Conte non ci sta: Così non va, è ora di cambiare musica. Abete replica a Di Martino.

News, 5 agosto 2013.
 
Conte lancia l'allarme: "Da quando abbiamo iniziato non abbiamo mai vinto una partita, è ora di cambiare musica". Abete replica a Di Martino, in difesa della giustizia sportiva. L'avv. Stagliano: La giustizia sportiva così com'è strutturata oggi, fa acqua da tutte le parti, non ha più ragione di esistere.
 
Conte: Non abbiamo ancora vinto una partita, è ora di cambiare musica - La sconfitta (3-1) contro il Los Angeles Galaxy ha sicuramente fatto  storcere il naso ai tifosi bianconeri, delusi non solo per il risultato ma per quello che hanno visto in campo: una squadra molle, a tratti deconcentrata, incapace di prendere in mano le redini del gioco e dell'incontro; sono però rimasti sollevati dal fatto che per fortuna queste non sono ancora le partite che contano, e che i giocatori, soprattutto il folto gruppo di quello rientrati in ritardo prr impegni con le rispettive Nazionali, sono ancora sotto l'influsso dei grossi carichi di lavoro imposti da Conte.
Ma chi non è apparso contento proprio per nulla, anzi teso e preoccupato, è Antonio Conte; detto e ripetuto che il mister non ci sta a perdere mai, proprio lui, che è il primo ad essere consapevole delle condizioni fisiche dei suoi, ha posto l'accento sull'aspetto psicologico e motivazionale, rimproverando ai suoi quei cali di tensione che non gli sono piaciuti e che ritiene pericolosi, perché fame e professionalità, entrambe ai massimi livelli, sono le due componenti che gli hanno consentito di condurre il suo gruppo a risultati di valore assoluto; e per la loro dedizione li aveva sempre ringraziati, ma ora li sprona, senza paura di mettere il dito nella piaga: "Dobbiamo avere più fame. Buffon aveva fatto una dichiarazione importante dicendo che ha paura di un possibile appagamento dopo i due campionati vinti e basta vedere i gol presi oggi per rendersi conto che il pericolo c’è. Bisogna aumentare la concentrazione, essere bravi sul campo e non accontentarci di sentirselo dire. Da quando abbiamo iniziato non abbiamo mai vinto una partita, è ora di cambiare musica". Il 18 agosto ci sarà la Supercoppa, c'è in palio il primo trofeo della stagione, in mezzo c'è anche l'amichevole degli azzurri con l'Argentina, tempo da perdere non ce n'è più, se mai ce n'è stato; e Conte esige la svolta. Verso la vittoria.
 
Abete risponde a Di Martino - Il j'accuse del procuratore capo di Cremona Roberto Di Martino non è andato giù a Giancarlo Abete che ha fatto pervenire la sua risposta a stretto giro di stampa, dalle colonne della Gazzetta dello Sport: "Cerchiamo di riepilogare i fatti. Prima di tutto va ricordato che la procura di Bari ha terminato il suo lavoro, quella di Cremona no. Poi come presidente della Federcalcio io devo stare molto attento e rispettare tutti i soggetti. C’è stato il primo grado di giudizio sportivo, ci sarà l’appello, bisogna osservare questo passaggio e non confondere i ruoli all’interno del sistema. Ribadita la premessa iniziale, ci sono delle parole del procuratore Di Martino, con cui peraltro abbiamo in questi anni collaborato rispettosamente, che mi sembrano onestamente poco comprensibili. Da una parte parla di lui dice che alcune carte non sono in possesso di Palazzi perché non ha ritenuto di inviarle. E in questi mesi c’è chi ha accusato la procura di federale di procedere con troppa lentezza. Dall’altra dà un giudizio molto duro sulla sentenza. C’è una legge dello Stato che regola i rapporti fra i due ordinamenti e dà ai nostri organismi la possibilità di intervenire. E’ impossibile che la giustizia sportiva sia a valle dei tre gradi della giustizia ordinaria. Per dire: a Napoli, il processo calciopoli non è ancora arrivato all’appello. E’ la giustizia penale che ha giustamente strumenti molto più incisivi per indagare: il Procuratore ha arrestato delle persone, ha effettuato delle perquisizioni, cose che non sono alla portata della giustizia sportiva. Certo riconosco che oggi per un calciatore o per i suoi avvocati, dal punto di vista anche dell’esposizione mediatica, può contare di più una squalifica sportiva che un patteggiamento in sede penale. Se il Procuratore è a conoscenza di altre situazioni e quando riterrà possibile inviare le carte, lo si potrà verificare  Palazzi che cosa c’entra? Mi sembra che la sua polemica sia rivolta verso la Disciplinare, cioè l’organismo che ha giudicato. Bisogna rispettare i ruoli anche perché una sentenza non la scrive l’accusa. E stare attenti al momento, anche in rapporto a ciò che sta succedendo nel Paese sul complesso del rapporto fra 'colpevolisti' e 'innocentisti'."
Fin qui Abete.
E l'elemento nuovo, quello di cui parlava Di Martino nella sua intervista, quello che ancora non è nelle mani di Palazzi, secondo quanto riportato ieri da più quotidiani (La Repubblica, Tuttosport, Corriere della Sera) sarebbe costituito, sulla base di tabulati telefonici forniti dallo Sco, da 30 telefonate (15 in entrata e altrettante in uscita, proprio in corrispondenza delle due partite incriminate) tra Mauri (tramite la scheda intestata a Samantha Romano) e quel mister X che gestiva il sistema delle combines sul suolo italiano.
 
L'avvocato Stagliano: Il nostro è un sistema ad attendibilità alternata - L'avv. Mario Stagliano, ex Vice capo dell'Ufficio Indagini della Federcalcio, in un'intervista al Romanista ("La Giustizia sportiva è morta"), fa il punto sul modo di procedere della giustizia sportiva di casa nostra nella vicenda del calcioscommesse, a partire dall'ultimo fatto, la sentenza della Disciplinare che ha praticamente fatto crollare il castello accusatorio di Palazzi in relazione alle due presunte combines di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio: "Mi aspetto che Palazzi impugni. Altrimenti mi devo attendere le dimissioni. D'altronde, il castello accusatorio del capo della Procura Federale è franato.... Palazzi si è limitato a prendere di peso il pacchetto della Procura di Cremona e a trasferirlo alla Disciplinare. Mi faccio però una domanda: Zamperini era un pazzo che chiamava nella notte tutti i soggetti poi coinvolti nella tentata combine, soggetti poi non condannati per illecito ma per omessa denuncia (Mauri e Ferrario. ndr)?"
E poi rapporta il caso Mauri a quelli precedenti, sempre nell'alveo di Scommesssopoli: "E' curioso che Mauri sia stato condannato per omessa denuncia per Lazio-Genoa, quando la settimana dopo, per Lecce-Lazio, Zamperini prova ad 'acchittare' la partita contattando Ferrario, che risponde di omessa denuncia mentre Mauri nemmeno di quello. Sia chiaro, non è un reato parlare con un amico che tenta di combinare un risultato, ma o non è mai reato oppure lo è sempre. ll problema è un altro, però. Vorrei sapere cosa ne pensano Doni e l'Atalanta del fatto che le testimonianze di Gervasoni e Carobbio siano state ritenute attendibili all'epoca (3 anni e 6 mesi di squalifica al giocatore, 6 punti al club) mentre adesso non lo siano più abbastanza per condannare degli altri tesserati. Diciamo che il nostro mi pare un sistema ad attendibilità alternata". Infatti gli atti della Procura di Cremona "due anni fa erano più che sufficienti. Ora non lo sono più".
E l'avv. Stagliano conclude che una giustizia sportiva siffatta non ha ragione di esistere: "La giustizia sportiva non ha più ragione di esistere. Ha altri 'parametri'. Oggi, così com'è strutturata, fa acqua da tutte le parti. Se un organo serio come la Disciplinare fissa un regime troppo alto per condannare dei tesserati, mi ripeto, è meglio cancellare completamente le norme che la regolano. Il problema è che, per le condanne, si pretendono dalla giustizia sportiva gli stessi oneri della prova della giustizia penale, ma la giustizia sportiva non possiede gli strumenti adatti. Senza contare che ora, anzi dal caso-Sculli in poi, non è più sanzionabile nemmeno l'aver mentito. Mauri dice a Palazzi di non aver mai scommesso neppure al Gratta e Vinci, mentre al pm di Cremona Di Martino ammette il contrario, confessa di avere puntato sul tennis". E a Cremona sulla colpevolezza di Mauri sembrano proprio non avere dubbi,sin dall'inizio: "Altrimenti non avrebbe richiesto nei suoi confronti delle misure cautelari. Se un giudice della Repubblica (il gip Salvini, ndr) concede il carcere preventivo, esistono i cosiddetti gravi indizi di colpevolezza. E questo una volta bastava, per la giustizia sportiva, intendo, per deferire e condannare un tesserato e la società di appartenenza. L'esempio più clamoroso è Calciopoli, dove qualcuno che è stato sanzionato dalla giustizia sportiva è stato poi assolto da quella ordinaria. Mi ripeto: così com'è, la giustizia sportiva non serve a nulla. Va azzerata".

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