BATTIBECK! Le ragioni del patteggiamento

battibeckFFF...VAI TU!
Caro Battitore,
ti aspettavo a questo varco: la partita da ripetere. Iuliano-Ronaldo: ripetiamola! Goal di Cannavaro: ripetiamola! 5 maggio: ripetiamolo nei cinema ogni anno.
E la Triade ti faceva tiè, tu dici. Ora il gentile tocco di mano con cui Titì Henry ha cambiato il corso della palla, della partita e della qualificazione ai Mondiali si è prestato perfettamente allo scopo. Rigiochiamola! Si sbracciano gli irlandesi. Tiè! Pronuncialo con la "e" finale con l'accento circonflesso alla francese, perché questo la FFF, ovverosia la Federazione Francese, ha detto. Lo stesso del KKK, la Triade. Ci sei rimasto male, vero?
Sono anni che la racconti così. Che uno di classe si offre per il replay. E invece no. Ognuno si tiene quello che gli arriva, non importa come.
Noi in Italia siamo maestri in queste situazioni: chi si sente in imbarazzo può venire a fare un corso presso le nostre università del chiagni e fotti.
L'unica cosa che ci manca è un Roy Keane interista o laziale. Uno che in conferenza stampa dica: sì, ora facciamo tanto gli scandalizzati, ma quando abbiamo vinto in Georgia con un rigore vergognoso, gli errori potevano anche capitare.
Non si rifà. Ed è giusto così, altroché. Se no si comincia a fare la conta.
Chi vince, vince. Che sia la Juve, la Francia, il Real Madrid.
L'unica cosa che si può dire è che se hai la maglietta dell'Unicef ti viene tutto più facile, come ha fatto vedere qualche mese fa il Barcelona contro il Chelsea.
Il tolkeniano Ovrebo gli ha consegnato la finale e, mia proposta, dovrebbe essere lui a consegnare il Pallone D'Oro direttamente nelle manine di Messi, per averlo sottratto alle manone di Drogba, che, parer mio, lo avrebbe altrettanto meritato, in caso di finale. Ma com'è andata alla fine? Il Barcelona è stato incoronato bellissimo e Drogba scansato come un invasato. Potere dell'Unicef. Lo stesso degli Inter Campus, per capirci.
Te lo dico in francese come bisogna essere: paracul. E se proprio non ce la fai, come la Triade, sii spietato. Mors tua, vita mea.
Quando si gioca a Machiavelli c'è solo un limite: il buon gusto. Da principe a satrapo è un attimo. Mi sembra che questa volta, ad esempio, l'Inter lo abbia decisamente oltrepassato: decisamente pacchiana la "macchina spropositata" messa in piedi per l'espulsione dell'americano Maicon Douglas, fratello di Alain Delon, noto poliglotta. Moratti dice che si tratta di un equivoco piuttosto antipatico. Formula che mi ricorda "il guardalinee troppo bravo" della sfida di due anni fa. Con il risultato che di arbitri "troppo bravi" per il resto della stagione non ne hanno trovati...
Il Dio del Calcio, mio caro, è il più matto di tutti: te le ripresenta tutte. Così le 2 giornate di Maicon mi ricordano le fatidiche 3 giornate comminate a Ibrahimovic, e chissà che 5 giornate a Milano perché tutto vada nel migliore dei modi.
Vai tu!

IO NON ATTACCO IL MILAN MA
Carissimo,
sono rimasto sconvolto. «Io non attacco il Milan ma». L’avrai letta anche tu, questa frase. Campeggiava su tutte le agenzie e su molti giornali. Ho subito pensato a Jean-Claude Blanc e al tuo «Rigiochiamola»: sta a vedere che in Lega è successo qualcosa e dunque il Triade ha deciso di patteggiare con Galliani. Poi, naturalmente, ho pensato all’avvocato Zaccone, colui che, secondo gli orecchianti, avrebbe accettato la serie B (e invece no: chiese di condividere lo stesso destino del Milan e delle altre; e solo in questo caso, la B). E sempre colui che, nel processo del falso in bilancio alla Triade, stravinto per k.o., pensando di essere in un Paese in cui il falso in bilancio è una cosa seria, aveva concordato 70 mila euro di penale. Così, tanto per mettere le mani avanti, come il tuo idolo «Titì». Cito dal Sole 24 ore: «In caso di condanna, senza l’accordo preliminare di patteggiamento, la Juventus avrebbe rischiato una sanzione fino a 5 milioni di euro». E tu chiamalo pirla, il mio idolo. Aperta parentesi: su quel Sole che per te è vangelo (e per me, spesso, arabo), ho trovato anche questa chicca: «Non una richiesta di patteggiamento, ma piuttosto una mossa a tutela degli azionisti della società, da Exor ai piccoli che chiedevano a Corso Galileo Ferraris di costituirsi parte civile contro la vecchia dirigenza (una richiesta mai accolta)». Non voglio infierire. Chiusa parentesi.
Tornando a noi. «Io non attacco il Milan ma». Dunque: non l’ha pronunciata Blanc, e neppure Zaccone. Mi sono guardato in giro. Ho fatto la conta. Chi, per bacco, chi? Mi sono arreso alla lettura dell’Ansa, non senza un moto di rancoroso disgusto: non riuscivo a darmi una risposta, questo mi scocciava. Carissimo, preparati. Lo so, nella vita arrivano momenti in cui bisogna farsi forza. Citavi l’amplesso mobile fra Ronaldo e Iuliano, il goal di Cannavaro (goal, come lo scriverebbero Blatter e Monte Zemolo), il tié della Triade, il cinismo della normalità opposto alla demagogia dell’emergenza. Sei arrivato persino dalle parti di Ovrebo, fra manine e manone. Ho apprezzato i tuoi voli, ho applaudito i tuoi atterraggi: compreso l’ultimo al Terminal 2 (oh yes: due!) del Maicon International Airport.
Mai ti ho sentito così vicino. Ho capito il tuo dramma - ma come? non hanno squalificato il campo della Juventus e hanno inflitto due turni a Vai tu: non sarà mica che Blanc... - e ho cercato di paragonarlo al mio, di drammi. Non ci sono riuscito. E adesso ti spiego perché. Perché «Io non attacco il Milan ma» non arriva da Corso Galileo Ferraris, e nemmeno da Vinovo. Arriva da Napoli e l’ha pronunciato Luciano Moggi davanti a una Casoria basita. «Io non attacco il Milan ma Leonardo Meani eccetera eccetera eccetera».
Sii così cortese di fornirmi un sedativo, please. Spero di riprendermi, anche se non sarà facile. Meani ordinava alla carta gli assistenti e tu, direttore generale della Juventus d’antan, non attacchi il Milan ma citi soltanto le intercettazioni? Ti prego, Carissimo, dimmi che non so più leggere, dimmi che è stato un sogno, anzi un incubo. «Io non attacco il Milan ma». Mi viene da piangere. Avvocato Zaccone, dov’è? Si precipiti a Napoli. Lucianone è impazzito. Attacca Zeman (ma chi se ne frega!) e non attacca il Milan. Mi si spieghi cosa c’è sotto e, magari, sopra: la logica, la strategia di una simile orazione.
Avvocato Zaccone, aiutooooooooooooooooooooooooooooooo!
«Io non attacco il Milan ma». Fammi una cortesia, Carissimo: Rigiochiamo anche questa. Grazie.
Il Battitore Libero

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Marzo-Settembre 2009
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