Il sentimento popolare chiede la resa della Juve. Boniek: La Juve mi spieghi...

News, 10 dicembre 2011.

Boniek: Io senza stella? Il perché bisognerebbe chiederlo alla Juventus. Dà fastidio che la Juve non solo abbia ricominciato a far bene sul campo, ma ancora non rinunci a chiedere giustizia e risarcimenti: e il sentimento popolare di nuovo si ribella. La Juve ha già iniziato la preparazione per la partita di lunedì sera con la Roma. Quagliarella: Sto bene, ma bisogna accettare le scelte del mister. La risoluzione del contratto di David Trezeguet con il Baniyas ora è ufficiale. Claudio Ranieri: L'Inter del Triplete non c'è più; ma la Russa scambierebbe Ranieri con Rossi.

Boniek: Bisognerebbe chiedere alla Juve perché mi ha escluso dalle stelle - Roma-Juventus è alle porte ed è quasi di prammatica intervistare Zbigniew Boniek, tre anni di Juve, ma poi un passaggio anema e core alla Roma. E la successiva costante e palese avversione del polacco nei confronti della Juve, sempre manifestata senza imbarazzi, ha indotto il popolo bianconero a protestare, addirittura con petizioni e una lettera ad Andrea Agnelli, quando ha visto il 'bello di notte' incluso nell'elenco delle cinquanta stelle del nuovo stadio. Quella stella è stata infine 'sospesa' e, dopo una votazione popolare sul sito (tra i candidati figurava di nuovo anche Zibì), il riconoscimento è andato al Pitbull Davids, che è sembrato incarnare assai meglio lo spirito Juve e che, nonostante un addio un po' sofferto, non ha mai pronunciato parole di disistima nei confronti dei colori bianconeri. Boniek non ha gradito e anche nell'intervista a TuttoJuve.com non ne ha fatto mistero, affermando, in merito alla sua esclusione: "Questa è una domanda che bisognerebbe fare alla Juventus. Io per la mia ex squadra ho sempre avuto grande rispetto e quello che posso dire è che un giorno mi è arrivata a casa una maglietta della Juventus e una lettera di ringraziamento dove si diceva che ero stato inserito nella lista delle 50 stelle bianconere. Poi ho appreso dalla stampa che hanno deciso all’ultimo di escludermi. Vorrei capire il metro di giudizio che hanno avuto per cambiare idea da un giorno all’altro e sfido chiunque a dire che ho parlato male della Juve. Sì, ho criticato Moggi, ma non mi sembra di certo uno da applaudire. Poi non so che dire, probabilmente a qualcuno ha dato fastidio il fatto che io abiti a Roma”. Premesso che quell'assegnazione iniziale era frutto di una scelta tout court, perché Zibì era comunque al di fuori della cerchia di coloro che possedevano di default i requisiti per rientrare fra i 50 (almeno 100 goal o 150 presenze, fascia da capitano, Palloni d'Oro), forse Boniek ha dimenticato qualche sua 'incredibile' intervista in cui ha nientemeno che difeso Farsopoli, affermando che la Juventus aveva vinto grazie agli arbitri (e che addirittura aveva tratto vantaggi da Calciopoli, in quanto aveva visto ridursi le uscite per stipendi). Quanto a Moggi, con buona pace di Zibì, è assolutamente sì da applaudire per come ha saputo, con Giraudo e Bettega, costruire squadre vincenti sul campo, senza chiedere un soldo alla proprietà e mettendo le fondamenta di un qualcosa che avrebbe potuto essere ancor più stratosferico, e per anni, se ciò non avesse terrorizzato tutti quanti si sentivano condannati al ruolo di eterni perdenti, tanto da indurli a montare il Grande Inganno; quanto al resto la verità ormai, piaccia o non piaccia, è venuta a galla. E di andar per tribunali Moggi non ha ancora perso la voglia, pur di veder ristabilita la verità.

Torna a spirare, forte e teso, il vento del sentimento popolare - Le recenti iniziative legali della Juve, oltre ad indignare Petrucci e ad indurlo a lanciare parole sdegnate contro il doping legale, hanno indotto i vari media, che nel loro complesso così gran parte hanno avuto nella costruzione della farsa di Calciopoli, a far spirare di nuovo il vento del sentimento popolare anti-Juve. E così i primi risultati finalmente convincenti di una Juve sul campo si sono tradotti, la domenica sera e il lunedì, in un martellante attacco nel tentativo di trasformare un ininfluente rigore, concesso magari con un po' di severità, in un aiuto determinante; ma ancora più allarme, soprattutto nell'imminenza di quello che, impropriamente, è stato definito 'tavolo della pace', suscitano le iniziative legali bianconere, con richiesta danni alla Figc per 444 milioni di euro; e a ciò si unisce la costante riaffermazione, da parte bianconera, che gli scudetti della Juve sono 29, fatto che a Franco Carraro (colui che 'che non favorisca la Juve... per carità, se sbaglia che non sia a favore della Juventus) non è davvero piaciuto. E pure Guido Rossi è indispettito dal fatto che ci sia ancora chi cerca la verità E allora impazzano i sondaggi, via web, via tv, e sulla carta stampata: uno, per esempio, apparso su 'Il venerdì di Repubblica' chiedeva cosa dovrebbe fare ora la Juve, nell'interesse del calcio italiano (e ci sarebbe da chiedersi cosa ha fatto il calcio italiano per garantire alla Juve la parità di trattamento, il minimo sindacale in un paese civile) quando, dopo aver 'presentato ricorso al Tar contro Figc e Inter per lo scudetto 2006', chiedendo il risarcimento di 444 milioni di euro, ha accettato di sedersi ad un tavolo di trattative (ma chi l'ha detto? Agnelli ha parlato di 'tavolo politico' e l'agenda di Petrucci è tuttora top secret). Ebbene il risultato del sondaggio, condotto su un campione di 1100 soggetti, è che, fatto salvo che un terzo (29%) degli interpellati non si è detto in grado di prendere una posizione, oltre la metà (54%) preferirebbe che si arrivasse ad un accordo, forse, commenta la rivista 'per il timore di veder svanire campionato e pomeriggi allo stadio o davanti alla tv'. Solo il 17% sostiene che la Juve debba insistere nelle sue richieste di risarcimento. Premesso che per i tifosi bianconeri i campionati successivi al 2006 potrebbero anche non essere esistiti, perché Calciopoli ha falsato l'intero panorama calcistico, è evidente il consiglio sotteso a tutti questi sondaggi: quello di chiuderla lì con Calciopoli e accettare il fatto compiuto, ancorché palesemente iniquo. Una soluzione che i tifosi bianconeri non possono accettare, e i loro forum e i loro striscioni ("Solo gli sconfitti chiedono la pace e "Andrea se ti siedi al tavolo attento al portafoglio") parlano chiaro.

La Juve galoppa verso la Roma - I centoventi minuti necessari per battere il Bologna hanno fatto saltare la conferenza stampa post-gara di Conte, ma non hanno certo ritardato i programmi del mister impegnato a preparare i suoi alla sempre insidiosa trasferta di Roma. L'allenamento, a porte chiuse, è iniziato verso mezzogiorno: lavoro defaticante per coloro che hanno giocato contro il Bologna, attività intensa per il resto del gruppo, che ha disputato una partitella dieci contro dieci su campo ridotto, per svolgere poi lunghi esercizi di possesso palla. Da domani si passa alla tattica. Come annunciato nei giorni scorsi da Antonio Conte, è rientrato regolarmente in gruppo Andrea Pirlo, che aveva svolto per alcuni giorni un programma specifico per smaltire appieno il problema al ginocchio che lo aveva afflitto prima della partita contro la Lazio. Mancava ovviamente l'infortunato Vucinic e Conte già sta pensando alla miglior alternativa del serbo: se la giocano probabilmente Giaccherini (favorito dopo la bella prestazione di Coppa Italia) e Estigarribia; più indietro sembrano Quagliarella e Del Piero. Gli altri dieci saranno ovviamente i titolari sinora apparsi inamovibili.

Quagliarella: Dobbiamo accettare sempre le scelte del mister - Fabio Quagliarella quest'anno sinora non ha avuto molto spazio nella Juve di Conte, non per problemi fisici ("Io fisicamente sto benissimo, qualcuno dice che sono ancora timoroso, ma sono stupidaggini che vogliono dire... Io sono al 100% in forma." ), ma per scelte tecniche del mister, che è stato chiaro in proposito: "E' quello che ha detto il mister. E' solo una scelta tecnica. Lui deve scegliere undici giocatori e anche per il mister non è facile mandare giocatori in tribuna, lasciarli a casa o in panchina. C'è da accettarlo quando fai parte di una grande squadra. Ci sta che giochi e ci sta che non giochi". Ma, continua Quagliarella nella sua lunga intervista in 'Filo Diretto' su 'Juventus Channel', a lui il modulo-Conte piace: "Nel modulo di Conte mi trovo bene, anche se ho giocato per poco... Dagli allenamenti, però, anche chi non gioca sa che quello che deve fare quando entra. Ci alleniamo tutti i giorni, ripetiamo le cose tante volte, quindi chiunque giochi fa sempre il suo dovere". Ed anche con i compagni sta benissimo: "E' un gruppo eccezionale. Siamo molto uniti. Veniamo da anni difficili e sappiamo che la miglior cosa è fare gruppo, anche nei momenti difficili c'è sempre da stare uniti. Però è un gruppo veramente eccezionale". E con questi presupposti si può andare lontano, anche se per il momento è meglio tenere la cosa nei propri pensieri: "Nello spogliatoio la parola scudetto sinceramente non la pronunciamo, ma è giusto che i tifosi sognino, è giusto che sia così. Noi siamo consapevoli, come ha detto tante volte il mister, di arrivare da due settimi posti, quindi non è facile. Noi, come dice il mister, dobbiamo lavorare, lavorare, lavorare. E' normale che dentro di noi c'è quel sogno, però... Sicuramente la strada che stiamo percorrendo è quella giusta. Non dimentichiamoci che c'è il Milan, che è una grande squadra, ha dei grandi campioni. C'è il Napoli che difficilmente stecca e quindi è una grande squadra. Ci sono Lazio, Udinese.... quindi bisogna vedere verso marzo come siamo messi e poi da lì sicuramente le idee saranno molto molto più chiare".

Adesso è ufficiale: Trezeguet lascia il Baniyas - Se ne parlava da qualche settimana ed ora è arrivata anche l'ufficialità: David Trezeguet ha risolto, dopo soli quattro mesi, il contratto che lo legava al Baniyas Sports and Culture Club, in cui l'attaccante è riuscito a raccogliere solo tre presenze. Lasciati gli Emirati, Trezegol torna sul mercato.

Ranieri: L'Inter del Triplete non c'è più - I risultati che non arrivano hanno distrutto le residue speranze di Ranieri di resuscitare i fasti mourinhani grazie ai resti dell'Inter del Triplete: ha dovuto prendere atto che quell'Inter non c'è più e che la 'nuova' Inter appartiene a tutta un'altra dimensione: "Tutti si ricordano dell'Inter che ha vinto tutto: quella squadra non c'è più - ha detto in conferenza stampa - Non vi aspettate che chissà cosa possa fare. Eto'o non c'è più. Milito prima segnava tutte le volte che toccava la palla. Adesso manca la perfezione, prima tutto girava al meglio". Ma non è pentito della sua scelta di approdare all'Inter: "Io sono orgoglioso di essere qui, l'ho detto quando sono arrivato e ora lo dico con più forza, perché sono orgoglioso di essere in questa famiglia". E con Moratti tutto bene, il presidente comprende il momento difficile della squadra: "Il presidente lo incontro, ci parlo, non è arrabbiato come dicono. È dispiaciuto, vuole una reazione, è deluso ma pronto a spronarci, l'ho trovato tutto meno che arrabbiato o negativo. Capisce il momento della squadra, ci sta vicino, lo ringrazio apertamente, questo che sta facendo lo sentono giocatori e allenatore".Ma c'è qualche tifoso illustre che non è poi così soddisfatto dell'operato dell'attuale tecnico nerazzurro. Per esempio l'onorevole Ignazio La Russa che, alla vigilia della partita con la Fiorentina così si è espresso su Firenzeviola.it: "La mia Inter in questo periodo sta davvero male e le recenti sconfitte in campionato ed in Champions ne sono la palese testimonianza. Oramai in campionato non possiamo più dire la nostra e mi auguro davvero che almeno in Europa i nerazzurri possano fare qualcosa di positivo. La Fiorentina con Rossi è uscita da una situazione difficile che l'Inter sta vivendo in questo momento. La Fiorentina sta riemergendo pian piano, mentre invece l'Inter sta affogando. Avrei preferito che Rossi fosse venuto da noi e Ranieri fosse andato a Firenze. Ci avremmo guadagnato di certo...''.
Ma l'Inter scopre invece di avere anche non un nuovo tifoso, ma almeno un ex tifoso, che almeno guarderà ancora con simpatia la sua ex squadra; è il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che da bambino, confessa, aveva un cuore nerazzurro: "Da piccolissimo tifavo per l'Inter, come mio padre. Ma tornato a Napoli con l'arrivo di Diego Maradona ho cominciato a frequentare la curva B del San Paolo".


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