Diritti TV: i conti non tornano

calcio in tvLO SCURO DEI DIRITTI IN CHIARO.
Cosa vediamo? Il campionato del “campo” o quello “televisivo”? Gli stadi sono sempre più vuoti e, finita l’era delle immagine esclusive di "90° minuto", sono le risorse economiche, quelle che provengono dagli introiti televisivi, che scrivono e decretano le sorti delle squadre con fattori facilmente controllabili come moviole ed opinionisti e l’ausilio di una tecnologia troppo spesso messa in dubbio.
Sono nati molti programmi “personalizzati” da “vendere” e la partita non dura più 90 minuti, ma con interviste, moviole e commenti si allarga per ore riempiendo i palinsesti di canali dedicati esclusivamente al calcio!.

Mediaset, concluso il triennio di esclusiva dei diritti in chiaro, ha deciso per una nuova collocazione del calcio. Inconfutabili le parole di Berlusconi jr “i diritti della A ora valgono la metà” ed inconfutabili i fatti seguiti a questa presa di posizione: su rete quattro sono confluiti infatti «Guida al campionato» e «Controcampo Diritto di replica», la scorsa stagione su Italia Uno, dove resta invece «Guida al campionato» della domenica, cessa Controcampo pomeridiano di Piccinini. E’ evidente il maggiore interesse sul digitale dove è stato anche attivato un nuovo canale. Cambiando la legge, il Digitale di Mediaset potrebbe avere più delle 10 squadre a testa che da qualche anno si divide con La 7. Mediaset intanto ha anche messo a segno l'esclusiva del calcio del giovedì sera. Il responsabile delle acquisizioni del diritti sportivi Giorgio Giovetti ha preso le prime 5 partite in Uefa del Milan, che riceverà 10 milioni, dai quarti gare su La7 e Sportltalia per contratti con l'Uefa. Mediaset, non è più interessata ad avere programmi che diano in chiaro i gol in quanto punta molto agli abbonamenti e agli introiti dei canali in digitale. In questo contesto si inserisce anche l’interesse della Lega che da una parte vuole evitare che tutto il calcio finisca criptato (Sky e digitale) ed il fatto che non ci sia stato accordo tra le due emittenti fa bene sperare Matarrese che aspira, in futuro, a portare ad 1 miliardo di euro il valore dei diritti tv.

La Rai, dopo un lungo corteggiamento da parte di Antonio Matarrese, si è accordata con la Lega. L'accordo prevede la disponibilità degli highlights della Serie A nella fascia pomeridiana e, in forma non esclusiva, in quella serale; degli highlights della Serie B e dei diritti radiofonici". La Rai verserà alla Lega Nazionale Professionisti 27,5 milioni di euro per la stagione 2008/2009 e 28 milioni di euro per il 2009/2010.
“E’ un successo” per Cappon, direttore Generale della Rai: “Abbiamo fatto uno sforzo economico importante per dare la possibilità a tutti gli abbonati e ai tifosi di vedere e sentire il calcio di Serie A e B fin dalla prima giornata"; “Una Buona notizia” per Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, “questi giorni il governo ha lavorato affinché si arrivasse ad una soluzione condivisa che non penalizzasse i cittadini. Domenica dunque tutti gli sportivi italiani avranno la possibilità di seguire il calcio in chiaro, obiettivo questo che avevamo sollecitato alle parti; “Si inizia con il piede giusto”, secondo Abete, Presidente della Figc; “Soddisfatto” anche Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, "La mancata trasmissione in chiaro delle partite di calcio...avrebbe potuto avere ripercussioni a catena sull'atteso svolgimento delle manifestazioni calcistiche ai vari livelli".
Ben poca cosa, comunque, rispetto a quelle che erano le richieste iniziali che dovevano portare ben 95 milioni per il 2008-2009. Ricordiamo che l’accordo è stato raggiunto solo dopo una mobilitazione della politica e delle più alte cariche del ns calcio e rischiando di non garantire le immagini in chiaro per la prima di campionato.
I diritti audiovisivi relativi alle partite del campionato 2008/2009 e 2009/2010 della serie B sono stati assegnati a Sky per quanto riguarda la piattaforma digitale satellitare, e a Telecom Italia Media per la piattaforma digitale terrestre. Ricordiamo che lo scorso anno le partite della serie B sono rimaste oscurate penalizzando, economicamente, molte società.

Le scarse risorse finanziarie, il disinteresse verso le trasmissioni tradizionali sono forse una conseguenza della mancanza di quella certezza e di quei valori che tradizionalmente il calcio e lo sport in generale, hanno sempre impersonato ma che, da calciopoli in poi, sono stati sostituiti da molti dubbi in realtà mai dissipati, cosa che alla lunga può aver influito in modo decisivo nella svalutazione dei diritti televisivi.

Ha vinto la speculazione, ha perso lo sport, ma il fattore umano è quello che si è distinto. Il tifoso inizia ad acquisire una propria autonomia di giudizio e lo dimostra l’allontanamento dai commenti dei soliti noti, mandando contemporaneamente un messaggio chiaro a chi vuol oscurare la voglia di sport ad un popolo che dello sport, e del calcio in particolare, ne ha fatto la sua bandiera!

SE LA LEGA DA' I NUMERI.
La legge 106/2007 e il decreto legislativo 9/2008 hanno fissato i criteri di massima per ripartire il ricavato della vendita collettiva dei diritti TV (40% del totale in parti uguali tra tutte le società di serie A; 30% in base ai meriti sportivi; 30% in base al bacino d'utenza) demandando alla Lega di fissare in dettaglio i criteri di calcolo. E' importante, allora, veder cosa comporta operativamente quanto deciso dalla "famiglia" della Lega (il presidente Matarrese usa spesso l'espressione "la mia famiglia") nel Consiglio Straordinario del 30 ottobre 2007 (richiamato nella prima parte del nostro articolo) e nella successiva Assemblea che ha ratificato tali criteri.

Per quanto riguarda i meriti sportivi è stato scelto il campionato 2005-06 come spartiacque tra due periodi distinti: i successi conseguiti nel periodo precedente, partendo dal 1946-47, valgono infatti per assegnare il 10% del totale delle risorse da ripartire; quelli dei cinque campionati dal 2005-06 al 2009-10 valgono per il 15%; per il restante 5% si terrà conto della classifica del 2010-11. E' vero che l'accordo su questi numeri era difficile perchè erano contrapposti gli interessi di società con un grande passato (Juve, Milan e Inter) e quelle, tipo Sampdoria e Palermo, che con i nuovi soldi contano di farsi un grande futuro o quantomeno di alleggerire i loro debiti; è vero, quindi, che bisognava mediare ma la scelta del 2005-06, l'anno di calciopoli e dello scudetto assegnato a tavolino dal commissario Rossi all'Inter, e la diversità di peso dei due periodi sapete cosa comporta? Che i soldi prevedibilmente da assegnare all'Inter per i successi conseguiti dal dopoguerra ad oggi superano quelli della Juve: 21,9 milioni rispetto a 19,0, secondo una tabella elaborata dalla Lega e ripresa da Tuttosport il 31/10/2007; evidentemente perchè proprio da quell'anno l'Inter ha ripreso a vincere e proprio in quell'anno la Juve fu retrocessa.
Aver accettato di prendere a riferimento l'anno di calciopoli ha comportato, quindi, che l'Inter, secondo i metodi di calcolo brevettati dalla"famiglia" della Lega, è la società che dal dopoguerra ad oggi ha "vinto di più" in Italia: una offesa a tutta la storia del calcio italiano (prima ancora che a quella della Juve di Gianni e Umberto Agnelli), una conclusione incredibile, quasi una bestemmia.

Ugualmente shoccante quanto la Lega ha stabilito in tema di bacino d'utenza. Limitiamoci a ragionare anche qua su Juve e Inter, per farci capire meglio, e ricordiamo la recentissima indagine campionaria Demos-La Repubblica, pubblicata sul giornale romano il 30 agosto 2008. Secondo questo sondaggio, tra quanti seguono il calcio, il 33% tifa per la Juventus e solo il 14% per l'Inter e questi sono, appunto, i dati dei bacini d'utenza della due società, cioè del potenziale di domanda di calcio televisivo di tifosi juventini da un lato e interisti dall'altro. Si dà il caso, però, che per calcolare il bacino d'utenza, in base alle delibere della Lega, bisogna tener conto anche della popolazione della città dove la società ha sede e, in ogni caso, nessuna società potrà superare il 25% del totale.
Sembra incredibile ma è proprio così: la "famiglia" di Matarrese ha inventato un nuovo metodo per le indagini campionarie in base al quale se trenta tifosi su cento si dichiarano juventini gli ultimi cinque non contano, alla faccia della matematica e della sua pretesa di essere una scienza esatta!

Con quale risultato? Il rapporto dei bacini di utenza Juve-Inter ricavato dai dati di Repubblica è 33,0/14,0 e quindi 2,36; questo vorrebbe dire che ogni 10 milioni assegnati all'Inter quelli della Juve dovrebbero ammontare a 23,6. In base, invece, al "modello matematico" inventato dall'Ufficio Studi della Lega, nel 2010 alla Juve dovrebbero spettare 52,1 milioni e all'Inter 41,9 (vedi la richiamata tabella di Tuttosport). Basta una semplice moltiplicazione (41,9x 2,36=98,9) per accorgersi che in questa partita tra Juve e Inter ai bianconeri sono stati "rubati" quasi 47 milioni, quanto potrebbe teoricamente bastare per acquistare due ottimi esterni difensivi e anche un centrocampista come Aquilani.

Anche il Sole 24 ha provato a fare una simulazione di quello che potrebbe succedere nel 2010, nel caso dovesse scattare la vendita collettiva dei diritti TV, come fermamente voluta dal ministro Melandri e secondo i dettami matematici inventati dai figli di... Matarrese a Roma, arrivando alla conclusione che alla Juve potrebbe spettare il 10,61% del totale della serie A e all'Inter il 9,82%; la differenza è meno di un punto percentuale e dato che si ipotizza un totale di 750 milioni vorrebbe dire che tale differenza potrebbe essere di circa 7 milioni, forse anche meno e addirittura annullarsi, secondo me, se l'Inter dovesse vincere ancora lo scudetto da qui al 2010. Può realisticamente succedere che, nella corsa ad accaparrarsi più risorse, nel 2010 l'Inter venga classificata prima non per quello che dicono i numeri acquisiti sul campo ma, ancora una volta, per decisioni incomprensibili prese a tavolino. Ppotrebbe, insomma, trattarsi di un'altra farsa.

3 MINUTI DI RECUPERO.
Stante l'attualità dell'argomento, la stampa ha continuato a proporre sui diritti TV dati e indicazioni di interesse anche dopo che questo articolo era stato composto. Ne riprendiamo tre, in una sorta di "extra-time".

Dalla già citata indagine della Demos, pubblicata il 30 agosto da Repubblica, si apprende che gli appassionati di calcio sono risultati più della metà della popolazione, a conferma della rilevanza del fenomeno sotto tanti profili. Secondo questa indagine, proposta dal giornale romano con il titolo assi significativo di "Juve la più amata, Inter la più antipatica", il 33% di quanti seguono il calcio tifa Juventus e solo il 14% Internazionale, con l'aggiunta che i tifosi juventini risultano in aumento e quelli narazzurri in diminuzione rispetto all'anno precedente. Risalta, quindi, ancora di più l'assurdità di quanto deciso dalla Lega in tema di bacini d'utenza: l'effetto di una maggiore perequazione nella distribuzione delle risorse la legge Melandri lo otterrebbe comunque avendo fissato di ripartire in parti uguali il 40% del ricavato; limitare al 25% il bacino d'utenza di una singola società sarebbe non solo un insulto alla matematica ma anche una specie di furto legalizzato.

Conclusasi la vendita dei diritti in chiaro "all'italiana", com'era prevedibile, vale la pena notare che il venditore più tenace, una sorta di vu cumprà sotto il sole di farragosto, è risultato Matarrese che ha finito per oscurare anche Abete, teoricamente suo "superiore"; nonostante fosse ricoverato in ospedale il presidente della Lega ha tenuto lui fino alla conclusione tutti i contatti che contano: con il mondo della politica, con i presidenti di A e B, con gli operatori televisivi. Ricordato che la vendita dei diritti TV fa da volano a tutto il movimento del calcio e che la legge Melandri prevede che tale vendita alimenti anche dei fondi a disposizione del Coni, dovrebbe ricavarsi che la supervisione sull'argomento è di competenza più della Figc che della Lega ma così non è stato. A nome della "famiglia" dei presidenti delle società di calcio don Antonio Matarrese ha continuato, e continua, a proporsi come il vero "patron" del circus del calcio, quasi aspirasse a emulare Bernie Ecclestone, patron a sua volta dell'altro "circus", quello della formula uno. Forse sarà il caso di tornare con calma sull'argomento per approfondirlo.

Tra le altre cose, negli ultimi giorni si è conclusa la vendita a Sky dei diritti per la trasmissione sul satellite delle partite di serie B per i prossimi due campionati. Sembra una notizia "minore" e i giornali l'hanno abbastanza trascurata (anche Matarrese) se non fosse che nel corrispettivo che Sky s'impegna a pagare alle società è comparso il "revenue sharing" e cioè l'assunto che saranno pagate di più le partite che faranno più share, evidentemente quelle dove le società impegnate in campo hanno più tifosi, specie se si tratta di società "amate" da tanti supporters. L'uovo di Colombo, verrebbe da dire; attenzione, però, che la filosofia della legge Melandri, sulla vendita centralizzata dei diritti TV dal 2010, si colloca sul versante opposto: ottenere tanto per poi poter distribuire con calcoli a tavolino.
Forse anche per questo, a ben vedere, il 2010 è ancora lontano....


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