Sarte della Nike, avete cominciato a cucire la terza stella?

bandieraSi respira profumo di antico in quel di Pinzolo.
Sembra di esser tornati ai tempi di Buochs, Svizzera, quando iniziò l’era della Grande Juve, che ci ha fatto gioire sino all’estate del 2006, quando Arlecchino, Pulcinella e Balanzone ci scaraventarono nel fango della B, togliendoci due scudetti, stravinti sul campo, ed uno dei quali consegnato all’Inter: un vero e proprio tricolore Made in China.

Noi juventini veri, con la mente, voliamo molto spesso a quel magico ritiro di Buochs (correva l’anno 1994), rivivendo quelle meravigliose sensazioni, ricche di gioia, di positività, fame di successi, ottimismo e curiosità nel vedere il nuovo condottiero che era appena sbarcato sotto le Alpi: Marcello Lippi.
Gianluca Vialli e Ciro Ferrara, sì proprio lui, erano i "capi mandria” di un nutrito gruppo di purosangue con il futuro disegnato: quello della vittoria e della gloria infinita. Come dimenticare il tuffo dei nostri calciatori nel Vierwaldstatter-See, che faceva seguito alle fatiche e al sudore del campo di gioco, frutto del lavoro del "marine" Ventrone, perfetto conoscitore delle macchine che aveva a disposizione? Studiava la cilindrata, i cavalli, il tipo di carburazione, se diesel o benzina, attraverso una serie di test che valutavano le caratteristiche aerobiche e di potenza di ognuno dei ragazzi che aveva a disposizione. Dopo di che, predisponeva i duri allenamenti più personalizzati possibile, lavorando sulla forza, sulla resistenza e sull’abitudine alla fatica. Era la Juve del Rinascimento, quella che preparava spirito e muscoli, voluta e programmata dall’indimenticabile Umberto Agnelli, insieme a “Penna Bianca” Bettega, Antonio Giraudo e Luciano Moggi, il grandissimo Direttore. Diciannove giorni trascorsi nel pittoresco paese che si nascondeva nel mezzo del verde intenso, colore usuale per le montagne svizzere. Stava nascendo un grande gruppo di amici, di moschettieri, con lo sguardo “della tigre”, tutti armati di calcina per piazzare il primo mattone che avrebbe portato alla vittoria finale, la prima di una lunga serie dopo nove anni di forzato digiuno.

Ed eccoci a Pinzolo, ai giorni nostri, dove è alle stelle l’entusiasmo, che si moltiplica giorno per giorno.
Come ai tempi di Buochs, abbiamo un nuovo condottiero, che ricorderà certamente gli scherzi e le fatiche di quei giorni in Svizzera. Il Direttore lo aveva appena portato da Napoli, e Ciro regalava ai compagni la gioia della sua città, del suo sole, dei suoi colori. Anche lui, come Lippi, grande psicologo, profondo conoscitore di uomini e di personalità.
Come ai tempi di Buochs, abbiamo un nuovo preparatore, Massimo Neri, molto vicino come mentalità a Ventrone. Un gradito ritorno del nostro Massimo, che continuerà a seguire anche la Nazionale Inglese: “Un club ti dà emozioni diverse”, ha affermato Neri. E che club! Confermiamo noi, con orgoglio. Anche lui, come Ventrone, attentissimo ad ogni dettaglio.
Come ai tempi di Buochs, trionfa sugli spalti quello spirito nuovo, quell’entusiasmo straripante, antipasto di probabili successi. Bambini con sguardi incantati, mamme con sciarpe al collo, padri orgogliosi di seminare sui propri figli quell’amore infinito per il bianconero e fanciulle in cerca dell’autografo del bel campione fanno parte delle ottomila persone che incorniciano il ritiro di Madama.
Tra le urla di ammirazione e gli applausi, ogni tanto si alza un coro: “Cannavaro non lo vogliamo!”. Chi scrive non è stato favorevole all’arrivo del napoletano, facendo parte dei tifosi di “Serie C”, come affermerebbe qualcuno di Corso Galileo Ferraris; nonostante ciò, spera vivamente che tali ingiurie finiscano al più presto, in quanto nocive per il giocatore e per la squadra tutta. Cannavaro è ormai un giocatore della Juve a tutti gli effetti, e, che piaccia o no, resterà bianconero per tutta la stagione.
Come ai tempi di Buochs, si respira nell’aria la grande voglia di tornare grandi dopo tre anni di purgatorio, incredibilmente immeritato e come ai tempi di Buochs ogni tifoso ha voglia di tornare ad essere il primo della classe.

Ma a Pinzolo manca qualcosa d’importante: mancano due scudetti. Sì, cari signori, che ognuno di noi se ne faccia una ragione, soprattutto i tifosi normalizzati: mancano i due scudetti più meritati della storia del calcio, conquistati dopo 76 giornate di fila in testa alla classifica del campionato italiano, riassunto della fatica e del sudore di campioni incredibili che vestivano il bianconero. Campioni che ci siamo visti scippare dalle rivali (Ibra al Barça, la fine di un incubo!), nel momento in cui i nostri cuori si riempivano di tristezza. Non potremo mai dimenticare tale ingiustizia. E non la potranno dimenticare nemmeno gli ottomila presenti al ritiro di Buochs, che incoraggiano i giocatori con i loro canti, benauguranti, per le vittorie che arriveranno e che ci potrebbero portare al trentesimo scudetto. Sarà bene ripeterlo: trentesimo scudetto!

E allora, sarte della Nike, avete iniziato a cucire la terza stella?