Altre ombre sullo scudetto scippato nella piscina di Perugia: la telefonata di Collina.

News, 22 aprile 2011.

Lo scudetto annegato a Perugia nel 2000: le ombre si addensano anziché diradarsi. Bergamo: Farsopoli aveva un obiettivo ben preciso; e chi ne ha tratto vantaggio è stata l’Inter. Tutti i bianconeri al lavoro sulla tecnica. Sarà Bergonzi ad arbitrare Juve-Catania. Pozzo critica la designazione del romano Valeri per la sua Udinese. La Coppa del Re va in frantumi. Il Copenhagen diventa campione di Danimarca. Gli anticipi della serie B: poker del Padova, inutile pari tra Pescara e Frosinone. Gli arabi mettono le mani sulla Liga.

'Quel’ Perugia-Juve: a quando la verità? – L’Inter recrimina da anni sullo scudetto perso il 5 maggio 2002, peraltro esclusivamente per demerito suo; la Juve, la sua dirigenza e i suoi tifosi, al contrario non ci hanno mai potuto vedere davvero chiaro su quello scudetto, più che perso, sottratto loro a Perugia in quel lunare 14 maggio 2000. Sì, perché si trattava del campionato di calcio,e non di pallanuoto, ma la partita si giocò in piscina, si disse, ovverosia su un campo reso davvero impraticabile da un violento temporale; l’arbitro era Collina, tifoso laziale, e guarda caso la sconfitta della Juve (ottima squadra di calcio, non di pallanuoto) regalò lo scudetto, toh! Che sorpresa…. alla Lazio! E’ ritornato su quella gara Luciano Moggi, nel corso del programma ‘La tribù del calcio’ su Premium Calcio: “Sono stato accusato di essere il grande manovratore del calcio: spiegatemi allora come ho fatto a perdere uno scudetto giocando il match decisivo in piscina. La verità è che la Juve avrebbe dovuto andarsene, invece siamo rimasti lì alla mercé di chi decideva e quando siamo scesi in campo non c’eravamo più. Collina? Sicuramente parlò al telefono con qualcuno: di chi si trattasse, non lo sapremo mai. Dico solo che da regolamento la sospensione non può durare più di 45 minuti: Collina invece aspettò quasi il doppio". Certo il fatto che né Collina né il suo misterioso interlocutore abbiano mai voluto dire la verità su un episodio più che controverso la dice lunga su come andavano le cose ai tempi. Interviene anche Antonio Conte, il capitano di quella Juve: "Capimmo subito che la partita non sarebbe mai stata rinviata per paura che da Roma arrivassero i laziali e scoppiassero disordini. In settimana avevamo ricevuto attacchi durissimi, erano tutti contro di noi". E le parole di Luciano Gaucci, allora presidente del Perugia, non sono più rassicuranti: “Prima della partita minacciai i miei giocatori se non avessero battuto la Juventus, io sarei dovuto scappare da Roma, ma loro se ne sarebbero andati per 3 mesi in Cina in tournée. E al designatore durante il diluvio dissi: sia chiaro che se sospendete questa partita, io non la gioco mai più”. Ma sono forse le parole del capitano degli umbri, Renato Olive, a gettare la luce più inquietante su quella gara e sui suoi retroscena: “Il campo era davvero impraticabile. Conte diceva che la palla non rimbalzava e aveva ragione, ma al minimo rimbalzo io dicevo: ecco, rimbalza! Ricordo che anche l’anno prima eravamo stati arbitri dello scudetto, con quel Perugia-Milan 1-2 che lo consegnò ai rossoneri a discapito della Lazio: fummo sbattuti in Giappone per punizione e non ricevemmo alcun premio salvezza. Insomma non volevamo fare la stessa fine e poi Gaucci ci telefonava ogni giorno, faceva pressioni: diceva che Perugia-Juventus avrebbe cambiato la nostra vita nel bene o nel male". Eppure allora nessuno sentì il bisogno di fare chiarezza su una gara palesemente irregolare (il campo, il tempo dell’interruzione…), la cui direzione era stata improvvidamente messa nelle mani di un arbitro che, sarà pur stato il migliore, ma aveva una fede calcistica i cui interessi erano pesantemente in gioco in quella gara: anche nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato un rischio. Morale della favola: uno scudetto scippato.

Bergamo: Un processo ridicolo – Ieri Paolo Bergamo ha compiuto 68 anni ma, su Radio Sportiva, gli son bastate poche parole per ripercorrere la sua lunga carriera: “Come arbitro ho fatto tutto il possibile, come dirigente ho fatto il presidente della mia regione, il designatore di Coppa dei Campioni, Mondiale, Europei". E alla fine di tutto ciò? “E poi? E poi c’è stata Farsopoli, come la chiamo io. So di essermi comportato bene, a Napoli è in atto un processo piuttosto ridicolo, si sta dimostrando vero quello che ho sempre detto". E prosegue: "Mi considero una persona moralmente onesta, fino a quel giorno non avevo avuto problemi, non ho avuto niente da rimproverarmi. C’è stata una precisa volontà in Farsopoli, per cui le cose andavano così. Non è possibile fare un’indagine solo su alcuni, lasciando altri nella più completa normalità, forse c’era la volontà di colpire qualcuno. Non ero io la persona a cui miravano, io mi ero già dimesso. È stato fatto questo gioco, che ha disintegrato un certo modo di gestire il calcio con tesi e accuse false". Chiude con una stoccata all’Inter, la vera miracolata di Farsopoli: “Erano 15 anni che Milan e Juve vincevano tutto, eccetto Roma e Lazio".

A Vinovo si è lavorato sulla tecnica – Ad eccezione di Iaquinta, che prosegue il suo programma di recupero in palestra, tutto il gruppo si è allenato in campo agli ordini si Gigi Del Neri (i portieri col preparatore Filippi): oltre a Chiellini, sempre più abili e arruolabili, c’era anche Storari, che l’ha avuta già vinta sull’attacco influenzale che l’aveva colpito. Dopo il consueto riscaldamento, il gruppo dei bianconeri è stato impegnato in una serie di esercizi di tecnica di passaggio: i giocatori sono stati impegnati in un “circuito” a base di tocchi corti, prima rasoterra e poi al volo, di contro balzo e di testa, poi, divisi a coppie, hanno ampliato gli spazi, partendo da passaggi di una decina di metri, per arrivare a veri e propri cambi di gioco. La seduta si è chiusa con un esercizio atletico.

Juve-Catania affidata a Bergonzi – E’ Mauro Bergonzi l’arbitro designato a dirigere Juventus-Catania, gara valida per la quindicesima giornata di ritorno della serie A, in programma all’Olimpico di Torino sabato 23 aprile alle ore 21; sarà coadiuvato dagli assistenti Manganelli e De Luca, quarto uomo Calvarese. Queste le altre designazioni della quindicesima giornata, calendarizzata per sabato 23 alle ore 15: Roma-Chievo (anticipo delle ore 12.30): Pierpaoli (Musolino-Chiocchi; Baratta); Bari-Sampdoria: Gervasoni (Marzaloni-Pugiotto; Bagalini); Bologna-Cesena: Giannoccaro (Carrer-Alessandroni; Tagliavento); Cagliari-Fiorentina: Doveri (Iannello-Bianchi R.; Massa); Genoa-Lecce: Russo (Dobosz-Passeri; Baracani); Inter-Lazio: Morganti (Ghiandai-Giordano; Brighi); Palermo-Napoli: Damato (Romagnoli-Nicoletti; Banti); Udinese-Parma: Valeri (Tonolini-Giachero; Peruzzo); Brescia-Milan (posticipo delle ore 19): Mazzoleni (Grilli-Rosi; Rocchi).

L’Udinese critica la designazione di Valeri – Il patron dell’Udinese, Giampaolo Pozzo, ha criticato la decisione di affidare la direzione dell’incontro tra Udinese e Parma al romano Paolo Valeri e ne ha spiegato il motivo: "Paolo Valeri è un ottimo arbitro lo ha dimostrato durante tutto l'arco della stagione, ma forse sarebbe stato preferibile designare un fischietto non originario di Roma per Udinese-Parma. Non voglio assolutamente innescare polemiche, ma soltanto riflettere a voce alta. Noi ci stiamo giocando l'accesso in Champions League con due squadre capitoline e per questo motivo dico che, probabilmente, a Udine potevano designare un arbitro di un'altra città. E lo dico non soltanto pensando all'Udinese, ma anche alla tranquillità dello stesso Valeri. Esprimo comunque la massima stima e rispetto per la professionalità degli arbitri di Serie A, sicuro che nessuno si farà condizionare da elementi esterni. Ma vista l'importanza della posta in palio per tutte le squadre in corsa per il quarto posto, mi sono permesso questa piccola riflessione che, ne sono sicuro, avrebbero potuto fare anche Roma e Lazio se a dirigere le loro partite fosse stato designato un fischietto di Udine o friulano". La classifica recita, al momento: Lazio 60 punti, Udinese 59, Roma 53.

Un trofeo in frantumi – La Coppa del Re, conquistata dal Real Madrid in virtù dell’1-0 inflitto al Barça nella finale di mercoledì sera al Mestalla di Valencia è stata mandata in frantumi dal bus scoperto che trasportava i giocatori di Mourinho. Il tanto agognato trofeo ad un certo punto è infatti, inspiegabilmente, sfuggito dalle mani di Sergio Ramos, che lo mostrava ai tifosi in festa nei pressi di piazza Cibeles, ed è finito a terra, venendo poi investito dalle ruote dell’automezzo che gli hanno dato il colpo di grazia. I poliziotti sono poi riusciti a recuperare una decina di pezzi della coppa in argento, 77 cm. di altezza e 15 kg. di peso, riconsegnandoli ai dirigenti madridisti.

Il Copenhagen campione di Danimarca – Mancano ancora otto giornate alla conclusione del campionato di Danimarca, ma il Copenhagen è già matematicamente campione della Superligaen, per la terza volta consecutiva, per la nona della sua storia, dalla fondazione avvenuta nel 1992. la certezza del titolo gliel’ha fornita la sconfitta interna dell’Odense contro il Nordsjaelland: Il Copenhagen, che ha invece battuto in trasferta il Lingby, è balzato a 67 punti. Quindi irraggiungibile dall’Odense fermo a 41.

Serie B: i due anticipi – Due gli anticipi della 37sima giornata di serie B: allo stadio Euganeo un Padova in versione super si è imposto per 4-1 sul Vicenza al termine di una partita praticamente perfetta. Erano 15 anni che il Padova non vinceva il derby: e il successo consente ai patavini di raggiungere in classifica proprio i rivali vicentini, a quota 49, alimentando la speranza di poter raggiungere la zona playoff. Nella seconda gara di giornata Pescara e Frosinone pareggiano. E’ un punto che non serve a nessuna delle due: il Frosinone è penultimo in classifica, sempre più inguaiato e domani potrebbe venir superato dalla Triestina e finire sul fondo, il Pescara riesce solo a portarsi a installarsi a quota 40, come le due venete.

Le mani degli arabi sulla Liga – Gli emirati arabi entrano battaglieri nella Liga. Lo sceicco Batai Ben Suhail Al Maktoum ha infatti deciso di entrare nel novero degli investitori nel mercato del calcio europeo, acquistando il Getafe per 90 milioni di dollari attraverso il consorzio Royal Emirates Group of Companies, che ha immediatamente annunciato che cambierà anche il nome della squadra, che diventerà Getafe Team Dubai, facendo infuriare i tifosi. Ma l’amministratore delegato di Royal Emirates ha fatto grandi promesse, in primis quella di riuscire a qualificarsi per la Champions entro un paio d’anni e di riuscire a battere presto anche Real e Barça. Attualmente il Getafe, a sei giornate dal termine della Liga, si trova al 14° posto in classifica, a soli 4 punti dalla zona retrocessione; ha ottenuto il suo miglior risultato della storia lo scorso anno, classificandosi al sesto posto. In mano agli arabi in Spagna vi è già il Malaga, acquistato nel maggio scorso da un imprenditore del Qatar; inoltre il Barça ha firmato un accordo di sponsorizzazione con la Qatar Foundation (per un valore di 43 milioni di dollari).


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