Nicola Penta: Il mio lavoro non è finito e continua così.

News, 13 novembre 2011.


Nicola Penta si prepara alla battaglia dell'Appello: Il mio lavoro prosegue, con un occhio all'Appello dell'abbreviato, andando a scovare tutte le incongruenze e gli elementi probanti. Zeman: I campionati che si sono giocati in passato non erano sicuramente regolari. La comunicazione è arrivata: Lotito sospeso. Sospesi anche Mencucci e Andrea Della Valle. Mattinata di lavoro a Vinovo, ora due giorni di riposo; solo palestra per Barzagli. Bonucci: Siamo una squadra che non molla, come vuole il mister.
  
Penta: Il mio lavoro continua - Il processo di Napoli è finito, l'esito lo conosciamo, una sentenza che ha lasciato tutti noi profondamente delusi. Ma una delusione ancor maggiore deve provarla senz'altro Nicola Penta, che ha svolto un lavoro immane, visto che sulle spalle dello staff di Moggi è in pratica ricaduto tutto il lavoro di sbobinare, trascrivere e contestualizzare le intercettazioni che non c'erano: "Abbiamo fatto emergere qualcosa che deve far riflettere - ha detto a Forza Juve, la trasmissione condotta da Venditti - In questo momento, la sentenza ci dà torto, ma il nostro lavoro è stato importante. Ha messo in evidenza tante incongruenze e tanti occultamenti. Per quanto riguarda le strategie difensive, noi rispondevamo a quelle che erano le accuse che venivano mosse e, al contrario di quanto è stato detto da più parti, non abbiamo fatto emergere i colpevoli o gli innocenti. Per noi era importante rispondere. E l'abbiamo fatto colpo su colpo". Un lavoro ad ampio raggio che prosegue: "Io non mi occupo soltanto delle intercettazioni. Mi sono preoccupato di contestualizzare queste telefonate, quindi di identificare gli elementi probanti nelle partite contestate". E c'è ora da seguire il rito abbreviato per Giraudo, Lanese, Pieri e Dondarini: "Diventa importante l'appello del rito abbreviato: Moggi viene assolto per Juventus-Chievo e l'arbitro Pieri, che è stato condannato per un reato in quella partita, deve essere assolto, visto che da solo non può aver deciso di frodare una partita". Poi si tireranno le fila e si trarranno le conclusioni da sottoporre ai giudici in sede d'Appello: "Queste incongruenze vanno analizzate e saranno un documento importante da portare alla visione dei giudici della Corte d'appello. Un altro elemento importante per la fase dibattimentale, che noi prenderemo in considerazione, sarà la lettura e l'ascolto delle telefonate che sono state acquisite dal tribunale nell'ultima udienza e che, non essendoci stata una trascrizione, il collegio giudicante non ha potuto ascoltare interamente. Per sostenere l'associazione a delinquere c'è bisogno di un collante tra gli imputati. Se il collante non c'è, si svuota anche l'associazione". Il giudizio di Penta è comunque severo, su una sentenza figlia di un collegio dilaniato da inimicizie interne e martellato all'esterno da pm e media: "Non c'è stata l'unanimità che di solito c'è nei collegi giudicanti. A noi, tutto questo non porta un gran vantaggio, perché chiaramente la Casoria è stata messa sotto alle altre due, per cui la decisione è stata della maggioranza. Ma non è possibile chiedere la ricusazione delle giudici a latere. In fondo a nostra sentenza è molto simile a quella di primo grado di Perugia. In questi processi mediatici i collegi giudicanti sono sottoposti a martellamenti continui da parte dei media e chiaramente da parte dei pm che hanno svolto le indagini. In pratica, non sono sereni. E noi veniamo condannati su fatti che non esistono. Personalmente, dopo aver letto gli atti, sono rimasto sconcertato da questa sentenza che non sta ne in cielo ne in terra. Il problema adesso è scrivere la motivazione. Chi ha condannato, si è servito di gente che faceva il suo lavoro e del tabellino della Gazzetta. Di fatto, quando ho visto le tre signore uscire con gli occhi a terra, ho capito immediatamente che stavano facendo una cosa della quale si vergognavano".

Zeman: I campionati erano sicuramente irregolari - "Dedicato a chi ha goduto". dedicato a "quanti aspettavano solo questo momento", a "quanti non vedevano l'ora", "a chi si fregava le mani, attendendo questo appuntamento". Tra i destinatari di questa delega di Luciano Moggi, c'era senz'altro Zdenek Zeman, nemico storico non solo di Moggi, ma proprio della Juve, da sempre impegnato in una feroce caccia alla zebra. Che, come si poteva prevedere, non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione per aprire il fuoco: "Se c'è stata una sentenza, vuol dire che ci si è basati su qualche fatto per cui i campionati che si sono giocati in passato non erano sicuramente regolari. Si è dimostrato che il calcio non era sano. Non sono stato un 'picconatore', ho semplicemente detto cosa secondo me non andava e che invece ad altri andava bene, forse perché il calcio è la quinta industria del Paese. Ma se per me ci sono cose che non vanno bene, lo dico. Non mi sono mai sentito un Don Chisciotte, io faccio l’allenatore che cerca di far migliorare i calciatori e cerca di dare qualcosa ai tifosi: è la mia posizione da 40 anni ed anche oggi è così". E' vero, c'è stata una sentenza che però, stando al dibattimento, in cui avrebbe dovuto formarsi la prova, non sono certo emersi fatti cui appigliarsi, ma solo sensazioni e pettegolezzi, come quelli che hanno caratterizzato la testimonianza di Zeman stesso. Sono bastati, a quanto pare. Ma per le 'dimostrazioni' e gli hurrà aspettare la fine della storia, please, siamo solo al primo grado di giudizio, e sinora nessuno è colpevole. Però su una cosa Zeman ha detto il vero: si sono giocati campionati non regolari, due consecutivi, per la precisione, regalati alle romane. Il 14 maggio 2000 il numero uno degli arbitri costrinse i bianconeri, che si erano iscritti ad una campionato di calcio, a giocarsi lo scudetto in una partita di pallanuoto, conclusione decisamente irregolare, ma senza discussioni lo scudetto andò alla Lazio, perché aveva deciso quello che, "anche se sbagliava, nessuno dice un cazzo". E l'anno successivo, il 6 maggio lo scudetto prese la via di Roma, sponda giallorossa stavolta, grazie all'esito dello scontro diretto a Torino, dove fu decisivo il giapponese Nakata, che l'incredibile cambio in corsa del regolamento sugli extracomunitari, proprio alla vigilia del big match, permise alla Roma di schierare nella sfida contro i bianconeri. Ecco, questi due campionati un peccato originale ce l'hanno.

Le sospensioni ora sono arrivate - Le raccomandate dalla Federcalcio ora son partite e venerdì sera, come informa iltempo.it, a Formello ne è arrivata l'anticipazione con un fax della Federazione annunciante la sospensione del presidente Lotito, incappato nel comma 6 dell'articolo 22 bis delle Noif (le norme organizzative interne della Figc), che è intitolato 'Disposizioni per la onorabilità' e che stabilisce che chiunque subisca una condanna, anche solo in primo grado, per determinati tipi di reato deve considerarsi sospeso dalle sue cariche fino a successiva sentenza assolutoria. Lotito è furente, non parla ma si prepara a combattere, ritenendosi vittima di una duplice ingiustizia: anzitutto, secondo la sua interpretazione, costituirebbe un caso unico di bis in ibidem, ovvero di persona costretta a scontare due volte la pena per lo stesso reato, in quanto Lotito fu già inibito all'epoca della sentenza sportiva, poi anche perché la Federazione avrebbe agito con due pesi e due misure, risparmiando al presidente del Genoa Preziosi (sempre lui...) una simile sospensione dopo una condanna in appello. Quindi la strada del presidente biancoleste prevede un ricorso al Tar e, eventualmente, al Consiglio di Stato. Ma nel frattempo, passeranno settimane, niente assemblee di Lega o Consigli Federali, divieti che a Lotito bruciano assai più dell'inibizione come presidente di club, dove può avvalersi, senza particolari problemi, del suo alter ego Marco Moschini, che insieme a lui compone il Consiglio gestionale societario.

Della Valle: Ne usciremo puliti - Rabbia anche a Firenze, per una sentenza considerata ingiusta. Ha parlato ieri Andrea Della Valle, a margine di un'amichevole dei viola: "La sentenza di Napoli fa male quanto l'esonero di Mihajlovic. Siamo straconvinti della nostra innocenza, vogliamo venirne fuori anche stavolta puliti e per questo, come abbiamo già detto, andremo fino in fondo anche se mi auguro che non ce ne sia bisogno. È tutta una situazione illogica, questo vale anche per la posizione del nostro amministratore delegato Sandro Mencucci. Certe normative federali sono senza logica, in queste settimane vedremo cosa fare, intanto nella società c'è il presidente esecutivo Cognigni e comunque non intendiamo fare alcun cambiamento".". La brutta sorpresa la Fiorentina l'ha avuta quando, leggendo l'avviso della sospensione, ha visto che vi figurava anche il nome di Andrea Della Valle, che il club riteneva 'in salvo', visto il suo ruolo di presidente onorario. Invece è caduto anche lui nella rete delle sospensione perché il coproprietario della società viola partecipa anche al CdA e quindi è da considerarsi dirigente a tutti gli effetti.

Mattinata di lavoro poi due giorni di riposo - Non accetta cali di tensione Antonio Conte e, anche se manca una settimana alla sfida con il Palermo, l'allenamento a Vinovo si è svolto a porte chiuse. A quanto riferisce il sito ufficiale, la mattinata è stata principalmente occupata da una partitella su campo ridotto, con il primo tempo disputato con una modalità decisamente particolare: le porte erano girate nel verso opposto al campo, cosicché le squadre, per concludere a rete, dovevano prima aggirarle; e anche i difensori, una volta recuperata la palla, dovevano mettere particolare impegno nella fase di impostazione. Ha concluso la seduta un parte dedicata al lavoro atletico. E' rimasto in palestra Barzagli, che intende recuperare in tempo per la gara di domenica dalla contrattura.

Bonucci: Alla Juve è cambiato il carattere - Bonucci in questi giorni si è allenato a Vinovo, anziché con gli azzurri, come lui sperava, e in effetti ci è rimasto un po' male per la mancata chiamata da parte di Prandelli: "Ho provato un po' di sorpresa, un po' di amarezza, un po' di delusione, però prendo questi sentimenti negativi con il massimo della mia forza per far sì che diventino poi in un futuro tutte sensazioni positive. Fa piacere far parte della Nazionale, far parte di un bel gruppo, sta nascendo una grande squadra e stiamo seguendo un progetto importante. Dico stiamo seguendo perché mi sento parte della Nazionale: ero l'unico ad aver fatto quasi tutte le partite, tranne a giugno, quando non ero stato convocato e tutti sappiamo per quale motivo; però mi metto qui a disposizione, sia del mister Conte che del ct Prandelli". In estate si era addirittura parlato dell'eventualità che potesse lasciare l'Italia, per lo Zenit di Spalletti, ma poi non se n'era fatto nulla e a Bonucci va bene così "perché quello che volevo era rimanere alla Juventus per dimostrare il mio valore. In più sentivo accanto a me la fiducia di un allenatore che mi permette di esaltare al massimo le mie caratteristiche, perché a me piace giocare la palla da dietro. Col tipo di gioco di mister Conte possiamo farlo quasi sempre ed ora sto cercando di cambiare anche quelle che sono le mie caratteristiche: meno tacchi e tocchetti, più concretezza". Però con Conte, oltre al gioco, anzi, più del gioco, alla Juve è cambiato il carattere: "E' cambiato il carattere della squadra, una squadra che non molla, che vuole condurre la partita, che lavora sul sacrificio, e questo ci è stato inculcato dal mister per il suo carattere forte".

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