Più fumo che arrosto

andrea agnelliLa notizia di ieri, riportata persino dal sito ufficiale della Juventus FC, è stata la visita a Vinovo di John Elkann in compagnia di Andrea Agnelli.

Come i lettori più attenti avranno notato, dopo la partita con il Bayern e le quattro pere incassate, peggior risultato di sempre in casa nelle coppe europee della nostra squadra, i tifosi si sono mobilitati richiedendo a gran voce tre personaggi in particolare: Luciano Moggi, Roberto Bettega e Andrea Agnelli.

Atteso che il primo è “asteriscato” dalle parti di Corso Galileo Ferraris e quindi non si può nemmeno nominare, per gli altri due è partita subito l’operazione mediatica tesa a far sembrare imminente il loro riavvicinamento alle stanze bianconere.

L’operazione dal punto quantitativo è riuscita bene. Su Internet, sui giornali, in giro non si parla d’altro. Molti hanno “rimosso” le 4 sconfitte su 5 partite con annessa eliminazione dalla Champions e hanno ricominciato a sognare con il potenziale ritorno di Bobby Gol nei quadri dirigenziali.

Ma davvero Roberto Bettega e Andrea Agnelli potrebbero rientrare in tempi brevi?
Noi di Ju29ro.com abbiamo deciso di fare una piccola analisi della situazione traendo spunto innanzitutto dai dati di dominio pubblico, ma riportando anche particolari esclusivi frutto dei rapporti personali dei nostri redattori.

Cominciamo da Andrea Agnelli. I nostri lettori più attenti conoscono lo zelo con il quale seguiamo le vicende di casa Elkann/Agnelli. Di Andrea, figlio di Umberto e di Allegra Caracciolo, e della sua posizione avevamo già parlato nel maggio del 2007.

Lo avevamo lasciato in quella immagine sul terreno di gioco con Moggi, Giraudo e Capello nel maggio 2006, proprio mentre suo cugino John Elkann, con espressione telecomandata, ci informava che era vicino alla squadra e all’allenatore. Da quel giorno Andrea ha smesso di frequentare lo stadio, dove era sempre presente in compagnia della madre Donna Allegra. Unica eccezione la partita di addio di Pavel Nedved.

La posizione di Andrea Agnelli non può però essere valutata solo in considerazione dell’"affaire" Juventus.
Andrea, infatti, possiede circa il 10 % dell’accomandita Giovanni Agnelli & C., che è la società attraverso la quale la famiglia controlla Exor, holding di partecipazioni tra cui Fiat e Juventus.

Nel corso del 2006, in segno di disaccordo con l’atteggiamento tenuto nei confronti della Juventus e dei suoi dirigenti, tra cui il suo “secondo padre” Antonio Giraudo, Andrea si dimise da tutte le cariche operative all’interno del Gruppo.

Contrariamente a quanto si legge e si vede nelle foto, tra Andrea e John i rapporti non sono affatto idilliaci. Non solo la Juventus li divide, ma hanno anche idee profondamente diverse in merito alla gestione di un'azienda. Sembrerebbe che, dopo lo strappo del 2006, Gabetti in persona si sia impegnato per cercare di ricomporre il rapporto tra i due, senza peraltro ottenere apprezzabili risultati.

D’altronde John Elkann, forte del suo 30% nell’accomandita, non sembrava dovesse aver bisogno di alleanze interne alla famiglia per affermare la sua leadership.

Tuttavia le vicissitudini giudiziarie dei suoi “tutori” Gabetti e Grande Stevens, chiamati dapprima a rispondere sulla vicenda equity swap e successivamente portati in Tribunale da Margherita Agnelli con l’accusa di aver occultato parte del patrimonio estero dell’Avvocato, hanno cominciato a rendere meno salda la sua posizione all’interno della famiglia.

Se le accuse di Margherita dovessero essere provate e dovessero essere confermati i profili di evasione fiscale ipotizzati anche dalla stampa, non solo si creerebbero i presupposti per una forte sanzione pecuniaria, ma è anche probabile che qualcuno, all’interno della famiglia, possa sentirsi giustamente danneggiato dall’occultamento di tali extra-risorse all’estero.

In ultima analisi si potrebbero creare i presupposti per chiedere la ridiscussione di tutti gli equilibri che, dopo la morte dell’Avvocato, hanno portato John Elkann sul ponte di comando.

Ecco dunque che le ultime vicende pare abbiano particolarmente segnato John Elkann che, a detta di alcuni suoi stretti collaboratori, sembrerebbe molto preoccupato per la piega presa dagli eventi in questione. Una piega che lo avrebbe costretto ad allentare il piglio da accentratore con cui amava gestire gli interessi del Gruppo e ad ammorbidire i toni, alla ricerca di un dialogo con le altre componenti dell’accomandita che, non dimentichiamolo, controllano circa il 70% della baracca e che potenzialmente potrebbero metterlo in minoranza.

Ecco dunque la necessità di blindare la sua leadership attraverso una specie di “patto di sindacato” interno all’accomandita, che gli consenta di gestire direttamente almeno il 51%.

E’ ovvio che finché le vicende giudiziarie non saranno definitivamente chiarite e gli effetti economici quantificati, nessuno degli accomandanti scoprirà le sue carte. John Elkann sembrerebbe quindi avere il coltello dalla parte della lama.

In tale contesto le spine della Juventus non lo aiutano certo a ritrovare la serenità. Andrea, che è un ragazzo cordiale ma non sprovveduto, essendo cresciuto alle costole di Antonio Giraudo, avrebbe chiarito, fin dai tempi dell’approccio di Gabetti, che qualunque ipotesi di riavvicinamento concreto (leggasi incarichi operativi all’interno del Gruppo) sarebbe stata subordinata al ripristino dell’accordo del 1994, il famoso gentlemen agreement tra l’Avvocato e il Dottor Umberto, che assegnava la gestione operativa della Juventus a quest’ultimo.

La crisi della Juventus e i cori dei tifosi devono aver mosso le viscere di John Elkann, che parrebbe aver deciso di alzare la cornetta per chiamare il cugino e, con la scusa degli auguri di Natale, lo avrebbe invitato ad andare a Vinovo insieme, per stare vicino alla squadra e dare un segnale di unità al gruppo e agli azionisti.
L’episodio è stato prontamente riportato sul sito della società, e la notizia si è subito diffusa in rete e presso i tifosi. Missione compiuta.

Quello che però nessuno ha scritto, e che ju29ro.com riporta in esclusiva, è il fatto che Andrea Agnelli nel pomeriggio di mercoledì si è presentato da solo in Corso Galileo Ferraris e ha incontrato in gran segreto Blanc. Per parlare di cosa?

La nostra impressione finale è che al momento possa ragionevolmente esistere una specie di trattativa di lungo periodo che potrebbe riportare Andrea ad occuparsi di Juventus, ma dobbiamo anche dire che la strada è tortuosa. Andrea infatti vorrebbe piena autonomia operativa (leggasi possibilità di scegliersi autonomamente il management come fece suo padre), mentre John Elkann, che non dimentichiamolo considera la Juventus un asset e poco più, sembrerebbe volerlo coinvolgere più come icona da dare in pasto ai tifosi delusi che con funzioni manageriali.

In definitiva siamo pessimisti sull’argomento, soprattutto nel breve termine. Riteniamo inoltre a serio rischio la poltrona di Blanc se dovesse concretizzarsi la trattativa. Di sicuro prevediamo che nel breve la sua figura possa ridimensionarsi, essendo chiaramente inadeguato a gestire i tre ruoli (Presidente, Amministratore Delegato e Direttore Generale) che attualmente ricopre.

La questione Bettega è direttamente correlata a quanto detto finora. Bettega, che, ricordiamolo, non è stato neanche minimamente sfiorato da Calciopoli, è stato trattato come un lestofante dagli attuali amministratori e dai loro mandatari. L’amore che Bobby Gol ha per la storia e per la maglia della Juventus lo hanno portato dapprima ad accettare l’umiliazione di lavorare per circa un anno come una specie di “figlio deforme” da non mostrare in pubblico e infine a subire l’allontanamento con la scusa di un processo per infedeltà patrimoniale. Peccato che l’accusa sia stata generata da una denuncia presentata dalla stessa Juventus contro ignoti, ben consapevole che gli ignoti sarebbero stati individuati in Bettega, Moggi e Giraudo.

Oggi quel processo è finito, Bettega è stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste.
La piazza lo reclama, Blanc vorrebbe farne un ottimo parafulmine per splittare le critiche in caso di fallimento completo. Una prima avvisaglia l’abbiamo avuta in Assemblea nel 2008, quando Blanc lo indicò come corresponsabile della disastrosa campagna acquisti dell’estate 2007.
Noi crediamo che Bobby Gol non si presterà a questa mattanza, pur conoscendo la sua assoluta abnegazione alla causa bianconera. Nella sua mente la Juventus è un'entità vincente che male si coniuga con il minimalismo dei Blanc, dei Secco, dei Castagnini, dei Fassone.
Lo scenario potrebbe però mutare radicalmente se il suo eventuale rientro dovesse essere parte di un più ampio processo di ristrutturazione societaria, che potrebbe essere direttamente collegato al riavvicinamento dello stesso Andrea Agnelli come precedentemente illustrato.
In ogni caso, se Roberto dovesse ricevere una telefonata per trattare il rientro nella “sua” casa, secondo noi dovrebbe pretendere ruoli chiari e ampie autonomie gestionali.

Concludendo, riteniamo che al momento su Andrea Agnelli e Roberto Bettega ci sia più fumo che arrosto.
Una costante, questa, della nuova Juventus di John Elkann.