Abete: Lo scudetto 2006 resta all'Inter, noi nel giusto. Petrucci: Un incontro familiare.

News, 22 novembre 2011.

Abete dal fortino della Figc: La Federazione articolerà le sue posizioni contando di avere successo come capitato finora. Ora Petrucci al tavolo politico vorrebbe dare un taglio familiare. Trapattoni su Calciopoli: Dopo tanti anni le ripicche non hanno senso, uno scudetto in più o in meno non conta niente. I bianconeri già al lavoro a Vinovo. Krasic vuole andarsene perché qua non gioca, dice il suo agente. Del Piero alla presentazione di una nuova rivoluzionaria scarpa Adidas. E' morto Karl Aage Praest. I provvedimenti del Giudice sportivo.

Abete: La Figc articolerà le sue posizioni contando di avere successo come capitato finora - 'La miglior difesa è l'attacco', aveva detto Abete ad Amedeo Goria nell'intervallo di Italia-Uruguay; e da allora applica coscienziosamente questa tattica, non tralasciando occasione alcuna per andare all'attacco della Juventus. Ieri a 'Radio anch'io' si è superato. L'assalto alla Vecchia Signora è cominciato dando pieno supporto a Petrucci sulla questione del doping legale: "In ogni caso Petrucci aveva ragione, pensate al caso Sion: se in ognuna delle 53 nazioni affiliate si facesse allo stesso modo per cui una controversia finisce in aula di giustizia, il calcio continentale finirebbe. La logica che si tratta di ordinamenti autonomi deve passare: io l’ho detto prima del pronunciamento dei giudici di Napoli. Le decisioni del Tnas e il tribunale di Napoli hanno detto, al di là dei giochi di parole che la vera competenza è dire quello che si può fare o no, la vera incompetenza è dire quello che non si può fare". La risposta gliel'aveva già data Agnelli, ma evidentemente il presidente federale non ha recepito: "L'ordinamento giuridico sportivo italiano è un ordinamento all'interno di un ordinamento superiore della giustizia italiana"; la Juventus ha percorso per intero l'iter all'interno della giustizia sportiva, senza mai trovare nessuno di competente a darle una risposta. Quindi al Presidente, per tutelare nel modo migliore gli interessi del suo club, non è rimasto che adire la giustizia ordinaria, italiana per ora, da percorrere nei vari gradi di giudizio; qualora non bastasse, c'è anche l'Europa.
Proseguendo con Abete: "In Federazione non spadroneggia nessuno. Il fortino federale è ben difeso, se pure fosse da espugnare, perché ci sono regole e comportamenti. Ma non è un fortino: siamo tra la gente e non stretti dentro le mura. Non abbiamo la sensazione di essere chiusi per le preoccupazioni del nostro agire. Siamo trasparenti: in Figc padroneggiano le regole, ma sbaglia di brutto l’ascoltatore quando parla di sentenza di Palazzi, semmai fa un atto d’accusa e lo ricordo: per il processo di Napoli e per questo caso, ci sono tre gradi di giudizio. Devo ricordare che l’esposto della Juve del 1° aprile 2010 (in realtà era del 10 maggio ndr) era successivo, come ricordava Palazzi, alla prescrizione per quei fatti scattata il 30 giugno 2007 per i club e il 30 giugno 2009 per i tesserati. Palazzi ha rispettato una legge dello Stato: non c’è stato nessun ritardo sul lavoro legato all’esposto juventino. Era già intervenuta la prescrizione. E chi scrive lo dica chiaramente". Sulla trasparenza, meglio non insistere: l'affare Preziosi grida vendetta in proposito. Quanto alla prescrizione, le lungaggini, anzi, peggio, le omissioni della Federazione non partono dall'esposto della Juve, ma da ben prima, dal 2006, per esempio dalla relazione di Borrelli e da tanti altri indizi che scaturivano dalle informative e che indicavano come anche sull'Inter ci fosse materia per indagare. E questo va scritto chiaramente.
Ancora: "Io devo rispettare le regole e la prescrizione esiste in tutti gli ordinamenti di giustizia democratici. La giustizia sommaria non è giustizia". Certo, il rispetto delle regole è fondamentale, a patto che: siano uguali per tutti; non vengano cambiate in corsa; non siano ad personam. Quanto alla giustizia sommaria, quella del 2006, cosa fu? Dunque non fu giustizia.
Sul tavolo: "Quella di Agnelli è un’ottima iniziativa ed è attuabile. Il tavolo ha ricevuto il plauso di Petrucci e si farà, sarà l’occasione per fare chiarezza e nel rispetto degli organismi esistenti. La Figc non ha figli e figliastri". Se sarà solo l'occasione per una chiacchierata senza entrare nel merito di ciò che ha chiesto Andrea ("dovranno confluire due grandi elementi: da una parte tutti i fatti che hanno concorso a generare il fenomeno del 2006 e dove questi si possano serenamente valutare e trarre le giuste conclusioni, alla luce di tutti i fatti emersi dal 2006 al 2011"), meglio lasciar perdere.
Dulcis (si fa per dire) in fundo: "Io Calciopoli l’ho subita due volte, prima e dopo: non ero prima del 2006 tra i principali soggetti individuati come potenti del calcio, basta leggere le intercettazioni per capire come la pensavano i principali soggetti su di me. E l’ho subita dopo per le conseguenze che ci stiamo portando dietro. I presidenti sono legittimati a fare le loro battaglie di opinione, io devo far rispettare le regole che ci sono. E al di là dei giri di valzer delle opinioni, i fatti ci danno ragione: ci dicono che la decisione del luglio è di grande competenza. L’iter scelto era giusto, lo scudetto è la conseguenza di uno scorrimento di classifica e di sentenze della giustizia sportiva. Legittime le battaglie dei presidenti, ma la Figc articolerà le sue posizioni contando di avere successo come capitato finora". L'ha tanto subita e patita che si è installato al vertice della Figc mettendo radici così salde da superare indenne qualsiasi bufera o tempesta. La Figc conta di avere successo? E allora perché tanti strepiti da parte sua e di Petrucci? Appuntamento in tribunale....

Petrucci: Sarà un incontro familiare - A margine della conferenza stampa di presentazione Giovaniroma2020 Gianni Petrucci è così ritornato sul tema del tavolo: "Sono contento perché ci sono state reazioni favorevoli da parte del presidente Agnelli e di Massimo Moratti per questo incontro". Se lo dice lui... "Voglio usare la parola omeliaca: è un incontro familiare in cui mi auguro si possa raggiungere la serenità che il mondo del calcio vuole e merita. Ovviamente con il presidente Abete. L'incontro ci sarà, quando torneremo dalla Russia dove incontreremo comitati olimpici europei. La settimana prossima fisseremo la data. Chi farà gli inviti? Sarà il presidente del Coni, presumo sia un mio diritto-dovere". Forse non ha inteso bene neanche lui le parole di Agnelli; ripetiamo: "Dovranno confluire due grandi elementi: da una parte tutti i fatti che hanno concorso a generare il fenomeno del 2006 e dove questi si possano serenamente valutare e trarre le giuste conclusioni, alla luce di tutti i fatti emersi dal 2006 al 2011". Le chiacchiere da quattro amici al bar e la stretta di mano non possono bastare. Occorreranno fatti, concreti, molto concreti.

No, Trap, non così - Ormai sullo scudetto 2006 tutti dicono la loro, tutti sono competenti, tranne chi avrebbe dovuto davvero esserlo, ovvero la Federazione. Oggi, al coro si è aggiunto Giovanni Trapattoni, ai microfoni de 'La politica nel pallone': "Scudetto 2006? Ho un'idea ben precisa sin da tanti anni fa, quando in una situazione più o meno analoga ci portò l'infortunio della Coppa dei Campioni dell'Heysel. Il campionato è stato fatto, nessuno può dire sono vergine. So quali erano alcune raccomandazioni che arrivavano da destra e da sinistra. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, qui ci vuole buon senso. Una stretta di mano? Va bene ma non cambia niente, mi sembra ci siano delle ripicche. Quando si arriva sui 60 anni, anche se qualcuno a Torino è più giovane, devi capire che il calcio è così, ti dà grandi soddisfazioni e grandi delusioni, non capirlo vuol dire non aver capito com'è fatto il pallone, è rotondo e gira. Ci stiamo girando attorno con delle ripicche che non hanno senso dopo tanti anni, non cambia niente uno scudetto in più o in meno. L'avvocato era una persona talmente saggia che non si sarebbe arrivati a questo punto. Lui andava sopra le righe". Eh no. Uno scudetto in più, anzi due, contano, eccome. Nessuno è vergine, ma ha pagato solo la Juve. E' pur vero che il calcio dà grandi soddisfazioni e grandi delusioni, ma esse possono venire solo dal campo, dove il pallone è rotondo e gira. E il campo ha detto Juve, in quei due anni. Uno scudetto in più o in meno non è una ripicca, è godersi il frutto dei propri sforzi, il calcio è lealtà e gli scippi non sono leali. L'avvocato, oltre che saggio, era avveduto e innamorato della Juve: con lui non si sarebbe arrivati a questo punto, perché Calciopoli non sarebbe esistita; con lui nessuno poteva permettersi di andare sopra le righe. Hanno atteso la morte sua e del Dottore, e fu Farsopoli. Ora se Andrea, che è giovane ed è figlio del Dottore, riporterà a casa il maltolto, non per ripicca, ma per giustizia, si sarà dimostrato degno successore dei due Grandi.

La Juve già al lavoro - Niente riposo per la banda-Conte, già a Vinovo da stamane per preparare le due difficili partite esterne con Lazio (sabato sera) e Napoli (martedì 29). Assenti giustificati Del Piero (a Milano per la presentazione della nuova scarpa Adidas) e Buffon (che partecipava ad un evento legato alla sua attività di testimonial per il poker). Pepe è rimasto in palestra, tutti gli altri in campo; chi ha giocato ieri ha svolto solo un lavoro defaticante, per gli altri lavoro molto intenso: un lungo riscaldamento, un esercizio di possesso palla affrontato dividendosi in tre squadre da quattro giocatori l'una, poi allunghi e scatti brevi alternati ad una serie di partitelle a campo ridotto. Oggi doppia seduta.

L'agente di Krasic: Milos se ne andrà perché Conte non lo vuole - Dejan Joksimovic, agente di Krasic. ha rivelato alla stampa serba che il suo assistito si sente già lontano dalla Juve: "Conte non lo vuole più, Milos deve giocare per cui la cosa migliore che possiamo fare per lui è trovare un nuovo club. Vediamo come vanno le cose da qui a Natale. Sia Chelsea che Manchester City si sono fatti avanti in estate ma la Juventus ha deciso di respingere le loro offerte. Non si sa mai cosa accadrà ma entrambi i club sono ancora alla ricerca di un esterno destro. Borussia Dortmund? Sono voci senza fondamento, penso che Krasic sia un po' più importante del Borussia. Comunque la Juve deve agire in fretta perché se continua a non giocare il valore di Krasic sul mercato calerà, giorno dopo giorno. Ripeto, deve giocare e nel giro di un mese dovremmo avere un quadro più chiaro della situazione".

Del Piero ha provato la nuova scarpa Adidas - Giornata ' particolare' oggi per Alex Del Piero, trascorsa non a Vinovo col gruppo, ma a Milano al Centro sportivo Bettinelli dove l'Adidas ha presentato una sua scarpa rivoluzionaria, perché dotata, sotto la soletta, di un 'cervello', cioè il sensore miCoach Speed Cell, che cattura il movimento a 360°, misurando alcuni valori chiave come velocità, velocità media (registrata ogni secondo), velocità massima (registrata ogni cinque secondi), numero di scatti, distanza percorsa, distanza ad elevati livelli di intensità: i dati vengono poi trasmessi in wireless ad iPhone, iPod touch, tablet, Pc, Mac. Al termine del 'lancio' Alex ha partecipato, sul campo sintetico del Centro, ad una partita in cui si affrontavano due squadre di giornalisti e blogger, commentando: "Almeno gioco un po'".

La scomparsa di Praest - Si è spento domenica Karl Aage Praest, fortissimo attaccante della Juve degli anni Cinquanta, che in sette stagioni mise a segno 232 reti. Così lo ricorda la Juventus sul sito ufficiale: "Un pezzo di storia della Juventus ci ha lasciati. All’età di 89 anni è morto Carl Aage Praest, uno dei simboli della squadra degli anni ’50. Nato a Copenaghen il 26 febbraio 1922, in bianconero gioca per ben sette stagioni, dal 1949 al 1956, colleziona la bellezza di 233 presenze e segna 51 gol. Nella squadra in cui brilla la stella di Giampiero Boniperti, ma anche i connazionali John e Karl Hansen, contribuisce a far vincere gli Scudetti numero 8 (al primo colpo, nel 1949/50) e 9 (1951/52). Lascia la Juventus nel 1956 prima di chiudere la carriera giocando ancora una stagione nella Lazio. In questo giorno triste, la Juventus si unisce al dolore della famiglia".

I provvedimenti del giudice sportivo - Il giudice sportivo ha punito con tre giornate più ammonizione con diffida Meggiorini (Novara) "per comportamento scorretto nei confronti di un avversario (Terza sanzione); per avere, al 35' del secondo tempo, all'atto dell'ammonizione, rivolto all'Arbitro un'espressione ingiuriosa; per avere inoltre, all'atto della consequenziale espulsione, rientrando negli spogliatoi, proferito reiteratamente espressioni blasfeme; sanzione quest'ultima rilevata dal collaboratore della Procura federale". Un turno di squalifica per Antonelli (Genoa), espulso nel corso della gara col Novara per avere commesso un intervento falloso su un avversario in possesso di una chiara occasione da rete, e ad altri quattro giocatori già in diffida e nuovamente ammoniti: Balzaretti (Palermo), Lauro (Cesena), Mudingayi (Bologna) e Spolli (Catania). Tra i dirigenti, ammonito con diffida il team manager del Cesena, l'ex arbitro Fiorenzo Treossi, "per essere, al 39' del secondo tempo, uscito dall'area tecnica, portandosi sotto la curva ove erano assiepati i propri sostenitori per festeggiare la segnatura dalla propria squadra". Tra le società, ammende di 10.000 euro al Parma, "per avere suoi sostenitori, al 46' del secondo tempo, indirizzato ad un calciatore della squadra avversaria un coro costituente espressione di discriminazione razziale", e di 3.000 euro alla Fiorentina "per avere suoi sostenitori, nel corso del secondo tempo, rivolto all'Arbitro grida e cori ingiuriosi".


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