Radiazione di Moggi all'Alta Corte: l'esito fra una settimana. La finale resta a Roma.

News, 28 marzo 2012.

 



Si sono svolte presso l'Alta Corte del Coni le udienze delle parti (Moggi, Giraudo, Mazzini, Figc) per i ricorsi avverso la radiazione decisa dalla Commissione Disciplinare Nazionale e ribadita dalla Corte di Giustizia Federale: l'esito si conoscerà fra circa una settimana. E' deciso, dopo una serie di batti e ribatti: la finale di Coppa Italia tra Juve e Napoli si giocherà all'Olimpico di Roma; il vero problema, per De Laurentiis, è la Tessera del Tifoso. A Vinovo i bianconeri hanno ripreso ad allenarsi. Il caso Lotito ha movimentato l'Assemblea di Lega. Si profila una fumata nera per gli stages richiesti da Prandelli. Cobolli Gigli: Associare il cognome Agnelli alla Juve è stato un rischio. Cagliari-Juve potrebbe giocarsi a Trieste: le precarie condizioni del fatiscente Sant'Elia inducono Cellino a chiedere al Comune di Trieste di concedere ai sardi il 'Nereo Rocco' per le ultime gare di campionato.

L'Alta Corte del Coni: farà sapere probabilmente il 4 aprile - Si giocava ieri presso l'Alta Corte di Giustizia del Coni una partita molto difficile, quella della radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini, una ghigliottina sportiva abbattutasi sul collo dei tre, con la decisione assunta il 15 giugno 2006 dalla Commissione Disciplinare Nazionale, ribadita dalla prima sezione della Corte di Giustizia Federale che nella riunione dell'8-9 luglio 2011 aveva respinto i rispettivi appelli. Ieri erano previste, a partire dalle ore 17, udienze separate per i vari ricorrenti. Il primo ricorso a venir affrontato dalla Corte è stato quello di Antonio Giraudo, assente, ma rappresentato dai suoi legali Andrea Galasso e Massimo Krogh che, all'uscita, non hanno voluto fare previsioni sull'esito ("Previsioni? Meglio non farne"). Poi è stato il turno di Innocenzo Mazzini, l'unico dei tre presente di persona, accompagnato dagli avvocati Gaetano Viciconte e Flavia Tortorella. E' quindi toccato al nutrito pool formato dai legali di Luciano Moggi (Paco D'Onofrio, Maurilio Prioreschi, Paolo Rodella, Flavia Tortorella e Federico Tedeschini) e dal consulente Nicola Penta: essi, nel corso del loro intervento difensivo sono ricorsi anche all'ausilio di una serie di slides, a supporto delle loro affermazioni. La chiusura è stata appannaggio degli avvocati della Figc, Luigi Medugno, Letizia Mazzarelli e Matteo Annunziata, che si sono anch'essi allontanati senza rilasciare dichiarazioni. Per i legali di Moggi, riferisce Tuttosport, ha detto qualcosa solo l'avvocato Rodella, che ha 'promesso' che, qualora la decisione fosse nuovamente negativa, non finirebbe comunque qui. "Cosa faremo in caso di esito negativo? - ha osservato l'avvocato Rodella - Qualcosa troveremo". E il qualcosa per i legali dei bianconeri potrebbe essere, come già prospettato in passato, un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Ora l'Alta Corte, presieduta da Roberto Chieppa, dovrà far sapere la sua decisone, che è attesa fra una settimana circa, quindi intorno al 4 aprile. Anche se sappiamo che i tempi di Calciopoli, in qualunque delle sue sfaccettature, sono sempre indefinibili e talora sorprendenti.

La sede della finale di Coppa Italia: una storia di rimpalli all'italiana- Il sasso nello stagno l'aveva gettato sin da venerdì Aurelio De Laurentiis che aveva ipotizzato per la finale di Coppa Italia (20 maggio) una sede diversa da quella prefissata, ovvero l'Olimpico di Roma ("Dicono che si giocherà a Roma, ma potrebbe essere Milano, Parigi o Londra. Alla fine ne parleremo io e Andrea. Lunedì ci incontreremo con la Juve in Lega. Non sappiamo neanche qual è l'impianto. Voglio che sia una festa e non voglio ghettizzare nessun tifoso all'insegna dello sport e dell'amicizia"). La prima replica di Petrucci era arrivata ieri con una stoccata ai presidenti di A ("Non si capisce perché si finisce a discutere su tutto, addirittura su dove debba disputarsi la finale di Coppa Italia. Mi auguro che ci siano passi indietro da parte di chi ha ancora cervello e senso di responsabilità"). Pronta la risposta del presidente del Napoli: "Chi ha cervello faccia in modo che il calcio si modernizzi, chi lo ha guidato finora non mi sembra che abbia avuto così tanto cervello. Stiamo facendo delle valutazioni" e "quando tutte le esigenze troveranno un comune denominatore sull'idoneità a disputare una partita così importante, si deciderà l'impianto della finale in maniera irrevocabile". Di fronte a questa replica e al silenzio del presidente della Lega Beretta, ieri mattina Petrucci era tornato all'attacco, più bellicoso che mai: "Stiamo valutando la possibilità di non concedere lo stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia. Non abbiamo ancora avuto alcuna conferma dalla Lega. E in questa situazione, non avendo ricevuto comunicazioni ufficiali, stiamo pensando noi di non dare l'Olimpico per la sfida tre Juventus e Napoli del 20 maggio. Tutto questo scaturisce dalle troppe polemiche di questi giorni". Beretta aveva tentato una timida sortita per quello che pareva un tentativo di non scontentare De Laurentiis: "La finale di Coppa Italia è un evento di straordinario richiamo e merita uno stadio che consenta la maggior numero di tifosi di assistervi; considerato lo straordinario richiamo di una sfida tra Juve e Napoli stiamo cercando di costruire tutte le condizioni perché il massimo numero di tifosi assista all'evento. Mi pare evidente che la definizione di tutti questi aspetti è importante al fine della scelta"; sortita che si era beccata una furiosa replica di Petrucci: "Pensavo che le lettere di richiesta per l'utilizzo dello stadio e le riunioni svolte dalla Lega all'Olimpico fossero ufficiali, non formali. Beretta dimentica che l'anno scorso Inter-Palermo ha fatto registrare il tutto esaurito all'Olimpico. Ha voluto mettere una toppa ma non s'è accorto che è rimasto il buco. A questo punto pensassero ad un altro stadio. Per noi il discorso è chiuso"). La dura e repentina presa di posizione aveva ridestato dalla sua inerzia Beretta, che aveva preso in mano il telefono, chiamato Petrucci e trovato con lui l'accordo: Roma non si tocca. "Ho parlato con Petrucci pochi minuti fa, ora siamo d'accordo: la finale di Tim Cup si giocherà a Roma. Voglio chiudere la porta ad ogni tipo di equivoco o dubbio. Stiamo lavorando e continueremo a farlo nei prossimi giorni, per garantire al più alto numero possibile di tifosi di partecipare a questo evento. Su questo sono d'accordo con il presidente del Coni, che ho appena sentito al telefono".
Nel frattempo il presidente della Juve, Andrea Agnelli, nel frattempo, aveva espresso il suo pensiero dal sito ufficiale del club: "La Coppa Italia è definita da alcuni anni Coppa del Presidente della Repubblica quindi è naturale che la sede della finale sia a Roma. Appena tre anni fa si è disputata allo Stadio Olimpico la finale Barcellona Manchester United, non si vede per quale motivo non si possa giocare Juventus-Napoli".
Poi è arrivata la chiosa finale di Aurelio De Laurentiis, che ha fatto risalire il tutto ad un fraintendimento tra lui e Petrucci: "Io sono d'accordo con le dichiarazioni di Andrea Agnelli - ha detto a Radio Marte - che chiaramente dice che la Coppa Italia va disputata nella Capitale, è la Coppa del Presidente della Repubblica ed è giusto disputarla a Roma. Secondo me ci sono stati dei misunderstanding: il problema non è dove disputarla, nessuno ha mai messo in dubbio Roma, visto che ha ospitato anche una finale di Champions, ma il problema è altro, è garantire ai tifosi juventini e ai tifosi napoletani di poter partecipare all'evento, sopratutto a quelli che sono venuti tutto l'anno allo stadio. O si stabilisce per legge che non si può andare allo stadio senza la tessera del tifoso, perché questa è l'Italia, si fanno le leggi in maniera impropria e incompleta. Allora, adesso cos'è questa storia che bisogna avere la Tessera del Tifoso per venire a vedere una finale? E' una cosa inaudita, bisogna assolutissimamente, con grande tranquillità e con grande serenità, metterci intorno ad un tavolo e fare tutte le verifiche. Secondo me Petrucci ha un pochettino male interpretato le mie dichiarazioni e quindi probabilmente ha pensato che noi disdegnassimo o rifiutassimo l'Olimpico. No, l'Olimpico è un bellissimo impianto, Roma è la capitale dell'Italia... Abbiamo tutte le persone più giuste a stabilire e organizzare l'evento perché l'evento sia veramente un evento da godere e non da dimenticare, e non da criticare. Ecco, questo io chiedo, questo io ho chiesto". Insomma, un problema di Tessera del Tifoso più che di ubicazione, a quanto pare.
Quando tutto ormai era finito bene, cioè con un accordo, è arrivato l'illuminato pare del presidente federale Abete: "Una brutta pagina scritta dalla Lega di A che per fortuna è stata superata con un rinsavimento finale. Leggendo l’ordine del giorno dell’Assemblea di lunedì prossimo, speriamo che non se ne aggiunga un’altra”.

La Juve è tornata a Vinovo - E' ripresa la preparazione dei bianconeri che devono preparare la delicata sfida con il Napoli. Gruppo al completo agli ordini di Conte, eccezion fatta per Luca Marrone, assente giustificato in quanto impegnato in uno stage con l'Under 21 di Ciro Ferrara. Alex Del Piero ha fatto solo lavoro di palestra, e Mirko Vucinic ha svolto a parte un'attività già programmata. Il resto della truppa, dopo un breve discorsetto del mister, è stato , sotto lo sguardo vigile di Nedved, Marotta e Paratici, in esercizi atletici (allunghi e ripetute in quantità) e in una lunga partitella su metà campo.

Il caso Lotito - Le parole di Abete che alludono all'Assemblea di Lega di lunedì prossimo sono in relazione al caso Lotito. In realtà il piatto forte dell'assemblea dovrebbe essere quello di decidere sul da farsi dei diritti televisivi in chiaro che non sono ancora stati assegnati (per mancanza di offerte convincenti) ma, come è successo lunedì, essa rischia di essere di nuovo monopolizzata dal caso di Claudio Lotito che vuole l'appoggio (un ad adiuvandum) della Lega nel ricorso ex art. 700 da lui presentato al tribunale civile di Roma contro la Figc che, in osservanza delle nuove norme etiche del Coni, lo ha escluso dal governo del calcio italiano; e tale ricorso sarà discusso martedì prossimo. Lunedì nel corso dell'assemblea di Lega sono volate parole grosse e urlate, che hanno superato i quattro piani che le separavano dal pianterreno. Cellino e Zamparini hanno vivacemente controbattuto le richieste di Lotito: Cagliari, Palermo e Inter non hanno infatti la minima intenzione di appoggiarlo, come invece parrebbero disposte a fare Catania, Genoa e Parma; altri club sono poco interessati alla vicenda e pensano ai casi loro. Così la questione rischia di trascinarsi e di tracimare, nonché di contribuire a paralizzare le attività della Lega. Lunedì rischia di essere un'altra riunione calda.

Verso il no agli stages - Nonostante gli abboccamenti telefonici di Petrucci con Galliani e Agnelli, non sembra volgere al bello il clima in relazione alla richiesta di Petrucci di un paio di stages per i Nazionali prima degli Europei, come da richiesta del ct Cesare Prandelli. Nel Consiglio di Lega di lunedì il fronte dei no è apparso ancora molto solido, quasi a sfidare Abete, Petrucci e compagnia bella. La decisione definitiva verrà presa lunedì prossimo, ma le premesse in tal senso non sono certo incoraggianti.

Cobolli Gigli: Associare il cognome Agnelli alla Juve è stato un rischio - Ormai non lo ferma più nessuno, ogni giorno si produce in qualche performance a qualsivoglia microfono, taccuino o emittente gli passi nei dintorni. Ieri lo ha fatto in diretta a Radio Crc Targato Italia, nel corso di 'Si gonfia la rete', come riporta tuttonapoli.net. Dopo aver ricordato: "Devo dire che non ho buoni ricordi perché gli azzurri ci hanno spesso suonati. Abbiamo iniziato subito, nell'agosto 2006, con una partita di coppa Italia dalla quale noi uscimmo abbastanza malconci"; e poi c'è "quel 31 ottobre quando noi eravamo in vantaggio 2-0 alla fine del primo tempo e il Napoli alla fine capovolse il risultato", osserva che "di nuovo, rispetto ad allora, c'è sicuramente il fatto che la squadra di Conte può contare su uno stadio che è davvero il dodicesimo uomo in campo". In realtà c'è soprattutto il fatto che è Conte a poter contare su una squadra di undici uomini, altrimenti il dodicesimo tale non sarebbe. Poi riparla della sua esperienza come dirigente della Juve: "Sono uscito soddisfatto, anche se il mio triennio è stato difficile". Si figuri per noi tifosi quant'è stato difficile, e nemmeno siamo usciti soddisfatti. "Ma la dirigenza con cui ho diviso i compiti era di alto livello - continua - c'era anche Fassone che ora è al Napoli. Siamo saliti subito in serie A e non era scontato, appena arrivati in massima serie abbiamo ottenuto un piazzamento d'onore". L'unico piazzamento d'onore in casa Juve è la vittoria, perché alla Juve vincere è l'unica cosa che conta, questo non lo capirà mai. Spiega il suo addio: "Io sono andato via perché i proprietari non volevano più tenermi, ma senza alcun rancore". E' stato il primo timidissimo segno di vita; la sua sostituzione non ha certo apportato miglioramenti: di positivo c'è che la situazione è precipitata ad un punto tale che anche la proprietà ha dovuto cercare una soluzione, e ha trovato Andrea. Del quale dice: "Ha dimostrato di saperci fare, è giovane e intraprendente. Associare quel cognome alla società è stato un rischio, ma sta facendo bene". Quel cognome alla società è associato di default, e coloro che l'han portato primo di Andrea, il papà e lo zio, hanno fatto grande e gloriosa la Juve.
Le sue interviste ci consentono di non dimenticare mai in quale baratro eravamo caduti, quasi non fossero bastati gli orrori di Farsopoli.

Il Cagliari si trasferisce a Trieste? - Le condizioni del Sant'Elia sono assai precarie e il presidente Cellino è molto preoccupato della possibilità che il fatiscente impianto, agibile solo a metà, possa non ottenere ancora la deroga della Lega a giocare con la capienza ridotta: la capienza minima richiesta per la serie A è di 20.000 posti, mentre attualmente l'impianto cagliaritano non riesce ad ospitarne più di 14.000. Perciò ha inoltrato una richiesta al Comune di Trieste per sondarne la disponibilità a concedere ai sardi di usufruire del 'Nereo Rocco' (capienza 27.000 spettatori) per le ultime due o quattro giornate di campionato. E, se la situazione non dovesse risolversi (stante anche il fatto che il progetto di costruzione del nuovo stadio ad Elmas è bloccato), anche per la prossima stagione. Sinora si è trattato di una richiesta preventiva; nei prossimo giorni saranno compiuti i necessari approfondimenti, come ha riferito all'Ansa l'assessore allo Sport del Comune di Trieste, Emiliano Edera: "Il presidente Cellino ha ringraziato il Comune della disponibilità e ha preannunciato che invierà una lettera più dettagliata. Le condizioni di agibilità del Sant'Elia sono imponderabili". Dunque nel penultimo turno di campionato la Juve potrebbe giocare contro il Cagliari a Trieste anziché a Cagliari.


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