DA JUVE O NON DA JUVE - Lapo Elkann

lapoE' L'UOMO PER NOI, FATTO APPOSTA PER NOI. Se vogliamo far finta che Farsopoli non sarebbe avvenuta, allora potessimo trastullarci col sogno utopico di Bettega presidente, di Andrea Agnelli azionista di maggioranza, di Paolo Montero guardiano della bacheca. Invece la notte è arrivata e aveva gli occhi di Giovanni Cobolli Gigli, uno dei più geniali finti tonti ovvero gnorri ovvero pesci in barile che la storia non tanto del calcio, quanto del capitalismo familiare italiano, avrebbe mai visto esprimersi. Ora la priorità, per chiunque abbia un solo millilitro di gobbina del sangue, è che sparisca. Via, fuori dai piedi. La sua è l'immagine simbolo della miserrima pantomima anti-juventina che conosciamo. Ritorni nel sottoscala di formalina in cui l'hanno conservato fino all'estate 2006.
Nel frattempo, benvenuti nel ventunesimo secolo, se non ve ne siete ancora accorti.
Se saremmo ancora nel ventesimo, quel lontano periodo storico in cui il calcio era un gioco spietato ma imprevedibile praticato da funamboli della pedata e mastini sbranacaviglie, certo, uno come Lapo dovesse dedicarsi a presiedere una società di softball o ginnastica ritmica. Ma nell'era dell'entertainment, del futbol ridotto a wrestling per icone pop, un esperto di gadgets, di felpe, di accessori di abbigliamento, di marchi vintage, di prodotti non-brand, di Pitti Uomo, di creative factories, di Triennali d'arte milanesi e di case d'aste anglosassoni cade a fagiolo.
Dite che l'avvocato era un'altra cosa? Ovvio. Lui era un uomo del secolo scorso. Però, chi è uso addormentarsi la sera leggendo la Bibbia (come una mia amica interista chiama Vanity Fair) sa perfettamente che Lapo è stato eletto Best Dressed Man già tante volte quanti sono gli scudi di cartone dell'Inter (come amo ricordarle io): ben 4. Quanto a Donatopatrizia, IMHO, l'unica sfortuna di Lapo è stata quella di non avere un fratello di nome Umberto. Una volta, un giornalista fece dell'ironia su quel genere di gusti, e lui rispose, senza tanti condizionali, che nella sua vita si è sollazzato con tante di quelle strafiche che la maggior parte dei maschietti, che tanto lo sfottono, può solo invidiarlo. L'allusione, pare fin troppo ovvio, era tutta per Moratti. Insomma, Lapo è un Berlusconi, ma un po' più vivace sessualmente, se mi consentite.
Pensate a quante Champions Figue possiamo vincere con lui. E soprattutto, pensate che fra due anni Lucianone ha scontato la squalifica. Chi potesse essere così fuori di testa da inventarsi un suo ritorno alla Juve, ora che ha capito che con quella storia dei fotografi alle Molinette non c'entrava nulla?

Mario Incandenza



NO, GRAZIE: LA JUVE NON E' UN "PERSONAL BELONGING". Dal Brand Book di Italia Independent: "Oggi le parole chiave sono: prosumer, impollinazione, crowdsourcing, partecipazione, social network, empatia, user generated content... parole che fino a qualche anno fa non facevano parte dell’alfabeto del business."
Dal cahier de doléances del tifoso Bianconero: "Serie b, smiles, simpatia, espiazione, esonero, retrocessione, neopromossa... parole che, fino a qualche anno fa, non facevano parte dell'alfabeto della Juve."
Imparate a nostre spese le seconde, ci risparmieremmo volentieri il dover apprendere anche le prime.
La Juventus è una cosa seria. Carisma, sobrietà, professionalità, competenza, serietà, stile Juve, dignità, difesa dei valori.
Diversa dalla contaminazione tra eleganza classica e urban style, diversa dalla rivisitazione del peacecot, dalla realizzazione di driving shoes con interni in montone e dalla commercializzazione di boardshort, sunglasses e candlestick.
Basta un tatuaggio, per essere un vero Juventino? E basta essere Juventino, ad un futuro buon presidente della Juve? Il signor Gerardo L., camionista residente al Gratosoglio, ha ben più di un tatuaggio (ivi compreso quello dello scudo), ed è di provata fede Juventina... ma avremmo qualche difficoltà a proporlo per la presidenza.
La nostra dignità è già stata calpestata a sufficienza: occorre proprio arrivare a toccare il fondo?
Il problema non è rappresentato dai trascorsi notturni di Lapo, anche se l'Italia antijuventina ci marcerebbe per anni, così come non ci interessa il suo uso disinvolto di congiuntivi improbabili.
Si tratta di essere presentabili, credibili e autorevoli: c'è il fondato timore che lui, con la figura di presidente di una società di calcio, c'entri assai poco... figuriamoci se la società in questione si chiama Juventus.
Quindi, chi proporre? Andrea Agnelli, Roberto Bettega?
BobbyGol: lo vorrebbero tutti, tranne gli occupanti di Corso GalFer. Per il figlio del Dottor Umberto, bisognerà attendere gli sviluppi legati ai contrasti interni alla Famiglia.
Il nome giusto sarebbe quello di John Elkann, già da 3 anni "vicino alla squadra e all'allenatore", pronto fin da quando c'era da "ripartire dal basso". Potrebbe cominciare a prendersi in prima persona le sue responsabilità.
Come dite? Forse, non è neanche Juventino? Eh, beh... pazienza.
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