventus è una squadra da Champions: ha giocatori che devono sempre giocare in Champions League. Ma anche l'Europa League resta importante... e io, quando scendo in campo, voglio vincere e basta". Indubbiamente la sua stagione è stata deludente, anche perché da lui ci si aspettava molto. Scopriamo che, secondo lui, non è esente da colpe il manto erboso dell'Olimpico: "Sono il primo a non essere soddisfatto della mia stagione: sono arrivato in una grande squadra come la Juve e non mi aspettavo di fare un anno così. Abbiamo avuto tanti problemi, tra cui l'Olimpico. Qui in Italia ho trovato i peggiori manti erbosi. Ci sono stadi molto belli, ma per chi fa il calciatore conta soprattutto il campo e qui in Italia sono davvero brutti. Quello dell'Olimpico è duro e irregolare, e per chi gioca a due tocchi è un bel problema. Gli unici manti a salvarsi sono Genova e Roma". Registriamo quindi che il brasiliano "gioca a due tocchi" (!) e che l'erba del vicino è sempre più verde. Sugli obiettivi futuri, invece: "Penso di essere in una squadra fortissima, e con qualche acquisto diventerà ancora migliore: l’obiettivo della prossima stagione è lo scudetto, non voglio dimenticarlo. Benitez? Non parlo di chi non c'è, anche per rispetto del nostro attuale allenatore".

Bayern campione di Germania - Con un rotondo 3-1 rifilato al Bochum, i bavaresi si sono aggiudicati con una settimana d'anticipo il loro 22simo titolo tedesco. Grazie ad una tripletta del nuovo astro Thomas Müller nella penultima giornata di Bundesliga gli uomini di Van Gaal (campione in tre diverse leghe europee con quattro squadre diverse) hanno distanziato di 3 punti e di un rassicurante 17 in fatto di differenza reti (discriminante per un eventuale arrivo a pari punti) lo Schalke 04 di Felix Magath, campione uscente con il Wolfsburg. Al tecnico di sangue portoricano, dopo il miracolo compiuto alla guida della squadra della Volkswagen, non è riuscita l'impresa che a Gelsenkirchen attendono invano dal 1958, ovvero riportare in Westfalia il Meisterschale, trofeo che a questo punto per Kuranyi e soci (sconfitti 2-0 a a domicilio dal Werder Brema) assume i contorni di una vera e propria maledizione, considerando la serie di secondi posti collezionati negli ultimi anni, spesso maturati in situazioni rocambolesche.

Marsiglia sempre più vicino al titolo - Nell'anticipo della 35sima giornata della Ligue 1, lo scontro al vertice tra Auxerre e Olympique Marsiglia si è risolto con un nulla di fatto, uno 0-0 che avvicina sempre più la squadra allenata da Didier Deschamps al titolo di campione di Francia, che l'OM attende dal lontano 1993. A tre giornate dalla fine, infatti, il Marsiglia mantiene 5 punti di vantaggio proprio sull'Auxerre; le altre sono ormai abbondantemente fuori causa: la terza, il Lille, naviga a 11 punti dalla vetta.

A Villarreal il Barça cala il poker - Nella Liga il Barça è tornato ad essere il Barça, col suo gioco avvolgente ed incisivo al tempo stesso; anche Messi è tornato lui e Bojan Krkic ha meritatamente relegato Ibra in panchina. I blaugrana chiudono il discorso già nel primo tempo: passano in vantaggio con Messi, raddoppiano con una bella punizione di Xavi e Bojan fa il 3-0 con una bellissima azione personale. Nel secondo tempo inizialmente il Barça non spinge e il Villarreal accorcia con Llorente; e i catalani, stuzzicati, reagiscono firmando il poker con il secondo goal della Pulce, al termine di un'azione condotta da Xavi e Dani Alves. La vetta della Liga rimane dunque per ora nelle mani degli uomini di Guardiola.


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