Petrucci ha perso la sua battaglia, quella di Agnelli continua!

News, 15 dicembre 2011.

Petrucci ammette: Il Tavolo è stato un tentativo non riuscito. Abete: le ferite erano troppo profonde; ma la Figc ha la coscienza pulita. Della Valle: Fin quando non verranno riconosciute le nostre ragioni, la nostra posizione rimarrà questa, ad oltranza. Galliani: Non è scoppiata la pace. Moratti telegrafico: "Un incontro è sempre costruttivo", e via. Agnelli non aveva parlato prima, e non lo ha fatto dopo: è corso subito a Vinovo ad incoraggiare la squadra. Il Consiglio di Stato stoppa la Tessera del Tifoso, nella sua formula attuale. Ale & Ricky da cinque anni nei nostri cuori.


La battaglia persa di Petrucci - Ci aveva creduto in questo Tavolo, riponendovi speranze di diventare il salvatore del calcio italiano, e della Figc, anche e soprattutto, la vera responsabile di questa situazione; aveva parlato di serenità sua e di tutti, ma in definitiva ha perso la sua battaglia, di pace non se ne parla, saranno le azioni legali (il tanto da lui vituperato doping legale) a cantare: "E' stato un incontro molto lungo, cordiale e corretto - ha detto, un po' scornato, alla fine dell'incontro - Ma devo essere onesto con me stesso e nei confronti degli altri perché l’incontro non ha avuto l’esito che io speravo. Forse cinque ore di discussione e di impegno da parte di tutti i convenuti hanno certamente portato un contributo, però io mi aspettavo altro, mi aspettavo oltre, devo essere onesto con me stesso ma anche nei confronti vostri, della pubblica opinione, del mondo dello sport: non ha avuto l’esito che io speravo perché le scorie di Calciopoli sono ancora tanto forti, le scottature sono ancora tanto forti; pure se c’è stata una discussione pacata, onesta e corretta le parti sono rimaste ancora lontane. Quando ci sono processi così importanti che toccano le persone posso capire che non è facile riattaccare tutti i quadratini che si hanno nel cervello. Mi aspettavo un esito diverso, non voglio bluffare. Il confronto c'è stato, purtroppo è rimasto il conflitto. Non voglio dire che è una sconfitta del calcio, e in ogni caso sono a posto con la coscienza. Non lo considero un fallimento, ho messo cuore ed entusiasmo. Anche senza aver raggiunto un risultato proveremo a guardare avanti. Dovevamo lenire una ferita ancora aperta. È un tentativo non riuscito e basta. Noi dobbiamo seguire le cose difficili, le cose facili sono tutti bravi, per cui io non mi abbatto. Lo vedete, anche con un sorriso smorzato vado avanti per la mia strada, perché non è possibile che non si trovi una serenità in un mondo, anche in un periodo bruttissimo io dico sempre: ‘Il calcio ha diritto alla pace’. Mai più un’altra Calciopoli.

Abete: Ricorso al Tar? Non stanziamo nulla, abbiamo la coscienza pulita - Nelle sue dichiarazioni post Tavolo del Fallimento Abete è partito ricalcando inzialmente la via tracciata da Petrucci, col ritratto di un incontro che, seppur rimasto nei limiti della cordialità (perché nessuno ha portato coltelli), non è servito a nulla perché la ferita di Calciopoli non è sanabile (se non ristabilendo quell'equità che la Figc stessa avrebbe dovuto garantire senza nemmeno bisogno di sollecitazioni; ma sappiamo che è incompetente): "Quando si parla di un incontro costruttivo non sta a significare, come ha ricordato il presidente Petrucci, che sono stati fatti dei passi avanti sul versante di posizioni che sono posizioni sedimentate per tanti motivi, ma senza dubbio è stata un’ottima opportunità per cercare di ragionare su situazioni che hanno inciso su tanti, in primis sul calcio italiano ovviamente, che al di là di quelle che sono le situazioni di carattere personale, poi ricordiamo che è il calcio che ha avuto il vulnus maggiore da quello che è accaduto con Calciopoli; c’è stato un clima di cordialità, ma dobbiamo prendere atto che questo sforzo è uno sforzo che non riesce a sanare ferite che sono ferite profonde, che probabilmente rimangono ancora per parecchio tempo; dobbiamo però avere anche d’altra parte la capacità di andare verso il futuro. Dello scudetto del 2006 si è parlato solo in modo incidentale perché il problema è collegato ad una situazione che ha determinato il commissariamento della Federcalcio. C'è stata grande civiltà e serenità di confronto, ma la situazione di conflitto con posizioni differenziate è rimasta". Ma poi ha dovuto scendere anche sul concreto, perché in realtà il tavolo di Petrucci (come risposta alla proposta di Agnelli di un tavolo politico che esaminasse gli accadimenti dal 2006 ad oggi) trova le sue radici nell'invettiva proprio del presidente del Coni stesso contro il doping legale, e questo a suo volta traeva origine dalle azioni legali promosse dai bianconeri, come il ricorso al Tar con la maxi-richiesta di risarcimento, pari a circa 444 milioni di euro; tuttavia, afferma Abete, in previsione di questo ricorso, la Figc non ha accantonato in bilancio alcuna cifra: "Ho parlato a lungo con Andrea Agnelli, e posso dire che i rapporti personali sono di grande serenità e trasparenza. Certo, c'è questo ricorso al Tar, e noi faremo la nostra parte, contrastandolo in maniera serena e civile sulla base delle nostre argomentazioni. Un eventuale passo indietro della Juve? È una considerazione che farà la società bianconera, se e quando lo riterrà opportuno. Non c'è una situazione stressata. Noi siamo un organo super partes. Abbiamo la coscienza a posto, abbiamo fatte le cose in buona fede e con trasparenza. Calciopoli l'ho combattuta prima, e ora mi trovo a combattere gli effetti. Non ci sono fondi stanziati per fare fronte a questo ricorso, perchè significherebbe fermare la federazione per due o tre anni, considerando che gli introiti ammontano a circa 180 milioni di euro l'anno. Inoltre se la Figc costituisse un fondo rischi ad hoc, questo evidenzierebbe una preoccupazione per un percorso che finora è stato di grande linearità". Un organo super partes che viaggi sotto braccio con una delle due contendenti suona davvero un po' strano, ma tant'è.

Della Valle: Ognuno è rimasto sulle proprie posizioni - Andrea Della Valle è stato il primo a certificare a parole il fallimento del tavolo di Petrucci, quel fallimento quasi annunciato perché, al di là della straripante serenità di Petrucci che scommetteva sulla buona volontà dei partecipanti che si sarebbero accomodati al tavolo, sentire parlare sin da subito di coltelli sotto il tavolo non prometteva già nulla di buono. Di coltelli non se ne sono visti, dato che il presidente Petrucci ha parlato di un clima tutto sommato cordiale, ma nessuno si mosso di un millimetro dalle sue posizioni, non lo hanno fatto i danneggiati, Agnelli e Della Valle, non il beneficato Moratti. E quindi si andrà avanti esattamente come prima, con i protagonisti impegnati a far valere le loro ragioni in tutte le sedi disponibili: "Siamo tutti fermi sulle nostre convinzioni - ha detto Diego Della Valle - nessuno ha fatto un passo indietro. Ognuno ha le proprie convinzioni e sicuramente non le cambieremo noi della Fiorentina. La lettura che do io è che Petrucci ci ha chiamato per sentire le nostre posizioni che alla fine sono però rimaste le posizioni che ognuno aveva, chiare e precise. Noi dobbiamo ancora capire perché siamo finiti in quella che viene chiamata Calciopoli. Questo era il tema principale di un incontro civile. Noi chiediamo quando ci vengono riconosciute le nostre ragioni, altrimenti la nostra posizione sarà ad oltranza, ci difenderemo nel modo migliore dappertutto. Noi siamo disposti a discutere di tutto fino a quando quando le nostre ragioni vengono riconosciute, altrimenti la nostra posizione non cambia di una virgola. Certe cose vanno risolte nella sostanza. Vogliamo far valere le nostre ragioni e lo faremo”.

Galliani: Calciopoli non si è chiusa qui - Con un ottimismo degno di miglior causa Adriano Galliani aveva sperato che il tavolo di Petrucci avrebbe fatto scoppiare la pace: così non poteva essere, le premesse non c'erano, e la pace non è scoppiata: Lo stesso Galliani lo ha ammesso a fine riunione, il cammino verso la pace è ancora molto lungo: “La mia opinione è che Petrucci abbia fatto il possibile per mettere tutti d’accordo, ma purtroppo ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, chi più, chi meno. Il calcio continua. Ora dobbiamo programmare il futuro. Calciopoli non si chiuderà qui, si andrà avanti tra i vari ricorsi. Ci sono punti di vista molto diversi, è una vicenda che sarà scritta e riscritta con il tempo“.

Moratti ermetico - Un Massimo Moratti sfuggente, all'uscita del tavolo, ha commentato solo: "Un incontro è sempre costruttivo", poi si è defilato col pretesto che "non era bello parlare prima del Coni". Già, non è bello, come indossare gli scudetti altrui.

Il silenzio di Agnelli - Ha taciuto prima e ha taciuto dopo; del resto quello che aveva da dire, con la sua proposta, lo aveva detto nella conferenza stampa dal 16 novembre: occorre ripercorrere quanto accaduto dal 2006 ad oggi. Dalla controparte, l'Inter, ma anche la Figc (che è in fondo la vera controparte, cui Agnelli imputa la disparità di trattamento), non erano certo arrivati segnali incoraggianti, nonostante i tentativi di smorzata di Abete. Agnelli aveva mantenuto il suo riserbo, occupandosi della squadra e dei problemi ad essa connessi, per poi presentarsi ieri al Tavolo forte delle sue ragioni: che evidentemente non hanno trovato accoglimento. Ergo, la situazione non cambia: Petrucci deve prendere atto che le mosse del club di corso Galfer non sono doping legale, ma solo l'unico mezzo rimasto a disposizione per ripristinare la parità di trattamento, così squilibrata da Calciopoli. Anche nel dopo, nessun commento da parte di Andrea: non c'erano novità, dunque ha rapidamente ripreso la strada per Torino, dove ha raggiunto il centro di Vinovo, nel quale era in corso l'allenamento dei giocatori bianconeri. Conte ieri aveva ordinato allenamento a porte chiuse a base di una partitella a pallamano, seguita da una sfida, su campo ridotto, di due squadre di undici contro undici; poi il rientro in palestra per l'ultima fase di lavoro: e proprio qui hanno ricevuto la visita del presidente Agnelli.

Consiglio di stato: alt all'attuale Tessera del Tifoso - Accogliendo l'appello presentato dal Codacons e da Federsupporters, i Giudici della VI sezione del Consiglio di Stato hanno dichiarato l'illegittimità della Tessera del Tifoso, almeno nelle forme in cui ne è attualmente previsto il rilascio, in quanto può rappresentare una pratica commerciale scorretta. L'appello era in relazione al ricorso che le due organizzazioni avevano presentato al Tar del Lazio, contestando che "per ottenere la Tessera, e di conseguenza, abbonamenti e biglietti, i tifosi fossero costretti ad acquisire una carta di credito ricaricabile, circostanza che rischia di condizionare le scelte economiche dei tifosi/consumatori": la prima sezione del Tar del Lazio, il 2 settembre, aveva respinto il ricorso, ma ora il Consiglio di Stato ha ordinato al Tar di fissare una nuova udienza e di discutere nel merito il ricorso presentato da Codacons e da Federsupporters, valutando la sussistenza delle illegittimità denunciate dai due enti: ha motivato la sua decisione con un condizionamento della libertà di scelta del tifoso, vista l'inscindibilità tra il rilascio della Tessera stessa e la sottoscrizione di un contratto con un partner bancario per il rilascio di una carta di credito prepagata: ciò, ai sensi del Codice del Consumo, può assumere i connotati di una pratica commerciale scorretta.

Per non dimenticare - Non è una notizia di oggi, ma ci rifiutiamo di considerarla una notizia di 5 anni fa, perché Ale & Ricky in questi cinque anni sono vissuti dentro di noi e ogni 15 dicembre, ricordando quel tragico evento, riviviamo lo stesso dolore. Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, due diciassettenni della Berretti bianconera, furono inghiottiti dalle gelide, impietose acque del laghetto artificiale di Vinovo, in un pomeriggio di festa come quelli che solitamente animano queste giornate prenatalizie, per rincorrere probabilmente un pallone, il loro ultimo, maledetto pallone. La loro drammatica fine chiudeva nel modo più triste che si possa immaginare un 2006 da dimenticare.



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