La grinta di Moggi: Condannato da un Collegio non sereno, lotterò ancora.

News, 11 novembre 2011.

Moggi, dallo sconforto ad una sana rabbia: "Grinta e coraggio non mi mancheranno mai"- Moggi: La condanna è frutto di un Collegio non sereno. Fiorentina: sospeso Mencucci. Lazio: sospeso Lotito, che promette battaglia. Sospesi anche Foti e De Santis.Vidal allontanato per punizione dalla Nazionale cilena: la Juve attende chiarimenti. Barzagli, acciaccato, lascia la Nazionale e rientra a Torino. Amichevole di allenamento a Vinovo.

Moggi: grinta e coraggio non mi mancheranno mai - Questa la 'promessa' per chi lo stima, la 'minaccia' per chi gli vuol male, che Luciano Moggi spara dalle pagine del suo editoriale dedicato a chi attendeva da tempo "un faccia a faccia con i pensieri di un uomo che troppi vorrebbero arreso, triste, finito". Perché "ti passano tante cose per la testa, quando ricevi mazzate del genere, quando vieni accusato di qualcosa che in cuor tuo sai di non aver commesso". Ma è uno sconforto di breve durata "lo spazio di un secondo. Si brucia subito, scatenando quella rabbia sana, quell'agonismo" che lui voleva vedere nelle sue squadre, e che raggiunse la perfezione nella sua Juve, "un club al quale ho dato tutto me stesso, a cui devo tantissimo, ma che a sua volta non può sentirsi in credito con me. Quegli scudetti che giustamente reclamano, sono quelli conquistati anche grazie al mio lavoro. Ero il direttore generale di quella squadra, abbiamo gioito insieme" e qui spunta un rivolo di comprensibile amarezza, "mi sarebbe piaciuto avere un altro tipo di considerazione". Però lui sa che "questo è il calcio, questa è la vita, questa è la strada. In salita, difficile e tortuosa. Ma non mi spaventa". Non lo spaventa nemmeno il fatto che ci siano ancora "tante verità da scoprire", e che soprattutto servano "grinta e coraggio. Due caratteristiche che, succeda quel che succeda, a me non mancheranno davvero mai".

Moggi: Il collegio era poco sereno, ma la verità verrà fuori - Ogni minuto che passa, Luciano Moggi appare sempre più sicuro che non è certo finita qui. E' un concetto che si ritrova praticamente in quasi tutte le interviste rilasciate da un Luciano Moggi che non perde la voglia di lottare. E' tutt'altro che finita: "Occhio, la guerra è appena iniziata, siamo al primo round, un round già scritto". E non ha mai pensato di mollare: "Mai pensato. Sono amareggiato. Ma non mi arrendo. Umanamente mi sento bene. Ho combattuto per me e per tutti quelli che sono stati rovinati da questo processo. Continuerò a farlo, perché sono convinto della mia innocenza". Sono parole che si ritrovano come un refrain in tutte le interviste a quotidiani e Tv da parte di Luciano Moggi. Che ripete i concetti di sempre: la Juve vinceva perché era la più forte, come ha raccontato anche Zlatan Ibrahimovic nella sua biografia. E a Moggi ha fatto piacere: "Ho visto e lo ringrazio. La Juve vinceva senza aiuti, perché aveva campioni come Ibra, Zidane, Nedved, perché era la squadra più forte. Eravamo invidiati. E spiati. Come è emerso al processo Telecom. Le schede svizzere erano state acquistate per evitare lo spionaggio industriale. Dovevamo salvaguardare il mercato e le operazioni commerciali. Vedrete, dimostrerò che sono innocente" ('Il Messaggero'). Non riesce a capacitarsi, ma nemmeno noi del resto, di come il collegio capeggiato da Teresa Casoria sia potuto giungere a tali conclusioni. O forse sì: "Quando ho visto entrare in aula le tre giudici ho capito che avevamo commesso un errore fatale: non era più una triade tranquilla e in grado di decidere serenamente sul nostro caso. Le due ricusazioni, il caso al Csm in cui le due giudici a latere vanno ad accusare la loro presidente: dovevamo ricusare noi un collegio non sereno. E le facce che ho visto l’altra sera me lo hanno confermato" ('Tuttosport'). Del resto su Radio Manà Sport Ignazio Scardina (uno degli assolti) ha riferito di toni di voce decisamente alterati che si udivano provenire dalla Camera di Consiglio. E Nicola Penta, a Rete 7, ha detto di aver capito cosa li attendeva "quando ho visto le tre giudici entrare in aula per leggere il verdetto, con lo sguardo fisso a terra, senza trovare il coraggio di guardare in faccia gli imputati"; ma che le tre fossero in rapporti tutt'altro che idilliaci era chiaro da tempo, dall'epoca della richiesta di ricusazione. Moggi ritiene di aver sempre fatto solo e sempre il suo lavoro, per il bene della Juve: "Ammetto: c’era un sistema Moggi nel calcio, era quello di costruire una squadra fortissima che portava a casa i risultati senza far spendere l’azionista come fa chi vince adesso. A favore di chi agivo io? Io vivevo per far l’interesse della Juve, che è sempre stato quello di vincere. Io e Giraudo avevamo creato una squadra perfetta. Poi ci fu la morte dei fratelli Agnelli e nella confusione della successione ci hanno disarcionato: e sui cavalli di razza della nostra Juve sono saliti altri. Senza arbitri sodali Champions e Intercontinentale, con tre palloni d’oro... La Juventus di oggi continua a rivendicare quei due scudetti: giusto, perché quegli scudetti sono stati vinti sul campo. Dalla Juventus dove io e Giraudo decidevamo. A me non mancavano certo i 500 euro per comprare le schede svizzere per proteggere il club, i suoi affari di mercato e commerciali mentre Telecom ci controllava, ma quelle schede le compravo per la Juve, quel che facevo era per la Juve. E non le distribuivo agli arbitri, lo dice pure la sentenza. E se ora mi accusano di frodi mai commesse, in campo a battermi con Udinese o Milan non ci andavo io, ci andava la Juve. Vogliono quei due scudetti, ma glieli abbiamo fatti vincere noi. E si ricordino che non troverete mai telefonate mie in cui chiedo di mettere un arbitro o di avere un sorteggio con preclusioni per avere Collina". E tira una conclusione un po' amara: "Ascoltando le intercettazioni ho scoperto un calcio che non mi piaceva: quello della prova tv contro Ibra e degli ammiccamenti tra Meani e Bergamo. Quello di Paparesta non punito per Reggio Calabria, Bertini il presunto associato che favorisce il Milan e continua ad arbitrare e Racalbuto che per un errore a favore nostro veniva chiamato dall’ufficio indagini".

Fiorentina: sospeso Mencucci - L'amministratore delegato della Fiorentina Sandro Mencucci, dopo la sentenza del tribunale di Napoli su Calciopoli (che l'ha condannato a un anno e tre mesi, più 25.000 euro di multa) è stato sospeso dall'incarico. Il dirigente resta ad del club, ma momentaneamente sospeso dalle funzioni in quanto la società viola intende rispettare le regole. Questa la notizia battuta ieri dall'Ansa. Nella giornata di oggi la Fiorentina ha diffuso una nota in cui si fa presente che "a differenza di quanto riportato dall'ANSA, Sandro Mencucci non è stato sospeso dal suo incarico. Il Dott. Mencucci resta amministratore delegato della sociatà viola".
La stessa Fiorentina però confida che alla normativa federale in merito, definita poco chiara e assai discutibile, venga data un'interpretazione diversa, evitando così di doversi rivolgere al tribunale per impugnarla. Nessun problema invece per Diego Della Valle (un anno e tre mesi e 25 mila euro di multa) e per il presidente onorario Andrea Della Valle (un anno e tre mesi e 25 mila euro di multa), in quanto non ricoprono cariche societarie effettive. Sul sito ufficiale del club, in riferimento alla sentenza di Napoli, è apparso il seguente comunicato: "ACF Fiorentina, così ingiustamente e duramente colpita dalla sentenza del tribunale di Napoli, pur non volendo alimentare polemiche in un momento così delicato della vita del Paese, ribadisce con forza la propria più completa e assoluta innocenza. Basta leggere con attenzione tutte le carte processuali, e i nuovi documenti emersi nel corso del dibattimento, per constatare la nostra più completa e assoluta estraneità alle infamanti accuse di frode sportiva. ACF Fiorentina si difenderà in tutte le sedi opportune e in tutti i successivi gradi di giudizio per vedere riconosciute le proprie ragioni, nella certezza che un verdetto più sereno possa restituire alla società e ai propri tesserati la più completa dignità e onorabilità".

Anche per Lotito è sospensione - Anche Claudio Lotito è stato condannato al processo di Napoli su Calciopoli: un anno e tre mesi e 25mila euro di multa. Dunque anche per lui sospensione dalle cariche, quella da presidente della Lazio e quella da consigliere federale. Per intanto il potere di firma è passato al dottor Marco Moschini, che ricopre, nell'organigramma societario, la carica di Consigliere di Gestione (la Lazio ha un sistema si Governance duale, con un organigramma composto da un Consiglio di gestione, che ha appunto il compito di gestire il club e che è formato da Lotito e Moschini). Ma Lotito non l'ha presa bene e intende iniziare una battaglia giuridica in proposito. Tuttavia al momento le cose stanno così, come conferma Mario Stagliano, avvocato penalista che è stato anche vicecapo dell’Ufficio Indagini della Federcalcio fine alle sue dimissioni arrivate in concomitanza proprio dello scandalo di Calciopoli: "È giusto che Lotito e gli altri dirigenti vengano sospesi subito, perché succede automaticamente nel momento che viene pronunciata la sentenza di primo grado". L'avvocato Gentile, legale del presidente laziale, mette l'accento sull'impossibilità di giudicare due volte una persona per lo stesso motivo ("Lotito è già stata condannato dal punto di vista disciplinare per gli stessi fatti nel 2006. Ha avuto sei mesi di sospensione dall’attività federale, poi furono ridotti a tre, e li ha scontati. Non può essere nuovamente sanzionato per lo stesso fatto storico che viene rivisto in sede penale a distanza di cinque anni"), ma Stagliano precisa che "Lotito è stato inibito per una violazione al codice di giustizia sportiva ed ha interamente scontato la sanzione. La sospensione si applica perché viene meno uno dei requisiti che la Federazione ritiene necessari per ricoprire una carica apicale nell’ambito di una società sportiva".
Naturalmente anche Lotito ricorrerà in appello: "Dobbiamo vedere le motivazioni della sentenza. Ricalcherà probabilmente ciò che ha detto il pm. L’assoluzione di Carraro e degli arbitri doveva essere il viatico per assolvere anche Lotito. Mi chiedo che cosa ha fatto Lotito? Ha chiamato Carraro, ma chiamare Carraro non è un reato perché lui è stato assolto. Sarà uno dei punti centrali delle nostre censure".

Anche Foti e De Santis sospesi - Anche Lillo Foti, presidente della Reggina, condannato a Napoli a un anno e sei mesi e 30mila euro di multa, e Massimo De Santis, ex arbitro, attualmente dg del Palestrina (Lega Dilettanti), condannato a un anno e undici mesi, sono stati sospesi da dirigenti sportivi.

Il caso Vidal - Rientrerà anticipatamente in Italia il centrocampista cileno della Juve Arturo Vidal, allontanato dal ritiro della sua Nazionale dal ct Borghi per essere rientrato in ritardo di 45 minuti sull'orario fissato (le 22): aveva partecipato, con altri quattro compagni, Beausejour (Birmingham), Jara (Brighton & Hove Albion, Carmona (Atalanta) e Valdivia (Palmeiras), al battesimo di un figlio di quest'ultimo. Ha dichiarato Borghi: "Cinque giocatori si sono presentati in uno stato non adeguato al rango di nazionali cileni. Non erano in buone condizioni, alcuni sembravano aver alzato il gomito, e non sono stati in grado di difendersi. Sono dispiaciuto perché a loro voglio bene e li conosco da molto tempo. Ora sarà il direttivo dell’Anfp (la Federcalcio cilena, ndr) a determinare le punizioni. Io non posso sanzionarli, posso solo metterli fuori squadra". Valdivia ha respinto le accuse: "Ci ha accusato di essere arrivati in uno stato inadeguato e indifendibile. Non è così. Sono state fatte accuse che ora devono essere provate. Sono addolorato perché Borghi non ha detto la verità". La Juventus aspetta a questo punto una relazione dettagliata della Federazione cilena sull'episodio, poi sentirà il giocatore, come ha dichiarato Marotta, raggiunto telefonicamente da un quotidiano cileno: "Stiamo aspettando una relazione dettagliata dal Cile sull'accaduto, poi valuteremo. Finora abbiamo raccolto solo notizie dai giornali, ma aspettiamo altri riscontri. Quando il giocatore arriverà parleremo insieme per capire come siano andate le cose, ma al momento non è opportuno parlare di sanzioni. Vidal non ha mai creato nessun problema dal suo arrivo alla Juve. Una volta verificati i fatti, la società deciderà quali provvedimenti prendere. Quello che rischia Vidal è una sanzione pecuniaria, così come stabilito dal regolamento interno della società".

Anche Barzagli rientra alla Juve anzitempo - Anche Andrea Barzagli rientrerà prima del previsto alla Juve, ma niente ritardi né festini per il difensore bianconero, solo un problema fisico accusato nel ritiro della Nazionale. Dice il medico degli azzurri, professor Castellacci: "La settimana scorsa ha avuto un trauma contusivo al polpaccio. Ha un piccolo ematoma, le fibre a livello muscolare sono integre, ma c'è una contrattura. Il ragazzo sta meglio, ma anche parlandone con il ct Prandelli, abbiamo deciso di non correre rischi e di evitare di forzare il ragazzo anche nella seconda amichevole contro l'Uruguay. In accordo con lo staff medico della Juventus, rientrerà a Torino dove proseguirà le cure del caso. La decisione è nostra e del mister, non vogliamo far correre alcun rischio al ragazzo".

A Vinovo si rivede in campo Iaquinta - Amichevole di allenamento per i 'resti' della Juve (priva dei giocatori prestati alle varie Nazionali) contro il Savona (Lega Pro Seconda Divisione). Due buone notizie: il ritorno in campo di Iaquinta e un'ottima prestazione di Quagliarella, che è andato anche due volte a segno, ma era in fuorigioco e le reti gli sono state annullate. La Juve ha comunque vinto per 4-0: subito in vantaggio con un goal di Del Piero (un destro rasoterra a giro dal limite dell'area), ha però dovuto aspettare la ripresa per rimpinguare il bottino. Il raddoppio (un sinistro da fuori area) è arrivato per merito di Gabriel Appelt, il giovane centrocampista brasiliano, appena diciottenne, che da gennaio dovrebbe allenarsi con la prima squadra, e che ha disputato una buona seconda frazione di gara (entrato al posto di Toni), mettendosi in luce per il bel goal e per la costruzione di belle trame di gioco. Le ultime due reti sono opera di Grosso e di Giaccherini (su cross di Quagliarella). Unica nota negativa: l'evidente impaccio di Elia a inserirsi negli schemi di Conte e ad intendersi con i compagni: darà ancora parecchio da fare al mister. Ad assistere all'allenamento, in compagnia di Pavel Nedved, c'era ieri il Puma Emerson.


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