CAMPI MINATI - La differenza tra propaganda e informazione

campi minatiQuesta settimana ho ricevuto qualche mail di protesta in merito all'ultimo editoriale. Volevo pubblicarne una in forma integrale, perché credo che quando uno esprime con educazione il proprio parere debba avere diritto a un contraddittorio e al rispetto che la buona educazione richiede.
Per motivi editoriali la scelta è caduta su un altro argomento. Lasciatemi dire che al lettore ho risposto con una lettera circostanziata e dettagliata, che iniziava con: "La sua opinione è rispettabilissima, solo che ho ragione io". Delirio di onnipotenza? No. Semplice educazione. In un dibattito si può scegliere se affermare che l'altro ha torto, o dimostrare di avere ragione. Di fronte a una persona che ha dedicato tempo prezioso a confutare un mio articolo con impegno solerte, non me la sento di dire: "Mi spiace guardi, ma lei di calcio non capisce niente, anche se la tastiera la usa con impegno".
Preferisco lanciare la sfida e vedere se dall'altra parte c'è l'intelligenza e la capacità di argomentare con dati di fatto, più che con "secondo me": l'Italia è il paese degli opinionisti calcistici, allora tanto varrebbe aprire 11 milioni di blog e siti dove ognuno dice la sua. Questa non è informazione. Questa è semplice libertà di pensiero.
Per questo volevo pubblicare una delle lettere ricevute, una di quelle che racchiudevano per intero il pensiero dei "contestatori", una che contenesse un po’ tutto, insomma.
La libertà di pensiero è importante. Il problema però è che quest'ultima non è verità, ma un'espressione di volontà, mentre il compito di chi fa l'opinionista e il giornalista deve essere quello di aprirsi il più possibile alla verità (che non sarà mai comunque assoluta).
Se i miei articoli si basassero esclusivamente su opinioni, credo che leggerli col tempo diventerebbe fastidioso, e soprattutto risulterebbe l'espressione di una "ideologia", più che di informazione.
Allora ecco che in gioco devono entrare tutta una serie di notizie che devono integrare il commento, fornendo motivi di spunto e di riflessione oltre che una motivazione sensata di un dissenso che ancora oggi è presente in me. Preconcetti? Prevenzione? No grazie.
Qui si fa informazione.
Allora ecco che se nella "settimana dei mercenari" (Cannavaro e Ibrahimovic), la riflessione si potrebbe fare su quei tifosi che di fronte a un mercato roboante saltano subito sul "triciclo", questo rappresenterebbe solo ed esclusivamente un giudizio morale ed estetico, condivisibile o meno, e non un servizio di informazione ai lettori.
Per chi non avesse capito il senso del mio articolo di settimana scorsa, quindi, gradirei integrarlo con due informazioni che ai più sono sfuggite. Facciamo un po’ di storia, per i più smemorati.
La prima riguarda l'acquisizione di Diego. L'affare pareva concluso per la cifra di 24,5 milioni di euro. All'ultimo momento, complice l'inserimento del Bayern Monaco e alcuni crediti vantati dal padre procuratore, la trattativa sembrava aver subito una fase di stallo. Nel giro di 24 ore tutto si risolve e Diego passa in bianconero. Per 24,5 milioni di euro, come pattuito, giusto? Sbagliato.
Rileggete il mio articolo, e vedrete che nel comunicato ufficiale Juventus spunta la frase: "Il valore di acquisto potrà incrementarsi di ulteriori massimi € 2,5 milioni al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi nel corso della durata contrattuale". Totale 27 milioni di euro, cosa non riportata da altri quotidiani. Volete un esempio simile? Tiago Cardoso Mendes. Tutti pensano che il suo cartellino sia costato 13 milioni di euro. Sbagliato. Anche allora venne inserita quella particolare clausola, secondo la quale il costo sarebbe potuto aumentare per 2 milioni di euro. Obiettivi centrati al primo anno, e costo già salito a quota 14 milioni. Non chiedete quali sono gli obiettivi da raggiungere, ma se li ha raggiunti Tiago, credo di poterli raggiungere anche io. Alessio Secco ha recentemente confessato di aver iniziato a corteggiare Diego nel gennaio del 2008. Un anno e mezzo di trattativa per arrivare all'ultimo minuto e dover sborsare due milioni e mezzo di euro in più rispetto a quelli pattuiti, o quantomeno sbandierati su tutti i giornali.
La seconda informazione riguarda Felipe Melo. Juventus in trattativa da settimane con l'Udinese per D'Agostino. In contanti l'Udinese chiede 17 milioni di euro, senza contropartite tecniche. Al tempo stesso, Secco va a Firenze a trattare la cessione di Marchionni. Il problema della Fiorentina è che le casse sono vuote, dopo le follie della scorsa estate, e l'ordine categorico è auto finanziamento. Allora ecco che la proposta per Marchionni è di una comproprietà fissata in 2,5 milioni di euro, se non che Corvino ha un'idea geniale e riesce ad ottenere Marchionni e 21 milioni di euro per Felipe Melo, giocatore che le statistiche definiscono "nella norma" (media voto stagionale dei tre quotidiani sportivi: 6,14, per chi parla di nuovo Dunga). Come fa? Semplice, ripropone la stessa quotazione di D'Agostino, inserendo una plusvalenza e uno sgravio di contratto.
L'operazione D'Agostino sarebbe costata 17 milioni di cartellino più 5 lordi di contratto, per un totale di 22 milioni. L'operazione Felipe Melo costa 21 milioni più 5 lordi di contratto del brasiliano, meno i 5 milioni lordi che l'anno prossimo avrebbe percepito Marchionni, per un totale di 21 milioni. Tra le due operazioni, la Juventus risparmia 1 milione di euro, perde Marchionni incassando una plusvalenza di 4 milioni dalla sua cessione (buona per il bilancio prossimo) e rinforza economicamente una diretta concorrente per la lotta alla Champions League.
Se è pacifico che D'Agostino era il primo obiettivo dei bianconeri, si può dire che non è stato preso per un milione di euro, mentre a Firenze si festeggia grazie al fatto che per settimane a Torino hanno in pratica sbandierato il budget a disposizione, oltre al fatto che si mostrava apertamente di non essere in grado di trovare alternative di mercato alla pista scelta.
Alessio Secco va a Firenze per vendere mezzo Marchionni a 2,5 milioni di euro, e torna a casa con 21 milioni di euro in meno.
Guardate l'operazione Cannavaro-Carini e vi rendete conto che la sindrome interista si è spostata a Torino.
Felipe Melo deve dimostrare ancora tutto, Diego pure. Quello che già è dimostrato che anche quest'anno il prolungarsi delle trattative, le incertezze e i dubbi sono costati caro a una società che non ha alle spalle un mecenate, e non possono essere due nomi altisonanti a cambiare una gestione che si è dimostrata ancora una volta fallimentare. Una campagna di mercato che sa tanto di operazione di marketing che però nasconde sprechi e disservizi che una società come la Juventus non può tollerare.
Per una volta andiamo oltre alle semplici notizie e passiamo al calcio giocato e alla tattica: questa Juventus copia il modulo tattico dell'Inter. Il rombo non l'ha inventato Ferrara, così come il tridente. Parliamo dello stesso schema di Mourinho: mettete Felipe Melo e Sissoko al posto di Cambiasso e Muntari, Diego al posto di Figo o Stankovic e Marchisio al posto di Zanetti. Amauri che parte da lontano (Ibrahimovic) e l'uomo d'area Trezeguet (Milito) o veloce e abile nelle ripartenze come Iaquinta (Balotelli). La differenza? I terzini. E tanto è stato fondamentale il ruolo di Maxwell/Santon, ma soprattutto di Maicon, tanto sarebbe indispensabile un lavoro simile da parte di Molinaro e Grygera, che hanno tuttavia caratteristiche differenti.
In attesa di vedere la fine di Ibrahimovic, il sospetto è che copiare un modulo tattico con giocatori chiave non all'altezza rischi di causare non pochi problemi, come accadde alla Juventus di Maifredi che cercò di scimmiottare il Milan di Sacchi (ovviamente non siamo a quei livelli: questa Juventus lotterà per lo scudetto, se l'Inter perderà lo svedese e la squadra seguirà Ciro).
Queste sono informazioni e notizie. Per le lettere e le opinioni c'è rispetto, ma lasciano il tempo che trovano.